Tra le nuvole

Io straniero, non capire....

Sono seduto sul bordo di una vecchia barca a remi, respiro salsedine e contemplo il lento lavoro dei pescatori che riparano i buchi delle loro reti: mi ricordano delle vecchie comari intente a rammendare la biancheria; non ho idea di come facciano a resistere, il sole è così caldo che dopo pochi minuti sfilo via la felpa, restando in maniche corte; mentre l’annodo attorno alla vita rifletto sul fatto che probabilmente era dalle scuole superiori che non andavo in giro conciato così.
Cappellino, occhiali da sole, t shirt, zainetto e maglione attorno ai fianchi: se non fosse per il pizzetto quasi del tutto sbiancato sembrerei uno studentello in libera uscita.
Tiro fuori dei crackers dallo zaino e comincio a mangiarli. Il mio gesto sembra attirare la curiosità di un gruppo di papere che nuotano indisturbate nel placido specchio d’acqua del porticciolo… con una rapidità sorprendente per degli animali così goffi, approdano sulla terraferma: s’incolonnano in fila indiana dirigendosi proprio verso di me. Non ho idea se i crackers siano di loro gusto e ne sbriciolo uno per farglielo assaggiare.

Sembrano gradire, credo di essermi conquistato la loro eterna gratitudine: si dispongono in cerchio attorno a me e dividiamo cameratescamente quello che resta nel pacchetto. Sono così riconoscenti che mi concedono persino il loro profilo migliore per una foto ricordo.
Purtroppo l’idilio ha i minuti contati: non appena finiti i crackers le fedigrafe si rituffano in acqua, abbandonandomi senza tante cerimonie: avrei dovuto aspettarmelo, la prossima volta che questo stormo di paracule si ripresenta gli rifilo del pane raffermo come fanno i pescatori di queste parti.
Ne ho abbastanza di questo “troppo” silenzio, riprendo a camminare ed inforco le cuffiette del lettore mp3: qualche brano di Rob Zombie alternato ai Kaiser Chief rompe l’incanto di quest’angolo di paradiso. Mi ci voleva, lentamente ma ineluttabilmente comincio a spoetizzarmi.
Una coppia di anziani turisti mi chiede delle informazioni, dall’aspetto sembrano tedeschi: l’alto volume delle cuffiette mi impedisce di capire cosa dicono, così, mentre ripongo gli auricolari in tasca, rispondo in Inglese, - Sorry, I haven’t listen what you told me… - Che pronuncia perfetta, non fosse per l’abbigliamento sembrerei un maggiordomo Inglese…
I due si guardano perplessi e scuotono la testa, la moglie sussurra al marito: Questo è straniero, dev’essere americano, chiediamo più avanti…
Evidentemente non erano tedeschi: chiarire l’equivoco sarebbe oltremodo penoso, non mi resta che continuare la recita. - Sorry, I don’t speak Italian, good evening- e mentre lo dico mi sento un perfetto idiota, tant’è che mi allontano con passo spedito.
Voglio fare qualche foto alla garitta di Santa Tecla prima di tornare a casa.

Percorro il sentiero che si avvicina a quest’antico punto d’osservazione: il silenzio che regna qui intorno sembra innaturale, sembra di trovarsi in un luogo senza tempo. Inquadro la torretta ed ho la sensazione che da un momento all’altro una flotta di saraceni compaia all’orizzonte e qualcuno si metta ad urlare “Mamma li turchi”.
Sulla via del ritorno scorgo degli alberi di limoni, alcuni rami sporgono dal recinto: li raccolgo, riempio lo zaino... adoro i profumi di questa terra……