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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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Messaggi del 07/07/2007

Contrappasso

Post n°150 pubblicato il 07 Luglio 2007 da Kaos_101
 

La prassi è più o meno la solita: ci si conosce su un sito BDSM, si comincia a dialogare, si passa al telefono, si aumenta progressivamente l’intimità e il coinvolgimento e, finalmente, ci si sente chiedere: vorrei essere la tua schiava.Anche quella volta le cose avevano seguito questo iter…
Carina, trentenne, molto timida e ritrosa, ma, a parole, ben conscia del suo bisogno di sottomissione e, sempre a parole, del fatto di aver trovato in me il Padrone che cercava.Ci sentiamo per un mesetto e poi decidiamo di vederci.Primo fine settimana utile: lei non può per un impegno pregresso.Il week end successivo pare sia tutto a posto: decidiamo di incontrarci più o meno a metà strada. Se tutto andrà come speriamo, proseguiremo per casa mia, in caso contrario, ci saluteremo e arrivederci e grazie.
La settimana si trascina senza infamia e senza lode, con frequenti contatti via MSN e qualche telefonata.
Il giovedì mattina, però, aprendo la posta, trovo una sua mail dai toni allarmati.
Ti prego contattami al più presto ho bisogno di parlarti urgentemente.
La chiamo al cellulare:
Ciao S. che succede?
Buongiorno Luca, menomale che hai chiamato, sono agitatissima.
Che succede?
Beh, ecco, vedi, non so come dirtelo perché temo ti arrabbierai, ma, insomma….
Dai, dimmi, non ti preoccupare, sputa il rospo!
Va bene, ma ti prego non ti arrabbiare.
Ma no che non mi arrabbio, dimmi su!
Beh insomma, qualche settimana fa mi ero fatta convincere ad andare con un gruppo di amici all’Oktoberfest a Monaco. Disgraziatamente, all’agenzia ci dissero che erano al completo, ma, che ci avrebbero avvertiti se si fossero liberati dei posti.
E allora?
So già cosa mi sta per dire…
E allora?
Beh insomma, ieri sera hanno telefonato ad un mio amico dicendogli che un gruppo ha dato forfait e che possiamo partire, ma dobbiamo dare la conferma entro oggi. Ripeto: e allora?
Ecco lo sapevo che ti arrabbiavi…
No non mi sto arrabbiando voglio solo capire dove vuoi andare a parare.
Si, scusa, hai ragione: ti seccherebbe tanto se rimandassimo l’incontro alla prossima settimana?
Mi è successo svariate volte di vedermi preferire qualcun altro, ma finchè si tratta di esseri umani ancora ci sta: mai però ero stato snobbato per un boccale di birra!
Se non trovassi grottesca la situazione forse mi dovrei pure arrabbiare, ma tutto è talmente assurdo che mi viene solo da ridere.
Ascolta S. io credevo che dopo quello che ci siamo detti in queste settimane tu avessi capito come stessero le cose.
Si lo so, hai ragione, ma è un’occasione che non si ripeterà, più. Dimmi tu che devo fare.
No S. non sarò io a dirti cosa fare, sarai tu a fare le tue scelte. Ciascuno ha le sue priorità e in base alle tue anche io trarrò le debite conseguenze.
Ma se vengo la prossima settimana tu mi vuoi lo stesso?
Ti ripeto fai le tue scelte, poi io farò le mie.
Va bene allora vado, vorrà dire che pagherò la giusta punizione per questo. Tra l’altro stanno per arrivarmi le mie cose, sarebbe stato seccante fosse capitato proprio al primo incontro.
Non le sto nemmeno a spiegare che l’ultima affermazione oltre ad essere di pessimo gusto è del tutto fuori luogo visto che lo scopo dell’incontro non era certo quello di scopare. La saluto e chiudo la telefonata.
Durante il fine settimana ricevo un profluvio di sms nei quali mi documenta tutta l’Orktoberfest minuto per minuto, mi dice che è pentita, arriva addirittura ad ipotizzare che il feroce mal di testa che la tartassa per tutto il week end sia la giusta punizione per il suo comportamento, mi giura che verrà non ci saranno ulteriori dilazioni e che è pronta ad accettare, senza discutere, la pena che le vorrò infliggere.
Contrariamente a qualsiasi previsione, il sabato dopo ci vediamo a Bologna.
Vieni pure in jeans
Le dico
Portati dietro un cambio “da donna” che userai solo se le cose prenderanno una determinata piega.
Il sabato alle 13,00 sono in stazione a riceverla.
È un po’ più tondetta di come appare in foto, piccolina, begli occhi, un’aria piuttosto preoccupata.
La saluto con meno calore di quanto sia mia abitudine:  ha sbagliato e deve pagarne le conseguenze.
Ho già stabilito come punirla, ora non resta che infliggergliela.
S. indossa un paio di jeans firmati sdruciti e abbondantemente sbrindellati, ha un top di lino color pervinca sandali di media altezza: nel complesso una mise piacevole.
Hai portato l’abbigliamento di ricambio?
Certo è qui,
così dicendo, solleva la borsa piuttosto grande che tiene sulla spalla.
Molto bene, andiamo ho prenotato per le 13,30
La Terrazza è un piacevole ristorante di Bologna che frequento da molti anni.
L’atmosfera è elegante ed accogliente senza eccessive ostentazioni.
La giornata è molto calda ma l’aria condizionata rende molto più piacevole restare all’interno del locale. Ci accomodiamo nella saletta piccola: quattro tavoli in tutto. Come previsto siamo gli unici avventori ad aver preferito la zona chiusa alla veranda esterna.
Arriva il titolare, mi saluta con un sorriso e ci porge il menù.
No, Luca, grazie, non serve. So già cosa ordinare.
Prendiamo due insalate del contadino,  poi il pollo al mattone con riso selvaggio.
Da bere?
Birra…
Birra?
Mi guarda perplesso.Generalmente bevo acqua accompagnata da un calice di vino che si adatti alle pietanze che ordino.
Si Luca, la signorina ama la birra e noi non vogliamo deluderla, vero?
Dico, guardando fisso negli occhi la mia ospite in evidente imbarazzo, ma che non osa ribattere.
Ha qualche preferenza per la birra?
No Luca, faccia lei, mi fido.
Mi appoggio allo schienale della sedia e la guardo.
È a disagio, avrà spiaccicato si e no dieci parole da quando è scesa dal treno, ma non ho alcuna intenzione di facilitarle le cose.

Allora, S. che mi dici?

Finalmente ci incontriamo!

Che impressione ti faccio?
Mi guarda di sottecchi, si morde il labbro inferiore,
Non so, rispetto a come ti sentivo al telefono o in chat mi sembri molto più freddo.
Non sbagli, quello che stai conoscendo oggi è un aspetto dell’Orko che non avevo mai dovuto mostrarti
E che aspetto è?
Quello che hai davanti è un Orko piuttosto deluso dal tuo comportamento e deciso a punirti per ciò che hai fatto. Una volta che ti avrò impartito la punizione che ti meriti, ritroverai il Padrone che hai conosciuto fino ad oggi.
Sempre che tu voglia ancora che io sia il tuo Padrone.
Si, lo voglio, ora che ti ho visto ho capito che voglio essere tua e non posso non ammettere che il tuo comportamento mi mette una grande soggezione, ma nello stesso tempo mi rassicura sulla mia scelta.
Molto bene! Sono contento di sentirtelo dire, anche perché non avrebbe avuto senso punirti se non avessi riconosciuto in me il Padrone che che ti aspettavi io fossi.
Posso sapere in cosa consiste la punizione?
No, per ora non intendo comunicartelo, ma ti assicuro che te ne renderai conto tra non molto.
Il pranzo è piacevole, il mio tono si fa più conciliante, la birra è fresca e frizzante e io provvedo a riempirle ripetutamente il bicchiere.
Concludiamo il pranzo con un semifreddo al torroncino con cioccolata calda e un buon caffè.

 
 
 

Contrappasso

Post n°149 pubblicato il 07 Luglio 2007 da Kaos_101
 

Seconda parte...


Mentre sto aspettando che Luca torni con la mia carta di credito, lei si alza e mi dice
Scusa vado un attimo in bagno.
No! Tu in bagno non ci vai!
Mi guarda stupefatta.
Come non ci vado? Ma DEVO!
Che tu debba andarci o meno è del tutto irrilevante, non ci vai e basta.
Mi scruta con crescente apprensione.
E se andassi ugualmente?
Se ti alzi e vai in bagno al tuo ritorno troverai un taxi che ti riporterà in stazione ma con me hai chiuso.
Ma, ma, che senso ha tutto questo?
Poi si blocca un attimo, spalanca gli occhi e si lascia sfuggire un gemito, mentre si porta la mano alla bocca!
Intendi dire che…
Sì esatto! Intendo proprio questo…a te la scelta….
E’ furiosa, ma non reagisce.
Firmo la ricevuta
Vogliamo andare?
Si alza e mi segue senza discutere, ma sento il suo sguardo di odio che mi perfora la schiena.
La porto ai giardini Regina Margherita. La giornata è calda, ma sotto le piante si sta abbastanza bene.
Io chiacchiero del più e del meno, lei mi risponde poco più che a monosillabi, ogni tanto mi chiede se la punizione sia finita e di poter andare al bagno.
La mia risposta è immancabilmente la stessa.
No non è ancora terminata.
Si sono fatte le 17,00 a furia di parlare mi è venuta sete, mi alzo dalla panchina sulla quale eravamo seduti e ci avviamo lungo i vialetti, fino a raggiungere un bar tra le piante.
Ci sediamo ad un tavolino.
Buongiorno signori, cosa desiderate?
La cameriera è giovane e carina, molto informale e molto “pierciata
Un caffè shakerato senza zucchero per me e un birra grande per la signorina.
Sgrana gli occhi e un lampo di angoscia li attraversa.
Ma, ma, no non ho sete….
No S. TU HAI SETE!
La cameriera è un po’ perplessa, ma dopotutto sono fatti nostri, prende l’ordinazione e si allontana.
Ma sei matto? Se bevo ancora non reggerò di certo!!!
Appunto!
Le rispondo sorridendo.
La tua punizione è esattamente questa.
No! Non scherzare! Non ci penso nemmeno!
Te l’ho già detto una volta, questa è la seconda, non ce ne sarà una terza.
Sei libera di fare ciò che vuoi, ovviamente, ma se non rispetterai alla lettera i miei ordini io me ne andrò all’istante e non mi vedrai mai più
Sono perfettamente cosciente del fatto di non essere né l’unico né il migliore dei Master in circolazione, ma adesso sei qui e se vuoi rimanerci farai ciò che i dico, in caso contrario ciascuno per la sua strada e amici come prima.
Nessun problema si vive un rapporto BDSM solo se si è profondamente convinti di ciò che si fa, in caso contrario molto meglio lasciar perdere.
Arrivano le ordinazioni, ringrazio, pago e mi rimetto a fissare S.
È seduta davanti a me, Tra di noi il boccale di birra, invero enorme, è piacevolmente opacizzato dalla condensa, piccole gocce d’acqua scivolano verso il basso rigandone la superfice.
Sorseggio con calma il mio caffè mentre lei continua a guardare me e la birra con l’espressione di un animale braccato.
E’ meglio che cominci a bere
Le dico
Non abbiamo tutto il giorno a disposizione.
E’ caldo ma dubito che sia solo l’afa a imperlarle la fronte di gocce di sudore.
Mi guarda, guarda di nuovo la birra, riguarda me…
Afferra il boccale con decisione e comincia a bere rovesciando progressivamente la testa.
Trink, trink, Brüderlein trink! Lasst doch die Sorgen zu haus.
Canticchio divertito, in fondo è esattamente quello che succede di solito all’Oktoberfest no?
La quantità di birra e la sua temperatura le sono fatali.
Posa il boccale oramai vuoto sul tavolo e si porta di scatto le mani al grembo.
E’ di tutti i colori, la bocca si apre e chiude nervosamente, gli occhi sono sgranati, mi guarda con un’espressione disperata come per chiedermi: aiutami, fai qualcosa….
Continuo a fissarla sorridendo, con la mano appoggiata al viso, senza muovere un dito.
Lentamente la sedia su cui è seduta comincia a gocciolare mentre un ampio alone scuro si diffonde sui suoi jeans.
E’ rossa come un peperone le lacrime cominciano a rigarle il viso e tutto nel più assoluto silenzio.
La poltroncina in alluminio dell’Ikea continua a gocciolare, ma il ghiaino sottostante assorbe e nasconde il misfatto.
Con molta probabilità nessun altro si è accorto di nulla.
Sei soddisfatto?
Singhiozza

Si sono soddisfatto,
le rispondo.
E adesso come faccio? Come faccio ad alzarmi in queste condizioni?
Non ti preoccupare
Signorina mi porta un’altra birra grande?
NO ANCORA? Ma non mi avevi detto che la punizione era finita?
Certo che lo è. Fidati di me….
La birra arriva. S. mi guarda preoccupata. Le sorrido e mi sporgo in avanti come per baciarla, ma “inavvertitamente” urto il boccale che si rovescia su di lei.
Scusa! Sono desolato! Che disastro!
La cameriera accorre rassicurandoci sul fatto che non sia successo nulla.
S. è in piedi grondante birra e non solo, ma oramai nessuno se ne può più accorgere.
Signorina mi scusi, non ci sarebbe un posto dove permettere alla mia amica di rimediare al mio malanno?
Si certo c’è lo spogliatoio, ma…
Non si preoccupi, ho con me un cambio replica S. con evidente sollievo.
Allora mi segua le indico lo spogliatoio.
Dopo pochi minuti è di ritorno.
Ora indossa una minigonna nera e una camicetta beige, i sandali erano opportunamente adatti ad entrambe le mise.
Sei un bastardo mi sibila passandomi di fianco, ma si vede che, passato il momentaccio, la situazione ora le piace.
Tra l’altro non avevo pensato di portare uno slip di ricambio e adesso…
Adesso,
replico io
…credi davvero che ti sarà ancora consentito di indossarne?

 
 
 
 

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