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fantasmi o fantasie?

nella vita capita di vedere cose che non sembrano reali o sentire fatti e avvenimenti inverosimili.....bhe giudicate voi

 

 

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il libro di Thot

Post n°86 pubblicato il 28 Febbraio 2009 da beby85e

Thot è una Divinità rappresentata dagli antichi Egizi con la testa di Ibis. Ad egli viene attribuita l'invenzione della scrittura, quindi qualcosa di tremendamente "magico" per ogni tempo, ma a tutt'oggi restano ignote tanto le sue origini che la sua vera natura, nonché l'epoca esatta di una sua possibile permanenza terrena. Anche Thoth può dunque essere aggiunto alla lista dei possibili visitatori giunti da altri pianeti, se si predilige ritenere valida la teoria extraterrestre, oppure a quella delle divinità o potenze (Elohim, angeli, semidei), se si preferisce credere al mondo dello Spirito, oppure ancora a quella dei semplici Maestri, vale a dire persone in qualche modo illuminate o particolarmente dotate che in ogni epoca e cultura hanno contribuito in modo rilevante all'evoluzione della specie Umana. Sulla base delle fonti che abbiamo, vale a dire alcuni papiri e varie iscrizioni tra le quali la più nota e facilmente consultabile rimane la cosiddetta "Stele di Metternich" conservata al museo del Cairo, sappiamo solamente che in un'epoca imprecisata e collocabile all'incirca tra 40.000 e 9.000 anni fa, Thoth avrebbe appunto inventato la scrittura allo scopo di redigere il "Libro": testo "assoluto" che avrebbe descritto minuziosamente il rituale da compiere per giungere ad una completa trasformazione dell'Uomo da comune mortale ad ipotetica Divinità Re del creato. Il "Papiro di Turis", la cui traduzione venne pubblicata verso la fine dell'800, narra che un gruppo di iniziati Egizi facendo uso delle formule contenute nel misterioso libro avrebbero tentato una specie di colpo di stato ai danni del Faraone. Il golpe fallì miseramente e i congiurati andarono incontro ad una triste fine, ma immediatamente dopo la loro condanna il Faraone decise di completare l'opera decretando anche la distruzione del libro allo scopo di evitare ulteriori guai. 

Da questi eventi, ammessa la credibilità dei cronisti dell'epoca, si possono dedurre due cose: 

1) Che le formule contenute nel libro non furono malgrado tutto sufficienti a consentire ai congiurati di salvare la pelle, quindi non avevano valore "assoluto". 

2) Che il libro finì distrutto prevalentemente per ragioni di ordine pubblico. 

Si può quindi ipotizzare che il leggendario Libro altro non fosse che uno dei tanti testi Iniziatici illuminati fortemente destabilizzanti per il sistema e che le misteriose formule, come al solito, rispecchiassero, forse cripticamente, esperienze iniziatiche a carattere del tutto personale. 

Una seconda fonte, sempre storicamente attendibile, narra invece di un presunta maledizione del libro di Thoth che avrebbe portato allo sterminio una intera schiatta di Principi Egizi, portando infine, anche in questo caso, alla distruzione del papiro a scopo cautelativo. Nessun testo riporta tuttavia prove certe dell'esistenza terrena di Thoth né aneddoti sulla sua ipotetica vita e tutto quanto di lui rimane sono soltanto le innumerevoli rappresentazioni in forma di Divinità e le cronache dei culti a lui tributati. Si ritorna quindi alla domanda dalle cento pistole, dato che tutto si perde nella notte dei tempi tra leggenda, fede e immaginazione. Non é del resto tanto importante avere riscontri storicamente attendibili. Basti pensare che a tutt'oggi, a distanza di "appena" 2000 anni, si scatenano ancora diatribe su Gesù Cristo e le prove certe delle sua esistenza non sono storicamente meno confutabili di molte altre. Al di là dei riscontri e delle dimostrazioni più o meno scientifiche rimangono però i contenuti e soprattutto ha un valore quasi assoluto ciò che la figura, storica o mitologica che sia, rappresenta o finisce per rappresentare per l'intera Umanità. Nel caso specifico Thoth rappresenta il principio universale delle conoscenza e della conservazione attraverso la scrittura quindi, in senso filosofico, continua ad avere la sua importanza al di là di ogni possibile forma concreta...

 
 
 
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Nella valle dei morti

Nella valle dei morti sono entrato.
La mente ardeva possente, ho cantato.
Eco fischianti e arcangeli d’abisso
mi seguivan nel viaggio. Mi scortavano
fino alle ultime barriere dei mondi
esseri limpidi d’aria ed il ricordo
di saggi antichi e splendenti che un tempo,
aquile alte, guidavano il mondo.

Per un giorno ho veduto, ho contemplato il mare
dove giacciono le ancore dei velieri scomparsi.
Ho raccolto dall’albero di vita un rosso frutto,
l’ho accostato alle labbra, l’ho baciato e ho pianto.

Quando morsi, però, morsi il mio cuore:
svanì la gioia e tace il dolce canto.
Hanno chiuso i miei occhi, mi han rubato
il frutto rosso: il fanciullo è infelice.
Dalle case di pianto non sa uscire,
non vi è alcuno a sentirlo, non vi è alcuno.
In nessun luogo al mondo vi è qualcuno.

28.III.1987

   

 

 

 

 

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STORIE DI FANTASMI PER IL DOPOCENA

Storie di fantasmi per il dopocena

In questa casa (in promo piano nella foto) visse Ettore Scognamiglio, ebanista napoletano trasferitosi a Mantova nella prima decade dell'8oo. La pronuncia di Scognamiglio risentiva con forza del vernacolo d'origine: quando diceva buono, ad esempio, pronunciava quella U di buono più profonda di un pozzo, tanto che la gente mantovana si girava per strada colpita da un suono a cui non era abituata. E nelle mescite, e in bottega, e in piazza tutti gli dicevano, Ma come parli Ettore, con quella U sembra che muggisci!!! Il pover'uomo se ne fece presto una malattia. Tutti lo schernivano per la sua pronuncia, e Scognamiglio cadde in uno stato di prostrazione da cui uscì dopo un'anno, rendendo l'anima a Dio. Dopo tre mesi i mantovani incominciarono a vedere Scognamiglio nelle sembianze di un'apparizione fantasmatica. Girava per le strade di Mantova, Scognamiglio, ululando ai passanti un profondissimo Buuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuono.

 

 

                        

 
 
 

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