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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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Messaggi di Luglio 2008

Irene

Post n°248 pubblicato il 31 Luglio 2008 da Kaos_101
 

Irene cammina nella notte, sola.
Lo sguardo vitreo, fisso, il passo incerto, barcollante.
Incespica sovente sulle asperità di quel tratturo, fiancheggiato da bassi muri di pietra, su cui avanza, come una falena, richiamata dai fari che sciabolano l’oscurità sulla strada che si indovina oltre la linea degli alberi.


E’ scalza.
Tra le dita della mano sinistra penzolano inerti un paio di splendidi sandali da sera con due stiletti al posto dei tacchi: due stiletti di acciaio lucido.
Anche il vestito è da sera: un miniabito aderente che la fascia come una seconda pelle, ma è strappato in più punti, una spallina si è staccata e la stoffa, non più trattenuta, ricade lasciandole scoperto il piccolo seno, ma, in quel momento, lei nemmeno se ne rende conto.
E pensare che l’aveva pagato caro quel vestito Irene: una piccola follia
Tanto si vive una volta sola
 si era giustificata con se stessa.
Si, si vive una volta sola e mai, prima di quella notte, l’ha sperimentato con tanta evidenza.
Alle sue spalle, a qualche centinaio di metri, si staglia la cupa macchia di alberi da cui sta fuggendo e dove è accaduto qualcosa di terribile.
Si qualcosa che non vuole ricordare, a cui si rifiuta ostinatamente di tornare col pensiero, qualcosa di cui, però, i segni evidenti le sono impressi addosso.
Per sua fortuna non c’è uno specchio a raccontarle com’è ridotta: braccia e gambe sono piene graffi e di lividi, l’occhio destro gonfio tumefatto e semichiuso, il labbro superiore spaccato, attorno al collo, quasi come una macabra collana, i segni evidenti di due mani che hanno tentato di strangolarla.
Irene avanza come un automa, cercando di non pensare, ma l’immagine di ciò che è accaduto nel bosco le esplode nella mente come una scarica elettrica.
Barcolla, si accascia, appoggiandosi al muro di sassi taglienti che le si conficcano impietosi nelle carni, senza che quel dolore riesca a superare la barriera di stordimento che l’avvolge.
Come una mano scottata, la sua mente si ritrae di scatto da quel grumo di angoscia e cerca pensieri meno devastanti in cui rifugiarsi.
Sabato sera.
Dopo una settimana di lavoro è il momento del divertimento, dello sballo
Si è preparata con cura per il rito che permette poi di sopportare la grigia vita quotidiana.
Doccia, ceretta, una controllatina all’inguine per accertarsi che non sia ricresciuto qualche pelo indesiderato, smalto.
Le è costato cinquecento euro quello straccetto, cinquecento euro sono tanti per chi ne guadagna mille al mese, mance comprese, ma, per una volta, Irene ha deciso di fregarsene.
Si vive una volta sola, e poi, se non mi coccolo io…
Certo se da bambina le avessero chiesto: “cosa vuoi fare da grande?” non si sarebbe mai sognata di rispondere  “la shampista” , ma con la penuria di lavoro che c’è, mica si può fare tanto gli schizzinosi.


In realtà lei tentava di farsi chiamare “Hair stylist”, ma i suoi amici non si lasciavano certo impressionare da quel titolo così altisonante, e seguitavano impietosamente a chiamarla “la lavateste”
Vita grama la sua, una volta pagato affitto  e bollette è tanto se le rimane abbastanza per mangiare e per le piccole spese e così i pasti saltati
sono a dieta devo perdere qualche chilo
diventano il pratica comune se vuole racimolare quattro soldi per  il superfluo: lo sballo del sabato sera, appunto.
Grande invenzione l’ingresso libero alle donne
Si ripete spesso con una punta di sarcasmo, perché Irene è disposta a rinunciare a tutto ma non al suo “Saturday night fever”.
In quelle poche ore deve scaricare, ballando fino allo sfinimento, tutta la merda accumulata in una settimana di lavoro di merda.
Ilaria, la padrona, che non perde occasione per umiliarla, quelle stronze di Stefania e Katia che con la scusa che sono  più “anziane” di lei le rifilano tutti i lavori peggiori, le clienti poi…
Mezzanotte. Cenerentola all’incontrario, Irene esce di casa per andare al suo Ballo di Corte.
Stasera è sola, Cosetta, la sua migliore, e unica amica, è a letto con l’influenza e così, dato che hanno aperto un locale nuovo a una ventina di chilometri da casa, di cui si fa un gran parlare, decide di andare a verificare di persona.
La Panda, come sempre, dopo aver minacciato di entrare in sciopero, si intenerisce alle sue preghiere e si mette in moto.
Il posto non è facilissimo da trovare ma alla fine, guidata dagli immancabili raggi laser, raggiunge la sua destinazione.
Nemesis,  il nome le sembra noto, ma poi, tratta anche in inganno dall’architettura orientaleggiante del locale, finisce per confonderlo con una divinità egiziana, una di quelle che ha visto nelle foto del viaggio di nozze dell’Ilaria.
C’è ressa all’entrata. Fortunatamente uno dei buttafuori la riconosce.
Ciao Irene
Ciao Paolo, ma tu non lavoravi al Paradise?
Si ma qui avevano bisogno di uno in gamba, mi pagano bene e sono anche più vicino a casa.
Sei sola stasera?
Si Cosetta sta male, ma io sola o non sola a casa il sabato sera non ci resto!
Ahahah, raccontala giusta, sei venuta sola per cuccare eh?
Ma dai! Che dici?
Si, sì, tutte sante voi fino a che non trovate quello che vi tira!
Passa di qua così non ti schiacciano, devo avere anche…sì eccolo: un buono consumazione, chissà che prima o poi non ti intenerisci e la dai anche a me, almeno per riconoscenza.
Che scemo che sei! Comunque grazie per il buono.
Il locale è già pieno di gente. Irene si guarda in giro. Si era aspettata di vedere le solite persone invece, contrariamente alle sue previsioni, le facce note sono davvero poche.


La cosa le procura un piccolo brivido di eccitazione.
Si vede come una spia in territorio nemico, sente che quel sostanziale anonimato la rende più libera di essere se stessa fino in fondo senza la paura dei commenti acidi di qualche “amica”.
La musica è bella e pompa un casino, Irene si lascia trascinare dalla calca, dimentica di tutto.
Dimenticati shampoo e phon, dimenticate le angherie di Ilaria, dimenticate quelle stronze di Stefania e Katia, ora c’è solo la musica e quella ressa di corpi che la circondano, la avvolgono, la nascondono, la proteggono.
Irene si annulla in quella melassa fino a quando qualcosa la fa riemergere da quella sorta i trance e lo vede:  è a pochi metri da lei che si dimena sulla pista non privo di una certa eleganza.
E’ proprio il genere di ragazzo che le piace: biondo, capelli a caschetto, non molto più altro di lei, magrolino.
No! Non se ne parla nemmeno! L’ultima volta, poi ti sei sentita in colpa per una settimana!La vocina della sua coscienza si fa sentire imperiosa.
Ma fregatene! Si vive una sola volta. E’ perfetto! Perché rinunciare?
Anche il Tentatore ha buone argomentazioni, ma Irene preferisce non ascoltarle.
Per non “cadere in tentazione” si allontana dalla pista,  raggiunge il bar e ordina qualcosa da bere.
Trova un posto un po’ defilato dove sedersi e si mette a sorseggiare pensosa il suo mojito.
Ciao che bevi?
Il biondino le sorride un po’ impacciato
Ciao un mojito.
Irene è turbata: le possibilità di ritrovare in quella ressa una persona intravista per un attimo, sono pressocché nulle eppure, in barba al calcolo delle probabilità, lui è lì e le sta parlando.
Ti ho notata in pista e ti ho seguita
Le dice quasi rispondendo alla sua tacita domanda.
Sei con qualcuno?
No sono sola e tu?
Solo pure io, non sono di queste parti, domani rientro a Milano...(continua)

 
 
 
Qual'è il modo più efficace per liberarsi di un pretendente insistente?

Other...1521%
sono appena uscito/a da una lunga relazione e non me la sento di legami710%
Ecco dove sono stata/o l'altra notte!69%
non vorrei rovinare la nostra amicizia69%
sei stato/a sconvolgente, adesso sono in crisi, lasciami una pausa di riflessione69%
ancora qui? Smamma!57%
mi spiace fa più male a me che a te46%
Non sei il mio tipo, credevo l'avessi capito!46%
non sono etero ho provato con te ma proprio non va46%
tu sei perfetto/a, la/lo sbagliata/o sono io.46%
ho avuto una folgorazione, mi ritiro in un ashram 34%
non sei abbastanza cattivo/a23%
non sei abbastanza sub23%
sono già impegnato/a, non te l'avevo detto?23%

TOTALE VOTANTI 70

RISPOSTE ALTERNATIVE:

non mi piaci, mi dispiace! non c'è molto altro da dire!

mi è bastata ed avanzata questa come volta...come Paganini non ripeto

Mi spiace... a meno che non ti piaccia essere calpestato, usato come puntaspilli

mi rendo irreperibile

tra di noi non può funzionare

mi spiace, ma avendo più di un nick sono gelosa delle mie alterego...

 

Risposta al sondaggio

Post n°247 pubblicato il 24 Luglio 2008 da Kaos_101
 

 
 

...schiave, quelle vere!

Post n°246 pubblicato il 21 Luglio 2008 da Kaos_101
 

Letta oggi in giro per la rete...

Stanotte in ospedale è venuto a farsi rappezzare un albanese con una curiosa scottatura……
Siccome lo conoscevo di vista abbiamo fatto 4 chiacchiere fino a che mi ha proposto l’affarone : 3000 euro per una nigeriana di 20 anni . consegna gratuita con passaporto e sacchetto di non ho capito cosa per il rito voodoo che le rende impossibile la fuga, perché le catene della propria mente sono le più difficili da tagliare. Le svendono perché dopo gli ultimi arresti in sud italia le nigeriane non le vuole più nessuno. In alternativa propone una rumena per 10000 euro, un po’ tanti ma insisteva a dire che era vergine. Tutti sti discorsi mi hanno un po’ distratto è quando gli ho fatto l’antitetanica ha tirato un urlo…

Certo potrebbe anche essere una bufala, ma, francamente, poco mi importa dell’autenticità della notizia perché, non fosse vera questa, lo sono centinaia di altre storie di quotidiana ordinaria violenza e sopruso.

Non mi ha particolarmente infastidito il tono, volutamente garrulo della narrazione.
Quello che davvero mi è sembrato inaccettabile è il
tenore dei
commenti.
I pochi leggibili, gli altri sono stati cancellati dal gestore (vi lascio immaginare cosa ci potesse essere scritto), i pochi rimasti, dicevo, sembravano volersi adeguare a tutti i costi al tono surreale  con cui era stata riportata la notizia, quasi che, a scandalizzarsi per una simile infamia, si rischiasse di passare per dei poveri provinciali o,  peggio,  dei “vetero liberal” ( si quelli che ci hanno fracassato le palle col le loro teorie sul dovere all’accoglienza e al valore della multietnicità).
E allora avanti tutta coi commentini ironici del tipo: …ma lava e stira anche?....ma si può tenere “in nero”? (ahahahah)


Signori miei, qui da ridere non c’è proprio niente!
Queste donne, vendute, stuprate, private della libertà, annichilite nella loro capacità di reagire, di ribellarsi ai loro aguzzini, ci passano di fianco tutti i giorni, magari sono sedute davanti a noi in metropolitana o sul tram, o fanno la fila al supermercato, con quei carrelli pieni di incomprensibili e rarefatte associazioni alimentari: pomodori, patate, peperoncino, carne di seconda scelta detersivo e birra.
E sapete cos’è davvero ignobile?
E’ ignobile sentire certe incredibili giustificazioni socioculturali:
Ma in fondo loro non hanno la nostra morale
Per loro scopare è del tutto naturale, al loro paese lo farebbero gratis.
Almeno qui guadagnano tanto da mantenere tutta la famiglia nella jungla.
E poi arriva sempre il genio della compagnia che se ne esce liquidando la cosa con un ineffabile: del resto sono negre ( rumene, ucraine, albanesi, filippine), se non sono contente di vivere così, se ne potevano restare a casa loro.
La tragedia è che questi veri idioti, stanno parlando di vere schiave.
Dovremmo pensarci un poco di più quando giochiamo a fare i Padroni nel nostro dungeon di marzapane e, credo, dovrebbe tenere a mente questa tragedia chi, donna come loro, si pavoneggia sfoggiando la sua schiavitudine all’acqua di rose.
Le parole si logorano e, a furia di usarle a sproposito, si finisce per far sembrare un po’ meno osceno qualcosa che osceno lo è fin troppo.
Perdonatemi lo sfogo ma oggi proprio non mi va di essere padrone.

...ah, dimenticavo, in Nigeria scene come questa sono all'ordine del giorno...

...se non sono contente tornino a casa loro....

 
 
 

...e se...

Post n°245 pubblicato il 19 Luglio 2008 da Kaos_101
 

Il periodo balneare e un po’ di noia fanno si che i mie pensieri svolazzino, come pipistrelli impazziti, nei meandri della mia fantasia, andando a ritrovare vecchie domande senza risposta che giacciono impolverate negli angoli più oscuri della mia mente.

Tutta questa aulica premessa per dire che il quesito che sto per porre è di quelli di lana caprina i cui ritorti peli sono ben difficili da dipanare.

Bando alla ciance, la domanda è questa: ma sottomettersi ad una persona di cui si riconosce il valore, il prestigio e magari anche una non disprezzabile gradevolezza estetica, non sarà mica una forma edulcorata di appartenenza?
Mi spiego meglio: sono anni che, come una leggenda metropolitana, gira una frase molto carina che recita grosso modo: “Non potrei mai sottomettermi ad un uomo che sbaglia i congiuntivi”.
Personalmente non posso che condividere una simile affermazione, anche perché, di norma, i congiuntivi io non li sbaglio, ma, tanto per amor di discussione, mi domando: non sarà che appartenere a qualcuno che oggettivamente o soggettivamente riteniamo superiore a noi, crei una sorta di legittimazione ad essere come lui.
Voglio dire: se appartengo ad una persona molto in gamba vuol dire che lo sono anche io perché è evidente che solo se ho un certo valore lui si accorgerà di me.
Insomma ho un po’ la sensazione che si corra il rischio di appartenere più per autoreferenzialità che per necessità.
Necessità: l’ho sempre considerata la parola chiave.
E’ opinione comune che decidere di appartenere sia forse l’ultima scelta che la schiava fa prima di donarsi al suo Padrone, ma io mi domando: se si sceglie il proprio Signore che appartenenza e’?
Capisco che quanto sto per dire non piacerà a molti (neanche a me a dire il vero) ma, estremizzando il concetto:  se l’appartenenza è necessità perché è così rara la sottomissione a qualcuno che, in qualsiasi altro contesto, apparirebbe inadeguato e inferiore?
Perché non capita praticamente mai che a far chinare la testa e piegare le ginocchia sia il classico pugno nello stomaco, il disagio di scoprire di non poter resistere al fruttivendolo sotto casa?
Perché insomma alla fine della fiera, non sia la pelle le viscere a decidere, ma faccia piuttosto premio la capacità seduttiva e il savoir faire di attrezzati raiders?

Ribadisco che NON ho una risposta e che trovo valide motivazioni sia per l’appartenenza al bruto di turno quanto alla sottomissione della mente ad una mente che si percepisca più forte, ma mi piacerebbe sentire qualche opinione in merito.

…dal Piccolo Principe

"Sire, su che cosa regnate?"
"Su tutto", rispose il re con grande semplicita'.

"Su tutto?"

Il re con un gesto discreto indico' il suo pianeta, gli altri pianeti, e le stelle.

"Su tutto questo?" domando' il piccolo principe.

"Su tutto questo..." rispose il re.

Perche' non era solamente un monarca assoluto, ma era un monarca universale.

"E le stelle vi ubbidiscono?"

"Certamente", gli disse il re. "Mi ubbidiscono immediatamente. Non tollero l'indisciplina".

Un tale potere meraviglio' il piccolo principe.

Se l'avesse avuto lui, avrebbe potuto assistere non a quarantatre' , ma a settantadue, o anche a cento, a duecento tramonti nella stessa giornata, senza dover spostare mai la sua sedia! E sentendosi un po' triste al pensiero del suo piccolo pianeta abbandonato, si azzardo''a sollecitare una grazia dal re:

"Vorrei tanto vedere un tramonto... Fatemi questo piacere... Ordinate al sole di tramontare..."

"Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all'altro come una farfalla, o di scrivere una tragedia, o di trasformarsi in un uccello marino; e se il generale non eseguisse l'ordine ricevuto, chi avrebbe torto, lui o io?"

"L'avreste voi", disse con fermezza il piccolo principe.

"Esatto. Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno puo' dare", continuo' il re.

"L'autorita' riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andare a gettarsi in mare, fara' la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l'ubbidienza perche' i miei ordini sono ragionevoli".

"E allora il mio tramonto?" ricordo' il piccolo principe che non si dimenticava mai di una domanda una volta che l'aveva fatta.

"L'avrai, il tuo tramonto, lo esigero', ma, nella mia sapienza di governo, aspettero' che le condizioni siano favorevoli".

"E quando saranno?" s'informo' il piccolo principe.

"Hem! hem!" gli rispose il re che intanto consultava un grosso calendario, "hem! hem! sara' verso, verso, sara' questa sera verso le sette e quaranta! E vedrai come saro' ubbidito a puntino".

Il piccolo principe sbadiglio'. Rimpiangeva il suo tramonto mancato. E poi incominciava ad annoiarsi. 

 

 

 
 
 

Wonderful life

Post n°244 pubblicato il 17 Luglio 2008 da Kaos_101

...a mio parere uno dei più perfetti accostamenti musica immagine...

 
 
 
 

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