Creato da Pinturicchio94 il 16/07/2012

FOOTBALL SCOUT

UNA LENTE D'INGRANDIMENTO SU GIOCATORI POCO CONOSCIUTI E CAMPIONI DI IERI, OGGI E SOPRATTUTTO DOMANI, MA ANCHE UN FOCUS SU TUTTE LE NOVITA' DEL MONDO DEL CALCIO; PER FINIRE ANCHE UNA FINESTRA SULLE NOSTRE ESPERIENZE CALCISTICHE

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C'E' CHI SCENDE E CHI SALE...

Post n°11 pubblicato il 03 Settembre 2012 da Pinturicchio94
 

E' appena la seconda giornata, ma sembra che siamo già a campionato inoltrato. La serie A sta iniziando ad avere le sue gerarchie, naturalmente tutte destinate a poter cambiare, ma la sensazione è che il percorso di questa serie A sia già ben chiaro e somiglia molto ad una tappa in salita del giro d'Italia: una squadra destinata a portare l'andatura, altre pronte a resistere e a farsi battaglia tra loro per trovare la posizione migliore per attaccarla in caso di cedimento di quest'ultima. E la squadra che ora scandisce il ritmo, per adesso sembra riuscirlo a fare senza alcun minimo segno di stanchezza: due vittorie facili, di larga misura, e soprattutto col minimo sforzo. Dopo il successo in casa col Parma, per la Juventus arriva il bis, con un 4-1 in trasferta all'Udinese. Vedendo il risultato, e conoscendo le prestazioni della Juve della scorsa stagione, qualcuno avrebbe potuto immaginare ad una partita in cui la Juve abbia scandito il suo ritmo forsennato dal primo minuto, ma non è stato proprio così: la sensazione è che quest'anno la squadra bianconera, consapevole di essere in assoluto la squadra più forte del campionato, sappia che in una stagione in cui dovrà giocare anche la champions, e dopo una passata giocata sempre al 100 per 100 e conclusasi con 7 bianconeri in finale di Europeo, mantenere per altre 70 partite i ritmi dello scorso campionato sia impossibile. Ecco perchè cerca di vincere le partite 'normali' di campionato (ossia quelle più difficili per la Juve nella tradizione degli ultimi anni) imponendo la propria superiorità psicologicamente alla squadra avversaria, e cercando di colpirla con i colpi dei singoli, e la Juve, ne ha tanti, più anche della scorsa stagione. Alcuni vedono una Juve meno cattiva e quindi più debole, io invece vedo queste come grandi prove di forza della Juve, capace di schiantare un nuovo Parma e una ferita Udinese senza alcun patema, ma con la presunzione e la convinzione di gente come Barzagli, Pirlo, Vidal, Marchisio, Liechsteiner, Vucinic, Giovinco, di essere superiori. In attesa di affilare i coltelli per le partite che contano, proprio come faceva la Juve di Capello o quella di Lippi. Meglio non esprimere giudizi ancora sui fiulani, Guidolin è abituato a momenti come questi, ed è abituato sempre a compiere miracoli partendo proprio dal punto più basso; ne riparleremo tra qualche giornata, perchè la materia prima su cui lavorare anche quest'anno c'è. Per non perdere il passo della Juve è in corso una vera e propria bagarre, in cui c'è chi scende e c'è chi sale. Sta salendo alla grande il Napoli, che in una prestazione anonima in un campo inaccettabile, contro un'ottima Fiorentina (sicuramente una delle rivelazioni del campionato, e occhio al difensore Roncaglia, ne sentiremo parlare) è riuscita ad ottenere 3 punti che sicuramente una stagione fa non avrebbe raccolto. Vola letteralmente per adesso a punteggio pieno la Lazio, trascinata da Klose e Candreva. A dire, il vero, questo inizio, viste le tante difficoltà estive, non se lo immaginava neanche Petkovic. Ma la vera Lazio non è nè questa (troppo fortunata a parer mio), nè quella di Agosto (troppo sfortunata): è una squadra che farà come sempre un ottimo campionato, e lotterà per la Champions, e che quindi presto abbandonerà la vetta della classifica. Si trova un compromesso a tutto. Per adesso però non sono riusciti a trovarlo Inter e Roma, a tratti capaci di stupire, a tratti che mettono in mostra tutti i loro difetti. Una cosa certa è che per adesso danno spettacolo. Zeman, dopo essersi stupito per la sua prima Roma, che sembrava più quella di Luis Henrique che quella di Zeman, ieri si è stupito per aver visto la prima vera Roma di Zeman: una squadra che dà spettacolo, con Destro e Osvaldo due signori attaccanti, e Totti nel suo vecchio ruolo dietro la punte ad ispirare come ai tempi migliori. In più un centrocampo che, con l'infortunio di De Rossi, era formato da Tachsidis, Marquinho e Florenzi: due di questi l'anno scorso giocavano in B, l'altro era un oggetto misterioso; oggi corrono, difendono, danno del tu al pallone e segnano (Marquinho e Florenzi), oppure mostrano una tecnica e una visione di gioco sorprendente (il greco, il giocatore che mi ha colpito di più). Il problema sta nella difesa, ma Zeman lo sa e non ne fa un motivo di grande preoccupazione, per lui l'importante è segnare un gol più degli altri. Però, è anche vero che i campionati li vincono le squadre con la difesa migliore, e non a caso Zeman non ha mai vinto nulla. Staremo a vedere. L'Inter, invece, è una bellissima Inter, ma anche la solita Pazza Inter: l'attacco ha una grande qualità, ma se Cassano e Snejider non danno una mano a centrocampo, questo va in difficoltà, e la difesa corre sempre il rischio di figuracce, anche perchè dietro ora con la partenza di Maicon non ha più fenomeni, e l'intesa è ancora da raggiungere. E, una squadra che vince, stravince anche e sempre in trasferta, ma non riesce a vincere in casa, può essere bella quanto vuoi, ma non può vincere lo scudetto. Un ulteriore impasto nel gruppo "antijuventus" dunque, dove ad oggi dico che la principale rivale è il Napoli, perchè la più collaudata. Tra le squadre che risalgono c'è anche il Milan, che continua ad avere difficoltà, ma che sembra aver almeno trovato la terapia per guarire alla "Ibrahite": umiltà, giovani e italiani. De Sciglio è il prototipo del terzino modello, alcuni lo paragonano già a Tassotti, Acerbi ha grande fisico e personalità, perchè non si è data fiducia subito a loro anzichè far giocare giocatori più vecchi e mediocri? se sbagliano loro, come possono sbagliare gli altri, non è altro che un passo avanti per migliorare e crescere. E se segna Pazzini, molti problemi sono risolti. Da segnalare infine 3 outsider: la Sampdoria, che non fosse per la penalizzazione sarebbe anch'essa prima, ha un signor centrocampo, un allenatore che ci sa fare con i giovani, tanto entusiasmo, e ha Maxi Lopez. Non vincerà lo scudetto, ma sarà una bella rivelazione; il Toro, anch'esso sulle ali dell'entusiasmo, dei giovani e anche dei vecchi come Sgrigna, in Serie A per la prima volta a 30 anni; e il Catania, attualmente una delle squadre maggiormente rodate. Occhio anche al Parma, che può provare tanti giovani, soprattutto uno, Belfodil, per molti il nuovo Benzema. Chi non può provare più, infine, è il Palermo di Sannino, reduce da due 3-0 subiti consecutivi, e il cui presidente è Zamparini. La squadra è di certo nuova e mediocre rispetto a quella delle passate stagioni. Non lo vuole ammettere il presidente, che già tuona, chiedendo di far giocare di più giovani come Divala (in effetti è forte). Il povero Sannino, ormai, l'unica cosa che può fare è ascoltarlo e sperare che vada bene, visto che il tempo che Pozzo dà a Guidolin Zamparini non lo dà mai ai suoi allenatori. In effetti si è visto dove è arrivato l'Udinese negli ultimi anni e quanto ha speso, e dove è arrivato il Palermo e quanto ha speso. Non mici resta altro che dare un in bocca al lupo a Sannino. Può essere anche la seconda giornata di un campionato nuovo in tutti i sensi, ma le vecchie abitudini non si scordano mai.

 
 
 

JUAN SURRACO - PERCHE' SEMPRE IN B?

Post n°10 pubblicato il 31 Agosto 2012 da Pinturicchio94
 

 

A volte il calcio è strano, a volte la serie cadetta del campionato italiano nasconde davvero tanti talenti, giovani, vecchi, affermati, inespressi, in attesa di cogliere l'occasione giusta, in attesa di ambire a palcoscenici più importanti. E spesso tale treno non arriva, oppure tarda ad arrivare, cosicchè mentre si vedono tante meteore fallire in squadre o competizioni importanti, altrettanti giocatori di assoluto valore sono sprecati in campionati minori, come la serie B, e si esprimono e bruciano gli anni migliori, calcisticamente parlando, in squadre di valore inferiore rispetto a quello che è poi il loro potenziale talento. Poi può capitare che anche loro come molti altri falliscano la loro grande chance in una squadra di A, ma perchè non dare loro neanche una possibilità? la serie B è un campionato difficilissimo, con qualità minore ma intensità quantomeno a livello della Serie A, e accanto a giocatori di esperienza ormai avanti con l'età crescono e maturano giovani talenti. In serie B hanno giocato giocatori come Del Piero, Buffon, Nedved, Trezeguet, dalla Serie B hanno iniziato molte stelle del calcio italiano e non. Patrice Evra, attuale capitano del Manchester, è stato scoperto da Ferguson quando giocava in C1 nel Marsala. E quando l'anno successivo è andato a Monza in serie B, ha visto il campo pochissime volte, così il pazzo Ferguson ha bussato alla porta della squadra italiana e ha ottenuto in regalo il calciatore. Pazzi alla fine si sono dimostrati gli altri. Un calciatore, ormai decisamente pronto a fare il salto di categoria, in un ruolo tra l'altro in cui è abbastanza difficile farlo se non si ha davvero talento, e lui sembra averlo, è Juan Surraco, trequartista-ala attualmente in forza al Modena. Anomala carriera di questo nanetto classe 1987, ecco perchè: l'Udinese lo scopre dall'Uruguay a 19 anni, ma lo manda in prestito: il primo anno a Messina, dove inizia a mostrare le sue qualità; poi due anni ad Ancona, 71 presenze e 7 gol per questo giocatore diventato leader indiscusso della squadra che il primo anno raggiunge un'impossibile salvezza, l'anno dopo sfiora l'impresa play-off; ma per l'Udinese non è ancora pronto e viene mandato un anno a Livorno dove è ancora protagonista e un altro a Torino dove nonostante alcuni infortuni si rivela decisivo per la risalita in Serie A. Ora addirittura l'Udinese ha ceduto il cartellino al Modena, dove ha già iniziato a fare sfracelli: non pensate che qualcuno in questo ultimo giorno di mercato potrebbe farci un pensierino? E' un giocatore utile a tutte le squadre di A alla ricerca di un trequartista capace di fare la differenza: giocatore che nasce come ala destra, per sfruttare le sue abilità palla al piede nell'uno contro uno, la sua velocità e il suo piede vellutato per mettere cross agli attaccanti, ma che ora è effettivamente diventata una mezzapunta a tutto campo, bravissimo nei dribbling e negli slalom centrali, capace di creare la superiorità numerica e soprattutto la giocata vincente, gol o assist, in qualsiasi momento. Non ama prendersi la palla troppo lontano dalla porta, perchè sa che può essere più decisivo negli ultimi 20 metri, zona del campo in cui solo pochi campioni riescono davvero ad esserlo, e lui, almeno per la personalità, lo è già. Giocatore di esperienza nonostante gli appena 25 anni, dotato di una grande tecnica, un piede vellutato nei cross, nelle punizioni e nei passaggi, grande agilità e movimento, e soprattutto di grande visione di gioco, che capisce quasi sempre quando deve dribblare, quando invece deve inventarsi la magia, il passaggio filtrante. Una mina vagante che naturalmente non disdegna inserimenti senza palla in area, per cui è sempre pericoloso e difficile da prevedere. Repertorio completo, dotato di lanci millimetrici, aperture al bacio (nel caso arretri il suo raggio d'azione), stop a seguire, dribbling secchi, tunnel. Letale nei contropedi, sia egli a lanciare o ad essere lanciato, bravo nelle punizioni. Molti lo accostano a Camoranesi per il doppio passaporto, anche se è forse per le sue caratteristiche più dinamico e agile, la classe ancora non è quella ma lo potrà diventare. Due curiosità: i difensori stiano attenti quando mette palla in mezzo, già l'anno scorso con i suoi cross insidiosi ha propiziato ben due autogol; e stiano attenti anche i carabinieri, perchè come va veloce sul campo lo va anche in macchina, e spesso col vizio del sabato sera allegro; ma in fondo è un sudamericano, genio e sgregolatezza, in attesa che il suo genio possa essere goduto da squadre superiori al Modena e al Livorno...

 

 
 
 

L'URLO DELLE SECONDE

Post n°9 pubblicato il 28 Agosto 2012 da Pinturicchio94
 

E' iniziata come sempre la nuova stagione, come non poteva non iniziare: conferme, certezze, novità, sorprese, delusioni, e soprattutto tante, tante polemiche. Non è un caso che spesso, oramai, la parola polemica, è associata a quella Juventus. Il guaio, purtroppo, è che ormai è diventato uno stereotipo comune, e non si perde un'opportunità per gettare fango sulla squadra bianconera, da sempre la più odiata-amata, ora anche tornata ad essere favorita e detentrice, squadra da battere. Delle due grandi novità della stagione, la prima ancora non ha prodotto effetti (l'allargamento della panchina), ma saremo sicuri ce ne accorgeremo a lungo andare, con l'innesto di più giovani e la diminuizione di scontenti in tribuna che esprimeranno il loro disagio su "Twitter", la secondo, invece, è già protagonista, nel bene e nel male. Noi per una volta vorremmo parlare degli arbitri in senso positivo, ma purtroppo l'anti-juventinità spesso si esprime con accuse all'arbitraggio, e in questo caso ai nuovi protagonisti del campionato, i giudici di porta, sbagliate ed infondate. Hanno fatto un grande lavoro, invece, i giudici di porta, sabato, nella partita in cui sono stati chiamati in causa maggiormente, ma anche in tutte le altre della domenica: vedono il rigore su Liechsteiner, anche se viziato da fuorigioco di quest'ultimo (colpa dell'arbitro), fortuna per tutti che Vidal scaraventa addosso a Mirante non solo il pallone, ma anche tutte le eventuali polemiche; anche se in realtà così non è stato, ma dovremmo iniziare a parlare dell'ottusità degli italiani, e qui apriremmo un altro infinito discorso...parliamo solo di calcio. E la punizione di Pirlo, per chi lo voglia e chi non lo voglia accettare, è entrata, e il primo ad accorgersene è stato proprio, ed in tempo reale, l'assistente di linea. Un po' meno polemiche inutili sugli arbitri e sulla Juve (non era Moggi il problema?) farebbero bene a tutti, ma, alla finfine, è questo il bello del calcio in Italia. Nonostante ciò, ennesima prova di forza della Juve, sabato: per adesso, non gioca ancora il calcio esagerato e forsennato della scorsa stagione, e per questo sembra essere una squadra più matura, che ha capito che si può vincere anche grazie alla qualità dei singoli: Pirlo lo ha dimostrato, Giovinco ancora no. Ma se c'è qualcosa che sorprende in questa nuova Juve è la forza di Asamoah: fisico, velocità, corsa, uno contro uno, duttilità tattica, Marotta ancora una volta ci ha visto bene, come ha visto bene Conte ad arretrare il raggio d'azione di Marrone, l'anno scorso giovane promessa e pupillo dell'allenatore, provato soltanto pochissime volte, anche se quelle poche volte s'è messo in luce alla grande; quest'anno utilizzato come libero della difesa a 3, dimostra un grande senso della posizione, lui centrocampista di natura, una saggezza tattica, una tranquillità e personalità sia nelle chiusure che nella gestione della palla di chi ricopre quel ruolo da anni, quando invece, per lui, sono solo poche partite, con la sensazione che potrà diventare lo Scirea del futuro. Ma la Juve dovrà fare comunque attenzione quest'anno, perchè Inter e Napoli hanno dimostrato che non resteranno a guardare, ma, ricche di novità, voglia di rivincita ed entusiasmo, saranno pronte a far fronte fino alla fine alla squadra bianconera. Anzi, fino a questo momento, sono le due squadre che hanno dimostrato di più: calcio veloce, qualità dei trequartisti e l'entusiasmo di Strama per l'Inter, che ha schiantato 3-0 e senza particolare difficoltà il giovane Pescara (ma occhio alla squadra di Stroppa, con delle ottime individualità: Caprari, è partito alla grande, poi si è spento, mentre lo slovacco Weiss, seppure ad intermittenza, ha mostrato il suo talento nell'arco di tutti i 90 minuti; mi hanno stupito perchè, a memoria, sono stati i primi giocatori capaci di far soffrire in quel modo Janvier Zanetti nell'uno contro uno), contropiedi letali, e giocate dei singoli (e che singoli!) per il Napoli, che con lo stesso risultato ha annientato un Palermo ancora irriconoscibile. Anche Milan e Roma hanno stupito, però in negativo. La squadra rossonera sembra irriconiscibile, spenta, privata oltre che dei suoi migliori giocatori anche di un'anima; gioca, ma è come se non ci fosse in campo. La Sampdoria di Ciro Ferrara, e della freschezza dei suoi tanti giovani, lo annienta sul piano dinamico, e, anche con la classica fortuna che aiuta gli audaci, lo sconfigge per uno a zero. Occhio al centrocampo blucerchiato, e soprattutto ad Obiang: 20 anni, esordio in Serie A, mi ha stupito sin dai primi minuti, corsa, grinta, forza fisica, lo trovi in tutte le parti del campo. Ieri è stato il migliore in campo, e, secondo me, se ne sentirà parlare in futuro di questo giocatore, e neanche troppo lontano. Ancora non del tutto pronta invece la Roma di Zeman, che ha giocato una classica partita alla Zeman: difesa da rivedere e grandi giocate in attacco. La rovesciata di Osvaldo è la conferma di quanto sia forte questo attaccante, Nico Lopez ha dimostrato di avere talento da vendere, ma lo voglio rivedere in una partita intera. Tuttavia, per lunghi tratti, è sembrata ancora la Roma di Luis Henrique, più che quella di Zeman, e la squadra è ancora tutt'altro che pronta per vincere lo scudetto, se passa due volte in svantaggio in casa da un Catania trascinato da un Papu Gomez scatenato: alla terza stagione in Serie A, questa sembra essere davvero quella del suo definitivo salto di qualità, un folletto imprendibile capace di migliorare partita dopo partita, e, pare, ora, finalmente decisivo, candidarsi ad essere uno dei migliori giocatori di questo campionato. Per adesso resta solo la grinta dei giallorossi, capaci di riacciuffare per ben due volte il risultato. Grinta che sembra avere anche l'Udinese, ma che quest'anno potrebbe non bastare: sarà la concentrazione alla partita di Champions di domani, ma i friulani sembrano meno forti rispetto alle scorse stagioni. Sabato il vero Udinese è sembrato la Fiorentina, con tanta voglia di rivalsa dopo tante stagioni deludenti e di transizione, , un super Jovetic e un centrocampo con la qualità al potere, tra Pizarro e Borja Valero. In attesa di Aquilani, si è messo in mostra il giovane Romulo, un giocatore molto duttile, completa spina del fianco per gli avversari, corsa, inserimenti e dribbling, un calciatore che potrà crescere moltissimo e che si dimostrerà utile in futuro a squadre più forti della Fiorentina. Insomma, il campionato è appena iniziato, ma gli spunti di riflessione e la materia prima su cui discutere non manca mai, è siamo appena all'inizio... 

 
 
 

LA GIOVANE SERIE A

Post n°8 pubblicato il 25 Agosto 2012 da Pinturicchio94
 

Inutile dirlo, ricordarlo, la Serie A, anche quest'estate, ci è mancata, ed ora è tornata, pronta a regalarci come sempre nuove emozioni. Non sono mancate le polemiche, le discussioni, le sentenze, dichiarazioni piccanti e movimenti di calciomercato, non sono mancate nemmeno le partite d'estate, ma nulla vale quanto il fascino dei tre punti di quello che è il campionato, pronto a ripartire, più bello del mondo. Alt, ho detto quello che è il campionato più bello del mondo? Forse qualcuno avrà da obiettare e polemizzare anche su questa frase. Forse era il campionato più bello del mondo, ma il declino avviato già da alcuni anni ora ha raggiunto il suo punto massimo: un sistema che per molti funziona, per altri molto meno, un esodo di calciatori, quelli più forti, che ora sognano di vestire le maglie del PSG, del Chelsea, del Real, del ManCity, ossia quelle maglie che hanno come sponsor "$". Eppure, ne sono sicuro, tra una dichiarazione e un'altra, con la Juve sempre squadra da battere, anche quest'anno ci divertiremo, e a farci divertire saranno come sempre i gol, le magie, lo spettacolo del rettangolo di gioco. Anzi, chissà che questo abisso possa essere proprio un nuovo punto di partenza: e se la povertà di grandi campioni spronerà finalmente i grandi club ad investire sul vivaio, sul settore giovanile, sui giovani? Nessuna società italiana avrebbe voluto mai auspicarlo, ma la nostra unica ancora di salvezza sono loro, quei giovani che non si vuole far giocare per evitare che si brucino subito, quei giovani che non sono utili in un calcio, in un sistema in cui ciò che conta è vincere subito e vivere alla giornata, in cui un allenatore che perde due partite rischia l'esonero, in cui dopo una partita non si chiede "Come abbiamo giocato", ma "cosa abbiamo fatto?". Proprio quei giovani, alla ribalta in tutta Europa, meno che in Italia, devono ora salvarci. Sarà un caso che la degenerazione della nostra Serie A sia avvenuta proprio a causa di ciò? No, eppure noi, che per tradizione abbiamo sempre sfornato, creato, prodotto calciatori tra i più forti del mondo, ora non gli diamo fiducia se hanno 19, 20, 21 anni, perchè altrimenti rischierebbero di bruciarsi come pezzi di legno. E altre nazioni, come la Spagna e l'Inghilterra, fanno di ciò la loro fortuna, noi, che abbiamo molte più basi di loro su cui lavorare, ne facciamo la nostra rovina. Qualcosa quest'anno sembra essere cambiata: l'età media si è abbassata dai 27 ai 25 anni rispetto alla stagione scorsa; il Milan, l'anno scorso la squadra più vecchia d'Europa, ora ha un'età media di 26 anni, come la Juve e l'Inter, Il Pescara addirittura 23, la Roma 24; la più vecchia è  il Chievo con soli 28 anni. L'ultima nazionale di Prandelli, quella da cui dovrà ripartire, aveva un'età media di appena 24.6 anni. Gli addii di campioni come Ibra, Thiago Silva, Lavezzi, Maicon, Julio Cesar, gli ennesimi di un esilio iniziato già alcuni anni fa, forse però quest'anno può segnare davvero una svolta, ed essere visto positivamente: il loro palcoscenico ora potrà finalmente occupato da prodotti made in Italy, da Destro a Insigne, da Immobile a Gabbiadini, da Astori a Schelotto, da Poli a El Shaarawy, da Giovinco ad Asamoah. Campioni anche loro, o almeno potenziali campioni. Lo potrebbero diventare se gli si darà occasione di giocare, di crescere, di segnare e di sbagliare, e se non verranno dirottati in panchina al primo incontro ufficiale, o alla prima partita sbagliata. Solo così possiamo rinnovare un sistema altrimenti destinato a fallire per sempre e diventare noi un modello da seguire in Europa: tanti giovani e ingaggi leggeri. Il fair play finanziario esige da molti, ma ottiene da pochi. Noi vendiamo molto, compriamo poco, e siamo sempre in rosso, perche vendiamo e compriamo male. Invece di ridare 7 milioni all'anno a Kakà, perchè non investire quei soldi sul vivavio e cercarselo, farlo cresce in casa, il nuovo Kaka di 18 anni? La strada da seguire, forse non ancora per volontà, ma solo per necessità, sembra essere questa, ecco perchè si parlerà di una Serie A dei giovani, che potranno essere quelli che ho nominato prima, ma potranno essere anche altri giocatori destinati a diventare grandi, come Diop, Cavanda, Ogbonna, Peluso, Longo, Bueno, Willians, Melazzi, Pogba, Romanò, Rozzi, Brkic. Chissà che a salvare il calcio italiano siano proprio questi ad ora illustri sconosciuti. Più che di Serie a dei giovani, quest'anno, si può parlare anche di una giovane Serie A, con assolute novità rispetto agli anni passati: a comporre la distinta non saranno più 18, ma ben 22 giocatori, come agli Europei, in questo modo ci saranno meno scontenti in tribuna, più possibilità per gli allenatori e più chances per i primavera. E gli arbitri, per ridurre, la percentuale di errore, aumenteranno a sei. Ma si sa, in Italia potranno essere anche 16, che le polemiche, quelle sì, non moriranno mai, e renderanno alla fine questa giovane Serie A vecchia come non mai, con i suoi pregi e i suoi difetti. Chissà se tutto ciò la farà ritornare ad essere nuovamente il campionato più bello del mondo. Quello, alla fine, è il nostro unico vero scopo.

 
 
 

MOUSSA DEMBELE' - UN ZIDANE BELGA

Post n°7 pubblicato il 24 Agosto 2012 da Pinturicchio94
 

La prima volta che vidi questo giocatore mettersi in mostra fu alle Olimpiadi del 2008, quando la nostra nazionale Olimpica, pensando di affrontare senza particolari patemi un Belgio apparentemente privo di sogni di gloria, fu completamente sorpresa dai giovani fulminanti calciatori belgi, e fu eliminata. Era quello il Belgio di perfetti sconosciuti come Lukaku, Witsel, Martens, Defour, ora invece protagonisti della nazionale maggiore, la squadra di ragazzini terribili che sta sorprendendo tutti e che si candida prepotentemente ad essere la prossima outsider ai Mondiali in Brasile. Era quello soprattutto il Belgio di Moussà Dembelè, giovane centrocampista-attaccante, assoluto leader di quella squadra, che condusse fino alle semifinali. Già da allora si intravedeva un ragazzo che, seppure acerbo da un punto di vista tattico, era dotato di grande personalità, prestanza fisica, velocità, e di un ottimo sinistro, che sfruttava per essere il perfetto trascinatore della squadra, nel vero senso della parola, con assist, gol, e progressioni palla al piede. Questo è Moussa Dembelè, 25enne di origini maliane ora da due stagioni al Fuhlam, dove bene sta facendo anche in Premier League, con 54 presenze e 4 gol. Giocatore molto duttile tatticamente, forse ancora privo di un ruolo ben preciso, e questo forse è uno dei suoi punti di debolezza, ma che lui trasforma in valore aggiunto, in quanto può essere un perfetto jolly per le sue squadre, utilizzabile in tutti i ruoli del centrocampo a 4, in linea o a rombo, e dell'attacco. Un ragazzo che può fare il centrocampista centrale come la punta, grazie alle sue qualità. Anche se io prevedo per lui un grande futuro da trequartista. Giocatore dotato di una grande tecnica, e soprattutto personalità, non ha assolutamente paura di giocare il pallone in zone molto calde del campo, dove serve gente in grado di fare la differenza, e lui sta dimostrando di saperla fare. Nonostante il suo fisico longilineo e la grande forza atletica, con i suoi 185x78, è un giocatore molto veloce, nel breve, nello scatto e nella falcata, a tratti imprendibile. Spesso riesce a liberarsi nella trequarti campo, con inserimenti palla al piede oppure senza palla, e grazie alla sua capacità di svariare su tutto il fronte d'attacco. Lo trovi tra le linee, sulle fasce oppure in area, l'importante che ci sia uno spiraglio libero, il quale lui è sempre pronto ad attaccare. La sua caratteristica fondamentale è il dribbling: ti stia esso puntando di spalle, in corsa, da fermo, con poco o molto spazio, non importa, perchè riesce sempre a saltarti e a creare superiorità numerica. E guai concedergli spazio al limite dell'area, può inventare in qualsiasi momento la giocata letale per gli avversari, l'assist oppure la conclusione. Sì, perchè Moussa Dembelè nasce proprio attaccante, ed ecco perchè tra le sue qualità vi sono anche la freddezza sotto porta, e un gran tiro, di sinistro ma anche di destro, potente e preciso, che non lascia scampo al portiere. Giocatore dotato di grande velocità di gambe (a tratti sembra danzare sul pallone, e sembra farlo a velocità raddoppiate) e soprattutto di grande visione di gioco, sembra incarnare alla perfezione il ruolo di trequartista moderno: giocatore fisico, veloce, tecnico, ma soprattutto aggressivo. Già perchè Moussa Dembelè in campo è tutt'altro che una femminuccia, ma uno che fa del pressing una delle sue armi migliori, e che, quelle poche volte che gli capita di perdere palla, non esita a cercare di riprenderla. E giocatori della sua classe ed eleganza con la sua generosità è difficile trovarli nel calcio d'oggi. Calciatore dotato di un repertorio completo, al quale è vietato concedere spazio, anche quando è girato spalle alla porta: una delle sue qualità principali, infatti è proprio quella di riuscire di liberarsi della marcatura avversaria, con dribbling e stop a seguire, pur partendo spalle alla porta, e di girarsi sempre per puntare chiunque egli si trovi davanti. Un suo difetto? a volte è troppo innamorato del pallone, ma se lo può permettere, viste le sue qualità e potenzialità. Riuscisse ad essere più bravo tatticamente forse potremmo parlare davvero del nuovo Zidane, anzi Dembelè, potenzialmente, è dotato di un repertorio ancora più completo del trequartista franco-algerino. Ma, come per molti giovani della sua età, ciò che ancora gli manca è la continuità, sia nell'arco del campionato che della stessa partita. In una grande squadra, però potrebbe crescere ancora di più e superare queste sue mancanze. Arsenal e United sono da tempo sulle traccie di questo calciatore, che potrebbe fare molto comodo anche al Milan, nuovamente alla ricerca di Kakà: invece di prendere un calciatore 31enne, Galliani, perchè non pensare ad uno 25enne, che potrebbe essere il nuovo, di Kaka?

 
 
 

PURTROPPO SIAMO IN ITALIA...

Post n°6 pubblicato il 22 Agosto 2012 da Pinturicchio94
 

"E' umanamente comprensibile che Carobbio menta per difendersi. Ma ciò non significa che menta". In questa frase detta nell'arringa di Palazzi durante il processo sportivo di secondo grado in merito al filone calcioscommesse che vede indagato (in realtà non si potrebbe usare questa parola, in quanto mai Conte è stato effettivamente indagato, a differenza di altri giocatori, e non si spiega, tral'altro, neanche il motivo per cui, lui, neanche indagato, sta già scontanto la squalifica inflittagli in primo grado, mentre il centrocampista della Lazio, tanto per citarne uno, Mauri, indagato, ora gioca liberamente) l'allenatore della Juventus Antonio Conte. Una frase che si commenta da sola, anzi, priva di commenti, così come è priva di senso. Una frase che in un compito di scuole elementari i maestri avrebbero segnato con la matita blu, e che invece è detta in un processo a livello nazionale, che segna la vita sportiva di molte persone. Già questa considerazione non renderebbe necessario continuare per dimostrare come, ancora una volta, la Juve, nelle vesti di Conte, sia stata vittima di un processo farsa, anzi, in questo caso di un non-processo. Non voglio soffermarmi su quella che è la verità di fondo, cioè che, appena tornata a vincere, la Juve dà sempre fastidio a tutti, e si fa di tutto per smontarla, ma voglio addentrarmi in un discorso più tecnico, che servirà a capire che il problema di fondo non è quello di rendere ingiustizia ad una squadra, ma che in Italia c'è un sistema, quello penale-giudiziario, ridicolo, che proprio non va. Un'indagine, quella relativa a Conte, che non sarebbe neanche dovuta nascere. Un pentito, accusato a livello penale di gravissime colpe di combine avvenuta con zingari, e non in maniera occasionale, ritenuto credibile, anzi, un "dio", come ha sostenuto l'avvocato Bongiorno, deve già far riflettere. Uno che tral'altro (parlo di Carobbio) ha cambiato versioni dei fatti più volte di quanto non abbia fatto Misseri nel processo di Sarah Scazzi, che ha truccato partite per anni, e le cui dichiarazioni, che riportano le parole di un discorso fatto da Conte allo staff e la squadra prima di Albinoleffe-Siena, la partita incriminata, sono smentite da tutti i 25 compagni di squadra, e, il massimo dei paradossi, addirittura da lui stesso in una delle sue tante versioni dei fatti: Conte avrebbe prima, stando alle parole di Carobbio, effettuato un discorso forte alla squadra, mostrandole tutta la sua voglia di vincere, e poi, le avrebbe ordinato un pareggio? Tutto normale, così come la controdifesa di Palazzi: è lo staff a stretto contatto con l'allenatore, non i giocatori, e poi tutti smentiscono per paura di essere indagati; come per dire: quando Conte fece il discorso nessuno può dimostrare che tutti i calciatori in quel momento non siano andati in bagno e Conte abbia parlato solo allo staff. Non è difficile capire che a fare questi discorsi sia lo stesso della frase con cui è iniziato l'articolo. La situazione è ormai chiara per tutti, e non solo in Italia, anche in Cina, in Gran Bretagna, dove anche parlano di questo pseudoprocesso sportivo: Carobbio non è in realtà un pentito, ma uno che cerca di mettere carne a cuocere per distogliere la situazione dai suoi gravi reati e cercare uno sconto di pena. E chi la persona adatta per distogliere l'attenzione da lui, se non Conte, l'allenatore che non lo faceva giocare, l'allenatore con cui ruppe definitivamente quando non gli concesse un permesso per la nascita del figlio, facendogli pagare 2500 euro per l'ostetrica? Ma la cosa grave non è tanto ciò che questa persona dice, quanto la credibilità e l'importanza che gli viene data in un processo di tale serietà. Perchè Carobbio e Gervasoni sono gli unici due pentiti ritenuti credibili, e mentre Gervasoni afferma che è stato Carobbio a contattare gli zingari, Carobbio afferma esattamente il contrario? E perchè non si è mai fatto un controesame a Carobbio, così come si fa a qualsiasi reo poi pentito? Forse ognuno di noi, in tutta Italia avrebbe qualche domanda da fargli, delucidazioni da chiedergli; solo per la procura è tutto chiaro. Mentre purtroppo non è chiaro che, se (come ha spiegato proprio Bongiorno) Conte viene definito una persona arrogante, arcigna, non sia più logico il fatto che Carobbio si fosse riferito al suo vice Stellini e non a lui, tanto che è emersa l'intercettazione di Stellini che dicesse a Carobbio "Non dire niente a Conte!". Non è chiaro che l'intento di Carobbbio è quello di fare di tutto per sperare in un cambiamento della sua pena, da associazione a delinquere ad un semplice frose sportiva. E se gli unici due pentiti ritenuti credibili sono Gervasoni e Carobbio, poi all'improvviso, si parla di accuse a Bonucci e Pepe, attualmente due tesserati juve, e si ritiene di dover considerare credibile anche Masiello, un altro che parla solo per invidia, e per gli stessi scopi di Carobbio. Perchè non si ritengono credibili allora i 25 compagni di squadra di Carobbio che smentiscono in coro le sue dichiarazioni? e se non li si ritiene credibili, perchè allora non li si accusa anche loro di omessa denuncia, caro Palazzi? E' incoerente che essi smentiscono perchè non vogliono essere accusati, in quanto se essi smentiscono, e Carobbio è credibile, allora essi nascondono la verità, e dovrebbero essere indagati anche loro, ma forse sto facendo discorsi i quali Palazzi neanche riuscirebbe a comprendere. Parliamo pur sempre uno capace di dichiarare la frase detta precedentemente, parliamo di uno che ha condannato la Juventus in B portando come prove gli articoli della Gazzetta, di quei giornali che dovrebbero essere solo fonte d'informazione, e tral'altro neanche più super partes (ma questo è un altro discorso), e che ha riproposto tale metodo anche l'altro ieri, presentandosi con pezzi rosa di giornale, parliamo di uno che ritiene prove che confermano la credibilità di Carobbio le ricerche della polizia giudiziaria, che ha perquisito Conte pur non trovando niente, e dei contatti telefonici, nei quali mai è stato tirato in ballo il nome di Antonio Conte. E la giustizia sportiva permette ciò, e non solo deferisce l'interessato per dieci mesi, ma conferma la squalifica in secondo grado, una sentenza che si commenta da sola, e che è motivo di derisione dell'Italia in tutto il mondo. Solo qua è ritenuta giustizia. Perchè, come in altre circostanze, in Italia tutto l'ingiusto sembra normale, quotidiano, e la giustizia è altrove. Su questo nessuno apre un processo.

 
 
 

KYKLE WALKER - "THE ENGLISH R. CARLOS"

Post n°5 pubblicato il 19 Agosto 2012 da Pinturicchio94
 

Sarà un caso, ma tutti gli esterni destri britannici di un certo spessore iniziano col suono "Walk", che tral'altro è anche un comune verbo inglese che significa "camminare". Il primo ad avere queste caratteristiche è stato Theo Walcott, lanciato giovanissimo da Capello. E calpesta, anzi divora, allo stesso modo, la sua stessa parte di campo, anche lui da giovanissimo in nazionale (è un 90'), Kyle Walker, terzino destro, che per le sue spiccate doti offensive, può essere definito un ala fluidificante capace di percorrere, e no "camminando", ma a velocità supersoniche, e occupare tutta la fascia destra. Col suo sguardo tenero, e quel piccolo neo sotto l'occhio che ricorda Scirea, il giovane esterno inglese è in realtà un mix di classe e potenza. Sarà che è abituato a compiere duetti perfetti (in nazionale assieme a Walcott compone una corsia di destra letale, anche se spesso è lui, utilizzato a centrocampo a delegare lo stesso Walcott in panchina; nel Totthenam, squadra in cui è ritornato la scorsa stagione giocando alla grande, con 37 presenze e due gol, è partecipe, assieme a Gareth Bale a sinistra, della coppia di esterni tra le più forti al mondo) che in Spagna, dopo averlo conosciuto in seguito ad un'amichevole della squadra basca con la nazionale inglese, hanno iniziato a chiamarlo "the english Roberto Carlos". Il problema, semmai, di questo soprannome, è che lui è un tutto destro (pur non essendo niente male comunque anche col sinistro, che spesso usa per concludere l'azione a rete), per questo, si possono intravedere molte somiglianze anche con Maicon. Il modo in cui interpreta il ruolo è quello, la classe, la tecnica, la potenza e la velocità d'esecuzione anche, solo che con il suo 1,78x73 Walker non dispone della stessa forza fisica dell'esterno brasiliano dell'Inter, ma ciò non è sicuramente da considerarsi un limite, perchè il "folletto" inglese forse dispone di un'agilità ancora maggiore, che abbina alla sua grande resistenza ed esplosività. Sono poche le partite in cui non lo si vede spingere sulla corsia. Quando punta l'uomo in velocità è formidabile e quasi imprendibile se decide di andare sul fondo per crossare, e spesso per fondo lui intende addirittura arrivare in area di rigore per servire il più facile degli assist alle punte. La sua accelerazione è micidiale e ha già lasciato sul posto molti terzini sinistri avversari, incapaci di fermarlo; ma ciò che sorprende maggiormente è il suo controllo di palla e la sua tecnica, da centrocampista puro: ecco perchè definirlo un terzino è altamente riduttivo. Spesso, proprio come Maicon, arriva dalla corsia destra al limite dell'area in corsa, e lascia partire dei bolidi col destro, forti ma soprattutto precisi, che non lasciano scampo ai portieri. Ma può decidere anche di entrare in area, puntare il difensore e calciare di sinistro, che, come ho detto prima, non disdegna del tutto. Un esterno completo dunque, capace anche di perfetti movimenti senza palla, tagli ed inserimenti, che lo portano ad essere sempre pericoloso. E di certo non manca la personalità a questo ragazzo, che una settimana dopo essere stato nominato "miglior giovane della Premier" la scorsa stagione, ha siglato un meraviglioso gol su punizione a giro col destro, e che a 20 è già punto fisso della rosa prima di Capello ora di Redknapp, allenatore che già lo conosceva al Totthenam. Ha saltato gli europei soltanto per un infortunio all'ultima giornata di campionato, ma è un giocatore sicuramente dal futuro roseo, che avrà molti altri grandi palcoscenici internazionali per mettersi in mostra. E, dal momento che è già a buon punto sulla strada per diventare il nuovo Maicon, chissa se Juve, Real e Psg, interessati proprio al brasiliano, oppure l'Inter, alla ricerca di un suo sostituto, non abbiano fatto un pensierino anche a lui, più giovane e meno costoso, e con tanta voglia di far scattare la freccia a destra.

 
 
 

ANTE VUKUSIC - I GOL DEI BALCANI

Post n°4 pubblicato il 17 Agosto 2012 da Pinturicchio94
 

Il calcio dell'est, seppure decisamente meno rinomato di quello europeo o sudamericano, ha sempre portato all'avanscoperta tanti giovani talenti, alcuni di questi attualmente protagonisti anche nel campionato italiano, basti pensare a gente come Vucinic, Jovetic, Pandev, Lulic, per non parlare a livello internazionale. Per questo, vedere la doppia sfida dei preliminari di Europa league dell'Inter contro l'Hajduk Spalato è stata anche l'occasione giusta non solo per constatare in che condizioni è la squadra nerazzurra, ma soprattutto per osservare tanti talenti croati messi in vetrina. Uno di questi è sicuramente Ante Vukusic, attaccante classe 1991, eppure già punto di riferimento assoluto di una delle squadre più forti dei Balcani. Nelle ultime due stagioni è già stato capace di siglare ben 26 gol, di cui 3 in under 21, in appena 10 presenze in nazionale. E si è confermato anche a San Siro, dove oltre al gol da vero centravanti d'area, ha mostrato un talento davvero comune a pochi altri campioni. Una sorta di macchina da gol quindi questo ragazzo, considerando che deve ancora compiere 22 anni ed è già una certezza, un leader della sua squadra, anche se chissà ancora per quanto, visto che le sirene del mercato iniziano a squillare. Prevalentemente destro, non disdegna comunque il sinistro anche per le conclusioni a rete. Vukusic però non è il classico centravanti d'area, rozzo a pesante, e neanche il vecchio numero 9, che aspettava soltanto che gli arrivasse il pallone giusto per metterla dentro. La sua peculiarità è che lo è anche (ma il suo 1,77x71 non lo fa di certo un armadio, piuttosto uno di media statura), ma Ante è principalmente un attaccante di manovra, di movimento, che ama svariare su tutto il fronte d'attacco e non dare punti di riferimento. Ecco perchè durante le partite spesso lo vediamo puntare l'uomo a destra e a sinistra, per favorire gli inserimenti dei centrocampisti. E naturalmente Vukusic può permettersi di fare questo gioco, vista la sua notevole, quasi pregiata tecnica: col suo destro è capace di fare quello che vuole, di nascondere la palla all'avversario, di saltarlo con un tunnel o un semplice tocco di palla, ecco perchè ha anche un ottimo dribbling, che abbina ad una discreta velocità ed agilità; Vukusic è anche molto elegante. Il meglio, comunque, lo dà quando è nell'area di rigore: la sua capacità di liberarsi, di smarcarsi per la conclusione, soprattutto quando i cross provengono dalla fascia sinistra d'attacco, non è da tutti, così come l'agilità e soprattutto la freddezza sottoporta. E' un attaccante completo, ed un pericolo continuo per le difese avversarie, alle quali non è concesso distrarsi con lui in campo, e spesso neanche questo puà bastare. Può bastare una frazione di secondo e i suoi movimenti, il suo attaccare la profondità lo porta sempre davanti alla porta con la possibilità di calciare, e, grazie alla sua freddezza, e al suo destro, preciso e potente, difficilmente sbaglia. Un vero e proprio rapace d'area, agile e tecnico, a cui non bisogna concedere un minimo di spazio se si vogliono evitare pericoli. E, nonostante la sua statura non da gigante, è pericoloso anche di testa. A questo punto lancio una proposta: la Juve cerca un top player in attacco, ma sembra orientata a prendere LLorente; il Milan cerca ancora un sostituto di Ibra e Inzaghi, l'Inter non sa ancora con chi rimpiazzare Pazzini: visto che nelle situazioni attuali è praticamente impossibile riuscire a strappare alle spagnoli, alle inglesi o al PSG giocatori del calibro di Van Persie, Ibra eccetera, perchè non puntare su talenti come Ante Vukusic, ancora poco sponsorizzati dai media e di sicuro avvenire? Oggi con meno di dieci milioni si può strappare all'Hajduk, e chissò quanto potrà essere il suo valore di mercato tra qualche anno. Bisogna comunque muoversi in fretta, prima che inizi a giocare e segnare anche nella nazionale maggiore, e che su di lui cadano gli occhi delle big d'europa e dei giornali.

 
 
 

MARC BARTRA - "DEFENSOR MODELO"

Post n°3 pubblicato il 14 Agosto 2012 da Pinturicchio94
 

E' risaputo della facilità degli osservatori del Barca di scovare giovani talenti spagnoli, e del perfetto settore giovanile di far crescere tutti questi giocatori seguendo un modello e uno stile di gioco ben definito, quello della perfetta organizzazione tattica e di schemi basati sul possesso palla, il cosiddetto "tikitaka", e la velocità di azione. Chi viene preso (non giocatori qualunque, comunque) nella scuola calcio del Barca, in un certo senso può essere definito un privilegiato, un fortunato, perchè la mentalità e il progetto di questa società si basa proprio nel creare un sistema infinito e immortale, facendo crescere i giovani accanto giocatori più navigati ed esperti, e lanciarli subito nel calcio che conta, per poi far sì che questi dopo qualche anno prendano il loro posto e diventino loro da modello per gli altri giovani. Certo, crescere ed esplodere nel Barca, accanto a Xavi, Puyol, Messi, Iniesta, è molto più facile che in qualsiasi altra squadra del mondo, sicuramente meno organizzata di quella spagnola, ora allenata da Villanova, ma che praticamente gioca a memoria. Non soltanto mezzepunte veloci e spietate, oppure centrocampisti abili nel fraseggio stretto però crescono nel vivaio, ma molto accurato è anche il reparto difensivo, per cui si spera possa nascere un erede e compagno di Piquè, così come il centralone del Barca attuale è ora erede e compagno di Puyol. E' perfettamente su questa strada Marc Bartra, difensore spagnolo classe 1991. Abbastanza alto, 1,83 cm, ma comunque non un marcantonio (70 kg), tuttavia ciò non preclude nulla da un punto di vista atletico, anzi, il suo fisico longilineo gli permette di essere più agile e leggero nei movimenti, e comunque molto bravo di testa. Qualche problema dovuto alla poca esperienza la scorsa stagione, in cui Guardiola, prima bravo a lanciarlo, gli ha poi preferito nelle gerarchie Fontas, prima del suo infortunio. In questa stagione, però, con Tito Villanova, con Puyol ormai avanti con l'età e con alcuni problemi fisici, sembra essere la prima alternativa alla coppia centrale Piquè-Mascherano, e chissà che a suon di prestazioni pulite e sicure alle quali ci ha abituato possa anche riuscire a strappare loro il posto. Difensore perfetto stile Barca, elegante, tecnico, sempre pulito ed ordinato, non ha timore nell'aggirare l'avversario e nel completare disimpegni, pur senza mai prendersi rischi inutili. Sulla strada giusta per diventare un difensore modello quindi, di grande personalità e freddezza, e per di più molto bravo nell'impostare e con ottima visione di gioco, pur preferendo il passaggio corto al lancio. E a tutto ciò (per cui ricorda moltissimo il suo compagno Piquè, forse solo meno prestante fisicamente) abbina ottime qualità difensive, riesce a recuperare palla senza mai compiere falli, pur essendo sempre deciso, molto bravo nelle chiusure e quasi un muro nell'uno contro uno, dove può vantare di una buona velocità e nello stretto e nella progressione, oltre ad avere un grande senso della posizione, forse fin troppa per un difensore di 21 anni, in un ruolo in cui la sicurezza si acqusita sempre di più con l'esperienza, e grandi tempi di anticipo, che non sbaglia quasi mai. Ma la cosa che ama di più è sicuramente dialogare con i compagni nel fraseggio, dove sicuramente non trova ultimi arrivati, ed uscire palla al piede. Quest'anno, forse chiamato alla sua prima vera stagione completamente in prima squadra, sarà per lui una prima prova del 9: se dimostrerà anche continuità, potremmo parlare di un difensore già ampiamente pronto e ai vertici del calcio internazionale. Ma l'importante è non mettergli pressione addosso e farlo crescere con calma, perchè, si sa, il ruolo del difensore è delicato, e spesso può bastare un errore a compromettere una partita o una carriera. Di certo a Marc Aregall Bartra, uno che all'esordio da titolare col Barca contro il Malaga ha anche timbrato il suo primo gol, la personalità non manca, e potrebbe già fare molto comodo a squadre di serie A come la Juve o il Palermo, in cerca di un centrale per completare il reparto. Peccato che, molto probabilmente, i dirigenti del Barca non se lo lasceranno scappare e punteranno moltissimo su di lui. Ed è anche giusto che sia così.

 
 
 

IL NAPOLETANO...

Post n°2 pubblicato il 12 Agosto 2012 da Pinturicchio94
 

Il calcio è il più seguito degli sport proprio perchè strano, imprevedibile, vario. Vario in chi lo gioca, vario in chi lo valuta. Ogni tifoseria è particolare, e spesso ogni tifoso di una stessa squadra non la vede mai come un qualsiasi altro. Eppure c'è una "razza" (oso chiamarla così non per essere razzista, perchè questo straniamento l'hanno voluto stesso coloro di cui sto per parlare, semplice conseguenza dei loro modi di pensare) tra i tifosi atipica, che guarda il calcio in una maniera completamente diversa e distaccata da tutti gli altri, quella del "Napoletano". Come avere conferma di queste parole? semplice, basta parlare con un napoletano della partita di Supercoppa di ieri, e poi chiedere opinioni a un qualsiasi altro tifoso o semplice osservatore della partita, oppure guardare la partita stessa per rendersi conto che in realtà i partenopei forse vedono altro in televisione, o meglio, fanno finta di vedere. 
Il Napoletano ti dirà che ieri il Napoli avrebbe meritato di vincere, che la Juve ha avuto solo uno sterile possesso palla e nessuna occasione, mentre il grande errore del Napoli è stato quello di non chiudere la partita sul 2-1, viste le tante palle-gol sprecate.
Il Napoletano ti dirà che il Napoli ha regalato tutti i gol alla Juve, mentre loro li hanno segnati di gran classe e senza errori individuali e di reparto della squadra avversaria.
Il Napoletano non ti dirà che quello su Matri nel primo tempo non era rigore, ma non si ricorderà neanche di questa azione, per non parlare di quello su Vucinic nel secondo tempo.
Il Napoletano durante la partita non si accorge di ciò, ma si accorge dell'occhiolino che sicuramente Buffon ha fatto all'arbitro dopo il 4-2, perchè Buffon è un imbroglione che fa queste cose, dopo tutto è juventino.
Il Napoletano dice che l'intervento di Fernandez su Vucinic non è rigore, perchè il difensore è andato sulla palla, mentre era rigore quello su Bherami.
Il Napoletano ammette che Cannavaro è uscito per scelta tecnica, e non perchè aveva fattto già due falli da giallo ed era già stato ammonito.
Il Napoletano non ha fatto caso al bruttissimo fallo di Bherami su Pirlo prima, da arancione, in seguito al quale lo svizzero è stato solo ammonito, e neanche all'intervento subito dopo sempre di Bherami su Giovinco, privo di sanzione con cartellino.
Il Napoletano non ha visto neanche l'entrataccia di Cavani su Giovinco, per il quale ci stava il rosso diretto.
Il Napoletano è un grande esperto di labiali, anche di chi parla in Macedone, e sa sicuramente meglio dell'arbitro che Pandev non ha detto nessuna parola ingiuriosa nei suoi confronti.
Il Napoletano ti dirà che il primo fallo di Zuniga per proteste non ci stava, anche se non ti sa spiegare poi il perchè, e che il secondo non andava fischiato perchè non ha senso ammonire un giocatore, anche se deve essere ammonito, a un minuto dalla fine della partita.
Il Napoletano pensa che qualsiasi sia la circostanza o l'evento, la Juve ruba sempre, e quando non ruba e a rubare è il Napoli è solo una rivincita per le tante ingiustizie subite da 50 anni.
Il Napoletano considera la Supercoppa, dopo la sconfitta, una "coppetta" (Aurelio De Laurentiis), dopo che ha fatto di tutto per farla giocare a Pechino e non allo Juventus Stadium per motivi di marketing (peccato che in Cina erano tutti juventini), e addirittura giura di non partecipare più a una competizione del genere in futuro (se mai il Napoli ci riarriverà)
Il Napoletano ama il suo presidente, e se sbaglia lo giustifica dicendo "è da poco nel calcio italiano". Considera un danno per il calcio italiano ogni decisione e campagna presa invece da Andrea Agnelli, di certo non quella di disertare la premiazione.
Al Napoletano basta sentire il risultato della partita, sia esso Juve-Napoli 4-2, Juve-Napoli 2-0, Napoli-Juve 3-3, pur non avendola vista, per dire che la Juve ha rubato 
Per il Napoletano Conte, Bonucci e Pepe sono colpevoli, semplicemente perchè juventini; e nonostante questa futile motivazione ha da ridire alla Juve che fa di tutto per alzare polveroni inutili quando è chiamata in causa, per poi essere sempre assolta (con riferimento alle stelle, a Calciopoli due, a Scommessopoli, non a Calciopoli). Non pensa che invece sia l'esatto contrario, ossia che ogniqualvolta la Juve viene chiamata in causa, anche indirettamente (è il caso di scommessopoli), i polveroni si alzano da soli, e generalmente volti a confermare la tesi "La Juve ruba".
La piagnina che fa il Napolotano e DeLaurentis ogni giorno per ogni questione, invece, è legittima difesa del Napoli da tutte le ingiustizie del calcio. 
Il Napoletano si sente il tifoso della squadra più forte perchè ha avuto Maradona, e ora Cavani, Pandev, Zuniga e Campagnaro sono i giocatori più forti del globo.
Il Napoletano, quando perde una partita, tral'altro meritatamente, come non fosse abituato a perdere, inizia a perdere i nervi in campo, a protestare in panchina e in tribuna, pensa di ritirare la squadra, diserta la premiazione, va in silenzio stampa e non lo interrompe fin quando non avrà di nuovo favori arbitrali.

Lo Juventino, invece, dopo l'unica sconfitta della Juve negli ultimi due anni, in Coppa Italia proprio contro il Napoli, viziata da un rigore non dato a Marchisio per un fallo di Aronica, tral'altro a una settimana dai festeggiamenti per la vittoria del trentesimo scudetto, alla fine della partita ha applaudito l'avversario, accettato la sconfitta (meritata o immeritata che fosse) e fatto zero polemiche.
Il Napoletano considera questa "un'altra pagina nera della lunga buia storia della Juve" (Carlo Alvino).
La buia storia della Juve comprende 30 scudetti, 9 coppe italia, 5 supercoppe italiane, 1 supercoppa europea, 1 champions, 1 coppa uefa, 1 intertoto, 1 coppa intercontinentale. Quella del Napoli (buia o gloriosa non oso giudicarlo) conta a malapena due scudetti e non so cos'altro.
Ma, aldilà di tutto, è stato il Napoletano oggi a completare una pagina buia e nera della storia del calcio italiano. 

 
 
 
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