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« LA TERRA DEI GAMBERI E I...PAW PAW »

Che si dice dell'Africa tropicale

Post n°176 pubblicato il 26 Maggio 2011 da guerrinob

da La Nuova Voce del 17 maggio 2011

LEINI Un libro per testimoniare  anni di volontariato in Africa. Lo ha scritto il leinicese Guerrino Babbini, assieme ai compagni Daniele Chiarella e Armando Cossa. Si intitola “La terra dei gamberi e i sentieri dei Balanta” ed è edito da Parole e Musica. Il testo è diviso in tre parti: le prime due sono diari dei recenti viaggi di Chiarella in Camerun e Babbini in Guinea Bissau, la terza è un approfondimento di Armando Cossa,  sulla società di quell’area africana.

La sezione opera di Babbini si intitola “Risaie Balanta”, e racconta del soggiorno del leinincese a Bissau, Fahne e altre cittadine e villaggi africani. <L’obiettivo della missione era impostare un progetto di collaborazione per la realizzazione di alcuni orti – racconta Babbini – Assieme ad altri membri dell’associazione mi sono recato laggiù, abbiamo collaborato con i nativi per scavare alcuni pozzi, in modo da “esportare” il concetto di orto, che da quelle parti non è molto praticato>. Sono ormai alcuni anni che l’associazione Abala lite (“Come stai” in lingua Balanta) si occupa di progetti per il rilancio dell’agricoltura e della società africana. <I Balanta hanno un’organizzazione sociale straordinaria, orizzontale, senza gerarchie. Non hanno il concetto di proprietà privata – spiega Babbini – Sono bella gente, intelligente, e sono anche molto puliti. Lo dico perché solitamente non lo si pensa. Nei villaggi si vive come 1000 anni fa, hanno le ruote ma non le usano molto>.

Contrariamente a quanto si può pensare, la Guinea Bissau non è un posto arido, anzi. <Il mare penetra su gran parte del territorio, costituendo ampie zone paludose. Sono stati costruiti lunghissimi argini. Hanno tantissime risaie, infatti io e i miei colleghi siamo andati laggiù proprio per “ristrutturarle”>. Sbaglia chi pensa che laggiù regni la miseria: <Se il raccolto di riso va bene hanno da mangiare, e a meno che non si prendano la malaria o qualcosa di peggio, laggiù sono felici e non ci pensano nemmeno a salire sui barconi e venire in Europa – commenta Babbini – Per questo sarebbe giusto investire su progetti di crescita locali>.

Cosa fa l’associazione Abala lite. Una ventina di soci, una dozzina di volontari attivi, da anni ormai sono impegnati nei vari progetti: <Abbiamo costruito una scuola, scavato molti pozzi per l’accesso all’acqua. Siamo laggiù almeno 6-7 mesi all’anno – spiega Babbini – Io personalmente ci vado una volta l’anno e ci sto un mese. In generale siamo abbastanza lontani dai problemi religiosi, ma collaboriamo con i missionari che lavorano là, sono gente molto seria>.

Il prossimo viaggio? <L’anno prossimo, ma prima di me altri andranno laggiù. Anche perché basta andarci una volta per prendersi il “Mal d’Africa” e voler subito tornare>.

Lorenzo Bernardi

 
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