Creato da quiklyon il 30/03/2008

il trasporto aereo

riflessioni e discussioni sulla crisi di quella che è stata una leggenda : l'ALITALIA

 

 

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Post n°27 pubblicato il 05 Maggio 2008 da quiklyon

INCHIESTA / La crisi Alitalia, gli sprechi e i favori



di Gianni Dragoni (il sole24ore)



 



A impensierire Maurizio Prato, mercoledì
2 aprile, non c'erano solo le pretese dei sindacati nella trattativa con Air
France sulla privatizzazione. Un negoziato conclusosi con la rottura e le
dimissioni di Prato la sera stessa. Quel giorno, il più triste da quando il
primo agosto 2007 aveva assunto la presidenza della scricchiolante Alitalia, il
dirigente pubblico era sottoposto a un altro, martellante assalto.



La Corte costituzionale da settimane
chiedeva con insistenza per i 14 giudici in carica e una schiera di ex,
attraverso il segretario generale, Giuseppe Troccoli, 33 tessere del Club
Freccia Alata (Cfa), il privilegio più esclusivo concesso dalla compagnia. La Freccia Alata dà
diritto all'uso delle salette per vip negli aeroporti, a una corsia
preferenziale nelle prenotazioni, ai posti nelle prime file sugli aerei, a una
procedura d'imbarco più rapida, evitando le file. Non dà diritto al biglietto
gratuito: quello, salvo eccezioni, si paga. È un trattamento per clienti di
riguardo, lo fanno tutte le compagnie. Hanno diritto alla Freccia Alata i
clienti più assidui, i «grandi volatori», che sono circa 50mila. Ma alla
Magliana si è affermata l'abitudine di dispensare l'ambita tesserina color oro
anche a clienti che non ne hanno diritto: politici, alte cariche dello Stato,
magistrati, militari, manager, attori, cantanti, giornalisti, o anche solo
"amici" di persone importanti. Li chiamano membri «onorari» del Cfa.
Un modo di rafforzare le relazioni della compagnia o, forse, di coloro che
decidono l'ammissione al Cfa, una funzione che spetta alla direzione relazioni
esterne.



Giulio Tremonti era ministro
dell'Economia quando, il 6 maggio 2004, il Governo Berlusconi nominò
all'Alitalia Giancarlo Cimoli amministratore delegato, al posto di Giuseppe
Bonomi (presidente) e Marco Zanichelli (amministratore delegato), diventato ad
nell'emergenza creata dalle dimissioni di Francesco Mengozzi il 27 febbraio. Tremonti
chiamava Zanichelli «Freccia Alata». Per rimarcare il potere che aveva
amministrato, come direttore delle relazioni esterne per oltre 15 anni,
nell'espandere i beneficiari del privilegio.



All'arrivo Cimoli trovò circa 5mila
tessere «onorarie». Tra i meriti del suo mandato, che ha fallito l'obiettivo
del risanamento dei conti, l'ex numero uno Fs si è vantato di essere riuscito a
ridurre queste tessere, quasi fosse una fatica di Sisifo. E in effetti lo è.
Nel 2006 le tessere «onorarie» erano ridotte a 3.300, quando in agosto alla
direzione relazioni esterne e comunicazione è arrivata Ilaria Bramezza, ex city
manager al Comune di Venezia. Nel 2007 le tessere «onorarie» sono state ridotte
a 1.300, nonostante le forti pressioni degli esclusi. Eliminato il privilegio
ai parlamentari, che possono comunque accedere alle salette (ma solo in Italia)
grazie ai privilegi di Camera e Senato. All'inizio di quest'anno la direzione
relazioni esterne ha abbattuto a 250 le tessere Freccia Alata «onorarie»,
riservandole a un gruppo selezionato di vertici di grandi società, Fiat, banche,
assicurazioni, giornali e tv. Il taglio è stato fatto anche per attenuare il
previsto sovraffollamento delle salette vip a Fiumicino, in conseguenza
dell'aumento dei voli nello scalo romano avvenuto dal 30 marzo, con il piano
Prato. E la maggioranza degli «onorari» risiedono a Roma.



Il taglio delle tesserine magiche ha
provocato la protesta in massa di molti vip. Alla Magliana, dove c'è il rischio
di portare i libri in Tribunale, le pressioni e le richieste di tessere Cfa
sono il pane quotidiano.



Prato aveva cercato di difendere la
linea della sobrietà, autorizzando la Freccia Alata solo per il presidente dell'Alta Corte Franco Bile e il vice
Giovanni Maria Flick. Ma il bombardamento di richieste, culminato nelle ore
disperate in cui stava saltando la trattativa con Jean-Cyril Spinetta, ha vinto
anche la sua resistenza.



Così il privilegio è stato riconosciuto
a 30 tra giudici in carica della Corte costituzionale e gli «emeriti», cioè gli
ex presidenti e perfino il segretario generale Troccoli, che si era aggiunto
alla lista. Tra i pochi esclusi dalla Cfa l'ex presidente Antonio Baldassarre,
perché è finito nelle indagini della Procura di Roma, per l'offerta presentata
nella privatizzazione a nome di un'improbabile cordata (tra i componenti un
McDonald's dell'Eur).



In seguito a forti pressioni esterne e
interne, fatte anche da altre direzioni dell'Alitalia che hanno interferito con
la funzione responsabile delle relazioni esterne, le tessere «onorarie» sono
ora risalite a 1.300. Non c'è solo la Corte costituzionale a bussare alla porta
dell'esclusivo club. Hanno la tessera «onoraria», tra i tanti, il primo
presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone o il vicepresidente del
Csm, Nicola Mancino.



Dalla Corte dei conti è arrivata una
lista con 40 richieste, tra cui due medici. In campagna elettorale un ministro
candidato con il Pd ha raccomandato un cantante, ex vincitore a Sanremo,
richiesta respinta. Dall'entourage del ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi,
arrivano domande a raffica. Anelano alla tesserina molti ufficiali della
polizia, della Finanza, soprattutto quelli distaccati a Fiumicino, vertici
delle forze armate.



La gestione di questo privilegio è un
buon esempio che, oltre al malcostume, spiega il cattivo funzionamento
dell'azienda e la commistione con pressioni esterne, dalla politica alle
istituzioni a vari "poteri" trasversali. Molte immagini di
distorsioni scorrono nel passato anche recente, in una sorta di
"blob" Alitalia. Nel giugno 2002 Alitalia ha inaugurato il volo da
Fiumicino ad Albenga (Savona), città con 24mila abitanti, con un turboelica
Atr42. «Proviamo questa nuova rotta. Badate però che questa è un'operazione di
scouting», avvertì l'amministratore delegato, Francesco Mengozzi, al taglio del
nastro. «Ma che vuol dire scouting?», chiese Claudio Scajola, che era ministro
dell'Interno, per il quale il volo era molto comodo per rientrare nel collegio
elettorale. «Sperimentiamo. Se non c'è traffico si chiude», spiegò Mengozzi.
Dopo due mesi il volo era già soppresso. C'erano stati anche contributi di
lancio dell'aeroporto di Villanova d'Albenga: comunque soldi pubblici, perché
quasi il 90% dei soci dell'aeroporto sono gli enti locali. Per diverso tempo il
«volo Scajola» è stato poi fatto
dall'Air One di Carlo Toto, ma ora non c'è più.



Casi di questo tipo sono innumerevoli.
Un ex collaboratore di Giovanni Bisignani, oggi amministratore delegato della
Iata, ricorda che quando era ad dell'Alitalia, all'inizio degli anni Novanta,
un senatore calabrese, Francesco Covello della vecchia Dc, si battè con
insistenza per avere il volo da Roma a Lamezia Terme (Catanzaro). «Prima i
politici stanziavano i soldi pubblici per costruire aeroporti, anche nel nulla,
poi facevano lobby per costringere Alitalia a mettere i voli», ricorda un ex
dirigente.



Le
consulenze
sono un altro capitolo
difficile da decifrare. Talvolta costose, affidate anche a società di
prestigio, ma dai risultati spesso oscuri. All'assemblea degli azionisti
dell'11 luglio 2007, il presidente Berardino Libonati ha rivelato che «Alitalia ha corrisposto a McKinsey negli anni 2004,
2005 e 2006 42 milioni di euro, oltre ad Iva
». Sono gli anni di
Cimoli. Poi c'è «il rapporto contrattuale con Accenture avviato nel 2005,
finalizzato al progetto di ristrutturazione del sistema
amministrativo-contabile, per circa 30 milioni di euro complessivi», ha aggiunto
Libonati.



Controverso il nuovo logo introdotto nel
2005, il «restyling del marchio», con la scritta Alitalia che ora è leggermente inclinata
verso destra, una differenza quasi impercettibile rispetto alla precedente
.
All'assemblea del 2007 Libonati ha cercato di difendere la scelta, avvenuta
nella precedente gestione. «Alitalia nella strategia di riposizionamento della
compagnia e della marca aveva deciso di rinnovare il servizio offerto ai
clienti accompagnandolo con il restyling del marchio», che risaliva al 1969.
Per il restyling, «svolto in collaborazione
con la sola agenzia di comunicazione»
, Saatchi & Saatchi, la compagnia – ha detto Libonati
ha sostenuto «per disegni e
realizzazione dei nuovi materiali», il costo complessivo di 520mila

euro tra il 2005 e il 2006.



«Il nuovo logo è stato introdotto nel
2005 sulle macchine per il check-in veloce di Fiumicino ed è risultato più
apprezzato dai clienti Alitalia; è stata effettuata un'analisi, con un gradimento complessivo che è passato da 56,9 al 61%
degli intervistati dalla ricerca Gpf e associati», ha detto Libonati. Non
sembra un grande miglioramento. Ma soprattutto non si comprende come mai una
compagnia in crisi abbia affrontato spese di questo genere. Un costo ulteriore
e più consistente, non reso noto, è stato sostenuto per ridipingere il marchio
sugli aerei.



E poi c'è la pubblicità. «La
comunicazione pubblicitaria è stata svolta nel 2006 con la collaborazione
dell'agenzia internazionale Saatchi & Saatchi e del centro media
Mindshare», ha detto Libonati. «La società per il 2006 ha sostenuto costi
pubblicitari complessivi pari a circa 22 milioni».
 

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>> Teste rasate? No, teste di...c* su NAPOLI ROMANTICA
Ricevuto in data 07/05/08 @ 11:09
Pestaggio Verona, ''omicidio preterintenzionale per futili motivi'' -----------------------------...

 
Commenti al Post:
L_irrequieto
L_irrequieto il 03/06/08 alle 01:59 via WEB
Salve Comandante, ho dato un'occhiata al suo interessante blog però attenzione a ciò che scrive, perchè se dovessero ragionare come alle Ferrovie (remember i ferrovieri licenziati dopo una puntata di Report sulle FF.SS?). Ho trovato questo on line (un pezzo tra l'altro lo ha già messo Lei on line) http://www.ladestra.info/?p=19111 Le risulta che a pagare il piano di Air France - KLM sarebbero stati principalmente gli operai che sarebbero pressochè scomparsi dalle fila di Alitalia che si sarebbe dovuta quindi rivolgere a terzi per tutta una serie di servizi aeroportuali? Viene da pensare che i media attaccano i piloti perchè sia semplicemente più facile mentre tacciono sulla "macelleria operaia" chiesta da Spinetta (o magari da lui accettata e chiesta da altri). Com'è che si diceva? Divide ed impera? Mi pare lo abbiano fatto con l'azienda e con le varie categorie...poi se si riesce a capire e a reagire bene, altrimenti tira aria di solita privatizzazione all'italiana.
 
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