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Pizzomunno con gerani rossi.

 

 
Pizzomunno

Lungo il tratto meridionale della costa viestana, ritroviamo una piccola spiaggia che deve il suo nome all’ imponente faraglione che dalle acque cristalline si erge sovrano a sorvegliare la città ed i suoi abitanti: la Spiaggia del Pizzomunno.

Qui sembra aver avuto luogo un’ interessante e fantastica vicenda che ha come protagonisti due giovani innamorati , entrambi originari di Vieste .

Pizzomunno , giovane ed attraente pescatore, e Cristalda , ragazza bellissima dai lunghissimi capelli color dell’ oro, si amavano teneramente e vivevano nella convinzione che nulla al mondo potesse intaccare un sentimento tanto forte e sincero.

Ogni sera, Cristalda scendeva in spiaggia per salutare il suo bel Pizzomunno prima che con la sua barca andasse incontro al mare aperto.

Ogni notte, in mare, Pizzomunno riceveva la visita delle sirene che cercavano di ammaliarlo con i loro canti soavi. Le regine del mare desideravano ardentemente che Pizzomunno diventasse il loro re ed amante.

Il giovane, però, non cedette mai alle avance delle sirene tentatrici , avendo già donato il suo cuore alla candida Cristalda.

I reiterati rifiuti del giovane, scatenarono la furia delle sirene .

Una sera, le sirene raggiunsero i due amanti sulla spiaggia ed aggredirono Cristalda con grande ferocia, inghiottendola nelle profondità del mare.

Pizzomunno
fu colto da un dolore devastante, talmente grande da pietrificarlo per sempre.

Il giorno seguente, i pescatori di Vieste trovarono Pizzomunno pietrificato sulla roccia che oggi porta il suo nome.

La leggenda vuole che, ogni cento anni, Cristalda riemerga dalle profondità del mare per incontrare Pizzomunno e rivivere con lui l’ emozione di una notte d’amore sulla spiaggia che li fece incontrare.

 

 

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Promontorio del Gargano

Il più delle volte si pensa che la storia antropologica ebbe inizio sul promontorio del Gargano con l'apparizione dell'Arcangelo Michele più di sedici secoli or sono quando ancora il Cristianesimo conviveva con le allora attuali religioni pagane. Ma se analizziamo le carte romane si nota che gli insediamenti sedentari sono precedenti all'apparizione dell'Arcangelo e si trovavano sulla costa e ai piedi del sontuoso monte (Ergitium ,Sipontum ,Merinum ,Teanum , ,Apulum ,Urium).
Si trovano degli insediamenti umani persino precedenti a questi ultimi, ma bisogna risalire addiritturà all'età del bronzo, tanto è vero che lungo la provinciale che collega Foggia con San Marco in Lamis, a qualche chilometro da Borgo Celano, in zona"Chiancata La Civita-Valle di Vitturo"  è stato ritrovato la necropoli più antica della intera Europa. Altre testimonianze sono date dagli insediamenti rupestri e dalla innumerevole presenza di oggetti litici e di mura megalitiche che si sono scoperti nel corso degli anni sul Gargano.
 

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Toro seduto

 

Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.

Toro seduto

 

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Tutto ciò che l'uomo ha imparato

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Servo di Dio Don Antonio Spalatro .

 

Messaggi del 11/03/2021

VICO DEL GARGANO VISTA DALL’ARCHITETTO E URBANISTA TANO LISCIANDRA, AUTORE CON GAE AULENTI DI UN PROGETTO DI ALBERGO DIFFUSO NE

Post n°27940 pubblicato il 11 Marzo 2021 da forddisseche

VICO DEL GARGANO VISTA DALL’ARCHITETTO E URBANISTA TANO LISCIANDRA, AUTORE CON GAE AULENTI DI UN PROGETTO DI ALBERGO DIFFUSO NEL CENTRO STORICO DEL PAESE
I muri e l’anima

Nevicava. La prima volta che andai a Vico del Gargano era di febbraio. Il borgo antico, alto sul mare, ai confini della Foresta Umbra, era ricoperto di neve. Una gran folla seguiva la Processione di San Valentino, il nuovo Patrono scelto nel Seicento dai vichesi per proteggere le arance dalle gelate di fine inverno, in sostituzione di San Norberto, cui veniva rimproverato di non essere più tanto in sintonia con le esigenze del paese.

La vera ragione per cui era caduto in disgrazia – secondo alcuni – sarebbe da ricercare nel fatto che la sua ricorrenza, per superiori e imperscrutabili ragioni di calendario, cadeva di giugno, quando i venti del nord ormai da tempo avevano smesso di far rabbrividire di freddo i contadini e le arance di Vico. A quella data – argomentavano i sostenitori di questa tesi – anche per un santo come San Norberto era ormai troppo tardi per porre rimedio ai guasti del gelo. Sia come sia, quelli di Vico ad un certo punto non ne vollero più sapere e chiesero al Papa Paolo V, che nel 1618 li accontentò, di esonerarlo dal suo ufficio.

Qualche mese dopo, quando ritornai, i giardini di agrumi erano tutti in  fiore e il loro profumo, con qualche accenno di salmastro, arrivava  fin su, nei vicoli e nelle piazzette del borgo antico, sospinto dalle leggere brezze che dal mare risalivano lungo la valle. Il centro storico – luogo di intensa bellezza, integro nel suo impianto medievale – era però quasi del tutto disabitato. Molte le abitazioni, che pure mostravano ancora i segni di un’antica ricchezza e nobiltà, abbandonate e in via di disfacimento. Come in tanti altri casi, l’esaurirsi dell’economia locale aveva spinto molti a lasciare il paese. I nuovi stili di vita e i nuovi paradigmi culturali hanno poi indotto quelli rimasti a trasferirsi nelle nuove case costruite oltre le mura. Questa è oggi Vico del Gargano, fondata forse da Diomede, esule da Troia, con il nome di Galgara. Rifondata certamente dagli Slavi, all’approssimarsi dell’anno mille, e poi vissuta, godendo anche di periodi di grande benessere, sotto i Bizantini, i Normanni, gli Angioini e tutti gli altri casati che vennero dopo.

I fasti e i nefasti del turismo di massa hanno profondamente trasformato, negli ultimi anni, la costa garganica. L’entroterra ne è stato appena sfiorato. I paesaggi, le masserie, i centri abitati non hanno subito grandi oltraggi. Non per questo, però, godono di buona salute. Stanno anzi rapidamente sfiorendo per la progressiva perdita di vigore delle comunità che li avevano creati e sostenuti.

Che fare? Lasciare che le cose vadano come devono andare? Rassegnarsi al declino? Oppure tentare di opporvisi?

In fondo basterebbe far sì che un po’ di quella gente che si accalca sulle spiagge vicino si accorga di ciò che si trova alle loro spalle. C’è però il rischio di  finire come quei borghi e quelle città che, messe a riposo le proprie occupazioni tradizionali, liquidati i vecchi abitanti, hanno puntato solo sulla conservazione dei muri e l’esibizione della propria bellezza esteriore. Tirati a lucido da estetisti d’architettura che hanno cancellato le rughe e imbellettato le facciate, sono diventati meta di migrazioni quotidiane di turisti a caccia di cartoline e souvenir. Pure scenografie per fotografi  dilettanti, chiamate a sproposito città d’arte. Città forse al passo con la civiltà dell’immagine, ma certamente vuote e fragili, esposte alla volubilità delle mode e alla volatilità delle agenzie turistiche. Città che fanno commercio di se stesse per turisti dediti all’onanismo urbano. Città che per salvare i muri hanno perso l’anima.

Per sopravvivere senza rinunciare a se stessi e per offrire ai turisti un’esperienza di soggiorno in un borgo antico ancora vivo, in mezzo a gente vera, dove l’animazione e la bellezza non sono  fiction e scenografia, ma realtà sociale e urbana, gli amministratori di Vico hanno pensato – con creatività ed intelligenza – di dar vita ad un albergo diffuso: la hall, la reception e i servizi, in un grande palazzo nobiliare, ora in disuso; le stanze, in un centinaio di abitazioni, sparse qua e là nel centro storico. Certo, le camere, oltre che farle, bisogna anche riempirle. Di qui l’urgenza di restaurare gli edifici per le residenze alberghiere e, intorno a loro, tutto il centro storico. Di qui anche la necessità di riconvertire alla nuova mission l’intero paese e il suo territorio.

Obiettivo non certo impossibile. Le risorse ambientali sono abbondanti. Le opportunità non mancano. Per valorizzare le une e cogliere le altre occorre però uno sforzo di rinnovamento culturale.

Un segnale forte in questa direzione viene proprio dal Santo Patrono, la cui gratitudine verso gli abitanti di Vico non sembra esaurirsi mai. S. Valentino – evidentemente più sensibile e accorto del suo predecessore Norberto – ha messo in atto da tempo un’abile strategia di riposizionamento che, senza rinunciare del tutto agli agrumi, lo porta a spostare sempre più la sua attenzione verso gli innamorati, i quali, del resto, pur se a Vico erano tenuti in sordina, facevano già parte della sua scuderia.

Sulla linea tracciata dal Santo, che sta passando con successo dai frutti ai  fiori d’arancio, non vedo perché anche gli attuali cittadini di Vico non possano orientare verso nuovi obiettivi le risorse – l’arte, la natura, e, secondo i suggerimenti del Patrono, anche l’amore – messe a loro disposizione dal territorio e dalla storia.

In effetti – penso, risalendo dal mare verso il paese – questi luoghi sono la quintessenza del paesaggio. In alto, il borgo di Vico, arroccato sul monte Tabor e, più in là, la macchia scura della Foresta Umbra che si estende a perdita d’occhio, nascondendo allo sguardo le segrete radure degli alpeggi. A lato, i profumati giardini di agrumi con casali sparsi tra gli alberi, come quello che avrei voluto comperare, se i ritardi a decidere non mi avessero mandato fuori tempo massimo. Un piccolo edificio a due piani, di un colore un po’ slavato tendente al rosa, con  finestre e porte incorniciate in pietra chiara, come i gradini della bella scala, esterna, al modo greco. Fuori, la pergola di vite e la terrazza ombreggiata, dove stare a guardare il mare, oltre gli aranci. Non resisto alla tentazione di andarlo a vedere da vicino, ancora una volta. Lì davanti, appoggiato al muretto, complice forse l’intenso profumo degli agrumi, prendo inaspettatamente a fantasticare ad occhi aperti. Mi vedo passeggiare davanti al palazzo Della Bella,  finalmente restaurato a dovere, senza più quell’aria vagamente lugubre che lo faceva sembrare un po’ ostile. Un gran numero di persone entra ed esce; altre si soffermano nel piccolo slargo che gli sta davanti, elegantemente pavimentato, come le altre vie e piazze del centro storico, in ciotoli di  fiume e mattoni di cotto. Entro anch’io. Bevo qualcosa al bancone del bar e do un’occhiata in giro: nelle grandi sale è in corso una mostra d’arte moderna; da una saletta giunge la voce del prof. Svetistevan, dell’Istituto Superiore di Studi Interadriatici che ha sede nel bel convento dei Cappuccini. Il professore parla di Dubrovnik, la città dall’altra parte dell’Adriatico che,  fin da quando si chiamava Ragusa, ebbe strette relazioni con il Gargano. Alla reception prendo la chiave delle mie stanze – un sobrio ed elegante appartamentino assegnatomi dall’albergo in una bella casa dell’antico rione della Civitas – ed esco nel labirinto di stradine, sottopassaggi e scalinate del borgo antico. Do qualche indicazione ad una coppia di francesi, giovani, carini, visibilmente innamorati, ai quali l’albergo ha assegnato la stanza in una casa del rione Terra. Vogliono naturalmente infilarsi nello stretto vicolo del Bacio per scambiarsi quel gesto di affetto che fatto lì, sotto lo sguardo benevolo di San Valentino, sembra garantire amore e felicità senza  fine. Intanto si fa sera e le botteghe, insediate qua e là nei locali al piano terreno, che una volta servivano da cantine e anche da stalle, accendono le luci. Mi metto a parlare di Vico con un giovane e colto libraio che sta sulla porta. Racconta di quella bella congrega di religiosi e laici che nel Settecento diede vita all’Accademia degli Eccitati allo scopo di risvegliare, con la diffusione della conoscenza e della cultura, i concittadini dal sonno della ragione. “Simbolo dell’Accademia – ricorda il giovane libraio, mostrando di saper anche fare il suo mestiere – era Pallade che sveglia gli uomini, presentando loro un libro”. Lasciato il giovane, con in tasca il libro sugli Eccitati del prof. Fiorentino, che d’altra parte sono ben lieto di aver acquistato, entro nei locali di un antico frantoio, mezzo scavato nella roccia, mi accomodo ad un tavolo di pietra e mi lascio andare al piacere di un purè di fave e cicoria, amarognolo quel tanto che basta, e di una spigola all’acqua pazza che nessun’altra mai…. Bevo l’ultimo sorso di un buon Castel del Monte, ancora fresco, ed esco.

La casa dove si trovano le mie stanze – di origine nobiliare, a dar credito allo stemma araldico che fa bella mostra di sé sopra il portone di ingresso – è appena fuori del frantoio-ristorante. Salgo le scale riportate all’antico splendore. Mi siedo in terrazza dove giungono, da una chiesa non lontana, le note affievolite di un concerto di musica sacra. Sfoglio il libro e, di tanto in tanto, alzo lo sguardo al cielo punteggiato di stelle. Dopo un po’ mi corico nell’ampio letto contadino che troneggia al centro della stanza. Domani devo alzarmi presto per una passeggiata nella Foresta Umbra, alla ricerca delle orchidee selvatiche che  fioriscono in numero e varietà unici al mondo. Mi addormento, infine, sognando San Valentino, contornato dalla schiera degli Eccitati, che mi promettono di proteggere non solo gli aranci e gli innamorati, ma anche i muri e l’anima di Vico. Nel sonno, sorrido.

Tano Lisciandra

MEMO/

GAETANO LISCIANDRA

Classe 1947, laureato all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel 1972, studio a Milano dove svolge attività professionale nel campo dell’urbanistica e dell’architettura. Gaetano Lisciandra il primo marzo 2016 si è spento a Milano.

Socio effettivo dell’Istituto Nazionale di Urbanistica dal 1983, fu presidente della Sezione Lombarda e membro del Consiglio Direttivo Nazionale. Collaborò con università italiane e straniere. Dal 1989 al 2000 tenne a Como, come visiting professor, il corso di Storia urbana nello Spring Semester in Italy della School of Architecture dell’University of Southern California (USC), diretto dal Prof. Panos Koulermos. Per alcuni anni tenne inoltre corsi di progettazione urbana e architettonica, come professore a contratto, nella Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Nel 1988 fu nominato Adjunct Professor dalla School of Environmental Design della California State Polytechnic University. Pubblicò diversi saggi e articoli su riviste di urbanistica e architettura. Curò, su “Architetti”, una rubrica di riflessioni un po’ controcorrente sulla disciplina e sulla professione, dal titolo «Scorrettamente tuo». Ha scritto una rievocazione in forma scenica della storia della Galleria Vittorio Emanuele di Milano e del suo progettista, Giuseppe Mengoni, rappresentata nell’Ottagono della stessa Galleria, nell’estate del 2003. Ha condotto, per conto della Presidenza del Consiglio del Comune di Milano, una ricerca sull’Archeologia Industriale a Milano che ha portato al censimento e alla catalogazione di 240 edifici e manufatti raccolti in una banca dati contenuta in 5 CD.

 
 
 

VACCINI ASTRAZENECA: BLOCCATA DISTRIBUZIONE IN PUGLIA

Post n°27939 pubblicato il 11 Marzo 2021 da forddisseche

VACCINI ASTRAZENECA: BLOCCATA DISTRIBUZIONE IN PUGLIA

La Regione Puglia ha dato esecuzione alla disposizione di Aifa che ha vietato l’utilizzo del lotto ABV2856 del vaccino anticovid Astrazeneca in via precauzionale. La disposizione è stata inviata alle Asl per la immediata trasmissione ai centri vaccinali.

“Le attuali vaccinazioni – spiega l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco – proseguiranno con altri lotti. Vogliamo tranquilizzare i cittadini: il sistema di sorveglianza attiva è stato attivato a largo raggio e non è necessario rivolgersi al sistema sanitario per informazioni sul numero di lotto di vaccino ricevuto.

I vaccini sono sicuri, sono l’unico mezzo conosciuto per stroncare la pandemia e questi alert dimostrano che il sistema di sorveglianza ha livelli altissimi a livello europeo”.

 
 
 

S. GIOVANNI ROTONDO/ “E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE”, CONCORSO PER CELEBRARE I 700 ANNI DALLA MORTE DI DANTE ALIGHIERI“

Post n°27938 pubblicato il 11 Marzo 2021 da forddisseche

S. GIOVANNI ROTONDO/ “E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE”, CONCORSO PER CELEBRARE I 700 ANNI DALLA MORTE DI DANTE ALIGHIERI“POETA DI OGNI TEMPO”

Lions Club San Giovanni Rotondo Host in collaborazione con la Biblioteca Comunale “Michele Lecce” di San Giovanni Rotondo, e con il patrocinio di Regione Puglia, Provincia di Foggia e Comune di San Giovanni Rotondo, presenta “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, concorso per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri“poeta di ogni tempo”.

Il concorso prevederà la realizzazione di un elaborato (fotografia, disegno, poesia o espressione in prosa) ispirato proprio all’ultimo verso del canto XXXIV dell’Inferno della Divina Commedia ”e quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Gli elaborati, in formato pdf o jpg, dovranno essere inviati al seguente indirizzo e-mail: lionsclubsgr.host@libero.it entro e non oltre il 30 aprile 2021.

I partecipanti trarranno ispirazione proprio dall’ultimo verso dell’ultimo canto dell’Inferno ”e quindi uscimmo a riveder le stelle”, verso dal fascino profetico, oggi anelito di quasi tutta l’umanità colta di sorpresa e con tante certezze frantumate dalla pandemia da Coronavirus. Una umanità disorientata, addolorata, sottoposta a misure di isolamento, confinata nelle case in attesa della fine della pandemia, impaziente di poter finalmente ritornare ad una vita normale e quindi ansiosa di “uscire…dopo le ventidue…a riveder le stelle”.

L’iniziativa costituirà l’occasione per riscoprire la vita e la grandezza letteraria dell’autore della Divina Commedia, testo base della lingua italiana e per riconoscersi nei valori etici presenti nella sua opera, importanti per la nostra comunità come per tutta l’umanità.

Una giuria tecnica costituita da esperti nelle arti figurative ed espressive, e presieduta dall’Assessore alla Cultura del Comune di San Giovanni Rotondo, selezionerà i vincitori di ognuna delle quattro categorie (1. fotografia, 2. disegno; 3. poesia; 4. espressione in prosa).

La presentazione di tutti gli elaborati con la premiazione dei vincitori delle quattro categorie avverrà durante una manifestazione programmata nel chiostro comunale alla presenza del Sindaco e dell’Assessore alla Cultura del Comune di San Giovanni Rotondo venerdì 14 maggio,alle ore 19.00, data in cui nel 1865, in occasione dei 600 anni dalla nascita del poeta, venne inaugurata in Piazza Santa Croce a Firenze la statua di Dante e venne celebrato l’inizio della stagione di Firenze capitale d’Italia. Durante la manifestazione relatori locali illustreranno l’arte, i meriti letterari e la vita di Dante Alighieri.

Il 2021 è l’anno del settecentenario della morte di Dante Alighieri, simbolo della cultura italiana e dell’identità nazionale. Il 25 marzo, data individuata dagli studiosi come l’inizio del viaggio ultraterreno  della Divina Commedia e per questo designato come “Dantedì”, anche San Giovanni Rotondo vuole ricordare e celebrare, i 700 anni dalla morte del sommo poeta.

 
 
 

MONTE S. ANGELO/ COME GESTIRE I GIOVANI A CASA UNO SPORTELLO PER I GENITORI

Post n°27937 pubblicato il 11 Marzo 2021 da forddisseche

MONTE S. ANGELO/ COME GESTIRE I GIOVANI A CASA UNO SPORTELLO PER I GENITORI

Stiamo vivendo un periodo storico di grandi trasformazioni che tocca da vicino il mondo della scuola, la famiglia e l’intera comunità edu­cante. Tante le questioni che si stanno aprendo sul piano dei bi­sogni: bambini e ragazzi in DAD non vivono la comunità della clas­se, un luogo di socializzazione in cui si creano amicizie nuove o si consolidano rapporti. Questo in­cide in modo particolare sulla fa­miglia e nella famiglia, per cui diventa sempre più necessario in­terrogarsi su “come essere geni­tori oggi”. A cercare di dare una risposta a questa domanda sono le iniziative messe in campo a Mon­te Sant’Angelo da Legambiente FestambienteSud con il progetto “Crescincultura”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della po­vertà educativa minorile, che pre­vedono l’attivazione di imo spor­tello a sostegno della genitorialità e un ciclo di incontri dal titolo “Essere genitori”.

Lo sportello di sostegno alla ge­nitorialità, alla crescita e all’edu­cazione è rivolto alla famiglia e a tutta la comunità educante (ge­nitori, educatori, docenti, opera­tori sociali). In considerazione delle restrizioni dovute alla pan­demia sarà offerto in modalità a distanza ma nel futuro prevede anche l’erogazione in presenza. È possibile affacciarsi allo sportello tramite la pagina Facebook che propone diverse modalità di in­formazioni e sostegno, più canali di messaggistica (messenger, e-mail e whatsapp) e una linea telefonica dedicata (attiva nella giornata di lunedì) per conversa­zioni telefoniche da programma­re con la responsabile Mariana Berardinetti. E poi un percorso di tre incontri per affrontare alcuni nodi educativi di interesse gene­rale sul ruolo dei genitori, confrontandosi con i consulenti pe­dagogici Mariana Berardinetti, Daniele Guida, Giulia Bovolenta e Silvia Zavagno. Il calendario pre­vede tre appuntamenti da oggi al 25 marzo, sempre alle ore 18. Si parte oggi con “Essere genitori” per definire il ruolo educativo del genitore. Si continua il 18 marzo con “Dalla parte dei bambini” per cercare di guardare la famiglia dal punto di vista dei figli. “Se vogliamo intercettare i bisogni dobbiamo guardare il mondo con gli occhi del soggetto che sta nel nostro cuore, che è il destinatario finale delle nostre azioni. Ricor­diamo sempre che i genitori edu­cano i bambini e i bambini edu­cano i genitori”, sostiene Marian­na Berardinetti.

Gli incontri saranno a ingresso libero e i link per connettersi e partecipare saranno pubblicati sulla pagina facebook Sportello genitori Crescincultura.


 
 
 

MANFREDONIA/ IL PARCO ARCHEOLOGICO E L’OPERA DI TRESOLDI UN BILANCIO A SIPONTO

Post n°27936 pubblicato il 11 Marzo 2021 da forddisseche

MANFREDONIA/ IL PARCO ARCHEOLOGICO E L’OPERA DI TRESOLDI UN BILANCIO A SIPONTO

Venerdì 12 marzo 2021 alle ore 17 in diretta streaming dalla Basilica di Santa Maria Maggiore, si terrà la tavola rotonda dal titolo “Aspettative e riscontri a cinque anni dall’apertura del Parco Archeologico di Sipon­to”. Interverranno: Angela Ciancio (Direttrice Regionale DRM Puglia), Maria Piccarreta (Se­gretario Regionale MiC per la Puglia), Aldo Patruno (Direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio. Regione Puglia), Luigi La Rocca (Soprintendente della Soprintendenza ai beni archeologici per il comune di Napoli e rup dell’intervento), Francesco Longobardi (Diret­tore del Parco archeo­logico di Siponto DRM Puglia. Progettista e di­rettore dei lavori), Edoardo Tresoldi (Arti­sta), Pippo Ciorra (Senior curator Maxxi Ar­chitettura Roma). Mode­ra Sergio De Nicola, gior­nalista Rai.

Nell’occasione sarà presentata la pubblica­zione “Dove l’arte rico­struisce il tempo. Il Par­co archeologico di Siponto a Manfredonia mo­dello di valorizzazione”, con i contributi di Raffaella Cassano, Angela Ciancio, Luigi La Rocca, Francesco Longobardi, Francesco Mar­tino, Maria Piccarreta, Edoardo Tresoldi, An­namaria Tunzi. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina facebook del Parco Archeologico di Siponto (https://www.facebook.com/parcoarcheologicosiponto) e sul canale youtube di Manfredonia

 
 
 
 
 

VIESTE – ECCO LA “CORTE DELL’ELITE”: LA NUOVA LOCATION CULTURALE PER OSPITARE PICCOLI...

Post n°27934 pubblicato il 11 Marzo 2021 da forddisseche

VIESTE – ECCO LA “CORTE DELL’ELITE”: LA NUOVA LOCATION CULTURALE PER OSPITARE PICCOLI EVENTI (1)

Vieste sempre più un cantiere a cielo aperto. Non solo grandi opere, ma anche interventi mirati per cambiare volto della città, come il recupero del cortile interno di Palazzo di Città, pronto a diventare un ulteriore contenitore culturale. Dopo decenni di ab­bandono e degrado, l’amministrazione comunale ha deciso di re­cuperarlo e trasformarlo in una vera e propria corte: “La Corte dell’Elite” così denominata perché nel 2006 fu rinvenuta in questo luogo la tomba dell’Elite, il cui corredo è custodito nel Museo Ar­cheologico di Vieste. Un’opera pubblica seguita dagli assessorati ai Lavori Pubblici e alla Cultura. Nel cantiere ci accoglie l’asses­sore Graziamaria Starace.

“A suo tempo la Sovrintendenza comunicò al comune di Vieste di non voler proseguire gli scavi, lasciando il cortile in comple­to abbandono. Ecco perché abbiamo deciso di riqualificare ques­to cortile da destinare sia a scopi didattici, ma soprattutto per creare una nuova location culturale per ospitare piccoli eventi come proiezioni cinematografiche, presentazioni letterarie, con­certi musicali. Perché Vieste da qualche anno non è solo mare, ma è anche cultura e bellezza”.

 
 
 
 
 
 
 

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