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Infertilità ecografia esami di laboratorio Causio ginecologo eterologa

Post n°99 pubblicato il 03 Aprile 2015 da ekeo

La visita ginecologica riveste un ruolo di fondamentale importanza nella vita di una donna, ma da sola non basta a dare un quadro completo del suo apparato genitale, soprattutto nella donna in età fertile e con problemi di infertilità. Si ricorre pertanto ad un esame ormai entrato nella routine quotidiana dei medici ginecologi ed ostetrici cioè l’ecografia, che può essere pelvica o endovaginale. Essa ha come vantaggi il basso costo, la rapida esecuzione, la ripetibilità, ma ha come limiti la perizia dell’operatore, l’interpretazione in tempo reale dell’esame, artefatti di vario tipo, ostacoli all’esecuzione come meteorismo (gas) intestinale, struttura della paziente (tessuto adiposo in eccesso per esempio) e strutture ossee.

Per garantire una migliore visione e caratterizzazione delle strutture da analizzare in relazione a problematiche d’infertilità (utero, ovaie e annessi) è preferibile che questo esame venga effettuato per via endovaginale. Si tratta di un esame ripetibile poiché gli ultrasuoni utilizzati non sono assolutamente dannosi per la salute, a differenza delle radiazioni ionizzanti utilizzate per le radiografie. Un’attenta valutazione ecografica consente di individuare alcune delle cause responsabili dell’infertilità femminile: cause uterine, come neoformazioni benigne (es. fibromi e polipi) o malformazioni congenite (utero unicorne, utero sub-setto) che alterano le caratteristiche della cavità uterina ostacolando il processo di impianto dell’embrione; cause ovariche, come l’endometriosi e la micropolicistosi, patologie che determinano una funzionalità alterata delle ovaie nonché produzione di ovuli di scarsa qualità; cause tubariche di una o di entrambe le tube con raccolta di materiale infiammatorio al loro interno e relativa dilatazione (sactosalpinge). Questo screening ecografico oggi si può eseguire anche con immagini tridimensionali (ecografia 3D), consentendo all’operatore di valutare l’endometrio nelle diverse fasi del ciclo allo scopo di misurarne lo spessore e valutarne l’aspetto e compararli con i livelli ormonali riscontrati. È inoltre possibile verificare le caratteristiche della vascolarizzazione uterina, strettamente correlata con le percentuali di successo della fecondazione assistita, mediante il Doppler delle arterie uterine per il calcolo degli indici di resistenza (RI) e pulsatilità (PI).

L’ecografia è inoltre coinvolta nelle più importanti fasi di un trattamento di fecondazione assistita: serve infatti per:

  • la valutazione della risposta ovarica (con o senza terapie di stimolazione);
  • il recupero degli ovociti mediante ago-aspirazione follicolare;
  • il trasferimento embrionale.

Recentemente è stato introdotto nella pratica clinica un nuovo approfondimento di tipo ecografico, la conta dei follicoli antrali, che si effettua all’inizio del ciclo mestruale ed è utile per la valutazione della riserva ovarica (funzionalità residua dell’ovaio). Essa è direttamente correlata alla probabilità di gravidanza dopo tecniche di fecondazione assistita: sembra infatti che maggiore è il numero dei follicoli antrali, maggiore sia la possibilità di recuperare ovociti in seguito a una stimolazione ovarica.

A questo nuovo dato si associano i seguenti dosaggi ormonali in tutte le donne che afferiscono ai centri di procreazione medicalmente assistita, ma in particolare a quelle che mostrano notevoli difficoltà ovulatorie nei cicli spontanei:

  • Dosaggio sierico dell’ormone antimulleriano (AMH) in qualsiasi giornata del ciclo, che nel maschio è prodotto dalle cellule del Sertoli mentre nelle femmine è prodotto dalle cellule della granulosa. Nella donna l’AMH viene secreto dalle cellule della granulosa dei follicoli pre-antrali e dei piccoli follicoli antrali con il compito di regolare la crescita follicolare e di inibire il reclutamento e la crescita dei follicoli non dominanti.
  • Dosaggio di AMH può essere usato come indice di risposta ovarica nelle donne sottoposte a stimolazione follicolare multipla per fertilizzazione in vitro (IVF). Molti studi concordano nell’affermare che il valore di 1,26 mg/ml è cruciale: con valori superiori si può predire una buona risposta (> di 4 ovociti), con valori inferiori una scarsa risposta (< 4 ovociti) e per valori inferiori a 0,5 mg/ml una risposta scarsissima (< 2 ovociti).
  • Dosaggio plasmatico dell’ormone follicolo stimolante (FSH) nella seconda o terza giornata del ciclo, per il quale si può prevedere una determinata risposta alla stimolazione a seconda se il valore basale ottenuto rientra in uno dei seguenti gruppi, FSH <15 UI/L, tra 15 e 25 UI/L e >25 UI/L [2].
  • Dosaggio plasmatico dell’inibina B in terza giornata del ciclo.
  • Dosaggio dell’estradiolo (E2) in seconda o terza giornata del ciclo.

Altri elementi da tenere in considerazione ai fini dell’ottenimento di una gravidanza da tecniche di PMA sono le variazioni drastiche di peso, il fumo che riduce più rapidamente la riserva ovarica, l’uso indiscriminato di alcol o droghe.

Di grande rilevanza sono anche alcune patologie autoimmuni, intolleranze alimentari, squilibri ormonali.


Sezione di Fisiopatologia della Riproduzione

 
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