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Un blog creato da fabio1972dgl il 18/12/2005

favole e scorpioni

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Bellissimo post, molto attuale: ateismo, tradimenti,...
Inviato da: Cassandra_nagra
il 30/04/2012 alle 18:30
 
Gia'...quanto e'vero.... Piacere Fabio
Inviato da: aural2
il 19/04/2012 alle 15:00
 
fabbbb... qua si comincia a preoccuparsi. eh!
Inviato da: laTremenda76
il 29/08/2011 alle 00:19
 
Tristissimo....!
Inviato da: lucciko75
il 23/08/2011 alle 10:41
 
Grazie di avermi permesso di leggerti.
Inviato da: lucciko75
il 17/08/2011 alle 12:56
 
 

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UN AMORE A CASO

Post n°58 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da fabio1972dgl

Conobbi Fabio a casa di amici. Era completamente ubriaco, arrotava le erre e gli fischiavano le esse. Strascicava ogni parola e non finiva mai un discorso. Era spiritoso, tutti ridevano e si tenevano la pancia.
Ricordo che raccontò la storia di quando fece la pipì nel retro di un bar impiastrando tavoli e sedie perchè voleva scrivere con il suo piscio la Z di Zorro sul muro. Il proprietario comparve all'improvviso e lui scappò via con il suo coso ancora fuori dalla zip. Ci fu da sbellicarsi. Soprattutto quando con la faccia si mise a mimare il dolore che provò nel sentire la cerniera sulla pelle.
"Da quel giorno compro solo jeans che si allacino con i bottoni".
"Correvo con sto coso di fuori e intanto facevo pipì. Sembravo un pompiere"
"La Z mi era venuta bene. Ho una bella penna io".
Un vero istrione. 
Mi chiese subito un appuntamento, ed io dopo aver recitato un po' la parte dell'indecisa, gli dissi si.
La prima sera che uscimmo insieme fu un delirio. Ai tempi lavoravo in un negozio d'abbigliamento e lui venne a prendermi un quarto d'ora prima dell'orario di chiusura. Arrivò con un cappotto a doppio petto, un paio di stivali da rockettaro, un gilet con mille cuciture e due mignon di prosecco in mano:
"Facciamo l'aperitivo dai". Aveva anche delle bruschette in auto.
Fu irresistibile, e a parte il suo look bizzarro, la serata fu perfetta.
Mi raccontò mille anedotti e aprì mille parentesi in un infinità di discorsi. Passava dal serio al ridicolo in un attimo. Quel suo modo di fare mi spiazzava e mi affascinava insieme.
Il primo bacio me lo diede in auto nel bel mezzo di una rotonda che facemmo ben quattro volte di fila.
"Ma perchè mi baci ad ogni rotonda?"
"Per essere sicuro di farti girare la testa."
Ridemmo, avevamo tanto amore da buttarci addosso.

Nel tempo assaporammo ogni cosa dello stare insieme. Dividevamo tutto, giochi, sogni, paure ,fastidi. Le sbronze il sabato sera, gli spinelli sul divano, le gite con la sua y10, che per noi poi era un po' tutto: casa, alcova,  rifugio.
Le notti passate in balera a danzare con i vecchi e la pizza alle due del mattino con annessa fuga senza pagare il conto facevano invece parte della nostra ingenua follia. E ne avevamo tanta.
Poi inventavamo. Osservavamo la gente e inventavamo. Li Fabio dava il meglio di se. Vedeva una faccia e raccontava una storia: "Vedi quello seduto vicino al calorifero giù in fondo alla sala? Quello con la faccia scavata?". Partivano così i suoi monologhi.
"Fa l'agente mobiliare, ma in realtà specula in borsa soldi non suoi. Vedi come mangia frenetico? E' ansioso, attende notizie che non arrivano. Ha anche litigato con la moglie perchè non vuole abortire e ora è qua che mangia solo".
"Ma che dici Fabio, sta solo mangiando la pizza".
"Ma guardalo bene, ha gli occhi pieni di sangue. Ieri sera era al Bar Centro e ha scatenato una rissa mentre giocava a carte. E' un pazzo, andiamo via o ci ammazzerà tutti e due. Oppure ci obbligherà a farci pagare la sua pizza, e noi già non vogliamo pagare le nostre".
Avrebbe potuto continuare fino all'infinito con i suoi romanzi.
"Se la fa con la cameriera, si sono scambiati un cenno d'intesa, guarda."
"Ha chiesto solo il conto, Fabio." Ridevo.
"Si ma sul retro lei gli ha scritto l'indirizzo dove abita, lui l'andrà a trovare e faranno l'amore fino allo sfinimento. Domani mattina lui leggerà i titoli di borsa su televido e si accorgerà che le sue speculazioni sono fallite tutte. Se ne andrà di corsa portandole via tutte le mance della settimana e lasciando il televideo sulla pagina degli oroscopi. Bel bastardo."
Mi faceva ridere. Non solo raccontava storie ma anche le scriveva.
"Il titolo del mio romanzo :UN AMORE A CASO, oppure UN CASO D'AMORE. Devo ancora sceglierlo, sono indeciso."
"Ma se hai scritto solo tre righe Fabio".
"Si, le più importanti però".

Quella sera Fabio mi chiamò al cellulare. Mi disse di prendere qualcosa da mangiare che in casa non c'era proprio più nulla. Uscii dall'ufficio e mi diressi verso il centro commerciale. Siccome non avevo più soldi e dovevo anche ricaricare il telefonino mi fermai al primo bancomat.
Quando scesi dall'auto mi ritrovai di fronte ad un ragazzone alto che mi incuriosì da subito.
Aveva i capelli folti, e gli occhiali da sole in testa gli sollevavano al cielo un bel ciuffo. La faccia era abbronzata, aveva i denti bianchissimi. Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Non era bello. Ma aveva qualcosa. Portava  un t-shirt bianca abbastanza aderente che teneva fuori dai jeans e delle infradito azzurre ai piedi.
Ero senza parole. Ero folgorata. Avevo voglia di abbracciarlo.
Quando si staccò dallo sportello e mi passò accanto mi disse un semplice "ciao" che mi fece quasi morire.
Ero in auto, guidavo piano. Non potevo non pensare a quel ragazzo.
L'idea non venne al cervello. Fu il cuore, solo il cuore. Arrivai alla rotonda e tornai indietro guidando velocemente verso la banca. Era una cosa da pazzi ma non c'era altra cosa che potessi fare.
Per fortuna non c'era nessuno. Presi tutti gli scontrini dal piccolo cestino a lato dello sportello e li lessi tutti ad uno ad uno con estrema frenesia. Avevo notato mentre aspettavo che quel ragazzo non aveva prelevato. Aveva probabilmente ricaricato il cellulare. Infatti trovai lo scontrino di pochi minuti prima, una ricarica da venticinque euro.
Ero emozionata: su quel foglietto c'era  il suo numero.

Indecisa se spedire un sms o meno, lo chiamai.
"Ciao" dissi. Cosa avrei inventato? Cosa avrei detto?
"Ciao, scusa, non so chi sei. Forse ti ho dato il mio numero in chat ieri?" Disse lui.
Non ero io ovvio. "Si, sono io". Invece dissi.
"Ah ok, senti io non sono bravo a parlare per telefono, che ne dici di vederci stasera, o una sere di queste,  così per chiacchierare un po'".
"Va bene, si può fare." Dissi senza respirare
Non so cosa avrei detto o fatto con questo ragazzo. Mi sembrava tutto così assurdo. Solo una cosa ormai mi sembrava ovvia:

Avrei detto a Fabio che non l'amavo più.







 
 
 

INSENSIBILE

Post n°57 pubblicato il 20 Gennaio 2008 da fabio1972dgl

Sei un pagliaccio. Ti manca solo il naso rosso, ma non fa nulla, così com'è è ugualmente ridicolo.
Hai la mimica del buffone. La tua bocca piccola può diventare enorme smorfia che fa ridere.
Si, sei un autentico clown.
Sfotti tuo padre e tua madre. Sfotti te stesso.
Anche quel giorno al funerale di tuo zio, giù in Calabria, hai riso.

Dopo due ore abbondanti di messa il prete chiede ai parenti più stretti di avvicinarsi all'altare. Ti aggreghi anche tu. "Ci canteranno una canzone, o faranno un applauso" pensi. Invece no: tutto il paese ordinatamente in fila va a porgere ai famigliari le più sentite condoglianze: questa l'usanza.
Ci sono almeno mille persone, e voi siete una ventina intorno all'altare. Mille per venti, queste sono le strette di mano che dovrai contare prima di essere libero. Non ci credi. "Ma che è sta roba?" ti chiedi.
Il rito inizia.
"Condoglianze"
"Grazie"
Uno ad uno sfilano tutti. La stanchezza già al culmine fiacca tutte le tue resistenze, ma inesorabile la tragicommedia continua il suo corso.
"Condoglianze", "Grazie".
Osservi la gente affluire, ma le persone che escono dalla chiesa sono sempre meno di quelle che entrano. Sei incredulo, è la prima volta che vedi i calabresi rispettare una coda, una precedenza, una regola. Giusto quel giorno, che fortuna.
"Condogliaze", "Grazie".
Spossato cominci a lamentare dolori, fastidi alle gambe e un certo formicolio al collo.
"Hey, ma questo fa il furbo, è la seconda volta che passa" così dici a tuo cugino che trattiene un mezzo sorriso.
Non tu, tu non trattieni nulla, tu ridi.
Un'ora è passata e la tortura non è nemmeno giunta a metà. La stanchezza e la noia strozzano le parole e "condoglianze" e "grazie" vengono via via storpiate e sostituite.
"Condoglianze", "grazie". In principio.
"Condoglinz", "razie". Dopo la prima ora.
"Anz", "azie" .Dopo la seconda.
"Azz", "azz" . Fino alla fine, bis compresi.
La chiesa è un eccheggiare di "azz". "Azz", "azz". "Azz, Azz".
Ti giri verso tuo cugino e dici " Qua se ci sono cazz sono solo quelli del morto"
Lui ride. Tu singhiozzi, e non stai piangendo.
Alla fine distratto anzichè il solito "grazie" ti scappa un "auguri".

Quel giorno c'era l'assemblea in fabbrica. Il Supremo Direttore Generale, Capo Organizzativo, Impresario Economico, Dottore Ecumenico in Alte Scienze ne era il relatore. Dopo una predica di un'ora sull'importanza della pulizia e dell'ordine in fabbrica, sugli sforzi dell'azienda nell'ottenere ogni possibile certificazione europea, sulla centralità di avere impianti il più possibile puliti per accaparrare nuovi clienti tu, e solo tu tra duecento, hai sentito l'esigenza di porre la seguente domanda:
"Allora la pizza non si può più mangiare in reparto?" Risate ed occhi esterrefatti.
In un'altra assemblea tenuta dai sindacati si parlava di fondi pensioni e TFR. Hai giocato col cellulare polverizzando ogni record, hai richiamato alla mente la formazione scudetto dell'inter del '78 e vaffanculo non ti ricordavi  il numero 7. Hai perso conoscenza dopo l'ennesima percentuale sparata a cazzo e ti sei ripreso solo perchè il tuo vicino di sedia nel russare ti ha svegliato.
Ad un tratto quel tuo collega vecchio magro e gracilino, quello dall'aspetto sempre provato,  quello sicuramente malato, con poche belle speranze per il futuro alza la mano ed epone la sua questione con un filo di voce. Forse già l'ultimo che esalerà.
"Io non ho capito, ma i miei soldi a chi andranno?". Chiede con l'affanno.
Rispondi tu : " Alla tua badante".
Risate. Qualcuno ti da dello stronzo.

Sono mesi che tuo padre ha un forte dolore ad una gamba. Problemi di circolazione. Una trombosi che per fortuna ha creato solo minimi problemi. Punture sul pancione e calza elastica questa la terapia.
Tra la pancia, il dolore alla gamba e l'età non più verde indossare quella calza per tuo padre è un vero e proprio supplizio. Così ogni mattina passa almeno quaranta minuti in bagno solo per mettersi addosso quella dannata cosa.
Quella sera tua madre non sta bene, ha la pressione alta, a 240. Ha la testa a palloncino. Bisogna correre al pronto soccorso. Bisogna fare in fretta. Non c'è tempo da perdere. Non ci sono domande da farsi l'un l'altro. Bisogna andare. La situazione è tesa e critica. Ti metti il giaccone senza nemmeno allacciarlo, ti pettini i quattro peli in testa con le mani. Non ti lavi nemmeno i denti.
"Ma io mi sono appena tolto la calza, che faccio la rimetto?". Chiede tuo padre.
Tu gliela sfili dalle mani e fai finta di mettertela sopra jeans: "Su, la metto io, così facciamo prima".
Avete riso in ascensore tutti e tre. Avete appannato lo specchio dal ridere.
Avete corso ridendo fino alla macchina. Tutti insieme, tu, papà con il trombo, e mamma a palloncino.

Si, sei ridicolo. Invece di dedicare il tempo dovuto alla preghiera, al pensiero, o quanto meno al silenzio, tu ridi. Ti prendi gioco degli altri, delle situazioni.
Sei un autentico pagliaccio.
Dio, non ti perdonerà.
Sarà lui, a prenderti per il culo. E tu che dirai quel giorno?

"Mio Signore, perdono, volevo solo morire dal ridere".



 
 
 

NUDI

Post n°56 pubblicato il 02 Gennaio 2008 da fabio1972dgl

Come sarebbe bello potersi mostrare nudi davanti a tutti.
Chi con la lana dentro l'ombelico.
Chi con la pancia molle.
Chi con due tette stanche.
Come sarebbe bello mostrarsi sempre nudi.
Anche con i peli  sulle gambe troppo lunghi o con graffi sulla pelle.
Invece ci stringiamo nei nostri cappotti e nascondiamo il nostro volto anche agli specchi.
E le settimane ed i mesi passano. Ed anche gli anni.
Stappiamo bottiglie e ci facciamo i migliori auguri senza confidarci mai i pensieri peggiori.
Così i buoni auspici ricevuti si fermano al cappotto, all'altezza del primo bottone, oltre non vanno.
E abbracciarsi non è mai un appoggiarsi.
Spogliarci senza temere il freddo questo dovremmo fare.
Anzi, spogliarci proprio perchè fa freddo.
Invece ci copriamo con tutto.

Meno di quello che ci serve.

E allora io mi spoglio.
Mi metto nudo sul balcone, mentre il cielo spruzza un po' di neve.
Le palle dure e gelate spariscono, appiattite dentro le cosce.
Il pisello sta a penzoloni. Più piccolo di così non l'ho mai visto.
Nemmeno la mia vicina credo, che continua a guardarmi da dietro una tenda.
I peli sono ritti. La pelle è ruvida.
Allargo le braccia e le gambe. Spalanco la bocca e respiro quel fumo bianco che soffio con le labbra.
I piedi nudi sulle piastrelle sono diventati di marmo, e l'aria gelida mi taglia la faccia.

Rimango immobile per un po' poi rientro in casa.
Sudato.

Se vuoi calore prova anche tu. Quando vuoi.




                                                    (A te amica mia..ti voglio bene)

 
 
 

UN SOFFIO E UN RONZIO

Post n°55 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da fabio1972dgl

"Mosso da un impercettibile soffio il mio cuore si è spostato dal centro del petto e quel trascurabile millimetro ha fatto scivolare la Terra dal proprio asse: questo è successo appena ti ho vista".
Lo spumante stava facendo il suo effetto. Ero alla quarta stronzata negli ultimi cinque minuti e di sicuro avevo bisogno di qualcuno che mi fermasse. Non dico la bocca, ma almeno il gomito. Meglio entrambi.
Ero seduto sul bracciolo del divano e parlavo con questa mora con la faccia bianca che mi faceva impazzire. Aveva labbra rosa e boccoli a cascate e qualunque cosa dicesse a me sembrava di sentire la parola Amore.
Io cercavo rime dentro il mio cervello e alternavo silenzi a improbabili tentativi poetici. E dopo averle narrato di praterie verdeggianti di stelle dardeggianti  e paradisi lussureggianti, scivolai dal bracciolo e lo spumante mi cadde sui pantaloni.
Presi una salviettina di carta e cercai di pulire l'imbarazzante alone creatosi proprio all'altezza del fallo.
"Fabio, mi sa che hai saltato i preliminari e non solo". Qualche burlone da un angolo della festa tirò questa battuta.
Presi un'altra salviettina e feci per pulirle la camicetta ma la sua mano mi fermò:
"Tranquillo Fabio, non mi hai bagnata"
"Come no?" insistetti.
"Davvero Fabio, non sono bagnata". Rideva.
Troppi doppi sensi per il mio cuore, andai a prendere ancora da bere.
Lo spumante era di così pessima qualità che potevi vedere le bollicine fuggire via dal bicchiere e zampillare un po' ovunque. Sembrava di avere una fontana in mano.
Dall'altro lato della stanza la mia boccolosa amica rideva alle battute di altri corteggiatori.
Uno ballando a gambe larghe s'era messo ad imitare chissà che attore, un altro invece con una bandana in testa e gridolini in falsetto camminava gobbo davanti al divano.
Lei rideva con gli occhi così chiusi da non vedere nessuno.
Un sorso o due, e andai via dalla festa.

Arrivato a casa mi buttai un po' sul letto, poi accessi il pc. Volevo scrivere d'amore ma non ci riuscivo perchè ero infastidito da un continuo ronzio che sentivo sulla testa: una cimice mezza moribonda stava agonizzando tra la il lampadario e il soffitto. La vedevo aggrapparsi alle pareti della stanza confondendo una lampadina per il sole e la finestra per l'orizzonte.
Alla fine cadde sul letto con le zampette in aria, un leggerissimo tonfo.
Fece qualche balzo sul letto, come a cercare la posizione più comoda per morire sulla coperta e l'ultimo rantolo lo fece proprio sulla mia mano.
Tirai su la tapparella e la lanciai giù dalla finestra. Trasportata dal vento divenne invisibile quasi subito.

Tornai al pc, e iniziai la mia lettera d'amore.
Dopo un ora però non avevo scritto che tre righe.
Dopo venti minuti di pausa e altri venti di concentrata riflessione di quelle tre righe ne cancellai due.
Ne rimase così una sola che stampai per rileggerla bene.
Con la penna corressi quella riga cancellandone metà.
Alla fine presi il foglio e ne feci un aeroplanino di carta
Tirai su  la tapparella e lo lanciai giù dalla finestra. Trasportato dal vento divenne invisibile quasi subito.

Su un' ala spiegazzata le poche sconnesse parole:

"Un impercettibile soffio...cuore di cimice."





 
 
 

FAVOLE E SCORPIONI

Post n°54 pubblicato il 01 Dicembre 2007 da fabio1972dgl

Afferro l'aria con le mani. E' quello che sto facendo da parecchi giorni a questa parte. Con il respiro non riesco più. E' la sensazione che mi porto addosso da sempre a strozzarmi il fiato, quella specie di pena verso tutto.
Pena per il grembiule zozzo della vicina di casa. Pena per i mocassini lucidi e bucati di quel vecchio che aspetta il treno. Pena per la canottiera gialla del mio vicino d'armadietto negli spogliatoi.
Ci rido e sfotto. E ho pena.
"Signora Tanfo, dia un cambio a quel grembiule. Cosa vuol fare, creare una nuova forma di vita? La scienza gliene sarà grata."
Dietro casa mia delle ruspe stanno demolendo una fabbrica dismessa.
Oggi hanno tirato giù un pezzo di muro che dieci anni fa io imbrattai con uno sbilenco TI AMO.
Si potesse cancellare tutto così.
Invece tutto si appiccica, si attacca e forma croste che rimangono sotto pelle. E compaiono più vive che mai anche alla sola vista di impercettibili ed insignificanti dettagli.
Come una rosa dimenticata sul sedile di un treno giunto al capolinea.

"Su amico, tirati via quella canottiera, sembri una ballerina in cerca di un tutù"
Afferro l'aria con le mani, e la sensazione non è proprio quella di volare.



 
 
 
 

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UNO SGUARDO ALTROVE

 

IO

Io amo, non corrisposto, l'ozio

scrivo due post al mese
uno lo pubblico
l'altro lo cancello

questo mese ho pubblicato quello sbagliato:

questo.

Se qualcuno
per caso,
trovasse una bozza piena d'amore

sappia
che era la mia.

Rimasta mio malgrado
lettera morta.

 

I MIEI MIGLIORI AMICI

Fante John  John Fante

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Charles Bukowski

 

DA LEGGERE E RILEGGERE

DINO BUZZATI  - Un Amore -

JOSE' SARAMAGO  - l'Uomo Duplicato -

ERRI DE LUCA  - Il Contrario di Uno -

CHARLES BUKOWSKI  - Panino Al Prosciutto -

JOHN FANTE  - Chiedi Alla Polvere -

 

MUSICA IN AUTO

GOMEZ  - Split the Difference -

NEGRAMARO  - Mentre Tutto Scorre -

MAD SEASON  - Above -

ROLLING STONES  - Hot Rocks  1964-1971 -

VINICIO CAPOSSELA  - Canzoni a Manovella -

 
 
 
 

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