Il caporal Padrone

Post n°30 pubblicato il 17 Maggio 2008 da elcana
 
Tag: poesie

veggo



Veggo col l'alma mia
quand'ero io
assiso con li altri alla gran piazza
quando ancor presente mattutina
all'erta stavo al chiamo del padrone
quand'ei s'avvicinava e m'indicava
dov'ero destinato a dar sudore;
ma prima di far ciò ben mi guardava;
come si fossi stato della bestia soma, un pari anch'io.
Dovevo dargli frutto col lavoro
cambiando quello con poca ricompensa
giusto giusto bastar dovea a quei,
ch'eran la donna mia con i suoi figli.
E se all'alba ei s'accorgea
ch'io non fossi quel giorno all'uopo buono
al bavero attaccato ei mi diceva:
no, tu non venire, e mi lasciava;
e ci toccava, di poi, stringer la cinghia.

Or sono assiso, sì, ma in altri siti
veggo quanto è cangiato tutto quanto il mondo
veggo altra gente e la modernità
veggo,confuso in mezzo a tutti quei
quel tizio che dicea a me:
di non mangiare.

 
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IL Faro

Post n°28 pubblicato il 19 Febbraio 2008 da elcana
 
Tag: poesie




U faru




Carunu li pampini di l’arvuli,
Sutta ddu vientu ca veni friddu i dda.
U cielu è sempri blu e u mari è gruossu,
N’te me muntagni cari a prima nivi.


Russi li facci di li vicchiarieddi,
Luciti l’uocchi di li pittirussi.
Cu scuru avruoi si sientunu passari
Pi ghiri a fari l’ova aunni sannu.

Ma, com’è veru, ca, Diu è lu Signori
È puru veru ca ci su li fari,
Ca sempri fermi fannu u so doveri
E dununu na manu a li cristiani.


Canusciu iò du fari cu quttru uocchi,
Ca, lustru fannu puru quannu è juornu
E puru s’un si firunu di curriri
U so duviri fannu e nun lu sannu.


Il faro vuole essere un’attenzione e un riconoscimento a tutti coloro che pur essendosi impegnati nella vita ad un certo punto per motivi vari diventano inutili,essi stessi si valutano tali.
Il faro vuole rivalutare queste persone con handicap con un rispetto dovuto almeno dalle persone più care.
Il faro è la luce nella notte che guida noi naviganti della vita, indicandocene il giusto percorso.
Si sente il dovere soprattutto quando noi stessi ci apprestiamo nel nostro autunno,proprio quando, cadono le foglie con una vita che ti riserba ancora incertezze,facendoti venire i brividi o nella serenità e tranquillità tipiche dell’espressione di un cielo blu o di montagne innevate,
Ci specchiamo nelle facce che incontriamo,guardiamo altri occhi , incontrando i nostri, simili a quello del pettirosso.E poi ancora sentiamo nella notte il migrare degli aironi con similitudine a coloro che lasciano la proprio terra per trasferirsi altrove.
Il tutto si fonde con la natura.
Ma è una verità l’esistenza di Dio
E’ una verità che esistono anche i Fari.
Essi sono fermi,non corrono,non fanno,non si alimentano da soli
Essi sono i nostri cari. Ci hanno donato la vita.
Oggi,essi sono per noi il riferimento. Un riferimento indispensabile che andremo di più ad apprezzare negli anni a venire.
Essi non si rendono conto di quello che ci donano con la loro presenza .

 
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Autunno

Post n°27 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da elcana
 
Tag: poesie

Autunno

Rotoli di ore
rotolano come fiume
al mare fine.

Galleggia ramaglia
cerca riparo
all’ansa o allo stagno
per affondare fronde.

Vita riavere ancora
e fiori ancora
e ancor forza
ancora amare
trovato amor.

 
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Carnevale

Post n°26 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da elcana
 
Tag: poesie



Carnevale

Carnalivari





Avi di pezza li vrazza e li manu

ma n’ta lu cori n’anima teni

avi la facci di milli culura

e sciala e sciala e cchiù vo scialari

iddu t’aballa ti sona e ti chianci

curri si ferma talia e puoi scappa

arrampa arrampa pi li vaneddi

uncueta genti e scantari li fa

puoi si v’appiccica nta lu barcuni

pi cogliri nciuri c’aduri fa

l’avi a dunari pi canciu o durcieri

ca cosi duci ci fici mmintari

cannola,chiacchiri chi diaulicchi

cu li culura scialusi com’iddu.

Dunni vinn’iddu nuddu lu sapi

anna avi a ghiri è sulu n’misteru

di cu è figliu nuddu l’assenti

e di so patri la razza spariu

Sulu si sapi ca porta llegria

e li uttazzi sculari fa

a ddi cristiani ca muti attruvau

ca lesta li lasa passannnu i tri dì

faciennusi chianciri e arrriurdari

tutta la stuoria di carnilivari.





Carnevale



Ha di straccio le braccia e le mani

ma nel cuore ha un’anima

ha la faccia di mille colori

e ride e ride e ancora vuole ridere

lui ti balla davanti ti suona e ti piange

corre si ferma guarda e poi scappa

corre e scappa per le viuzze

disturba persone facendole impaurire

poi si arrampica su un balconcino

per raccogliere un fiore profumato

lo deve donare al pasticciere

perché per lui ha inventato ricette,

“cannoli, chiacchiere guarnite di pallini colorati(diavulicchi)”,

buffe come lui.

Da dove è venuto nessuno lo sa

nessuno sa dove andrà

di chi è figlio nessuno sa

del padre non si conosce neanche la razza.

Si sa solo che porta quell’allegria

che fa vuotare le botti

a quelle persone tanto serie e silenziose

che presto lascerà passati i 3 giorni(durata del carnevale)

facendosi piangere e ricordare da tutti.

 
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Al Bivio

Post n°24 pubblicato il 29 Gennaio 2008 da elcana
 
Tag: poesie

Al bivio

Quando conobbi lei
non ho ricordo
perché non la vedevo,
tanto, sì vicina.
Avevo interesse sì
ma a suoi parenti
e a dire il vero solo per sua figlia.

Vedevo lei foss’una estranea
che non c’entrasse niente a sentimento
Non che di parola fosse schietta,e aperta,
sembrava anch’essa neutra con me.
Essa accenno avea di concordanza
di torti mai a me ne fece uno.
Avea il modo da fare silenzioso
lasciando in dubbio per socievolezza.

Era così e basta, fatta alla buona
e forse il cuore a lei battea più che di me.

La vita a lei serbato avea i sacrifici,
poco a girarsi attorno e nulla fare
anzi per la famiglia, sua, dovea sudare
e a problemi grossi, a, sottacere.
Era il destino ormai di tutti noi.
In confidenza
m’ero innestato a lei come vitigno
e di staccarmi ormai non fui capace,
provando io per lei tal sentimento,
da vederla anch’io come mia mamma.

 
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Naturando

Post n°22 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da elcana
 
Tag: poesie

NATURANDO


L’Alpe or vedo luccicante il mio
Col verde e il bianco sposi
E l’eco a rimbalzar su quei
M’arriva dentro e non so dirmi come


Tutto non sa di terra e non di mio
Che quasi m’ atterrisce e me sgomenta
Poi che il silenzio l’alimenta
Senza ch’io possa dar parvenza


E cosa dir di cosa m’impedisce
D’aprir sbarrati gli occhi a meraviglia
Quel soffio tal leggero a piuma
Che aria non è ma è respirar di fata


M’avvolgo allor alla mantella doppia
Cercando in quella risposta che mi manca
Trovando ricordo di bambino
L’essere stretto al grembo della mamma

 
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Fantasticherie

Post n°21 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da elcana
 
Tag: poesie

Fantasticherie



Rullo di tamburo
ad annunziar l’arrivo d’una lei
che come ombra vedi e poi sparire
e in un momento a vista, eccomi qua.

Guardar con attenzione per scoprire
che manca qualcosa e che non c’è
qualcosa a dire il vero e non so dire
quello che possa mostrarla tutt’ essa com’è.

Allora ancor rullo
rullo nella mente
di vederla mentre pensa e scrive
di vederla solo riflettente
d’inventarsi di zucchero parole
perché d’altro parlar le viene male
perché ha nel suo Io, voler donare
col palmo della mano e il suo buon soffio
un bacio che lontano arriverà.

 
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Sessine Gennarine

Post n°20 pubblicato il 04 Gennaio 2008 da elcana
 
Tag: poesie





Sessine Gennarine

Care vecchine per bimbi e bambine
se vengon di notte, di giorno non so.
Portan esse un sacco o la sporta
piena di cose c’han suggerito
le letterine ,di cuor inviate, al bimbo Gesù
Non sono bruttine ma solo vecchine.
Sognatele belle, perché furon lor
quando bambine, tanto carine
e sogni fatti ad altre vecchine
d’averle vicine dentro un calzin
assieme a zucchero e caramelle
e quel che piace a tutti i bambin.
E quella scopa .in fondo a che serve?
A spazzolare i brutti pensieri
a spazzolare angosce e pene
che sol bambino sa costruire
Allor con festa si vuol ricordar
di queste vecchine malconce e bruttine
chiamandole, appunto, col nome Befane
San loro dar non solo dolcetti,
ma come di mamma,
bacetti d’amor.

 
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Il nuovanno

Post n°19 pubblicato il 29 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie

Il nuovanno

Salta un tappo e segue l’altro
quando è notte di Silvestro
e la gente dimentica e invita
quello che fu e quel che verrà.
Al vecchio,forse,solo uno sguardo
al nuovo di contra!!!!!! Ruffiano è l’uman.
Si vuol ch’entrando porti fortuna
che porti soldi ma tanti soldi
a far felici tutti in famiglia
giocando e vincenti nell’anno che vien,
che porti salute e l’allegria,
anche per quei che voglia non hanno
per quel recente passato a lor regalato
della sortita di un loro caro
p’aver presenziato,forse,poi tanto
agli onomastici del caro Silvestro.
E’ giusto,dunque, che venga trattato
a par di bimbo venuto alla luce
come di Maria il suo Bambinello
ch’ebbe la luce di brilla cometa.
Abbia per luce gli occhi dell’uomo
che migliorar essi vorranno
Dovranno scrivere proprio di lui
tutti i ricordi del tempo che fu.

 
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Il Duello

Post n°18 pubblicato il 26 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie

Il Duello



Con forza attenagliaron le spade
L’arma cingean con le mani assieme
Poscia che al duellar la sfida avean già tratta
E il metallo forgiato essi facen sonare


Eran d’onore e rispetto volean
Muti senz’odio e reverenti ai re
Colpi brandivan dalla destra e manca
Presto speravan di chiuder la falla


L’ora tardava e il duellar fiaccava
Il sudor vestiva il sangue a schizzi
Che copioso sembrava uscir da nari e pori
Che l’armi prodotto avean sì taglienti e acuti.


Maestri d’arme , ricchi vassalli o cavalieri
Che giammai vider fatica sì profonda e dura
E l’altrui dolor mai consideraro


Incrociaron lo sguardo ma le spade il cuoio .
(si uccisero a vicenda)




Contesa atta a risolvere,con armi e modalità convenute,i conflitti di interesse e di onore.
In Letteratura tanti gli autori che si sono addentrati in queste guerre individuali.
Oggi La cavalleria non va intesa nel significato antico della parola. La borghesia ormai haesautorato l’aristocrazia. Essa ha sostituito alla forza la fortezza; al coraggio militare quello civile; alla spada l’idea. L’aristocrazia debellata si è rifatta dalla sconfitta, regalando ai nuovi arrivati i ferri vecchi; e mentre il borghese irride i titoli nobiliari, si affanna dietro ad una miserabile croce di cavaliere e sfida a singolar tenzone e,quando può, uccide chiunque gli ostacoli la via del piacere,della ricchezza,o della vanità.
Siamo giunti al punto oggi , che un calzolaio se fa delle buone scarpe, vuol essere creato cavaliere,onde gli sia lecito,quando occorre,di sfidare e uccidere in combattimento singolare colui che non trovò le scarpe di suo gradimento.

 
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La Buonanotte

Post n°17 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie

La Buonanotte

La sento farsi vicina
per portar seco me.
Come di donna che
a consolazione segue
l’amore più che fu pria
a rispetto del rilassato
corpo d’Esso assopito.
Quando, levandosi dal fiato,
dona
come madre al bimbo
coltre al naso.
Strattono anche se l’ora è tarda
non voglio lasciar ancor il dì trascorso
forse a paura, del nuovo,
ch’annuncia con il canto il gallo,
che spinge me, dentro, al dover,
perch’io lo devo.
Per soddisfar le bocche che tan’tamo.
E,allor, lor sogno.

Sento la stanchezza per aver trascorso la mia giornata.E' notte
Si potrebbe paragonare la notte a una donna che finito di fare all'amore si rivela
donando
un'amore diverso come quello di una mamma,coprendolo come proprio fa
una mamma rimboccandogli la coperta come a un bambino.
Resisto alla notte ho fatto tante cose e ne vorrei fare delle altre .
Tutto questo  quasi mi fa paura quando ci si pone la domanda del domani.
Vari rumori mi indicano  l'ora tarda.
Domani ho il dovere di andare  a lavorare
Devo lavorare
Ho il dovere di sostenere la mia famiglia.
Che io tanto amo
Ormai sono a letto e mi addormento pensando loro

 
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Il gioco dei grandi

Post n°16 pubblicato il 16 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie

IL GIOCO DEI GRANDI



Anche i grandi giocano
Giocano stranamente
A giochi che non esistono più
E allora cercan le regole del gioco


Il gioco che cercan è quello dei bambini
Sognare , mangiare , piangere , avere ;
avere chi sognare , avere da mangiare avere da piangere ,


La mano tesa chiede figli a figli
Chiedendo loro le regole del gioco ,
Le mani tese cercano consiglio
Al padre e al culto .


Invano , il gioco non c’è
Tutti sono andati via portandosi quel gioco
E allor lui e lei con in man la mano
Aspettano a partir per giocar lontano .

 
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La bancarella

Post n°14 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie

A loggia


O latu, dda, da porta da gna rosa
Ci sta un cristianieddu nicu nicu
Ca pì darisi viersu n’ta so vita
Vinnia, pupi di lignu e canciuli a culuri .
Pì fari stari sori i picciriddi.


Di tutti li festi, era iddu u re,
Pi tutti li santi arriurdati
Chiazzi viria agghiurnari e notti fari,
Pì purtarisi a casa na vastedda.


Iò m’arriuordu, nicu picciriddu,
Talari n’ta so loggia,
Un sacciu cuomu,
No pi curiosità di pupi i lignu
Ma p’aviri pena d’iddu ch’era struoppiu.









La, vicino dove abita la signora Rosa
abita anche una persona molto piccola
la quale per potere campare
faceva l’ambulante vendendo giochi e marionette variopinte,
per incuriosire e tranquillizzare i bambini.

Lui seguiva i programmi delle sagre di paese
Lui con la sua bancarella era visitato da tutti.
Dormiva per strada.Lui il RE
Si levava presto andava a riposare tardi
(vedendo far giorno vedendo far notte)
Il tutto per guadagnare pochissimo
(Giusto per comprare il pane)

Mi ricordo io bambino
andare a guardare nella sua bancarella
non capivo veramente,
perché non ero curioso dei giochi e delle marionette
ma per sentire compassione dell’uomo piccolo e storpio.



"Sono solo marionette, ma soffrono esattamente le passioni degli uomini.
E noi che siamo uomini, forse appariamo, nelle nostre passioni, ridicoli
e grotteschi proprio come marionette"…



La malinconica storia di una marionetta infelicemente innamorata che ispirò l’immortale balletto di Igor Stravinskij

 
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Carnevale

Post n°13 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie

Carnevale Carnalivari Avi di pezza li vrazza e li manu ma n’ta lu cori n’anima teni avi la facci di milli culura e sciala e sciala e cchiù vo scialari iddu t’aballa ti sona e ti chianci curri si ferma talia e puoi scappa arrampa arrampa pi li vaneddi uncueta genti e scantari li fa puoi si v’appiccica nta lu barcuni pi cogliri nciuri c’aduri fa l’avi a dunari pi canciu o durcieri ca cosi duci ci fici mmintari cannola,chiacchiri chi diaulicchi cu li culura scialusi com’iddu. Dunni vinn’iddu nuddu lu sapi anna avi a ghiri è sulu n’misteru di cu è figliu nuddu l’assenti e di so patri la razza spariu Sulu si sapi ca porta llegria e li uttazzi sculari fa a ddi cristiani ca muti attruvau ca lesta li lassa passannnu i tri dì faciennusi chianciri e arrriurdari tutta la stuoria di carnilivari. Carnevale Ha di straccio le braccia e le mani ma nel cuore ha un’anima ha la faccia di mille colori e ride e ride e ancora vuole ridere lui ti balla davanti ti suona e ti piange corre si ferma guarda e poi scappa corre e scappa per le viuzze disturba persone facendole impaurire poi si arrampica su un balconcino per raccogliere un fiore profumato lo deve donare al pasticciere perché per lui ha inventato ricette, “cannoli, chiacchiere guarnite di pallini colorati(diavulicchi)”, buffe come lui. Da dove è venuto nessuno lo sa nessuno sa dove andrà di chi è figlio nessuno sa del padre non si conosce neanche la razza. Si sa solo che porta quel’allegria che fa vuotare le botti a quelle persone tanto serie e silenziose che presto lascerà passati i 3 giorni(durata del carnevale) facendosi piangere e ricordare da tutti.

 
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Il pozzo

Post n°12 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie


Il pozzo

U PUZZU


Si t’affacci n’ta na ucca i puzzu
Viri na facci ca certu t’assumiglia
Ma criri a mia tu nun si sicuru,
Eni sulu u patruni di lu puzzu .


E’ sulu l’illusioni ca si tu ;
Iddu è dda sutta e fa cuomu vuoi tu .
Ti sciala si tu sciali, ma criri a mia un si tu .
Cumminciti a taliallu cuomo na facci strania .


Si pruovi a chiacchiariaricci cu l’uocchi,
Sarà n’duvino di chiddu ca passasti,
Di chiddu ca tu pienzi e chi farai ;
Cuomu parrassi sulu cu to cori .
Ma un sini sulu tu … ma siti rui .






Il pozzo

Se ti affacci dalla bocca di un pozzo
vedi una faccia che certamente ti assomiglia
ma credo che non sei sicuro di essere tu.
Egli è il padrone del pozzo.

E’ solo illusione che sei tu, a specchiarti.
Lui è in fondo al pozzo e segue i tuoi movimenti,
ride se tu ridi ma credimi non avere la certezza di essere tu
Guardalo come se avesse un altro volto

Se provi ad avere un’intesa con lui
lui saprà dirti della tua vita passata
di quello che tu pensi e che farai
Come un parlare con te stesso(illuso)
Non sei solo tu in quel momento, nel pozzo,siete in due.


Scrivere dietro un nikname è come guardare
dentro un pozzo o uno specchio dove di identità
conosciamo solo la nostra e quello che ci aspettiamo è di
sentirci rispondere dal nostro Io riconoscendogli un’altra identità.

 
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San Valentino

Post n°11 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie


San Valentino


L’angelo prese e vola via
cerca le stelle dell’allegria
cerca la gente che Viva Maria
vivono assieme in su la via.
Siano di casa e maritate
o di fatica con mani rugose
o signorine ancora bambine
ch’hanno nel cuore il sogno del Dì.
Poi sulla nube ancora tant’Angeli
ad indicare la casa e poi l’uscio
di nonna Fedra e nonno Mariano
che quando vanno,vanno per mano
e non si lasciano mai lontano.
Guarda con cura di protezione
tutte le coppie di sani pensier
che di famiglia ne hanno il desir
e di fanciulli orgoglio essi aver.
Anche coloro che s’amano a a forza
perchè la sorte a loro donò
l’anonimato con gran dolor
d’essere amanti o meretrici
d’un signorotto o del loro padron.
Ecco che l’angelo coll’ala li sfiora
mentre quel Santo li benedice
non acquasanta ma tanti baci
non paroline m’abbracci tanti
devono tutti sentire il calor
del Valentino e del suo amor.

Metticaso che:
San Valentino per scendere tra noi
si faccia accompagnare da un'angelo
passando dalle coppie da tempo unite in matrimonio
da ragazzette romantiche e dalla casa di due vecchi,nonni. che ancora innamoratissimi si tengono per mano(nonna Fedra e nonno Mariano)
Vanno a trovare anche gli innamorati sfortunati,quelli che l'amore lo vivono di nascosto.
L'angelo li sfiora, San valentino li abbraccia e li bacia infondendo loro il calore dell'amore

 
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La targa Florio

Post n°10 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie

La targa Florio

A genti , chidda di na vota
Si senti u cori ruossu , chinu d’arriuordi
Si senti a peddi farisi arrizzata
Sientiennusi du tiempu scarruzzata
Mmienzu ddi Nuomi mmienzu chiddi scrusci
Ca furunu Chiddi di machini di cursi .


E’ vita puru , arripigliari sciatu
Cu na sciasca di vinu pi davanti
C’avi a sapiri assai di ddi cantini
Ch’ebbi un certu Floriu fatti chini
Tali e quali li strati da me casa .


Chi confusioni , quali u me piaceri
Tanti li priparativi tanti li nuttati chiari
Ddi riscursi , ddi valutazioni , ddu parrari
Pàriri ncignera ,meccanici e gummisti
Parrari cu dd’autisti ca furunu l’artisti .


Ormai e tardu ; sti cosi un ci su cchiù
Arrestunu li strati unchi e abbaddati
Arrestunu li scritti n'te cunetti
Ca furunu fantasii du zu Totò
E di tutti chiddi cuomu nui ,
Ch’ebbiru a campari n’ta sta Vita .







La gente non giovanissima
si emoziona ,gli si accappona la pelle
nel ricordare altri tempi
quando si disputava,ancora, la Targa Florio, circuito abilitato a svolgere il campionato mondiale Marche d’automobilismo.
Era la festa dell’anno, non un santo,non una sagra, era la festa delle Madonie. Più luoghi
più comuni, erano investiti da magia assieme, agli abitanti del posto e dintorni,
al giornalismo mondiale, a tanti altri, che costellavano l’intero tragitto pari a 62 km.circa.
La semplice competizione si svolgeva in una domenica di primavera. A monte c’erano i collaudi e solo quelli del posto potevano per un certo periodo assistere alle messe a punto delle automomobili , i piloti erano dei veri e propri collaudatori del veicolo.
Provare in continuazione la macchina su quelle strade, che venivano tenute fresche d’asfalto
proprio da quella gara.
Tante marche d’auto più famose al mondo.Marche che hanno dedicato un posto nella propria scuderia con modelli ad hoc.
Cosa dire dei piloti che per quel giorno vestivano anche l’abito della storia della Targa, targata 1906.
Dal Nazzaro al Nuvolari, e tanti ancora ,Gendebien,Rodriguez e poi ancora,Bandini, Castellotti,
Vaccarella(ninni)così lo chiamava un suo fan(fedelissimo),e tanti altri ancora .

Il riconoscimento principe di questa manifestazione è dovuto a colui che ha voluto e ideato, appunto, questa gran festa. Si, forse, la Bell’Epoca ebbe la sua parte ma coloro che lo.
Hanno conosciuto e altri potranno ricordarlo come Siciliano per la sua Sicilia.

E’ giusto che dopo il lavoro
Venga il momento di rilassarsi
Magari seduti comodamente
A sorseggiare vino da cantine Florio
“lo stesso” che ha saputo anche valorizzare.
La nostra isola. Rendendola famosa
Con la manifestazione sportiva.

In quella confusione provavo piacere
Ci si organizzava per essere sul campo il più possibile.
A volte non si dormiva la notte
Ci si trasformava in tecnici motoristici,
Gommisti e progettisti
Essere coinvolti, dagli stessi piloti, (quando si fermavano per rifocillarsi).
A dire anche la nostra.

Purtroppo, ormai la Targa Florio non è più iscritta a calendario.
(alcuni l’hanno dichiarata mancante di sicurezza)
Adesso rimangono le strade con ancora le scritte
incitanti e inneggianti ai vari famosi corridori,
strade che vengono manutenzionate meno
che ,comunque,appartengono ai nostri ricordi.

 
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Ragazzi

Post n°9 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie


CARUSI



I carusi su cuomu l’acieddi,
Scuvanu,
Si pasciunu,
Impinnanu, e poi volunu .


Ci sunnu :
Chiddi ca spiccanu luntanu,
Chiddi ca carunu e rivolanu
E chiddi ca vannu n’mucca o iattu .


E a mamma cu l’ala a cummiglialli,
Forti è l’amuri .
Ma si leva è miegliu assai,
Forsi hannu ancora na spranza di sarvizza .


quasi prosa


I ragazzi sono come gli uccelli
essi nascono dopo tante attenzioni
sono imboccati,guardati con riguardo
poi mettono le penne,crescono,
essi hanno bisogno di lasciare il nido
i propri fratelli, la propria madre.
ci sono quelli che hanno acquisito
abbastanza esperienza e,
spiccano lontano il primo volo;
volano e non cadranno mai più.
Ci sono anche uccelli che cadono
dal proprio nido ma ce la fanno lo stesso
a riacquistare il volo, ce la faranno lo stesso questi figli.
Ci sono quelli che saranno preda di qualcuno
perchè deboli.

Ecco la mamma sempre pronta a
difendere questi figli(a coprirli con l'ala) rischia se stessa per loro
vorrebbe fare di più ma non si rende conto
che tutta questa protezione
proibisce al figlio di fare le esperienze necessarie che serviranno
per riprendere il volo.
A questo punto della vita
e meglio ed è giusto che lei
si faccia da parte e lasciare che questi uccelli possano salvarsi.
Riprendere il loro volo, di speranza, verso la salvezza.

 
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Caronte

Post n°8 pubblicato il 07 Dicembre 2007 da elcana
 
Tag: poesie



Viriti ca all’arba vi vuogliu tutti pronti
Aviti a partiri e farivi stu viaggiu
Vaiu a purtari supra u me varcuni
Ca remi un ‘avi e manca di timuni .
Un sacciu di sicuru quantu siti
Ma rugnu a vui li garanzii
Ca ‘nto me lignu ci ni iti tanti
E stipa e stipa e largu sempri c’è .
Siti ranni, miriani o picciriddi
Cori un’ aviti chiù ne sintimenta
e sulu chiddu ca v’arresta è nenti
Vacanti siti cuomu ddi cannati ca rita cotta si pigliau d’acitu .
Sapiti unni iamu ? Vui u sapiti !
Sapiti aunni, m’aiu a firmari iò
Pi liggi iò ncaricu non’haiu
Mancu di taliarivi n’ta l’uocchi .
Ma oi mi sientu di darivi un cunsigliu :
S’aviti ancora sciatu nte purmuna
Arrivurgitivi, pintiti, o me patruni
E di sicuru o nfiernu u n’aggarditi .


CARONTE ( traduzione )
Chi Caronte forse un vecchio burbero vettore dagli occhi di fuoco che non conosce pene per altri ?
Questa volta non del tutto, riesce persino a consigliare.


Imperativo, in un suo traghettare, si rivolge a quegli innumerevoli, i più , per il carico successivo imponendosi loro :

1. Fate attenzione quando vedrete, ancora, per l’ultima volta l’alba, sappiate che vi voglio tutti pronti
2. Dovete partire con me e dovete fare l’ultimo viaggio
3. Vi porterò sul mio barcone (una barca particolare che manca delle cose essenziali alla navigazione)
4. Che non ha remi e manca di timone .


5. A me non interessa sapere esattamente quanti siete (non dovendo porre limiti di carenza e di peso )
6. Ma vi garantisco
7. Che dentro il mio barcone ce ne starete moltissimi
8. Anche quando sembrerà pieno zeppo, ci sarà sempre posto per altri


9. Che voi siate vecchi, di media età o bambini
10. Non siete più in possesso del vostro corpo (cuore,come parte centrale del corpo umano),la morte vi ha privato del senso della ragione
11. Quello che rimane a voi, è veramente pochissimo


12. Siete come quelle caraffe di terracotta che, essendo state abbandonate con il prezioso vino, all’interno si sono imputridite, si sono danneggiate per sempre. Abbandonate anime di peccatori e di peccati .


13. Sapete dove siamo diretti? Certamente voi lo sapete!!!
14. Voi sapete anche, dove io mi andrò a fermare (nel luogo della remissione dei peccati )
15. Io, ho delle precise disposizioni da osservare
16. Non dovrei neanche guardarvi, per comunicarvi niente, non mi interessate


17. Ma oggi mi sento diverso (non il Cerbero bruto, dall’aspetto diabolico, dal temperamento furioso, irascibile, violentemente impetuoso ), mi sento di darvi un consiglio
18. Se vi rimane, però, un soffio di vita, fatevi sentire
19. Rivolgetevi direttamente a Dio (u me Patroni)
20. Egli accoglierà la vostra supplica e, sicuramente, non vi farà ardere per sempre nell’inferno.

Ed ecco verso noi venir per nave

un vecchio, bianco per antico pelo,

gridando: ’Guai a voi anime prave!

Non isperate mai veder lo cielo;

i’ vegno per menarvi all’altra riva

ne le tenebre eterne, in caldo e ‘n gelo.

 
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