Creato da Pinturicchio94 il 16/07/2012

FOOTBALL SCOUT

UNA LENTE D'INGRANDIMENTO SU GIOCATORI POCO CONOSCIUTI E CAMPIONI DI IERI, OGGI E SOPRATTUTTO DOMANI, MA ANCHE UN FOCUS SU TUTTE LE NOVITA' DEL MONDO DEL CALCIO; PER FINIRE ANCHE UNA FINESTRA SULLE NOSTRE ESPERIENZE CALCISTICHE

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NON MOLLA NESSUNO

Post n°18 pubblicato il 17 Settembre 2012 da Pinturicchio94
 

Tre, uno. Non è un conto alla rovescia interrotto, ma sono i due numeri che caratterizzano per ora questo campionato, o che hanno almeno caratterizzato quest'ultima giornata. 3, come le partite finora giocate da tutte le squadre, 1, come il primo posto, occupato appunto da 3 squadre, Juve, Lazio e Napoli. 1, come la prima volta che ben 3 squadre, dopo 3 giornate, sono prime a punteggio pieno. 1, come la prima volta in generale che Napoli e Lazio, negli ultimi anni, vincono 3 partite di fila. 3 a 1, come il risultato con cui tutte e 3 questi club ieri hanno annientato, chi in un modo, chi in un altro, i loro rispettivi avversari. Chi non ha mollato finora, dunque ancora non molla, a differenza di chi già aveva dato segni di cedimento nelle prime due giornate, e che continua ad avere rendimento altanelante. La Juve, con un'ennesima prova di forza, si riconferma squadra da battere. E quale miglior conferma può essere dei punti in classifica? 9, il massimo conquistabile. E, se con Parma e Udinese si era vista una squadra capace di vincere con facilità pur con il minimo sforzo, ieri si è vista una squadra che ha dimostrato di saper vincere anche soffrendo. I ritmi alti, l'intensità, il gioco, pilastri della scorsa stagione, per adesso possono anche aspettare, sostituiti da altri pilastri, quali l'ordine in campo, la grinta, la consapevolezza di essere i più forti, e soprattutto, che un top player in casa la Juve lo ha, e si chiama Mirko Vucinic (3 gol in quattro partite in stagione, per non parlare degli assist). Dopo un primo tempo giocato malissimo, il peggiore della Juve gestione Conte (e anche Carrera), con un Genoa in vantaggio per 1-0 (e sarebbe potuto essere molto di più), e un secondo senza strafare, la Juve supera in un colpo solo, con 3 gol in un tempo le paure legate a un campo maledetto (è la seconda vittoria negli ultimi 20 anni a Genova), all'impegno imminente di Champions e al turn over (quest'ultima, però resta, perchè, a differenza di Giaccherini, le "riserve" De Ceglie, Matri e Caceres non hanno convinto, e solo con l'ingresso di Vucinic e Asamoah la partita è cambiata). Tanta roba. Se la Juve del primo tempo è sembrata quella scabrosa del periodo Ferrara-Zaccheroni-Del Neri, quella della ripresa, per concretezza e facilità di raggiungere i risultati, è sembrata quella del periodo d'oro Lippi-Capello, chissà che invece, non sia semplicemente quella di Conte, che per adesso stravince, e presto potrebbe di nuovo straconvincere. L'attesa per capire che valore reale abbia la Juventus non è lunga, basta aspettare l'impegno di dopodomani nella tana dei campioni d'europa. Chi, come i bianconeri, non ha dato per adesso alcun segno di cedimento, sono ancora una volta Lazio e Napoli. Nessuno si sarebbe immaginato la loro vittoria in questo turno. Sorprendono entrambe per concretezza, i biancocelesti grazie agli inserimenti di campioni come Hernanes e Klose, i partenopei ad un contropiede fulmineo orchestrato dai soliti tenori (primo gol in A di Insigne). Tra queste 3 squadre, per adesso, sembra davvero una gara di nervi, e ora il dubbio sorge: chi resisterà di più? Diciamo 3 squadre, ma non fosse per un misero punto di penalità, dovremmo collocare nell'attuale Olimpo del campionato anche la matricola blucerchiata targata Ferrara, anch'essa capace di confermarsi ancora, vincendo in un campo ostico come quello del giovanissimo Pescara, ancora a 0 punti, eppure con tanti talenti (occhio a Caprari). Come per la Lazio, io ho dubbi sul mantenimento di questi ritmi della squadra di Genova, anche perchè Ferrara ha abituato a partenze fulminee (chi non si ricorda i 15 punti nelle prime 5 partite con la Juve di Diego, e i 40 nelle restanti 33 partite?). Fatto sta che questi sono comunque punti fondamentali già per la salvezza, e se conquistati in campi come Pescara e Milano, per i Ferrara boys valgono anche doppio. Per il resto, la serie A è un gioco di cedimenti: ha ceduto il Toro, che ieri sera, pur mostrando grande gioco e un Salvatore Masiello terzino in versione super, ha perso la prima partita e preso i primi due gol del campionato, da un Inter, che aveva già ceduto la settimana scorsa, ma che in trasferta si conferma tutt'altro che una provinciale (così non facciamo arrabbiare Stramaccioni) e, anche se il gioco spettacolo delle prime partite non si è rivisto, le giocate di talenti come Cassano e Milito (non Snejider) non sono mancate, così come finalmente si è vista una certa solidità difensiva, grazie a due giovani che comporranno la coppia futura dell'Inter (e anche quella presente): Juan Jesus e Ranocchia. Se per il secondo si tratta di un recupero, per il primo possiamo parlare di un vero e proprio crack: fisico, velocità, posizione, tempismo negli anticipi ed eleganza, uno che sta meritando di poter essere confermato al fianco di Thiago Silva non solo nella nazionale olimpica. La Roma di Zeman, che una settimana fa era diventata la squadra da battere improvvisamente, ora è sorprendemente di nuovo una squadra normale. Sì, fare calcio spettacolo nei primi 45 minuti, subire 3 gol in casa nei successivi 45 e perdere 2-3 con il Bologna di Diamanti è da Zeman, ma forse nessuno, nè prima della partita, nè tantomeno all'intervallo, se lo sarebbe aspettato, tranne me, sempre convinto che la Roma quest'anno costruirà le basi per una stagione prossima ad altissimo livello, ma che quest'anno farà solo divertire, quando i suoi tifosi, quando quelli delle altre squadre, e non vincerà ancora niente. Come molto probabilmente il Milan, che però, a differenza della Roma, gioca un calcio non divertente, ma deprimente, un po' per colpa dell'allenatore (ridimensionato dopo le partenze di Ibra e Thiago), molto per colpa di chi ha allestito una squadra in cui l'unico giocatore che non è da metà classifica o bollito è Boateng, per niente dei giocatori, che, sinceramente, sono quelli, e non possono cacciare la scienza ogni domenica, come aveva fatto Pazzini due settimane fa. Il vero Milan, quest'anno sarà quello di sabato sera, con al massimo un miglioramento del gioco, ma senza neanche troppi margini di progresso, a meno che non si interviene in maniera forte sul mercato (ma poi sorgerebbe un altro problema: chi mette i soldi?). Chiudiamo con alcune storie: quella di Immobile, che segna e gioca una grande partita contro quella che poteva essere la sua squadra futura, ma forse ora non più dopo quella esagerata esultanza. Quella di Gilardino, che sta vivendo, come Baggio e Di Vaio, una brillante seconda carriera (per lui anzi è la terza). Quella di Toni, che ritorna nella sua Firenze (anche lei, sorprendente, grazie a super JoJo) e ritorna anche al "suo" gol, a 36 anni suonati. Quella di Sannino: venerdì Zamparini aveva dichiarato:"può perdere anche altre 6 partite che non lo caccio", invece lui fino al 90esimo stava portando a casa i 3 punti, alla fine ne ha portato uno contro un Cagliari per il quale era anche una partita già di vita o morte. Risultato, quello più prevedibile: l'esonero. Purtroppo Sannino ha una rosa di ugual valore di quella del Pescara, ma non ha il suo presidente. 

 
 
 
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