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In Guinea Bissau si chiamano bajude de criaçao le ragazze che fin dalla tenera età di quattro o cinque anni, vengono allontanate dalla famiglia di origine e affidate ad altri nuclei famigliari, abitanti in altri villaggi di origine balanta. Questa pratica la troviamo anche in altre etnie dell’Africa con diverse denominazioni. Governi, istituzioni, chiese e missionari la conoscono bene. La dicono in via di estinzione, ma la pratica è ancora estesa nel nostro villaggio. Purtroppo se ne parla poco, l’opinione pubblica occidentale quasi non la conosce. Nella popolazione locale è sentita come positiva ed è parte importante nell’educazione delle giovani donne per preparale ad una vita di grande lavoro e sottomissione alla famiglia. Importante anche nei rapporti che intercorrono fra i singoli, i clan ed i villaggi.
La bajuda non ha voce in capitolo e dipenderà in tutto e per tutto dalle decisioni dei suoi parenti. Dopo la partenza i contatti con i parenti saranno sporadici (salvo funerali,cerimonie,matrimoni). Nella nuova famiglia farà tutti i lavori a secondo della sua età.
Normalmente sono le donne della nuova famiglia che richiedono le bajude, per diminuire il proprio carico di lavoro trasferendolo alle ragazze e dare loro anche l’accudimento dei propri figli
Preparano in questo modo la futura moglie del proprio marito al ruolo di madre e componente del clan secondo le r egole della famiglia e della comunità alle quali tutti si devono attenere.
Normalmente ci sono resistenze a mandarle a scuola (dove esiste), E’ una spesa inutile per il futuro a cui vengono avviate, oltretutto la scuola le disimpegna dal lavoro di loro competenza.
Al raggiungimento dell’età, la bajuda viene sposata (fa casamento) dal capo famiglia o dalla persona cui era destinata. Non esiste nessun problema nella differenza di età anzi, per la famiglia di origine della ragazza, è un onore dare in sposa una giovane ad un uomo vecchio.
Molte volte la richiesta di avere bajude viene da parenti e difficilmente i genitori naturali osano un rifiuto (conosco solo il caso di Sanleite, risolto dopo nostre ripetute insistenze). Tutti utilizzano, o lo faranno in futuro, questa pratica. Cercando di capire abbiamo chiesto il perché di questo costume, l’unica risposta è stata:questa è la nostra cultura! Questi sono i nostri usi.
Ho cercato di parlare con alcune bajude della loro condizione, avevano difficoltà ad accettarla, ma la accettavano come cosa dovuta, anche se ti rispondevano con un sorriso imbarazzato e una grande malinconia negli occhi. Non amano parlarne e non hanno spiegazioni, non sanno darti nessuna motivazione, tengono per se i pensieri e i sentimenti, in fondo noi siamo solo di passaggio. Naturalmente ci sono motivazioni economiche ed altre che riguardano l’educazione della donna africana. Le donne africane faticano a prendere coscienza del proprio stato, anche quando la loro vita è negazione di speranze e di sogni.
Sarà un argomento da approfondire soprattutto con l’aiuto di altre donne.
La donna è la speranza dell’Africa. C’è invece chi teme la valorizzazione della dignità delle donne africane come una catastrofe per l’Africa.
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