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DIRE O NON DIRE
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Amo la politica, sono abbastanza sveglia per smascherare i giochi di potere, mi inalbero se qualcuno attacca il mio consorte e faccio gaffes a profusione.
Alcune cose della serie raccontare a Bruno Vespa “gli affari miei “, le avrei accettate con riluttanza, senza però minimamente mostrare la poca considerazione che ho di tutto questo. Agghindata, così, “a misura d’altre”, sarei apparsa nella foto pubblicitaria del libro“L’Amore e il Potere “ ed. Mondadori ( manco a farlo apposta!!!) tra le mogli, le vedove e le amanti di questo e di quello, per il bene di mio marito e di conseguenza del mio paese. Per evitare la domanda “ma questa qui, chi cazzo è ??” avrei, con abnegazione, accettato di apparire con il cognome del mio sposo rinunciando a quello che è il mio, dal giorno della nascita. D’altraparte le mogli dei politici italiani, sono, com’è normale che sia, per la stragrande maggioranza dei cittadini, sconosciute.
Perché Repubblica? Ora che ci penso a me andrebbe bene anche una bella Monarchia.
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![](http://ripensandoci.files.wordpress.com/2008/06/testa-di-donna-che-legge-picasso.jpg)
Nascondono a tutti la loro condizione, che spesso vuol dire anche violenza fisica, lasciando però completamente svelato il loro dramma a chi fa parte della famiglia. C’è quasi una linea di demarcazione, chi è fuori è fuori chi è dentro è dentro e non può essere salvato. Anche idue tentativi di suicidio di questa donna avvengono davanti ai figli, come per rigettare un’inutile speranza.
Spesso all’interno diquesti nuclei familiari si insinua un nemico subdolo e incontrollabile: l’alcool. Maria in divisa bianca è sicura, attenta e apprezzata da tutti. Proprio la sua forza è spesso d’aiuto ad altre donne apparentemente più timorose e fragili. Non teme nessuno, e più volte ha dovuto, nella professione, scontrarsi con l’ignoranza e l’inettitudine per salvaguardare l’integrità sua e dell’ambiente di lavoro. Corre rischi, persegue il suo scopo conintelligenza e perseveranza. Legge, è informata su tutto, va ateatro, una vita quasi normale, se non fosse per quell’incapacità di dire no ad un marito che, in famiglia, impone la sua volontà spesso ottenebrata dall’alcool, se non fosse che per anni non ha difeso se stessa e la figlia, se non fosse che in fondo non ha conosciuto l’amore, se, se e altri 1000 se. Le storie possono contenere alcune varianti, ma purtroppo sono fisse su altre:l’incapacità di reagire, di alzare la testa e di difendere se stessa e i figli, accettando questa condizione come …”perdisgrazia ricevuta”.
Non ho detto niente dinuovo, lo so; ma Maria adesso si è innamorata, per davvero. E’quasi tornata bambina nelle sue emozioni e nel suo sorriso, ma è diventata una mamma per quell’uomo che negli anni è invecchiato con lei. Lui beve ancora un po’, combina qualche pasticcio, ma ora si affida a lei come ad un’àncora, docile come chi sa che nessuna altra zattera gli sarà mai lanciata. E Maria che finalmente potrebbe respirare in sintonia con il mondo, si lascerà probabilmente portare su quella zattera che, se è vero che navigherà in acque ormai sicure, la terrà, nello stesso tempo, lontana dall’unica possibilità di realizzare un sogno che la vita, se pur in ritardo, le aveva offerto. “Ti sbagli” mi ha detto Patty con la solita sicumera di chi pensa di non sbagliare mai ”non se ne andrà. Ma seanche dovesse scegliere di abbandonare il marito stai pur certa che l’uomo di cui si è innamorata avrà forse un’altra età, un altro sorriso, abiti diversi, ma di poco si allontanerà dal tipo d’uomo che lei si è scelta quasi 40 anni fa. Ma poi, non cambierà vedrai, avrebbe potuto farlo 1000 volte; una yeswoman non va da nessuna parte”
Senza speranza dunque. Mi ero solo illusa per un po’, ma riflettendo sulle sue parole ho cominciato a pensare che forse, ha ragione da vendere. La condizione di maria non è “per disgrazia ricevuta” ma “per disgrazia ricercata!”.
a.b.
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Dell'intelligenza e dell'imbecillità
Dell’intelligenza non ti fidi.............quanti potrebbero millantarla!!!!! E così la quantifichi, se vuoi, addirittura la attesti con una prova che ti dichiari e soprattutto, lo dichiari agli altri, quanto tu sia sveglio, pronto e perspicace.
Parlo naturalmente del Q.I. molto diffuso negli U.S.A. un po’ meno da noi.
D’altra parte è una cosa troppo seria e mi sembra giusto fare almeno un test, mettere la croce al posto giusto su una qualche progressione di numeri o su un paio di quadrati che smontati e rimontati devono formare altre figure già catalogate in qualche libro di geometria.
Insomma non ti devi comportare come ad uno ” Scarabeo” truccato, perché qui se ne accorgerebbero subito.
Qualcosa però mi sfugge: perché non si fa lo stesso con i cretini, gli stupidi, gli imbecilli?Perché non dare a chi non sa di appartenere a questa categoria la stessa possibilità che si concede ai loro opposti colleghi? Chissà poi se ci sono dei geni che si credono imbecilli? O imbecilli che si credono geni? Di quest’ultima ipotesi ne sono più che certa.
Comunque tornando alla domanda iniziale chissà perché nessuno ha pensato di strutturare un Q.I. che non stabilisca il quoziente d’intelligenza ma quello d’imbecillità.
Sarà che la vita a volte è tanto complicata, ma vi assicuro che da un po’ di tempo, una sana imbecillità misurata, catalogata e dichiarata mi semplificherebbe le cose molto di più dell’incontro con un genio. Se è vero che, in alcuni casi, la patente d’imbecille ti viene rilasciata con molta più facilità e frequenza di quella di genio, è pur vero che, da sempre, verba volant e che, se anche mi appellano imbecille ogni santo giorno della mia vita appena mi metto alla guida, è pur vero che questa attribuzione è arbitraria, soggettiva e, senza nulla di scritto, difficilmente documentabile.
Perché vi sia un suggello deve essere catalogata, deve passare attraverso uno schema che, convalidato da esperti, permetta di stabilire le regole e i percorsi logici che stabiliscano per sempre che “Io sono un IMBECILLE” e sull’attestato ci siano anche i millesimi.
a.b.
Scritto da hesse_f su DIRE O NON DIRE...
Grazie al blog PENNA CALAMAIO
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DIRE O NON DIRE suicidio Una persona a cui voglio bene, si vuole suicidare. Una volta, questa persona, mi disse che la frase più stupida e, a suo parere insensibile, che si era sentita dire era “ Pensa quante persone vorrebbero essere al tuo posto?”. Oltre che insensibile mi sentirei cieca, sorda e imbecille. scritto da: hesse_f su: DIRE O NON DIRE...
Grazie al blog PENNA CALAMAIO |
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Adesso non più, sono vecchia e stanca. Ma c’è stato un tempo nella mia vita in cui pensavo che alcune delle cose che per me erano importanti, prendessero, in un certo senso, un’anima e quindi necessitassero di un nome. La pigrizia poi, per fortuna, rimetteva ogni cosa a suo posto, così se il primo gatto ( e adoro gli animali….) si chiamò gatto, pensate come si poteva chiamare la macchina fotografica o la moto??
Mi piaceva, comunque pensare che ci fosse un nome nel loro destino, ed ero altresì convinta che spesso lo meritassero più dei tanti claudio, maria o giovanni che avevo conosciuto. Se i blog avessero avuto un nome avrebbero di conseguenza avuto un onomastico e, se hai un onomastico a maggior ragione devi avere un compleanno. Tutta questa impalcatura, che non riesco a far star in piedi senza vergognarmi un po', è il risultato di alcune domande che hanno cominciato a prendere vita quando DIRE O NON DIRE si stava avvicinando alle 100.000 visite. Presupponendo che il mio blog, e quindi anche i vostri (!!?), avessero un’anima, mi chiedevo “Come festeggiano i compleanni?”.
gennaio 2010
non ho alcuna idea di cosa fosse successo al “blog penna e calamaio” ma, sapendo che è tuttora vivo e vegeto immagino che abbia brillantemente superato il momento critico (eh morton!). La crisi continua, invece, per me se, per riaprire le porte di questo spazio, non ho saputo fare altro che rispolverare un vecchio post sempre accantonato.
a.b.
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