Il secolo XVIII è stato fecondo di eventi e di persone illustri per Vico del Gargano, che ha dato natali a ben tre vescovi, Carlo e Giovan Angelo de Ciocchis e Domenico Arcaroli. Anche la famiglia francescana ha accolto provenienze stimate di questa nostra terra, fra questi padre Michelangelo Manicone minore osservante, padre Illuminato e padre Ignazio cappuccini.
Carlo de Ciocchis venne alla luce nei primi giorni del novembre 1711; nel registro dei battesimi della Chiesa Madre si legge che fu presentato per ricevere il sacramento del battesimo il 6 novembre 1711 dai genitori dottor Donato de Ciocchis e dalla signora Angela de Matteis, padrini, Gian Paolo Dattoli e la sorella Angela figli di don Bartolomeo Dattoli e Colomba de Ciocchis. Gli fu posto il nome Carlo, Domenico, Leonardo; ad amministrare il sacramento fu don Domenico Lucatelli, sostituto dell’arciprete don Vincenzo delli Muti.
Trascorsa la fanciullezza e ricevuta la prima formazione scolastica nel paese natio, fu avviato agli studi ecclesiastici, come già avvenuto per il fratello Giovan Angelo, presso il seminario diocesano Sipontino; dopo aver conseguito, gli ordini minori fu ordinato sacerdote a Manfredonia nella cappella dell’episcopio il 6 febbraio 1735 dall’arcivescovo Marco Antonio de Marco. Il 29 agosto 1737 come Vicario Generale prese possesso della diocesi di Matera e Acerenza in nome del teatino Giovanni Maria de Rossi, proveniente dalla chiesa di Ugento. Conseguì il privilegio del dottorato in diritto civile e canonico presso il Collegio dei Protonotari dell’Urbe nell’anno 1737.
Nominato nel concistoro del 24 gennaio 1752 quale successore di Pietro Corsignani, alla guida della Diocesi di Sulmona e Valva, fu consacrato vescovo dal cardinale Portocarrero il 30 successivo. Restò alla guida di quella Chiesa per dieci anni fino al 10 settembre 1762, durante i quali, pur non avendo stabile residenza nella diocesi per diversi impegni pastorali svolti in Napoli, si attivò per la ricostruzione della cattedrale che ornò di un nuovo pavimento e del campanile. Diede inizio alla visita pastorale del 1755, che fu portata a termine dal suo procuratore don Nunzio Sugarelli, delegato anche a compiere la visita “dei Sagri Limini alle tombe degli Apostoli” a Roma. Le successive visite, “secondo il Concilio di Trento i vescovi erano tenuti a visitare almeno ogni due anni l’intera Diocesi”, del 1758 e del 1761, avvennero, dopo aver ottenuto la prevista licenza dalla Santa Sede, per mezzo di un procuratore incaricato, don Tommaso Colonna.
Il 10 settembre 1762 rimise per mezzo del suo procuratore l’Abate Paolo Bianchi, il mandato episcopale di Valva e Sulmona e il 20 dicembre dello stesso anno fu nominato Metropolita di Theodosiopoli, “ in partibus infidelium”, cattedra episcopale che manterrà fino alla morte che lo colse all’età di 67 anni, nel 1778.
A far luce su uno degli incarichi che lo impegnarono in Napoli, sia pure dopo gli anni passati alla guida pastorale della diocesi di Sulmona e Valva, sono le carte dell’Archivio Segreto Vaticano. Nella corrispondenza intercorsa fra il Nunzio monsignor Guido Calcagnini e, la Segreteria di Stato (settembre 1767 – febbraio 1768) si ritrova un cospicuo numero di lettere che riguardano la soppressione della Congregazione dei Gesuiti nel Regno di Napoli e di Sicilia compiuta con decreto del re Ferdinando IV di Borbone, emanato il 31 ottobre 1767.
Con dispaccio del Re del 16 settembre fu istituita “la Giunta degli Abusi” con il compito di sistemare le questioni insorte dopo la partenza del re Carlo; ne fecero parte oltre al Tanucci, alcuni ministri regi e due ecclesiastici, il Vicario Generale di Napoli Filippo Sanseverino e mons. Carlo de Ciocchis. La loro presenza, aveva il fine di rendere manifesta l’approvazione ecclesiastica su quanto si andava a compiere.
La presenza dei due prelati e la posizione da loro assunta in seno all’organismo di governo suscitarono scalpore e grande disapprovazione da parte del Nunzio e della Santa Sede, fino a giungere a un severo intervento del Pontefice che inviò il 27 dicembre 1767 tre Brevi, spediti dalla Segreteria di Stato indirizzati al cardinal Sersale arcivescovo di Napoli, al Vicario Generale e a monsignor de Ciocchis.
L’esplicita posizione “regalista” assunta dal de Ciocchis, vescovo e giurista, si manifestò a tal punto che oppose eccezioni alla ricezione del Breve, in quanto a suo dire, privo del regio exequatur necessario per tutti gli atti, che dalla Santa Sede erano indirizzati al Regno di Napoli, in forza del concordato del 1741.
Tale atteggiamento suscitò nuove reazioni da parte del Nunzio, il quale non risparmiò, nei suoi rapporti inviati alla Segreteria di Stato, giudizi pesanti sul De Ciocchis. Di lui, tuttavia, ci restano molte testimonianze sul suo efficace servizio episcopale nella Diocesi di Sulmona e Valva.
A.A.V. Dataria Ap., Processus Datariae vol. 128, 139
A.A.V Segr. Stato, Napoli vol. 289, 290, 291,372,374,423
Nicola Parisi
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