Creato da leonardoflamminio il 27/12/2007

La T.A.S.C.A.

Ambienti Collaborative Learning

 

 

Tecnologie e Disabilità nella T.A.S.C.A.

Post n°14 pubblicato il 30 Aprile 2008 da leonardoflamminio
Foto di leonardoflamminio

L’essere umano è fatto per la relazione, lo scambio, la comunicazione, non è autosufficiente; aspira a dare ma ha bisogno di ricevere. La crescita personale e sociale si realizza grazie alle relazioni insieme alla capacità di ognuno. La soddisfazione o la frustrazione di questo bisogno e di questa aspirazione condizionano lo sviluppo psicologico, gli atti, i pensieri, le relazioni. L’ambiente di appartenenza di una persona crea quel clima relazionale che permette la costruzione di un sistema di valori in una prospettiva etico-morale, all’interno della quale l’individuo può trovare risposte, aiuti  per contenere, per alleviare degli aspetti dolorosi dell’esistenza, per l’acquisizione di significati che diano un senso e uno scopo alla quotidianità. Perciò l’uso delle tecnologie come supporto si inserisce nel contesto della riduzione alle disuguaglianze nell'accesso e nell'utilizzo delle tecnologie della cosiddetta "società dell'informazione". Il "digital divide", divario, disparità, disuguaglianza digitale significano, in sostanza, la difficoltà da parte di alcune categorie sociali di usufruire di tecnologie che utilizzano una codifica dei dati di tipo digitale rispetto ad un altro tipo di codifica precedente, quella analogica. Eliminare o comunque ridurre significativamente il "digital divide" per quelle categorie sociali, ovvero le persone con disabilità fisiche e/o sensoriali, che dall’uso delle tecnologie possono trarre grandi opportunità per la loro qualità di vita sia nella sfera privata che in quella lavorativa. Le nuove tecnologie possono consentire la comunicazione delle conoscenze a tutti gli individui. La multimedialità, la realtà virtuale, insomma la rete.. Internet, modificano i processi di comunicazione del sapere ma anche i modi con cui si acquisiscono. La divulgazione del sapere attraverso la rete, la possibilità di interagire con il multimediale, con un mondo di immagini e volti raggiungibili, tutto ciò sta certamente cambiando le nostre vite, i nostri pensieri, il nostro modo di acquisire e di dare conoscenza.  Tutto quello che ho appena enunciato evidenzia l'importanza di integrare le conoscenze informatiche con la capacità di utilizzare la tecnologia nell'attività formativa/lavorativa di ogni singolo individuo: essere sapiente,essere agente, configurandolo aspirazioni, bisogni nel mondo”sommerso” quasi dimenticato dei disabili. Anche a loro le tecnologie hanno sconvolto in  senso positivo  un po’ la vita e le abitudini; se prima tante cose erano a loro impedite da barriere fisiche e psicologiche, oggi forse pian piano qualcosa sta cambiando: Le possibilità sono tante, molte di più che nel passato ed è giusto che del cambiamento in atto nella società cognitiva, anche loro siano protagonisti attivi. Non bisogna più classificare, specificare tra"normodotati"o “disabili”perchè la tecnologia e la sua apertura da la possibilità di interagire in modo autonomo non distinguendo il discorso sulle varie tipologie di disabilità e di handicap esistenti. Sono convinto del fatto che la ricchezza della rete stia nelle persone che popolano le reti, e non nella potenza degli strumenti utilizzati per collegarsi. e mi ha fatto capire che la tanto acclamata "multimedialità” rischia di trasformarsi in una nuova barriera per chi non ha la possibilità di utilizzare programmi che fanno utilizzo di suoni, colori, immagini, filmati e altri effetti speciali che a noi possono sembrare tanto carini, ma che rappresentano una nuova occasione di esclusione ed emarginazione per chi non può vedere o ascoltare . Il riconoscimento ottico dei caratteri permette di "catturare" le parole da libri o giornali e trasformarle in voce sintetizzata o in caratteri su uno "schermo" braille, in maniera da scavalcare l'handicap che nasce dalla disabilità  visiva, e facilitare in questo modo lo studio e la lettura. Viceversa, chi e' impossibilitato ad usare la penna o la tastiera, può servirsi di programmi di riconoscimento vocale per fare in modo che sia il computer a trasformare la voce in lettere e parole sullo schermo. Oggi la tecnologia, precisamente l'informatica offre moltissime possibilità di valorizzazione perle  persone disabili, che "in rete" sono difficilmente distinguibili dai cosiddetti "normodotati". Esiste tuttavia il rischio che questa possibilità di superare la disabilità venga trasformata in un nuovo muro tra chi può e chi non può. La tecnologia deve servire a migliorare la qualità della vita, non ad innalzare nuove barriere.        Se domani si affermerà uno standard per comandare a voce i nostri computer, ecco che anche chi non può parlare usando la voce verrà svantaggiato (handicappato) e gli sarà impossibile esercitare come tutti il diritto di essere un cittadino. L'incoraggiamento deve essere soprattutto culturale piuttosto che economico ed assistenziale. Nelle case di molti disabili italiani ci sono già molti computer più o meno nuovi completamente inusati : mancano motivazioni e l'accessibilità e la presenza del sociale e del suo supporto. Nel senso che per tutti c'è una maggiore possibilità di comunicazione con i rischi che questa comunicazione comporta. Proprio per la rapidità con cui avviene, a volte la comunicazione attraverso la Rete è troppo disinvolta, non è accompagnata dalla giusta riflessione, dalla giusta elaborazione. E poi c'è un problema che è latente per tutti ma si accentua quando ci troviamo di fronte ad una persona disabile. Se con la telematica le barriere dello spazio e dell'immagine vengono superate, se ne possono creare delle altre che sono dovute al fatto che, credendo di essere in contatto diretto, mandandosi messaggi molto frequenti, si rischia di non vedersi e di non incontrarsi più. Credo che l'incontro debba essere quasi sempre un incontro dei cinque sensi e i cinque sensi in una posta elettronica non sono esercitati.  Si può ridefinire pensando che ci sono sicuramente delle possibilità di ridurre l’handicap. O meglio gli handicap, mettiamolo pure al plurale, perché sono sempre più d’uno. Non si può illudere nessuno sulla riduzione del deficit perché, se il danno è irreversibile, non si può ridurre. Però la riduzione dell’handicap, consente di vivere meglio un deficit irreversibile. Il deficit è un dato di fatto, è un po’ come l'anagrafe, non ci si può togliere gli anni che si hanno. Però se un individuo è in salute, anche se è avanti con l’età, porta meglio gli anni che ha. Ritengo che l'espressione 'cultura dell’handicap' sia da completare aggiungendo 'cultura della riduzione dell'handicap'. A me piacerebbe più usare 'cultura dell'integrazione'. Però l’integrazione è già un termine che richiama le diversità. L’informatica può aiutare in questo senso. Anche se a volte l’informatica può dare l’impressione di favorire una omologazione, una riduzione delle diversità. Credo che si possa dire che l'informatica è strumento. Dipende da noi gestirla e farla diventare un ottimo strumento per ridurre gli handicap e per produrre un progetto di integrazione che rispetti e che arricchisca l'umanità nelle diversità. Le tecnologie non sono le competenze, ma sono le competenze che si rivelano attraverso le tecnologie....Internet possa consentire un maggior equilibrio tra pubblico e privato. Però un progetto di questo genere deve essere fatto dalle persone, non lo può fare Internet al posto nostro. Il web rappresenta per i disabili una grande potenzialità, attraverso cui informarsi e avere opportunità impensabili fino a dieci anni fa. Ma è anche vero che possono esistere delle barriere al pieno utilizzo delle nuove tecnologie. Se con «usabilità» si indica in modo generico la facilità di navigazione di un sito, il termine «accessibilità» si riferisce al superamento delle difficoltà che una persona con deficit può incontrare nell'uso di Internet. È chiaro che una persona non vedente pur dotato di un sintetizzatore vocale che gli legge la pagina web, di fronte a delle immagini sperimenterà difficoltà interpretative, così come un non udente si troverà a disagio di fronte a contenuti audio, sempre più frequenti sul web. Ma molti ignorano che una delle barriere più comuni è rappresentata dalla difficoltà di orientarsi in un sito e di comprendere i contenuti veicolati da Internet, indecifrabili da parte di persone che hanno un deficit cognitivo. Credo che questo sia un punto su cui c'è ancora molto da studiare. Vorrei usare una metafora che può far capire l’importanza di questo tipo di studio. Quando una persona, per esempio a causa dell'età, ha bisogno di usare una protesi acustica perché non ci sente più bene, ha bisogno anche di una educazione alla protesi. Non basta avere la protesi per ripristinare il suono che non si sente. Che succede alle persone anziane con problemi di udito? Spesso la persona che ha la protesi la prova e poi la mette nel cassetto e non la vuole usare più perché non ci sono i filtri adatti. I filtri sono appunto un’educazione all’ascolto. Infatti quando parliamo abbiamo quasi sempre un panorama sonoro che riusciamo a tenere sullo sfondo per ascoltare in primo piano la voce o il suono che vogliamo sentire. Se questo filtro, che è intenzionale e quindi frutto di educazione, salta, arrivano tutti i rumori nello stesso momento e il soggetto viene disorientato. La stessa cosa avviene con le nuove tecnologie. Con la facilità di comunicazione che abbiamo, possiamo subire una sorta di overdose di informazioni. Abbiamo una grande capacità e possibilità di comunicare tutto: quello che è importante, quello che non è importante, quello che dovrebbe essere riservato. Dobbiamo perciò fare un'operazione di educazione. Mentre per la protesi acustica è necessaria una educazione del singolo, in questo caso abbiamo una educazione sociale da fare.

 
 
 

Un percorso tra Pedagogia e Tecnologia.

Post n°10 pubblicato il 24 Aprile 2008 da leonardoflamminio
Foto di leonardoflamminio

I nuovi metodi d'insegnamento innescati dalla nascita di nuovi mezzi di comunicazione multimediali affrontano la profonda trasformazione dell'attuale modello di formazione prospettata dall'utilizzo di queste nuove tecnologie multimediali e di internet per migliorare al qualità dell'apprendimento, agevolando, allo stesso tempo, l'accesso a risorse e servizi, nonché gli scambi e la collaborazione a distanza, ovvero tutto ciò che viene comunemente definito come l'e-Learning.
Fondatore e padre della Pedagogia Tecnologica e della sua figura professionale (P.T) ho cercato, con nuove tecniche e nuovi metodi di definire , da un punto di vista scientifico e professionale,  le competenze  che caratteristicano la ricerca di nuove modalità e strategie educative finalizzate ad aiutare il singolo individuo per raggiungere nuove risorse e nuove capacità individuali in piena metamorfosi culturale. La pedagogia Tecnologica è una scienza che trova nei suoi criteri di validità nel sapere scientifico e in tecniche e metodologie proprie, rispondendo ad un vasto panorama di bisogni educativi della persona in un panorama sociale e culturale in continua trasformazione.

Gli ambiti di ricerca coltivati dal Pedagogista Tecnologo possono essere così sintetizzati:

a) Il rapporto tra teoria e pratica in campo educativo;

b) Ricerca educativa e metodologie qualitative;

c) La costruzione di modelli formativi di tipo riflessivo;

d) L'educazione permanente e degli adulti;

e) Le tecnologie dell'apprendimento e la progettazione on-line;

f) Il sapiente e l'agente in collaborative learning.

Nuove prospettive di ricerca nei settori della pedagogia,

"L'educazione non dovrebbe essere una preparazione alla vita, ma la vita stessa".
(Anthony de Mello)

Oggi si trovano sempre meno spazi, meno occasioni per gli incontri, pertanto urge la riconquista di ambiti di confronto nei diversi scenari di ricerca individuando una comune strategia in spazi culturali differenti. Gli elementi circostanziali che possono agevolare i canali di ricerca, possono appoggiarsi all'immagine: guardare, visionare, studiare figure come rappresentazioni di racconti storici in differenti ambientazioni sociali, di territorio, di conoscenza.
L'esigenza di pensare ai processi formativi in maniera strategica, ossia orientati allo sviluppo delle risorse umane articolando percorsi formativi, è uno strumento di supporto a coloro che stanno attraversando un momento critico nel processo didattico. Intendere la formazione come sistema di gestione a supporto dello sviluppo delle risorse umane significa intervenire in modo mirato alla prevenzione del disagio individuale. Perciò problemi specifici come prendere decisioni, sviluppare la conoscenza di sé, migliorare il proprio modo di relazionarsi agli altri, incentiva il concetto di responsabilità individuale sul gruppo. L'apprendimento collaborativo si ha quando esiste una reale interdipendenza tra i membri del gruppo nella realizzazione di un compito, un impegno nel mutuo aiuto, un senso di responsabilità verso il gruppo e i suoi obiettivi. Gli studenti possono accedere a dei materiali comuni, come file, software e oggetti multimediali e possono collaborare allo svolgimento di compiti assegnati o progetti, con una certa libertà di interpretazione,di movimento,di obiettivi. La collaborazione in tempo reale permette un accesso simultaneo ai contenuti. Nei contesti collaborativi di fondamentale importanza è la mediazione tra il docente e gli studenti. Compito del docente è quello di organizzare, facilitare e monitorare lo svolgimento delle attività didattiche e il clima di collaborazione considerando n.8 fasi ben precise in un piano didattico-formativo:

a) IDEARE, progettare e realizzare interventi formativi;

b) PROGETTARE per competenze (percorsi formativi individuali);

c) ACQUISIRE metodologie e tecniche di monitoraggio e valutazione dei percorsi formativi erogati;

d) CONOSCERE i criteri di utilizzo didattico dei "giochi d'aula";

e) INTEGRARE, con una visione globale la rete e le sottoreti;

f) EROGARE in maniera efficace ed efficiente i percorsi formativi;

g) EFFETTUARE interventi di riparto delle competenze.

Bisogna saper unire le diverse identità pedagogiche, amalgamarne i ruoli, le esigenze, le realtà, le diverse dimensioni culturali, senza perdere il campo d'indagine (non disperdersi).
Messaggi che trasformano la nostra storia in un futuro "attuale" fruibile in maniera collaborativa, rimandando a produzioni visive, a laboratori, a quei transiti indispensabili che in questi ultimi anni si sono incuneati in modo trasversale nel nostro immaginario.Le immagini, e tutto quello che rappresentano, non sono altro che vettori dai duplici passaggi: un libro, molte voci, molte interpretazioni, infiniti viaggi rendono l'immagine deposito di metafore che "affondano" nel nostro immaginario.Le immagini sono collegate le une alle altre da un "filo rosso" dimostrando che il nostro punto di vista ha una "flessibilità storica" dinamica ed evolutiva:

1) Utilizzare i vantaggi per la propria crescita
2) Utilizzare gli svantaggi per accrescere il nostro senso critico
3) Utilizzare la circolarità della storia
4) Utilizzare sempre valori storici (le fonti)
5) Utilizzare il senso educativo storico
6) Utilizzare il senso educativo pedagogico
7) Utilizzare il senso educativo tecnologico

Sicuramente bisogna fare riferimento alla originalità della nostra storia, per conferirgli quello spessore educativo indispensabile alla nostra modernità e dare una fruttuosa e innovativa ricerca delle fonti (da uno scavo storico ad un recupero funzionale di ricerche attuali che si devono continuamente sovrapporre per delimitare una precisa interpretazione del tessuto originale di consultazione).È necessario chiederci in che modo dobbiamo, oggi, ricercare il metodo per l'interpretazione delle fonti tenendo presente:

a) Come sono state influenzate le ricerche delle fonti in quel dato momento storico.
b) Come sono state interpretate.
c) Come sono state costruite.
d) Come sono state esportate.
e) Con quale dottrina educativa si sono inserite e proposte in quel dato contesto sociale.
f) Tenere in considerazione di "divide" tra origine e originalità.

Bisogna criticizzare l'ambito di studio andando a ricreare quel segmento di ricerca dove la figura dello storico si deve necessariamente amalgamare sia con la figura del pedagogista e ultimamente anche con la figura del tecnologo inserito nel campo didattico per potersi attener alla circolarità delle finalità pedagogiche a 360°.
Le fonti, le illustrazioni, le fonti storiche, attraversano competenze diverse, confluiscono nella circolarità tra adulto-bambino considerando aspetti formativi che amalgamo territorio, contesti sociali, contesti storici che viaggiano parallelamente alla nostra trasformazione.
Il piacere alla lettura, il piacere all'auto ascolto si incuneano nella cultura pedagogica facendo allineare le differenti chiavi di lettura che implicano processi formativi innovativi e strategie didattiche che confluiscono in una cultura orale e in una cultura visiva verso il senso dell'immagine nell'immaginario soggettivo.Analizzando gli aspetti fondativi del modello educativo fascista ci si accorge che la narrativa-educativa viene impostata parallelamente alla strategia propagandistica del regime imponendo un modello educativo di partito.
Educare, apprendere per immagini sono i continui richiami alla massiccia indottrinazione di matrice fascista, una propria strategia di un linguaggio figurativo-espressionistico- pedagogico dove lo spazio temporale viene intuito attraverso le immagini, le raffigurazioni pittoriche, le strategie editoriali e sono la veicolazione di sensazioni, di emozioni che sono arrivate a noi con rigore metodologico enfatizzando il forte intreccio tra la politica scolastica e la politica di regime.Pertanto ricercare il vissuto, scandagliare nelle fonti il generale e il particolare, reperire materiale pervenutoci da biblioteche, da archivi, da memorialisti, da reperti iconografici, da pubblicazioni ministeriali, da iniziative patriottiche fanno parte di quel filone di indagine inerente al nostro territorio, al nostro costume, nonché alla globalizzazione in atto.
Per una chiara interpretazione delle fonti e delle varie modalità d'approccio globale si intende sostenere:

a) L'ideologia storica del momento,
b) L'attenzione al vissuto,
c) L'attenzione al condizionamento,
d) L'attenzione ai contesti territoriali,
e) L'attenzione alla collaboratività,
f) L'attenzione della storia nella storia.

Lungo il mio personale percorso formativo ho avuto modo di "incontrare" le tecnologie e i suoi aspetti trasversali inserendo in un nuovo contesto di trasmissione collaborativa i bisogni di destinatari sempre più dinamici, sempre più attenti alle innovazioni (ampliare lo scenario delle fonti in maniera innovativa).Considero perciò Internet non il futuro, bensì il presente che unisce lo storico al futuro stesso convogliando domande, chiarimenti degli utenti in forum di discussione, dove tutto e tutti sono indirizzati alla fruibilità autonoma o collaborativa di spunti (una navigabilità circolare a 360° in modo multi-direzionale). Analizzando la fonte essa si descrive, indica una provenienza, cosa è stato prodotto per essere esibito, cosa è stato prodotto come ricerca personale in fasi, su riflessioni, per modalità.Il Pedagogista con il suo "slargamento" visivo di più orizzonti può cogliere mutamenti, fratture, precisi momenti che possono essere stati deviati da un percorso originale a vantaggio di un dato profilo storico. Tuttavia non ritengo di poter trarre delle conclusioni facendomi così condizionare da vantaggi o svantaggi in un momento di crescita, in quanto tutto conduce ad una grande quantità e qualità di stimoli, di approfondimenti, di momenti di riflessione che implicano una sempre maggior coscienza che l'interscambio ci porta: ricordiamoci della cassetta degli attrezzi che deve essere sempre a portata di mano, ricordiamoci sempre di unire il passato al presente, ricercare il nostro raccontare di ieri in un raccontare di oggi dove la storia, la propria storia, il proprio vissuto può essere la relazione con le fonti di domani.
...."La nostra civiltà si basa sulla molteplicità dei libri; la verità si trova solo inseguendola dalle pagine di un volume a quelle di un altro volume, come una farfalla dalle ali variegate che si nutre di linguaggi diversi, di confronti, di contraddizioni e forse in futuro ci saranno altri modi di leggere che noi non sospettiamo. Mi sembra sbagliato deprecare ogni novità tecnologica in nome dei valori umanistici in pericolo; una società più avanzata tecnologicamente potrà essere più ricca di stimoli, di scelte, di possibilità, di strumenti diversi, e avrà sempre più bisogno di leggere, di cose da leggere e di persone che leggano" (Italo CALVINO, Lezioni americane).Ricordiamo allora di non tendere troppo quel filo di color rosso che è il conduttore delle nostre emozioni, dei nostri ricordi, della nostra vita in una storia che continuerà in un tempo indefinito, un filo rosso che attraversa e ci tiene ben saldi alla nostra unicità di uomini.


 

 
 
 

Tecnologica-Mentis in & out

Post n°9 pubblicato il 27 Marzo 2008 da leonardoflamminio

Flussi di reti in vari ambienti, in diversi contesti con diversi attori definiscono i ruoli della nostra comunicazione…rigida ma dinamica, personale ma nello stesso tempo formale. Tutti cambiamenti che formano e indirizzano a macroprocessi che ci riconducono a spirali comunicazionali del passato, del presente, della nostra modernità-quotidianità. L'obiettivo dell'attività educativa è formare l'uomo, non vi è infatti libertà e felicità nell'integrità della persona se non all'interno di un ambiente affettivo che sfocia nella politica, nella costruzione di una società libera e felice. Si potrebbe addirittura dire che la formazione della tendenza della società civile, politica ed economica porta a una netta specializzazione dei compiti. La divisione del lavoro tende ad aumentare considerevolmente nell'età moderna, per raggiungere il suo culmine con l'industria.La società esprime il bisogno di specialisti, di uomini con compiti definiti, che abbiano competenze sempre più approfondite nei singoli campi. Non si può tralasciare la metamorfosi che la diffusione delle nuove tecnologie  ha richiesto nei giovani: possedere un p.c. a casa non è più solo una comodità o un passatempo da sfruttare, ma un fatto di responsabilità nei confronti dei giovani che si rapportano con una nuova tecnologia che non è altro che il passaporto  per una  futura carriera lavorativa.La tecnologia sta sempre più condizionando le nostre vite, anche l’educazione non si può sottrarre alla ferrea legge del digitale.Scuola e tecnologia sono un binomio che si sta sempre più rafforzando nella società moderna: due concetti strettamente legati.Occorre essere aggiornati e studiare sempre di più per sapersi muovere in un mondo complesso e in questo quadro emerge quanto siano importanti lo studio e l’apprendimento: non solo i bambini e i ragazzi devono poter studiare di più e meglio, ma anche gli adulti sono sottoposti a un continuo processo di formazione per cui se da una parte la tecnologia espande le potenzialità dell’uomo, dall’altro lo obbliga a inseguire continuamente le novità tecnologiche e a rimanere costantemente aggiornato.L’esperienza insegna che i bambini si avvicinano al computer in modo estremamente naturale poiché spesso l’approccio degli adulti con la tecnologia non è stato privo di difficoltà, ci si meraviglia del fatto che i bambini sembrano quasi “nati con il mouse in mano”, la verità è che l’approccio dei bambini è completamente diverso. In molti istituti scolastici negli anni passati sono stati varati vari progetti per l’alfabetizzazione informatica inseriti in un contesto di comunicazione. Attraverso i videogiochi i ragazzi trovano spesso il modo di sviluppare la propria abilità nel risolvere i problemi, nel reagire a situazioni inaspettate, nel prendere coscienza delle regole, insomma nell’applicare la propria intelligenza, iniziano ad interagire, a comunicare, cominciano a sperimentare la multimedialità da protagonisti.

 
 
 

Il "viaggio" si conclude.

Post n°8 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da leonardoflamminio

L'ambiente è il nucleo vitale dell'apprendimento; la sua costruzione non deve essere intesa soltanto in senso fisico, ma anche come processi acquisitivi che servono ad attivare le varie strategie, e dunque, le diverse progettazioni didattiche. Ciò che deve essere fondamentale è la capacità di essere critici senza, ovviamente, cadere nell'eccesso, pena il fallimento del momento didattico stesso. La conoscenza non è garante dell'apprendimento ed è per questo motivo che entra in gioco la valutazione che deve considerare le competenze, cioè ciò che uno sa fare, non ciò che uno sa. Questa strategia è operata in una società dove la formazione è dentro all'informazione.
Il voto finale non vuole essere una valutazione del singolo lavoro e della singola persona ma piuttosto un premio per quanto lo studente ha contribuito e partecipato alla realizzazione del progetto svolto durante il corso di Tecnologie dell'Istruzione. Si tenga comunque conto che ogni singolo elaborato è il risultato di un percorso didattico complesso e ognuno di essi è di rilevante importanza in ambito scientifico e didattico. Tenendo ben presente che il Seminario è stato svolto all'interno di un corso istituzionale da 3 C.F.U., richiedendo certamente una mole di lavoro maggiore rispetto all'esame svolto in maniera tradizionale con i testi.
I ragazzi della "mitica classe n.5" hanno appena concluso un viaggio e, non so se capita anche a voi, quando fate qualche intinerario, magari al ritorno, di ripercorrere e rivivere i momenti salienti del percorso; di provare piacere nell’osservare mentalmente qualche fotografia che avete immortalato dentro di voi; di ritornare con la memoria alla fase dei preparativi o di ripercorrere con la mente i momenti più belli di un viaggio e come in ogni avventura che si rispetti, abbiamo imparato qualcosa ad ogni tappa. Come sempre, capita nella vita, le esperienze ci cambiano ma noi, dico noi, abbiamo la sensazione che questa esperienza, questo viaggio ci ha cambiato, i compagni incontrati durante "il tragitto "hanno percorso il nostro stesso sentiero, con desideri, sensibilità simili alle nostre, motivazioni analoghe alle nostre,per scoprire nuove possibilità per fare di più e meglio. Questa lettera “aperta nel forum” sarà tutto ciò che lascio ai miei compagni di viaggio, “mitici dell’aula n.5”, perché desidero spiegarvi il mio obiettivo originario e la visione per cui ho creato e creduto in questa tipologia di lezione. Credo che la fruibilità della cultura sia un diritto fondamentale di ciascuno di noi e non semplicemente un privilegio e perciò anche se la società in cui viviamo quotidianamente ci trasforma e si dimentica di integrarci con lei stessa, limitando la nostra libertà comunicativa, dobbiamo noi stessi “rimboccarci le maniche” per non farci isolare, ,per non rimanere inevitabilmente indietro. Non avrei mai immaginato la quantità di dedizione che ha spinto voi tutti a passare il vostro tempo, promuovendo la tecnologie e tutte le sue appendici. Siete ormai persone con grande volontà, siatene fieri e orgogliosi e a prescindere dagli eventi che incontrerete nel vostro “viaggio da studenti” andate avanti perché ne avete sicuramente le potenzialità. A questo punto, incombono i ringraziamenti, doverosi e veramente sentiti da parte mia, poiché conosco perfettamente quanta fatica questo percorso vi è costato in tempo e per i vari impegni di vita. Non faccio nomi perché, sicuramente ne dimenticherei qualcuno e preferisco farlo globalmente e … … …. infine, triste momento, concludo con lo scontato ringraziamento a tutti voi per avermi sopportato per queste lezioni con una precisazione: oggi 11 Dicembre 2007 non vi siete riuniti per cercare di strappare un “30 al vostro docente”, ma per avere l’opportunità di esprimere il vostro cambiamento …. un viaggio che non deve terminare oggi ma deve sicuramente continuare, continuare per voi stessi …. Altro ringraziamento va indubbiamente alla professoressa M. C. Andrianopoli che ha dato il giusto stimolo per cominciare questa nuova avventura seguendo questo viaggio non definito dall’inizio, ma scoperto insieme a tutti voi gradualmente, lezione dopo lezione. È molto bello vedere come tante persone con attitudini e sensibilità diverse possano produrre un qualcosa di costruttivo, che si è costruito insieme, tutti insieme ….. con tanto impegno ma con molta serenità. Perciò arrivederci ragazzi della “mitica classe n.5”….. forse ci rivedremo ancora per “Tecnologie II” … chissà? Certamente vi porterò come un’esperienza che mi ha fatto crescere, crescere insieme a voi … certamente non potrò dimenticare e “Vi racconterò” con entusiasmo ma intristendo il mio cuore.

 
Leonardo Flamminio

 
 
 

Gruppo "redazione" Hic et Nunc

Post n°7 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da leonardoflamminio

In conclusione, il gruppo che oggi non ha presentato nessun lavoro ma che ha costituito la redazione del giornale on-line e che ha coordinato il lavoro del corso aiutando il docente è il Gruppo Hic et Nunc. Ogni membro di questo gruppo ha svolto il ruolo d'appoggio tra i singoli gruppi e il docente e tra i singoli gruppi e il sito in un costante lavoro che si è svolto in gran parte durante le lezioni in aula, ma anche nelle lezioni “oltre l'aula” come per esempio la presentazione della mostra “oltrarte” al museo di S. Agostino e la successiva “lezione al caffè” o la proiezione del cortometraggio “bassifondi” di Ivano Malcotti alla biblioteca civica Berio, oppure ancora le varie rappresentazioni teatrali e i vari seminari svolti all'interno della nostra facoltà; tutto questo è raccolto nella sezione “oltrauala” all’interno del nostro sito http://www.tascanet.4000.it/
Il gruppo ha quindi svolto una continua ricerca che è servita da sfondo a tutto quello che è stata la giornata di oggi e all'intero corso...naturalmente con l'immancabile sostegno del Prof. Flamminio!

 
GRUPPO HIC ET NUNC
Paola La Corte
Sara D'Altani
Manuela Traversa
Giorgio Valle
Nicola Ranno

 
 
 

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