*STAGIONI*
LE PERSONE SONO DESTINATE A PASSARE...LE NOSTRE IDEE RESTERANNO PER SEMPRE
O siamo capaci di sconfiggere le idee contrarie con la discussione, o dobbiamo lasciarle esprimere. Non è possibile sconfiggere le idee con la forza, perché questo blocca il libero sviluppo dell'intelligenza.
Che Guevara
Quando discuti con un avversario, prova a metterti nei suoi panni. Lo comprenderai meglio e forse finirai con l'accorgerti che ha un po', o molto, di ragione. Ho seguito per qualche tempo questo consiglio dei saggi. Ma i panni dei miei avversari erano così sudici che ho concluso: è meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire.
gramsci antonio
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I FRATELLI CERVI E QUARTO CAMURRI
Post n°348 pubblicato il 28 Dicembre 2014 da cheguevaraeramorto
Gelindo,Antenore,Aldo,Ferdinando,Agostino,Ovidio,Ettore (i fratelli Cervi) e Quarto (il Camurri) morti ammazzati per mano fascista il 28 dicembre 1943. SETTE FRATELLI - Modena City Ramblers
Salvatore Quasimodo
AI FRATELLI CERVI, ALLA LORO ITALIA In tutta la terra ridono uomini vili, principi, poeti, che ripetono il mondo in sogni, saggi di malizia e ladri di sapienza. Anche nella mia patria ridono sulla pietà, sul cuore paziente, la solitaria malinconia dei poveri. E la mia terra è bella d’uomini e d’alberi, di martirio, di figure di pietra e di dolore, d’antiche meditazioni. Gli stranieri vi battono con dita di mercanti il petto dei santi, le reliquie d’amore, bevono vino e incenso alla forte luna delle rive su chitarre di re accordano canti di vulcani. Da anni e anni vi entrano in armi, scivolano dalle valli lungo le pianure con gli animali e i fiumi. Nella notte dolcissima Polifemo piange qui ancora il suo occhio spento da navigante dell’isola lontana. E il ramo d’ulivo è sempre ardente. Anche qui dividono in sogni la natura, vestono la morte e ridono i nemici familiari. Alcuni erano con me nel tempo dei versi d’amore e solitudine nei confusi dolori di lente macine e di lacrime. Nel mio cuore finì la loro storia quando caddero gli alberi e le mura tra furie e lamenti fraterni nella città lombarda. Ma io scrivo ancora parole d’amore, e anche questa è una lettera d’amore alla mia terra. Scrivo ai fratelli Cervi non alle sette stelle dell’orsa: ai sette emiliani dei campi. Avevano nel cuore pochi libri, morirono tirando dadi d’amore nel silenzio. Non sapevano soldati filosofi poeti di questo umanesimo di razza contadina. L’amore la morte in una fossa di nebbia appena fonda. Ogni terra vorrebbe i vostri nomi di forza, di pudore, non per memoria, ma per i giorni che strisciano tardi di storia, rapidi di macchie di sangue. |
Credo di essere sempre stato un buon oratore…Credo che con le parole abbia sempre raggiunto un mucchio di persone, ma come dicono in molti sono i fatti quelli che contano, le parole volano via…Credo di non essere l’unico ad avere questo dono, il mondo è pieno di persone che antepongono le parole ai fatti…Credo, oltretutto, che se per fatti si intende far del male agli altri, che sia su larga scala ma soprattutto nei piccoli gesti o nei rapporti di tutti i giorni, sia molto meglio riempire il mondo di mille parole…Credo che parlerò fino a quando ne avrò forza e anche se non ci sarà nessuno ad ascoltarmi io continuerò,perché una persona muore solo quando non ha più nulla da dire.
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