Creato da Alothebest98 il 28/10/2012

Formula 1 Fever Blog

Il Blog di Formula 1 Fever

 

 

McLaren al lavoro per eseguire pitstop in due secondi

Post n°51 pubblicato il 12 Dicembre 2012 da Alothebest98
 

Sam Michael promette soste ancora più veloci nel 2013

McLaren al lavoro per eseguire pitstop in due secondi
Pitstop McLaren

 

La McLaren punta a completare i pitstop in F1 in due secondi nella stagione 2013. Il team detiene il record di cambio gomme in 2,3 secondi, eseguito sulla vettura di Jenson Button al GP Germania di quest’anno.

Secondo Sam Michael, direttore sportivo del team di Woking, si può ancora migliorare nonostante si sia ormai vicini ad un limite “fisico”: “Siamo vicini. Questo inverno saremo molto occupati lavorando ulteriormente. Il nostro obiettivo per l’anno prossimo è arrivare a pitstop di due secondi” ha spiegato ad Autosport.

“Pensavamo di riuscirci quest’anno. Possiamo farlo. Il nostro obiettivo è arrivarci durante l’inverno in modo da far diventare le soste da due secondi la normalità anziché un’eccezione. Ciò involve sia il personale che l’attrezzatura. Abbiamo in programma alcune modifiche a livello tecnologico per l’anno prossimo, ma già rispetto alla prima gara la nostra preparazione sarà completamente diversa rispetto al 2012. Il nostro obiettivo è iniziare già a Melbourne”.

Secondo Michael, McLaren e Red Bull sono state le migliori nei pitstop: “La Mercedes era il punto di riferimento l’anno scorso. La Ferrari lo è stata all’inizio di quest’anno, poi sono rimasti fermi. Red Bull e McLaren sono risultate sei decimi più veloci di tutti gli altri. La Red Bull ci ha senz’altro ripreso nelle ultime gare. Sicuramente hanno cambiato qualcosa per riuscirci. So cosa hanno fatto. Sono davvero orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto, non solo in fabbrica ma anche i ragazzi nel garage. Non è questione di ottenere il tempo. Quando abbiamo battuto il record ad Hockenheim non è stato bello per il tempo in sé ma perché facendolo siamo riusciti a scavalcare Vettel. Quando la lotta è così serrata, 50 millisecondi qui o lì, i pitstop ricoprono una grande importanza nell’esito delle gare. Risparmiare mezzo secondo è fondamentale”.

 
 
 

Pagelle del Gran Premio degli Stati Uniti

Post n°50 pubblicato il 20 Novembre 2012 da Alothebest98
 
Tag: 2012, Gp USA

Pagelle del Gran Premio degli Stati Uniti

 

Circuit of the Americas, Austin, TX. Nell’ultimo Tilkometro a vincere è Lewis Hamilton, che superando Vettel a 13 giri dalla fine fa un favorone a Fernando Alonso che chiude terzo, staccassimo, ma ancora in lizza per il titolo. Splendido quarto Massa, che viene sacrificato dalla squadra prima della gara in virtù della ragion di stato del cavallino. Vedremo a Interlagos se sarà servito. Buona lettura!

Sebastian Vettel: 8,5 – Beh, non osiamo immaginare quanto realmente gli girassero le scatole subito dopo la gara. Guadagna ulteriormente su Alonso, è vero, e gioca a fare il saggio dicendo che è stata comunque una gara positiva. Ma poche storie, quando domini il weekend dalla prima sessione di prove fino a tre quarti di gara… beh, ti brucia eccome farti passare e rinunciare al successo. Meritato, sì, ma non tanto quanto per LH. La Red Bull, evidentemente, non aveva sul passo di gara quella supremazia che si pensava, diciamo che quanto a prestazione i due binomi SV/RB e LH/McL si equivalevano. Dura, quindi dover ingoiare questo rospo che di fatto gli fa perdere sette punti pesantissimi prima di Interlagos. Forse sarebbe bastata un po’ di concentrazione in più, chissà. E prendersela con Karthikeyan….. beh, lasciamo stare o diventiamo cattivi. Ad ogni modo la sua gara è positiva. Ma non abbastanza. Che sconti un po’ di nervosismo? Teso.

Mark Webber: 6 – Non è questa il momento della stagione in cui esser teneri, al di là della stima e della simpatia che il sottoscritto possa provare per chicchessia. Le prende sonoramente, a tutti gli effetti. In prova e fintanto che resta in gara. Passa Hamilton al via ma l’inglese gli ribalza davanti nello spazio di poche tornate. Poi inizia ad accusare problemi di ogni tipo, dal Kers al cambio all’alternatore che lo lascia a piedi. Chiaro che senza il ritiro avrebbe tenuto dietro Alonso senza problemi. Ma l’unica cosa buona per la squadra, che gli vale la sufficienza, è che si sia rotta la sua, di Red Bull, e non quella di Vettel. Come -vero anche questo- accaduto troppe volte quest’anno. Parafulmine.

Jenson Button: 7 – Una settimana fa è uscito su Autosport -la bibbia per chiunque mastichi un po’ di motorsport- un interessante articolo che si intitolava “Cosa può insegnare Button ai giovani piloti”. In buona sostanza l’autore sosteneva che la capacità di JB di lottare e sorpassare in maniera pulita è un qualcosa che i giovani della playstation-generation dovrebbero studiare. Ecco, il Gran Premio degli Stati Uniti è forse la dimostrazione più lampante della correttezza di questa tesi. La rimonta di JB è stata tanto precisa quanto inesorabile. Andiamo a memoria: Maldonado, Grosjean,Michael Schumacher, Senna -due volte- Perez, Alonso, ancora Grosjean, Räikkönen. Quest’ultimo meraviglioso. Quasi tutti senza DRS e riportando la macchina in garage senza nemmeno un graffio. Splendido, sul serio. Perché solo sette, dite? Cavolo, ha pur sempre preso quasi un minuto da Lewis… Preciso.

Lewis Hamilton: 10 – Lo diciamo? Lo dico. Tecnicamente la sua domenica è stata di un altro pianeta rispetto a tutti gli altri. Come scritto sopra, è vero che i binomi SV/RB e LH/McL si equivalevano, ma è anche indubitabile che nel suo caso è stato il manico a fare la differenza. Veloce lo è sempre stato, ad Austin è stato preciso e pulito come raramente gli abbiamo visto fare in carriera. Mai un bloccaggio, mai una sbavatura, si concede solo una piccola escursione mentre è in lotta con Webber. Poi è chirurgico, tesse la sua tela e al momento buono sferra l’attacco alla vetta sverniciando Vettel al 42mo giro e andandosi a prendere una vittoria meritata. Chissà con che spirito saluterà la squadra dopo Interlagos, specie visto cosa sta succedendo dalle parti di Stoccarda. Ma per ora dieci, con lode se possibile, e bacio accademico. Ma non pensate male. Fenomenale.

Fernando Alonso: 6 – Anche qui siamo cattivi. Poche storie, Felipe andava di più. E parecchio. Punto. Non crediamo di meritare la scomunica di chicchessia nel rilevarlo. E se così fosse, pace, abbiamo le spalle sufficientemente larghe per potercelo permettere. Obiezione, Vostro Onore. Fernando è bello, è bravo e non avrebbe comunque potuto ottenere un risultato migliore. Vero anche questo. Ma senza il ritiro di Vettel e senza la buffonata del cambio di Massa o altri giochi di squadra sarebbe finito quinto. Per cui obiezione respinta, avvocato. Nando si merita la sufficienza solo per la bella partenza -dal lato pulito della pista, sempre grazie al cambio- e poco altro. E mettiamoci d’accordo su chi subisce la pressione di chi. Perché l’Alonso migliore avrebbe ruggito molto di più. E sta a noi rilevarlo, cavolo. Stanco.

Felipe Massa: 9 – Sapete perché non gli diamo dieci? Solo perché non ha mandato tutti a cagare. Quello che gli propongono, agli occhi di chi scrive, è VERGOGNOSO. Ma come, uno rischia l’osso del collo in prova per guadagnare anche un solo millesimo di secondo e tu anche solo pensi di fare una carognata del genere? E tra l’altro, signori, questi qua son gli stessi che ai tempi dell’incidente simulato di Piquet jr a Singapore -che fra l’altro, a posteriori, costò il titolo proprio a Felipe- si indignarono stracciandosi le vesti. Va bene i giochi di squadra, va bene “Let Michael pass for the Championship”, va bene “Fernando is faster than you” ma questo è oggettivamente troppo, almeno per chi vi scrive. Non pretendo di convincervi, sia chiaro. L’opinione è mia, solo mia, né del sito né di chissà chi altro. Ma -ricordatevi- correre è un’altra cosa. E ve lo ripeto. CORRERE è un’altra cosa. Motorsport is something different. Quanto a Massa, poco altro da dire se non che porta a casa la miglior gara dell’anno, appena ai margini del podio. Peccato per il suo futuro. Sul serio. E non ci sono aggettivi, stavolta.

Michael Schumacher: 6,5 – L’unico aggettivo che ci viene in mente ragionando sull’epilogo della sua carriera è grottesco. E non per colpa sua, chiariamoci. Si vede che al solito dà l’anima, in pista. In qualifica si arrampica su posizioni molto più nobili di quanto il mezzo permetterebbe. Ma poi in gara fa tenerezza vederlo sverniciato da chiunque gli passi a fianco. Probabilmente se ad Austin avesse corso anche il vostro pagellista [al volante della sua Golf], sarebbe arrivato davanti anche lui. La sua Mercedes sembra andare sul ghiaccio, il grip è più o meno simile. E senza aderenza meccanica, senza trazione e senza velocità -non ci vuole un premio Nobel a capirlo- non si va da nessuna parte. Esce dalla prima curva quinto, chiude sedicesimo dopo aver addirittura dovuta fare un pit stop suppelemtare per mancanza oggettiva di battistrada. Boh, davvero. Si fa fatica a capire che senso abbia tutto questo. Dispiace debba lasciare così. E ha anche il coraggio di fare dell’ironia, invece di prender tutti a male parole. Gentiluomo.

Nico Rosberg: 6,5 – Francamente c’è davvero poco da dire, della sua gara. Sempre dietro, sempre lento, si prende la platonica soddisfazione di battere al traguardo Michael Schumacher ben sapendo che di sostanziale non c’è nulla. Lo si vede inquadrato solo durante la lotta con il compagno di squadra e Vergne, lotta che costa il ritiro al pilota francese della Toro Rosso. Per il resto la macchina non va nemmeno a spingerla, l’unica è portarla al traguardo sperando di non far danni e augurandosi che questo 2012 finisca subito. Tra l’altro dice che son stati fatti esperimenti utili in chiave 2013. E se i Maya avessero ragione, contro ogni pronostico? Ve la buttiamo lì… Fatalista.

Kimi Räikkönen: 8,5 – Alla fine della fiera non è che ottenga ‘sto risultato travolgente, chiude sesto appena davanti a Grosjean, che peraltro ne combina un paio delle sue. Ma il votone se lo merita perché entra nelle due manovre più belle viste ad Austin. Nella prima è il protagonista, quando si inventa un sorpassone -di quelli veri, senza DRS- all’esterno ai danni di Hülkenberg. Nella seconda è il comprimario, in occasione del sorpasso subito da JB a poche tornate dalla fine. Si difende con cattiveria ma con correttezza, le auto si sfiorano, gli spettatori apprezzano. Un grande spettacolo, regalato da due fenomeni tanto diversi quanto affascinanti. Parte male, si tocca proprio con il tedesco della Force India, finisce dietro, rimonta con cattiveria e guadagna posizioni su posizioni. Poi, dopo il pit stop, le temperature si abbassano e la sua Lotus inizia ad accusare problemi di aderenza che lo frenano e favoriscono, come già detto, il recupero di Button. Ma, ad ogni modo, chiude sesto e resta al terzo posto nel mondiale. Più che bene, signori, più che bene. Spettacolare.

Romain Grosjean: 8 – Un paio di svarioni dei suoi li infila anche in Texas, quando decide di saggiare l’asfalto delle vie di fuga del nuovo parcheggio made in Tilke. Però tutto sommato sono errori veniali, perché al traguardo chiude comunque vicino al suo caposquadra. A onor del vero avrebbe anche potuto arrivargli davanti, senza quei due errorini -grave soprattutto il primo- ma gli perdoniamo gli eccessi in virtù della bella manovra con cui, nelle prime fasi di gara, si sbarazza in un sol colpo di Räikkönen e di Michael Schumacher in lotta tra loro. Capolavoro di furbizia e opportunismo che ci scalda il cuore e ci fa alzare l’asticella del voto di quel tanto che basta per passare da sufficiente a buono. Anche perché partiva indietro per colpe non sue, leggi sostituzione del cambio. Se un domani tornasse a infilare una domenica di quelle dritte, senza errori di nessun genere, sarebbe bello. Figuriamoci poi dare continuità. Ma un passo per volta… Scaltro.

Paul di Resta: 5 – Ancora una prova opaca, nervosa e ricca di sbavature. Subisce Hülkenberg nella prima parte di gara, pian pianino gli si avvicina -bello tra l’altro il sorpasso a Michael Schumacher- iniziando a girare su tempi più che discreti. Poi però a cavallo tra il 25mo e il 30mo giro -non inquadrato- compie un erroraccio spiattellando le gomme e rendendo la vettura inguidabile. Il problema è decisivo se si considera che aveva da poco fatto la sua prima e -nei programmi- unica sosta. Dopo aver constatato l’impossibilità di andare avanti, deve fermarsi ai box un’altra volta per montare un set di gomme fresche. Perdendo qualsiasi possibilità di raccogliere un piazzamento nei punti. Taglia il traguardo in quindicesima posizione, doppiato. E ovviamente staccatissimo dal compagno di squadra, che invece ingrassa ulteriormente il proprio bottino in classifica. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Spiattellato.

Nico Hülkenberg: 8 – E’ in uno stato di forma strepitoso, e tutto quello che tocca diventa oro. Ha raggiunto un livello di simbiosi con la sua vettura che gli permette di tirarne fuori il massimo senza nel contempo rischiare di andare ad arare le vie di fuga. Bravo. Anche in Texas, tra vacche, cowboy e Stetson a tesa larga Nico si trasforma nell’Incredibile Hülkenberg portando in alto la sua macchina in qualifica e regalandosi una prima parte di gara nei quartieri altissimi della classifica. Splendido il duello -anche se perso- con Räikkönen. Poi con le gomme dure inizia a perdere terreno e alla fine è costretto a difendersi dalle due Williams per conservare un posto in zona punti. Hai detto niente: la coppia di Grove ha il DRS, lui solo tanto mestiere. Eppure questo -seppur con qualche affanno- basta a regalargli l’ottavo posto finale che arricchisce ulteriormente la sua classifica e il suo bottino di sorrisi. Peccato la stagione stia per finire, sul serio. Siam sicuri firmerebbe per ricominciare daccapo con le stesse vetture. Altro giro, altra corsa. Felice.

Kamui Kobayashi: 5 – Lo diciamo? Lo diciamo. Per tutto il weekend non ci ha capito niente. Non che la Sauberviaggiasse a velocità folle, intendiamoci, tutt’altro. Ma il jap di scuola Toyota oggettivamente non cava un ragno dal buco. Per parecchio tempo resta l’ultimo dei piloti dei cosiddetti vecchi team, prima che l’harakiri Mercedes e la doppia sosta di di Resta non gli regalino un paio di posizioni. Con la stessa vettura Pérez non fa miracoli ma quantomeno si fa vedere. Ha una faccia stralunata, a fine gara, quando dice che la vettura ha iniziato ad andar forte solo con le gomme dure quasi finite. Al limite dell’esoterico, un campo nel quale non intendiamo affatto avventurarci. C’è rischio di finir male. E in mancanza di giustificazioni più concrete, non possiamo dargli la sufficienza. Medium.

Sergio Pérez: 6 – Finalmente, vivaddio, non combina casini. Non succedeva da prima della firma sul contratto con laMcLaren, quindi da qualche buon Gran Premio. Come si dice in gergo, questa E’ la notizia, per quanto lo riguarda. Detto questo, e dato a Sergio quel che è di Sergio, va rimarcato che la sua prestazione non finirà certo negli annali della storia di questo sport. A inizio gara sembra tonico e gagliardo, si libera -come tutti del resto- di Michael Schumacher e passa anche Bruno Senna con una certa abilità. Poi però si perde tra pit stop e traffico e alla fine raccoglierà solo l’undicesimo posto, il primo dei non premiati dalla zona punti. Non molto, ma sempre meglio di quanto accaduto nel garage a fianco al suo. La sufficienza ci sta, dunque, stiracchiata ma dignitosa. Ora che pare abbia smesso di far danni, tornerà anche veloce per salutare la squadra che l’ha inventato -Pippo Baudo docet- con un ultimo, bel risultato? See you in San Paolo. Placato.

Daniel Ricciardo: 7 – Ripensando alla sua gara quel che ci torna in mente immediatamente è la bellissima battaglia con Pastor Maldonado a metà gara, con i due che simpaticamente se le danno di santa ragione per due-tre giri. In maniera corretta e sportiva, precisiamo a scanso di equivoci. L’australiano ci prova in tutte le maniere, a passare il venezuelano, che ha però ogni volta la meglio. Ma non è il solo highlight della gara di Daniel, che in partenza recupera quasi tutte le posizioni che non era riuscito a conquistare al sabato e nei primi giri si appropria anche delle restanti. La sua rimonta si infrange sul muro della Williams e -di fatto- sarà proprio quel mancato sorpasso a stopparlo, al traguardo, in dodicesima posizione, dietro anche a Pérez. Questione di strategie, di timing, roba complicata che fatichiamo anche noi a capire. Ma ci basta quanto abbiamo visto -anche tenuto conto del potenziale della vettura- per valutare come più che buona la sua prestazione. Di più, onestamente, non si poteva chiedere. Massiccio.

Jean-Éric Vergne: sv – Che ci crediate o no, le Mercedes in un Gran Premio disgraziato come quello di Austin sono comunque riuscite a fare una vittima. Ed è proprio Jean-Éric. Il francese, dopo una prima parte di gara accorta, si ritrova in guerra con le due spuntatissime Frecce d’Argento di Rosberg e Schumacher e-non si capisce bene come, se per un contatto o una scordolata troppo violenta- ci rimette la sospensione anteriore destra. Le immagini -almeno quelle che abbiamo a disposizione- non chiariscono del tutto la dinamica, e noi non ce la sentiamo di bocciarlo. Quindi astensione e via così. Comunque sfortunato.

Pastor Maldonado: 7,5 – Per tutta la gara segue Senna, colpa di una partenza non eccezionale che gli fa perdere posizioni su posizioni. Stare a centrogruppo significa lottare. Lui non si è mai tirato indietro nel farlo, figuriamoci in una pista nuova con spazi di fuga chilometrici come il neonato Circuit of the Americas. Diciamo subito che ci fa divertire. Prima con Button, quando dà vita a una giostra sorpasso-controsorpasso-controcontrosorpasso che manda in sollucchero i texani sulle tribune e tutti noi da casa. Poi con Ricciardo, e qui peraltro la gara dell’irriducibilità è lui a vincerla. Infine con Senna, a poche tornate dalla fine, quando si infila nel pertugio lasciato aperto dal brasiliano e gli strappa il nono posto. Per una volta, e anche qui signori c’è da stupirsi anzichenò, senza toccarsi con nessuno e senza fare scemenze di sorta. Facesse sempre così… e se fosse partito meglio avrebbe forse potuto impensierire maggiormente anche Hülkenberg. Ma va benone così. Scommettiamo che la coppia Williams in Brasile farà fuoco e fiamme – in senso buono? Instancabile.

Bruno Senna: 7,5 – Si merita lo stesso voto del compagno di squadra anche se protagonista di una prestazione molto diversa. E’ lui, infatti, a fare da attore protagonista a inizio gara, a disimpegnarsi meglio nei duelli d’alta classifica dimostrando di saperci fare e, all’occorrenza, di disporre anche di grinta sufficiente a divertire la platea. Curiosamente anche lui duella con JB sulla stesso canovaccio [sorpasso-controsorpasso-controcontrosorpasso] del compagno di squadra. Ed è determinato quando, nell’ultimo quarto di gara, spreme il massimo dalla monoposto -e dalle gomme- per raggiungere Hülkenberg. Troppa generosità si paga: si tira dietro Maldonado che, una volta ripreso il tedesco dellaForce India, lo passa senza pietà mettendosi lui negli scarichi di Nico. Dopo che è toccato a Bruno fare il lavoro sporco. Certa gente non sa nemmeno lontanamente cosa sia la gratitudine.. Scherzi a parte, va benissimo così. Una delle migliori prestazioni dell’anno, a detta di chi scrive. Che gli valga da boost per la gara di casa? Chissà, chissà. Se lo meriterebbe, un risultatone. Tradito.

Heikki Kovalainen: 5,5 – Per tutto il weekend non riesce a venire a capo di un problema che lo affligge sin dai primi km fatti al venerdì: mandare in temperatura le gomme anteriori. Se all’inizio la questione poteva essere la scarsa aderenza del tracciato, andando avanti si è capito che non era quello il punto. E in gara le cose non migliorano. Passa Pic al via e Glock nelle prime tornate, ma non riesce a tenere il passo di Petrov e dovrà accontentarsi di fargli da valletto fino alla bandiera a scacchi. Non il massimo, stavolta, per uno che sta cercando in tutte le maniere di riciclarsi per il 2013 con un volante più competitivo. Ma è anche vero che la prestazione texana non va ad inficiare più di tanto quanto di buono fatto vedere in questa stagione -e in quella passata- al volante della Caterham. Le motivazioni quantomeno paiono intatte. E questo è importante. Meno uno all’alba. Ammesso che di alba si tratti davvero, e che non sia un triste -e tutto sommato immeritato- tramonto per il biondo di Rovaniemi. Paggetto.

Vitalij Petrov: 7 – Insolitamente a suo agio sin dai primissimi km, riesce in gara a capitalizzare quanto fatto vedere in prova -rapportato alla prestazione del suo vicino di garage- rubando ad Heikki il ruolo che ha recitato nella maggior parte delle gare, ovverosia quello di leader della muta degli inseguitori [rispetto alle vetture normali, of course]. E dire che le Caterham, in qualifica, le avevano prese dalle Marussia, anche qui in maniera abbastanza sorprendente. Poi però subito dopo il via le cose rientrano nell’ordine più naturale, e il gioco per Vitalij è semplicemente quello di girare costante, non causare problemi nei doppiaggi e portare la macchina al traguardo. Nonostante una fastidiosa vibrazione ai freni che comunque non pregiudica il risultato. Oggettivamente il massimo, a parer nostro. Arriveranno tempi migliori? Chi può dirlo. Per intanto andiamo a Interlagos, poi… Pulito.

Pedro de la Rosa: 7 – A cinque giri dalla fine gli si rompe addirittura il sedile. L’incubo è quello di strisciare i reali glutei sull’asfalto, incubo che per fortuna dura poco visto che il resto della scocca resiste. Scherzi a parte, è comunque costretto ad adattarsi ad una nuova posizione di guida nelle ultime tornate a causa del cedimento di un elemento in carbonio del sedile. Ha tanti Gran Premi d’esperienza, qualche buon anno sulle spalle, ma questa crediamo non gli fosse mai capitata. Del resto della sua gara c’è poco da dire. La HRT fa tenerezza nella sua instabilità. Il distacco rimediato dalle Marussia è imbarazzante, becca cinque secondi da Vettel nel computo dei giri più veloci. Cosa ti inventi, per dargli un voto? O per bocciarlo? Francamente non lo sappiamo. La professionalità e l’impegno restano intatti. Batte il suo compagno di squadra. E resta invisibile nei doppiaggi, che è il massimo complimento si possa fare a un pilota delle retrovie. Questo ci basta. Onesto.

Narain Karthikeyan: 6 – Qualche Gran Premio fa il bicampione del mondo più giovane della storia della Formula 1 lo definì un Cetriolo per via di un’incomprensione durante un doppiaggio. L’anno scorso in Canada Massa in un team radio ebbe ad apostrofarlo «It’s stupid, it’s stupid». Nell’ultima gara Rosberg gli è volato sopra con la vettura e tutto, sfiorandogli il casco. E ad Austin, TX, lo stesso bicampione del mondo eccetera eccetera se l’è presa con lui per il sorpasso decisivo subito da Hamilton. Se un indizio è un indizio, quanti ce ne vogliono per fare una prova? Fate voi. Anche se, onestamente, Seb avrebbe potuto per una volta scegliere di fare il gentleman e parlare d’altro, evitando di gettare la croce addosso al povero Narain. Che di croce ne ha già una gigante da portare; ha quattro ruote, un motore e si chiama HRT. Ma sì, forse qualche colpa ce l’avrà pure. Ma ha davvero senso, in sede di pagelle, infierire su un pilota che guida in queste condizioni? Noi non ce la facciamo. Non abbiamo abbastanza pelo sullo stomaco. Pace. E poi in gara gira addirittura più veloce di de la Rosa… Parafulmine.

Timo Glock: 7 – Almeno non corre da solo, stavolta. Al via -per sua stessa ammissione- perde il controllo della macchina due volte, facendosi passare da Petrov. Poi lo passa anche Kovalainen. Lo segue, cerca di passarlo ai box ma invano. Quindi più avanti lo avvicina, riesce addirittura a sopravanzarlo ma poche tornate dopo deve nuovamente arrendersi e cedergli la posizione. Chiude dietro alle due Caterham. Peccato, perché il risultato in qualifica -in cui le Marussia si erano issate davanti alle vetture gialloverdi- faceva ben sperare. Invece nulla di nuovo sul fronte occidentale. Ma almeno batte nuovamente -e stavolta pure sonoramente- il compagno di squadra, su una pista nuova per tutti e due. Segno che, se vuole, sa ancora essere veloce ed efficace. E’ chiaro che non è sempre facile essere decisivi, quando si corre con una macchina come la sua. Ma la qualità del Professionista, non del pilota ma del Professionista, si valuta anche e soprattutto da questo. Risvegliato.

Charles Pic: 5 – Getta nel water la sue occasione. Quella cioè di poter battagliare alla pari con Glock su un a pista nuova per tutti e due. In cui, per una volta, sarebbe partito alla pari. E invece no. Buono in qualifica, disastroso in gara. Dice che un contatto alla prima curva gli danneggia l’ala anteriore provocandogli sottosterzo. Non si capisce perché non gliel’abbiano cambiata durante la sosta. Oramai si fa quasi di default, ogni qualvolta c’è qualcosa che non va sulla vettura. Bah. Becca più di trenta secondi da Timo. Un’enormità. In passato siamo stati larghi di manica con Charles, perché ha avuto modo di impressionarci positivamente. Non se ne abbia a male se stavolta siamo eccessivamente duri. Tutto serve per imparare. Per spronare. E chissà, magari potrà tornargli utile -nel suo immensamente piccolo- anche questa bocciatura. Confuso.

 
 
 

Gran Premio del Brasile 2012, Interlagos: Anteprima e orari del weekend

Post n°49 pubblicato il 20 Novembre 2012 da Alothebest98
 

Ultima gara, l'epilogo della sfida tra Vettel e Alonso

Gran Premio del Brasile 2012, Interlagos: Anteprima e orari del weekend
GP Brasile - Interlagos - Autodromo Carlos Pace

 

Dopo il GP USA, che ha visto Lewis Hamilton vincere la gara e la Red Bull Racing conquistare il titolo costruttori 2012, il Circus della F1 sbarca in Brasile per l’ultima gara dell’anno, il gran finale che assegnerà il mondiale piloti.Sebastian Vettel si presenta ad Interlagos con un vantaggio di 13 punti in classifica su Fernando Alonso che ad Austin è riuscito a limitare i danni giungendo terzo.

La Ferrari dovrà dimostrare di saper reagire dopo una serie di prestazioni non esaltanti della F2012 che hanno costretto la squadra a correre in difesa da Monza in poi mentre Vettel ha sfruttato al meglio la ritrovata superiorità dellaRed Bull mettendo a segno quattro vittorie nelle ultime sei gare oltre ad un terzo e un secondo posto.

Il Gran Premio del Brasile si disputa sul circuito José Carlos Pace di Interlagos, nel quartiere di San Paolo. L’impianto sorge in una zona circondata da due laghi artificiali, il Guarapiranga e il Billings. La pista ha ancora le caratteristiche degli autodromi vecchio stile: carreggiata abbastanza stretta, tanti saliscendi e avvallamenti. Gli organizzatori sono stati spesso criticati per le condizioni del circuito, sia in termini di asfalto che di sicurezza oltre che per le strutture che non vengono riammodernate da decenni. La gara di Interlagos è comunque un classico del calendario di F1 ed è al momento l’unico Gran Premio che si disputa in Sudamerica.

Interlagos è ha ospitato il debutto del Brasile nel calendario iridato nel 1973, dopo che l’anno precedente si era disputata una edizione inaugurale vinta da Reutemann su Brabham. La pista era però molto più lunga, quasi 8 chilometri, ealternava curve veloci, curve lentissime e rettilinei ad alte velocità. Interlagos fu progettato con l’idea di permettere la visibilità quasi dell’intero circuito, dalle tribune del traguardo. Vinse quella prima edizione valida per il mondiale il campione del mondo e idolo di casa Emerson Fittipaldi sulla sua Lotus 72, vittoria poi bissata l’anno dopo con la McLaren, in una gara accorciata di otto giri per l’arrivo della pioggia.

Nel 1975 ci fu la pole a sorpresa della Shadow di Jarier, che era parsa imbattibile anche in gara, ma sette giri dalla fine si ritirò e per la terza volta in tre anni la vittoria andò ad un pilota brasiliano, Carlos Pace (Brabham) alla sua prima e unica vittoria.

Nel ’76 Niki Lauda, iridato in carica, vinse agevolmente con la Ferrari nonostante la pole di Hunt e la fuga iniziale di Regazzoni.
Nel ’77 e ’78 ancora la Ferrari sul gradino più alto del podio, con Reutemann, grazie al contributo delle gomme Michelin, ma nel 1978 il Circus si spostò Jacarepagua, a Rio de Janeiro.

Nel ’79 si ritornò a Interlagos, e le Ligier di Laffite e Depailler dominarono la gara. Nell’80 arrivò la prima vittoria di Arnoux sulla Renault spinta dal motore turbo, ma in partenza fu Villeneuve a prendere il comando della gara con una spettacolare partenza al volante della disastrosa Ferrari T5. L’anno successivo scoppiò un caso in Williams: sotto la pioggia battente, Piquet sbaglia le gomme, le due Williams di Reutemann e Jones dominano ma dal box il team ordina all’argentino di far passare Alan: Reutemann non esegue l’ordine e va a vincere. Da quel momento il team di Grove sarà diviso in due fazioni e a fine stagione Reutemann perderà il titolo per un punto a favore di Piquet.

Nell’82 dopo un grande avvio di Villeneuve, in testa per i primi 29 giri e poi fuori pista a causa delle gomme finite, Piquet batte Rosberg e vince, ma a fine gara vengono entrambi squalificati per vetture sottopeso . La vittoria viene dunque assegnata a Prost, al suo primo di una lunga serie di trionfi in Brasile.

Nell’83 Piquet vince senza polemiche. L’anno successivo Prost, all’esordio con la McLaren-Porsche, vince dopo un ottimo avvio di Alboreto al debutto con la Ferrari: 11 giri al comando, poi un guasto ai freni. Prost si ripete l’anno dopo iniziando la corsa al suo primo titolo mondiale battendo un Alboreto partito dalla pole ma tamponato da Mansell in partenza. Piquet vince ancora davanti ai suoi tifosi nell’86 festeggiando al meglio con la Williams e arrivando davanti ad Ayrton Senna.

Prost vince ancora nei due anni successivi: nell’88 approfitta di un problema allo start del suo nuovo compagno di squadra, Senna, e va a vincere.

Nel 1989, ultima edizione disputata a Jacarepagua, eliminati in partenza Patrese, Berger e Senna (che ancora una volta non riesce a trionfare nella gara di casa), Mansell al debutto sulla Ferrari vince inaspettatamente visti i ricorrenti problemi di affidabilità del nuovo cambio automatico. L’anno dopo Mansell viene raggiunto in Ferrari da Prost, che vince per la sesta volta in Brasile (record di vittorie nella stessa gara) approfittando anche di un errore di Senna, leader della gara, nel doppiaggio di Nakajima (suo ex-compagno in Lotus); nel pre-gara il presidente FIA Balestre, che dopo i fatti di Suzuka ’89 aveva minacciato di squalificare Senna, viene fatto oggetto nella pit lane di un eccezionale lancio di arance e pomodori da parte dei tifosi brasiliani inferociti.

Senna riesce a battere una volta per tutte la sfortuna nella sua gara di casa e nel 1991 trionfa con un GP leggendario, guidando negli ultimi giri col cambio bloccato in sesta marcia, battendo la fortissima Williams-Renault di Patrese: l’urlo di gioia e liberazione di Senna sul traguardo è ormai leggenda. Dopo il dominio di Mansell sulla stratosferica Williams ’92, Senna fa il bis nel ’93 e viene premiato sul podio dal leggendario Fangio, approfittando della pioggia che tradisce il rivale Prost, che non lo aveva voluto come compagno alla Williams.

Nel 1994, Senna strappa la pole a Schumacher (Benetton), il quale però in gara è imprendibile e costringe il brasiliano all’errore. Schumacher rivince nel 1995 davanti a Coulthard, ma a fine gara un giallo: la benzina dei due “non è conforme”, Berger viene dichiarato vincitore, ma il tribunale FIA ridà la vittoria ai primi due, togliendo i punti solo ai team. Nei due anni successivi vittorie nette di Hill e Villeneuve con la Williams e doppietta del finlandese Hakkinen con la McLaren nel biennio 98-99, preludio ai due titoli vinti da Mika in quelle stagioni.

Nel 2000 Michael Schumacher, alla quinta stagione con la Ferrari riesce a vincere ad Interlagos e a portarsi in testa al mondiale, che a fine anno riporterà finalmente a Maranello dopo 21 anni. Nel 2001 vince Coulthard ma la F1 rimane impressionata da Montoya, il colombiano che viene dalle gare USA e che in gara affianca Schumacher e lo sposta letteralmente a ruotate per poi passare in testa, prima di venir eliminato dal doppiato Verstappen.

Nel 2002 la Ferrari coglie una nuova vittoria di Schumacher, stavolta all’esordio con la inedita F2002 che alla vigilia sembrava troppo acerba per puntare alla vittoria. Memorabile Pelè che dimentica di sventolare la bandiera a scacchi:sarà l’inizio di una stagione segnata dal dominio della Rossa.

L’anno successivo la pioggia provoca tanti incidenti e dal groviglio di incidenti vince a sorpresa Fisichella, alla sua prima vittoria, con la Jordan. Tuttavia i confusionari commissari rovinano la sua legittima gioia perchè in un primo tempo assegnano la vittoria a Raikkonen, e solo dopo due settimane Fisichella si vedrà riconosciuta la vittoria.

Nel 2004 la gara brasiliana viene spostata a fine stagione e Montoya lascia la Williams con una vittoria. Il colombiano fa il bis nel 2005 con la McLaren, proprio nel giorno del matematico primo titolo mondiale di Alonso con la Renault, che diventa il più giovane campione del mondo della storia della F1.

Lo spagnolo rivincerà il titolo nel 2006 di nuovo in Brasile, gara che vede la vittoria del pilota di casa Felipe Massa, primo brasiliano a trionfare in casa dai tempi di Senna, mentre passa alla storia la gara d’addio alla F1 di Schumacher, che viene attardato da un guaio in prova e da un contatto in gara con Fisichella che gli provoca una foratura: Michael comincia una epica rimonta, degna di Clark e di Stewart, che lo porta a rimontare un giro di ritardo fino alla quarta posizione finale, con sorpassi eccezionali come quello a Raikkonen, suo successore in Ferrari. La gara del 2012, per il tedesco, segnerà un nuovo ritiro dalla F1, dopo il primo nel 2006.

Raikkonen nel 2007 compie l’impresa che nessuno si aspettava: Hamilton con la sua McLaren-Mercedes partiva con un vantaggio di sette punti sul finlandese della Ferrari e quattro sul suo compagno-rivale, il due volte campione in carica Alonso. Raikkonen, aiutato dal compagno di squadra Massa, sempre fortissimo ad Interlagos, va a vincere la gara, mentre dietro Hamilton,con un errore in frenata e un momentaneo problema al cambio, non va oltre un settimo posto finale, con Raikkonen campione del mondo per un solo punto sulla coppia, separata in casa, della McLaren. Nel dopo-gara il colpo di scena, con la possibile squalifica per carburante irregolare di Williams e BMW che, se attuata, consegnerebbe il titolo a Hamilton, ma poi il risultato in pista viene confermato e in Ferrari si può festeggiare.

L’anno successivo Massa perde il titolo per un punto a favore di Hamilton all’ultima curva della gara supera Timo Glocke agguanta il piazzamento che gli serve per diventare il più giovane iridato della storia fino a quel momento. Interlagos ha visto la consacrazione anche per Button nel 2009, mentre nel 2010 Vettel vincendo si avvicino in classifica ad Alonso, preludio al suo primo titolo, ottenuto nel successivo appuntamento di Abu Dhabi.

Nel 2011 doppietta Red Bull: Vettel (campione del mondo), partito dalla pole mantiene il comando al via ma un problema al cambio lo relega al secondo posto. Mark Webber va a vincere così la sua prima e unica gara della stagione che lo proietta al terzo posto in classifica alle spalle di Vettel e Button.

Ad aumentare le difficoltà di questo circuito già molto complesso vi è il meteo, ad Interlagos notoriamente variabile, il che significa che il Cinturato Pireli Green intermediate e il Cinturato Blue wet  potrebbero scendere in pista.

Per le sessioni di prove libere del venerdì, le squadre avranno a disposizione due set extra di pneumatici prototipo del prossimo anno:  le mescole e la costruzione degli pneumatici slick 2013 saranno modificati; questa sarà, dunque, un’ occasione preziosa per i piloti per familiarizzare con le coperture della nuova stagione.  Probabilmente, però, con la lotta per il titolo così serrata, molti piloti preferiranno concentrarsi unicamente sul Brasile.

Vettel si presenta in Brasile favoritissimo con 13 punti di vantaggio e una Red Bull in gran forma. Alonso conquista il titolo iridato se arriva primo in Brasile e Vettel chiude quinto o più indietro. Col secondo posto del ferrarista le cose già si complicano: Vettel dovrebbe arrivare ottavo o fare ancora peggio, cosa che quest’anno, ritiri a parte, è successa solo a Sepang. Se salisse sul terzo gradino del podio, Alonso dovrà sperare che Vettel non vada oltre il decimo posto.
In caso di pareggio, cioè con Alonso che termina primo e Vettel in quarta posizione, i due chiuderebbo a quota 285 ma vincerebbe comunque Vettel in virtù del maggior numero di Gran Premi vinti in stagione.

GP del Brasile – Punto di frenata più severo
Gli ingegneri della Brembo hanno individuato il punto di frenata più severo sul circuito di Interlagos, prima della curva 1, la “S” di Senna. Qui i piloti decelerano di 195 km/h, dissipando nel processo 2.086 kilowatt di energia! 5,02 G agiscono su di loro, mentre frenano con una forza pari a 130 kg

Dati del circuito
Circuito: Autodromo Jose Carlos Pace
Giri: 71
Lunghezza del circuito: 4.309 km
Distanza di gara: 305.909 km
Giro record: 1:11.473 – JP Montoya (2004)
Mescole Pirelli: Pzero silver hard/Pzero white medium

Albo d’oro
01. 1972 C Reutemann – Brabham Ford
02. 1973 E Fittipaldi – Lotus Ford
03. 1974 E Fittipaldi – McLaren Ford

04. 1975 C Pace – Brabham Ford
05. 1976 N Lauda – Ferrari

06. 1977 C Reutemann – Ferrari
07. 1978 C Reutemann – Ferrari
08. 1979 J Lafitte – Ligier Ford
09. 1980 R Arnoux – Renault

10. 1981 C Reutemann – Williams Ford
11. 1982 A Prost – Renault

12. 1983 N Piquet – Brabham BMW

13. 1984 A Prost – McLaren TAG
14. 1985 A Prost – McLaren TAG
15. 1986 N Piquet – Williams Honda
16. 1987 A Prost – McLaren TAG
17. 1988 A Prost – McLaren Honda

18. 1989 N Mansell – Ferrari
19. 1990 A Prost – Ferrari
20. 1991 A Senna – McLaren Honda

21. 1992 N Mansell – Williams Renault

22. 1993 A Senna – McLaren Ford

23. 1994 M Schumacher – Benetton Ford

24. 1995 M Schumacher – Benetton Renault

25. 1996 D Hill – Williams Renault

26. 1997 J Villeneuve – Williams Renault

27. 1998 M Hakkinen – McLaren Mercedes
28. 1999 M Hakkinen – McLaren Mercedes
29. 2000 M Schumacher – Ferrari
30. 2001 D Coulthard – McLaren Mercedes
31. 2002 M Schumacher – Ferrari

32. 2003 G Fisichella – Jordan Ford

33. 2004 J Montoya – Williams BMW

34. 2005 J Montoya – McLaren Mercedes
35. 2006 F Massa – Ferrari

36. 2007 K Raikkonen – Ferrari
37. 2008 F Massa – Ferrari
38. 2009 M Webber – Red Bull Renault

39. 2010 S Vettel – Red Bull Renault
40. 2011 M Webber – Red Bull Renaul

Gli orari del Gran Premio del Brasile
Venerdì 23 Novembre
10:00-11:30 (13:00-14:30) Prove Libere 1

14:00-15:30 (17:00-18:30) Prove Libere 2

Sabato 24 Novembre
11:00-12:00 (14:00-15:00) Prove Libere 3

14:00-15:00 (17:00-18:00) Qualifiche – Rai Due/Rai HD

Domenica 25 Novembre
14:00 (17:00) Gara – Rai Uno/Rai HD

Tra parentesi gli orari italiani

 
 
 

Red Bull, Horner: “Il terzo Titolo Costruttori in otto anni è un sogno che diventa realtà”

Post n°48 pubblicato il 20 Novembre 2012 da Alothebest98
 

E aggiunge: "Il nostro lavoro non è ancora concluso"

Red Bull, Horner: “Il terzo Titolo Costruttori in otto anni è un sogno che diventa realtà”
Red Bull World Champion F1 2012

 

Il team Principal di Red BullChristian Horner, ha detto che il terzo titolo costruttori consecutivo è un sogno che diventa realtà per la squadra – ma il suo lavoro per la stagione è ancora solo a metà dell’opera.

Il podio di Sebastian Vettel a Austin è stato sufficiente per la Red Bull che conquista il titolo di Campione del Mondo Costruttori di Formula 1 per la terza volta consecutiva, e lascia il tedesco in testa alla classifica piloti con un’ultima gara da disputare in Brasile.

Anche se il titolo costruttori è un successo importante per la Red Bull anche dal punto di vista economico, Horner ha detto che la festa non è completa perchè c’è ancora in ballo il titolo piloti.

“Siamo a metà strada”, ha detto. “Abbiamo chiuso un campionato – e vinto un terzo titolo costruttori consecutivo, è qualcosa che non potevamo mai sognare qualche anno fa.”

“Aver ottenuto quello che abbiamo ottenuto nel 2010, 2011 – e 2012 contro gli avversari che abbiamo in soli otto anni di presenza in questo sport è un qualcosa davvero notevole.”

“E ‘la testimonianza delle lunghe ore di lavoro, la dedizione e la determinazione che c’è all’interno della squadra, se siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo – ed è un qualcosa di cui ogni membro della squadra è enormemente orgoglioso.”

Horner ritiene che c’era poca differenza tra il ritmo di Vettel ed il vincitore della gara Lewis Hamilton nel Gran Premio degli Stati Uniti, con un solo episodio che ha fatto la differenza: il momento del doppiaggio di Narain Karthikeyan è stato un momento abbastanza decisivo.

“Penso che sia stato un testa a testa tra i due in gara. Per Hamilton era difficile avvicinarsi troppo, e Seb ha fatto un lavoro fantastico nel gestire il gap da Lewis.”

“Lewis è stato un po’ più forte di noi nel primo settore, ma nei settori due e tre siamo riusciti a guadagnare un po’ di spazio. Sebastian stava guidando perfettamente e non ha commesso errori.”

“Sono abbastanza convinto che senza il doppiaggio avrebbe potuto resistere, ma queste sono le corse. Quindi, finire secondo, aver esteso il nostro vantaggio di tre punti, è ancora un risultato fantastico.”

Ha aggiunto: “Ora andiamo in Brasile con 13 punti di vantaggio e, ovviamente, c’è ancora tutto da giocare, come avevo pronosticato ad inizio stagione il titolo si deciderà nell’ultima gara”.

Le statistiche del team Red Bull Racing dal 2005 al 2012:

Classifica Titoli Costruttori vinti in successione
Ferrari: (’75, ’76, ’77, e ’99, ‘00, ’01, ’02, ’03, ’04)
McLaren: (’88, ’89, ’90, ’91)
Williams: (’92, ’93, ’94)
Red Bull: (’10, ’11, ’12)

Il Team ha:
VINTO nel 23,4% di tutte le gare che ha iniziato
Conquistato una POLE POSITION nel 31,7% delle sessioni di qualifica a cui ha partecipato
Vinto il campionato Costruttori nel 37,5% degli anni in cui ha gareggiato.
 
In GENERALE:
Red Bull Racing ha ottenuto:
34 Vittorie
80 PODI
46 POLE
1844,5 PUNTI
5 CAMPIONATI DEL MONDO (3 Costruttori e 2 piloti)
RECORD: Il maggior numero di pole conquistate da una squadra in una stagione (2011)
 
Sebastian Vettel
100 Gare (26 prima della Red Bull Racing, 74 con Red Bull Racing)
26 vittorie
46 PODI
36 POLE
15 giri più veloci
1046 punti

2 CAMPIONATI PILOTI
RECORD: Il maggior numero di pole conquistate da un pilota in una stagione (2011)
RECORD: La maggior parte dei giri in testa in una stagione (2011)
RECORD: Il più giovane pilota di Formula Uno che ha conquistato la pole position
RECORD: Il più giovane pilota a vincere una gara di Formula 1
RECORD: Il più giovane pilota a vincere il Campionato Piloti
 
Mark Webber
195 GARE (86 prima della Red Bull Racing, 109 con la Red Bull Racing)
9 vittorie
34 PODI
11 POLE
14 giri più veloci
836,5 PUNTI

 
 
 

La FIA valuta l’introduzione di un sistema di penalizzazione a punti in F1

Post n°47 pubblicato il 17 Novembre 2012 da Alothebest98
 

Saranno punite le infrazioni in pista e fuori

La FIA valuta l’introduzione di un sistema di penalizzazione a punti in F1

 

La Formula 1 sta valutando l’introduzione di un sistema di penalizzazione dei piloti a punti in vista del 2013 che comporterebbe sanzioni diverse in base al tipo di infrazione in pista e fuori.

“Al momento se si ricevono tre richiami poi si riceve una sanzione quindi penso che il nuovo sistema sia un’ulteriore elaborazione di questa idea” ha dichiarato il team boss della McLaren, Martin Whitmarsh.

Si è appreso che i piloti potrebbero addirittura perdere la superlicenza non solo per infrazioni commesse in pista, ma anche per il comportamento con i media come il caso scoppiato ad Abu Dhabi per le parolacce sul podio diSebastian Vettel e Kimi Raikkonen.

 
 
 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

FACEBOOK

 
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

kekkona5sconcerto21makaimura76liberispaziayrton58comfort99Alothebest98NumeriPrivatiSenza_Permessosemprepazzamarco_alvaniQuin5Silver.KnightALEFRA2010Fernando_Alonso75
 

ULTIMI COMMENTI

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963