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Post N° 166

Post n°166 pubblicato il 11 Febbraio 2008 da eroico.aviere

La ricetta della felicità....

Dei desideri alcuni sono naturali e necessari, altri naturali e non necessari, altri né naturali né necessari, ma nati da vana opinione.  Epicuro (sentenza 29)

Qualche giorno fa, rispondendo ad un commento dicevo che la ricchezza di una persona non si misura dal modo in cui impiega il suo denaro ma piuttosto dalla qualità del tempo che ha a disposizione: molti a questo punto, probabilmente dopo aver dato fondo alle loro ultime risorse per pagare acqua, luce, telefono e gas abbozzeranno un sorriso di scherno, altri dandomi del matto andranno con la mente a quel vecchio adagio che recita più o meno - se il denaro non dà la felicità figuriamoci la miseria; eppure, a supporto della mia convinzione, ci sono numerosi studi scientifici ed economici che si sono occupati di analizzare la portata di questi problemi e  ci fanno capire quanto la nostra società  sia pericolosamente sull'orlo di un collasso emotivo.
Ovviamente il concetto a cui faccio riferimento  trascende dagli aspetti materiali: a titolo esemplificativo secondo una recente indagine della rivista Forbes l'indice di felicità dichiarato dai 400 americani più ricchi è riconducibile a quello rilevato all'interno di una comunità Masai, ciò dimostra come l'aumentare del reddito non comporta necessariamente una maggiore felicità; vero è semmai il concetto opposto  in quanto una maggiore disponibilità economica porta alla moltiplicazione dei bisogni materiali: dal momento che questi per loro natura soddisfano solo per un breve periodo, innescano un'escalation di desideri che obbedisce ciecamente alle leggi di mercato.
Il problema insomma sarebbe da individuare nella frustrazione da eccesso di scelta alla quale noi consumatori siamo sottoposti dalla vastità delle offerte presenti: sino a qualche anno fa non avremmo mai pensato di perdere del tempo a scegliere il piano tariffario più conveniente o se Sky sia più o meno interessante del digitale terrestre. Secondo gli economisti, l'apice della felicità giunge nel momento in cui si riesce a fare chiarezza e decidere cosa comprare, ma è un effetto di breve durata i cui benefici andranno in sublimazione man mano che  il nostro grado di soddisfazione andrà scemando dopo aver acquisito l'agognato bene.
L'unica cosa peggiore dell'essere parte di quest'ingranaggio perverso è quella di rimanerne  essere esclusi: perché se è vero, come è stato appurato, che il ricorso al consumismo compulsivo non è il rimedio giusto per liberarci dalle ansie, rimanere esclusi da questo circolo vizioso può rendere davvero infelici, in quanto acquistare e possedere ci fa diventare quello che vogliamo essere veramente.
Riguardo a questo aspetto sono molto perplesso: il denaro è solo uno dei molti mezzi che ci permettono di costruire la nostra identità  o piuttosto l'(auto)affermazione di essa è costituita dal potere d'acquisto?
Sembra una sfumatura di poco conto, in realtà è il punto focale di tutta la vicenda: come dicevo all'inizio se siamo sull'orlo di un collasso emotivo è perché  ci stiamo facendo sopraffare da quello che i buddisti chiamano lo spirito famelico.
Anche sul fronte del lavoro occorre porre l'accento sul fatto che la carriera, il denaro e il successo non sempre danno quelle soddisfazioni che ci si aspetterebbe al primo impatto, anzi stando a quanto risulta è certo che le persone più soddisfatte della propria condizione lavorativa sono quelle che possono contare sulla stabilità dell'impiego e su un ambiente positivo e privo di contrasti anche a discapito del reddito.
Pare in sostanza che le circostanze che rendono migliore la nostra vita siano quelle definite dagli esperti "priceless", perché il piacere che ne deriva  non è quantificabile in termini di denaro: qualsiasi cosa  irrompa nella nostra quotidianità in grado di spezzare la routine lavoro-consumo, dalla passeggiata alla pizza con gli amici alla gita fuori porta ci fornisce il carburante emotivo necessario per tirarci fuori dalla spirale di insoddisfazione che aleggia sulle nostre teste.
Per questo motivo vengono osservate con sempre maggiore attenzione le nuove tecnologie, in particolare internet, un luogo che permette di costruire un ambiente relazionale dal valore incalcolabile, perché consente un rapido scambio di informazioni e moltiplica le possibilità di entrare in contatto con altri utenti.
Insomma nel prossimo futuro è molto probabile che i parametri della  felicità saranno influenzati dal successo dei nostri blog.
Pensateci, magari la prossima volta potreste essere menzionati su Forbes....

 
 
 
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