Creato da tefnutlagatta il 02/07/2006

Fino all'estremo

La vita è un datore di lavoro che non concede mai le ferie

 

 

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Ore Sedici e Ventotto Destino Fatale

Post n°91 pubblicato il 16 Maggio 2007 da tefnutlagatta
 

Ore sedici e ventotto, mi salta la luce in casa. E stavo scrivendo. Ed ero ispirata.
Una delle poche cose che chi scrive parecchio come scrivo parecchio io impara negli anni è che l’ispirazione non si comanda, quando arriva arriva, e può darsi che uno accocchi mesi e mesi di magra.
Perciò, quando arriva, niente si deve frapporre.
Vado in garage a cercare l’interruttore generale, trafelata e sudaticcia per il caldo infernale che regna nella stanza dove tengo il computer. La pila non funziona.
Corro in cucina. Mentre appiccico il mozzicone di una candela sul fondo di una tazza da latte, urto pentole che non sapevo d’avere, e che spero vivamente non siano quelle piene di parmigiana di melanzane. Casa mia è zeppa di candele, perché a volte trovo che la luce elettrica sia veramente fastidiosa, ed ho bisogno di vedere le cose meno chiaramente per immaginarmele meglio e tutte quelle robe lì da persone ipersensibili.
Mi avvio verso il quadro con questa tazza che tengo per il manico. M’immagino con la camicia da notte di seta e la cuffietta di raso con balze, unico flebile lumino di una fanciulla impaurita nel cuore della notte dentro la casa degli spiriti.
Tiro su l’interruttore. Nulla. Il buio assoluto.
A questo punto inizio a sentirmi sfavata, anzi, sono proprio sfavata nel profondo perché dentro il cervello sento già i concetti che avevo tanta voglia di mettere su carta sbiadirsi, diventare insensati ed inutili, come mi succede sempre quando rifletto troppo prima di passare alla scrittura. Cosa che non starei facendo adesso se non abitassi in un buco di culo di campagna del mondo dove se salta la luce ogni tanto è normale, come ti dicono al call center dell’Enel.
Decido di rassegnarmi a fare due cose che non faccio mai, cioè aprire le finestre e prendere un foglio e una penna.
Non scrivo a mano dal duemilauno, credo. Sì, lo so che non è una roba bella da dire, che non è carino immaginarsi uno che scrive cose che trae dal suo intimo alienato davanti a uno schermo, e che qualsiasi scrittore con cui parlerete vi dirà noooo, io scrivo a mano, è più personale, anzi, se mi capita scrivo anche sulla carta del pane, pensa quanto sono scrittore io che scrivo pure sulla carta del pane, eh?
Ma la mia è una grafia pessima. Non so scrivere in corsivo, mi riesce soltanto lo stampatello minuscolo, con grandi ed infantili maiuscole arzigogolate. Scrivo così male che in quinta elementare al mio posto a fare le scritte sui cartelloni ci misero un mio compagno di classe nato senza la mano destra. E non era mancino.
Prendo un foglio della stampante. La biro emette una traccia intensa per un paio di righe, dopodiché si scolorisce fino a diventare azzurro pallido, con rare venature scure lungo le curve delle O e delle R. Rovisto nei cassetti con urgenza. Niente. Era l’unica penna.
Abitare in campagna come ci abito io vuol dire dover prendere la macchina per comprare una penna.
Però non demordo. Sono determinata che Rambo mi fa un baffo a finire quello che avevo cominciato.
La Millamobìl ha finito il carburante. Il motore rantola appena.
Abitare in campagna come me significa avere il primo distributore a tiro a quattro chilometri da casa.
Non mi arrendo. Rambo non lo avrebbe fatto. Beh, ad essere sinceri Rambo faceva presto a dire che non si arrendeva. Aveva un arsenale spaventoso. Quando finiva un fucile non ricaricava i colpi, buttava via direttamente il fucile e ne prendeva un altro. Non sarebbe mai rimasto con la macchina a secco.
M’incammino sotto un cappellone di paglia veri fescion lungo la strada sterrata, pregando di non scottarmi come mi succede sempre quando la mia pelle color bidet viene esposta al sole per trenta secondi.
Ne frattempo osservo il paesaggio al di là del marciapiede. Olivi, sterpaglie. Odore di sterco marcio. L’estate in campagna ha questo di bello: sa di coito e di marciume. Non hai altro che sentori agrodolci di decomposizioni ignote. Tutto intorno è un mare di frutti caduti a terra aperti, che spargono liquami sull’erba secca.
In questi istanti mi sembra di capire cosa volevano dire i Gaz Nevada quando cantavano mamma dammi la benza/non posso fare più senza/ne sento già la mancaza/esiste la dipendenza.
E poi oh, sì, i momenti umani di Paul Verlaine. Io che appena ho un attimo di smarrimento mi rifugio nelle poesie dei maudits, quando lascio correre la fantasia non posso fare a meno di immaginarmi Verlaine che sta attaccando un quadro di un amico pittore sulle travi di legno della sua mansarda di charme. Si è tolto guanti ed è lì col martello e i chiodi, quei chiodoni allucinanti portatori di tetani fin de siècle. Ad un tratto si dà una martellata sul dito e gli esce involontariamente dalla bocca un francesismo del tipo ahia, puttana di quella troia di Arthur!

Dopo otto chilometri anda e rianda (il rianda per a cronaca si è svolto con una tanica piena di benzina da una tonnellata nella mano destra), che praticamente a comprare la penna potevo andarci a piedi, approdo alfine alla cartoleria tabacchi di Ponte a Signa.
Compro le sigarette. Me le merito.
Noto che il commesso si trattiene dal ridere a stento nel vedermi entrare.
Che ti serve?, mi fa tutto sornione.
Allora mi do un’occhiata nella vetrina.
Ho le braccia grigliate, la faccia è una pizza di sudore sotto il cappellone alla Sampei.
Mi sono pure messa i bermuda coi calzini.
Una Bic blu, gli rispondo.
Poi ci ripenso.
Anzi due, grazie.

Commenti al Post:
ProfumoDiNebbia
ProfumoDiNebbia il 16/05/07 alle 19:42 via WEB
Diciamo la verità, l'artista (vado per sentito dire) queste situazioni le ricerca, ha una sua voluptas dolendi (non so il latino, vado per sentito dire), ama vivere queste situazioni estreme, tipo gli otto chilometri con zavorra infiammabile e tasso d'umidità all'80% (non ne so nulla di metereologia, vado per sentito dire), perché poi le potrà raccontare, e raccontare, e raccontare ancora. E soprattutto, trarre un piacere nel vivere una situazione stupidamente, sadicamente, quotidianamente estrema, piacere sconosciuto e inspiegabile ai più e a quanti si possano dire sani di mente. Non ne so nulla dei sani di mente: vado per sentito dire.
 
 
tefnutlagatta
tefnutlagatta il 18/05/07 alle 11:18 via WEB
Non me ne volere, ma non avevo dubbi che sui sani di mente parlassi per sentito dire. Ma ora ho in mente un altro dipo di voluptas dolendi: quella del mio stomaco troppo pieno nel ristorante di pesce a cui hai accennato. Ai lov fisc, anche se suona doppio.
 
   
ProfumoDiNebbia
ProfumoDiNebbia il 18/05/07 alle 18:30 via WEB
Come potrai immaginare, quelle son serate interessanti, dove il portafoglio piange per i trenta euro lasciati sul piatto, ma a fronte di un antipasto di pesce, primo di pesce, e vino, naturalmente di pesce, con porzioni che non sempre riesci a finire...D'altra parte, io preferisco la carne ma quando vado lì prendo solo pesce e un motivo dovrà pur esserci, quindi, quando sarete economicamente ed emotivamente pronti ad affrontare qualcosa del genere, fatemelo sapere...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 16/05/07 alle 22:22 via WEB
Mettiamo che ad un'ipotetico individuo capitino proprio tutte queste dannate disavventure in una tranquilla giornata estiva in cui in casa alle sei e mezza è già buio. Mettiamo che il soggetto che vive queste esperienze nel racconto possa anche essere l'autrice del brano. Mettiamo che tutte le sfortune possano combinarsi. Forse però non hai considerato le bestemmie che partono quando va via la luce e perdi il lavoro che hai fatto fino a quel momento.........perdendo la fiducia per la tecnologia e la dannata ispirazione. Comunque ottimo lavoro Cami, sempre più brava!!! Un bacio Michela
 
 
tefnutlagatta
tefnutlagatta il 18/05/07 alle 11:20 via WEB
Grazie mille! Per la cronaca comunque in casa mia è quasi sempre buio, perché mi pesa il culo di aprire le finestre. Però terrò in mente il tuo appunto sulle bestemmie che partono, che in effetti nella vita quotidiana di un artista non possono proprio mancare (vedi in particolare "Momenti umani di Paul Verlaine").
 
guerrierlumiere
guerrierlumiere il 17/05/07 alle 16:55 via WEB
E' fantastico questo racconto. Hai superato te stessa stavolta....Non ho veramente aggettivi. Ironica, profonda, realistica. La cosa della penna la sento molto mia...perchè anche io dopo un po' mi sfavo...non saimo più abitutati a scrivere con la penna e per andare veloci facciamo degli sgorbi orrendi...Allora uno prova a scrivere più piano ma così perdi l'ispirazione che quando arriva è irruenta come una scarica elettrica...Comunque il finale è meraviglioso...Anzi due Grazie. ;-)
 
 
tefnutlagatta
tefnutlagatta il 18/05/07 alle 11:21 via WEB
Ué, grazie, a me veramente sembra di aver scritto una cazzata. Ma mi sembra sempre, eh!
 
   
guerrierlumiere
guerrierlumiere il 21/05/07 alle 15:30 via WEB
Sai cos'è? Che spesso ci sottovalutiamo...te poi all'ennesima potenza per quel poco che ho avuto modo di conoscere di te leggendoti....;-)
 
ropotone
ropotone il 18/05/07 alle 10:31 via WEB
Bellissimo post.... ma, ora gli rovino la poesia, se facevi duecento metri e venivi a suonare alla mia porta io una penna bic funzionante te l'avrei prestata... anche due va e una regalata.... in fondo a che servono gli amici se non nel momento del bisogno.... eppoi se avevi bisogno di uno strappo per andare a prendere la benza te lo avrei dato volentieri.... la prossima volta invece che delle gambe usa di più le celluline grige che hai in testa, come avrebbe detto il buon poirot belga vallone personaggio uscito dalla penna dell'agatha, considerando poi che le femmine lo sfruttano meglio per le cose pratiche o così si sente dire in tutte le riviste di scienza, in tutti i programmi degli angela e affini. Ma forse tu hai un circuito al maschile e questo lo denota la tua necessità artistica che di solito è più spiccata nei maschi perchè le femmine, dice, si compleetino con l'opera d'arte assoluta che è la maternità. I maschi per compensare ed esprimere la loro necessità di generare si danno all'arte, allo sport, alla politica ecc. ecc. tutte forme compensative di una impossibilità di essere i protagonisti della vita.... Comunque ricordati di me in caso di bisogno se sono in grado ti aiuto. E per ora ad una bic e ad un passaggio in auto c'arrivo un po' più dura la vedo se ti chiudessi un'altra volta fuor di casa ^__^
 
 
ProfumoDiNebbia
ProfumoDiNebbia il 18/05/07 alle 10:59 via WEB
Il che confermerebbe l'ipotesi della "voluptas dolendi", per quanto le motivazioni reali spesso sono molto meno fantasiose, la verità il più delle volte è banale...
 
   
tefnutlagatta
tefnutlagatta il 18/05/07 alle 11:30 via WEB
Ah già, che poi sono pure rimasta chiusa fuori di casa. Anche quella scena pietosa,con mio babbo che torna dalle vacanze apposta per aprirmi la porta e trova un casino bestiale e quintali di FORST vuote che aveva portato Silvestro alias reshta cu'nnoi Prunaio e ci eravamo scolati alla cena. Ropo, che ti devo dire...si vede che c'ho la voluptas dolendi, come dice Piero. Ogni volta che leggo un articolo sulle donne che sono più pratiche degli uomini mi chiedo da dove estraggano certe cazzate, dato che la sottoscritta è sempre totalmente distratta e svagata e c'ha una camera da letto che è un caos pazzesco perché non riesce a trovare un modo trascendentale di concepire l'armadio. Poi magari se mi capita di scodellare un pargolo metto la testa a posto anch'io. Oppure chissà, ho una voglia di generare mostruosa e basta.
 
kamro
kamro il 20/05/07 alle 02:46 via WEB
Wow,se fosse successo a me l'ondata d'ispirazione sarebbe finita nell'esatto momento in cui tirando sù l'interruttore non succedeva nulla.Altro che due bic blu...
Ahah anche tu hai il problema del corsivo?Io dalle medie l'ho abbandonato,alle elementari lo usavo(anche per forza,ci costringevano).
Dunque alla fine com'è andata?Sei riuscita a sfruttare l'ispirazione?
 
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