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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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Messaggi del 06/08/2008

Venerdì 13

Post n°251 pubblicato il 06 Agosto 2008 da Kaos_101
 

È un po’ che non vedo Erica e la cosa non mi rende particolarmente felice.
Come se non bastasse la sporadicità dei nostri incontri, una serie di impegni imprevisti hanno fatto slittare per lunghe settimane la data fatidica, ma oggi, finalmente, vado da lei.
Esco in fretta, sono leggermente in ritardo, per un attimo mi passa per la mente che è venerdì 13, ma non sono superstizioso e caccio via il pensiero come una mosca fastidiosa.
Ovviamente il traffico è pesantissimo e, come se non bastasse,  piove che Dio la manda, rendendo più pericoloso e complicato il viaggio.
Mi becco un paio di robusti acquazzoni e arrivo a Bologna all’orario in cui sarei dovuto essere da lei. Le mando un sms: “C’è traffico sono in ritardo”.
Dopo un’altra mezz’ora finalmente arrivo. Erica è sotto l’acqua riparata da un ombrello che non sembra fare appieno il suo dovere. Appena entra in macchina non ci metto molto ad accorgermi che è bagnata come un pulcino: i pantaloni hanno un’ombra scura che arriva quasi fino alle ginocchia e anche il resto non sembra molto più asciutto.
Un bacio veloce, e via verso il solito posto.
Non so se sia perché andare in “camporella” le sembri meno premeditato, del peccaminoso motel, ma sta di fatto che, quando vado io da lei, non c’è verso di avere un tetto sopra la testa durante i nostri incontri.
Per fortuna in una delle nostre peregrinazioni abbiamo scoperto un posto abbastanza tranquillo: dopo esserci inerpicati per una strada stretta e tortuosa che si snoda sulle prime propaggini dell’Appennino, si imbocca una stradina sterrata e da questa si devia su di un’altra che conduce in cima ad un piccolo colle circondato da qualche albero e da folti arbusti che assicurano un minimo di intimità. Non è certo una sistemazione ottimale,  ma è il massimo che sono riuscito a trovare e per ora va bene così.
La giornata è decisamente tetra: non piove ma il cielo è cupo e promette di non tardare molto a riaprire le cateratte.
Cerco di sbrigarmi, ho voglia di lei, ma la strada è scivolosa, meglio evitare di combinare qualche guaio. (E’ venerdì 13 non facciamolo diventare davvero nefasto)
Arrivo finalmente al punto in cui, abbandonata la statale si imbocca il viottolo.
Controllo che non arrivi nessuno nella direzione opposta e mi infilo nel tratturo che sale ripido per un centinaio di metri per poi scendere piuttosto ripidamente in una conca sottostante.
Appena inizia la discesa, sento che la macchina va un po’ per conto suo ma  non mi preoccupo, anche se c’è molto fango a quella velocità non c’è certo pericolo di finire fuori strada.
Finita la discesa la stradina riprende lentamente a salire… la stradina riprende a salire, la Volvo no!
Dopo pochi metri le ruote cominciano a slittare e a scivolare nel fango.
Non sono ancora preoccupato, sono convinto che sia solo questione di affrontare con maggior decisione la salitella per superare l’impasse.
Ingrano la retro e cerco di arretrare di quel tanto da prendere un sufficiente abbrivio che mi consenta di aver ragione dell’ostacolo imprevisto.
Riesco a fare pochi metri,  ma arrivato nel punto più basso della conca, l’auto si pianta inesorabilmente rifiutandosi di andare né avanti né indietro.
La situazione non è allegra, ma non mi pare ancora tragica, esamino velocemente le possibili soluzioni e nel frattempo sbircio di sottecchi la mia compagna che non sembra ancora aver realizzato completamente il guaio in cui ci siamo cacciati.
Scendo dall’auto e affondo nel fango viscido e tenace che si avvinghia alle scarpe come una ventosa.

La situazione si fa di momento in momento sempre più critica.
Ricapitolo le soluzioni che intendo mettere in pratica:
Tentativo numero uno: provo a dare maggior grip alle ruote motrici e per far questo chiedo a Erica di sedersi sul cofano della macchina.
Scende dall’auto e si inzacchera fino ai malleoli.
Ulteriore problema: e adesso che racconta a casa visto che in teoria dovrebbe essere in ufficio?
Comunque in qualche modo raggiunge il frontale dell’auto e si siede sul cofano.
Provo a dare lentamente gas: nada de nada! La macchina è inchiodata e non da alcun segno di voler uscire da quel pantano.
Tentativo numero due: sebbene sia quasi estate non ho ancora tolto dal bagagliaio le catene da neve, così provo a vedere se montandole riesco a risolvere il problema.
Giro attorno alla macchina per un quarto d’ora buono tentando in tutti i modi di far passare l’estremità dietro la ruota e recuperarla dall’altra parte. Fatica inutile: la quantità di fango mi impedisce di completare l’operazione ma non di ricoprirmi di fango da capo a piedi.
Erica comincia a dare evidenti segni di nervosismo: fuma rabbiosamente senza avermene chiesto il permesso, ma mi guardo bene dal farglielo notare. Si muove avanti e indietro rimuginando e maledicendo la situazione.
A questo punto, del tutto abbandonata la speranza di poter recuperare la situazione, dopo aver dato un ultimo sguardo frustrato alla collinetta che si staglia a non più di 500 mt ma irraggiungibile come fosse su Marte, decido di passare alla soluzione definitiva: chiamo il soccorso stradale!
Dopo qualche difficoltà mi mettono in contatto con l’officina più vicina.
Che cazzo gli racconto adesso?
 Che un rispettabile professionista 50 enne si è piantato nel fango mentre andava in camporella con la sua giovane amante?
Ovviamente al meccanico non può fregare di meno perché sia finito in quella situazione: il vero problema è un altro.
Buongiorno ho combinato un guaio: mi sono impantanato in una stradina sterrata può venirmi tirar fuori?
Sì va bene, ma dove si trova?
Ehm… a dire il vero non lo so.
Guardo Erica nella speranza di ricevere da lei qualche indicazione, in fondo sono i suoi posti questi, ma la ragazza ha da tempo staccato il cervello ed è in pieno panico.
Come ci arrivo a casa adesso?
Che cazzo gli racconto?
Ma perché mi sono cacciata in sto casino?
Cerco di spiegare in qualche modo al meccanico la mia posizione ma quello sembra molto poco intenzionato a venirmi a soccorrere e, come se non bastasse, cade la comunicazione.
Decido di raggiungere la statale, se non altro per spedire via Erica con l’autostop e tentare di farmi dire dove diavolo sono finito.
Perdo due volte una scarpa risucchiata dal fango tenace, ma arrivo finalmente alla strada asfaltata, dove, ovviamente le auto latitano alla grande.
Finalmente, impietosito dalle condizioni in cui versa Erica, si ferma un vecchietto con una Panda 4x4 al quale chiediamo nell’ordine:
A) Dove ci troviamo
B) Se può portare a casa la ragazza
C) Se conosce un meccanico nelle vicinanze

Qui siamo a Gesso
Mi fa il vecchietto
Mi attacco al cellulare, richiamo il meccanico e gli dico.
Gessi, sono a Gesso, mi viene a recuperare?
La risposta mi gela:
Si avevo immaginato che fosse finito là. Mi spiace non vengo se provo a recuperarla mi pianto pure io. Cerchi un contadino là attorno, solo un trattore può tirarla fuori da lì. Buona fortuna!
Lo mando mentalmente affanculo e provo a chiedere aiuto al vecchietto il quale mi dice che può andare a vedere in una fattoria lì vicino.
Carica in macchina Erica, che sembra un poco meno angosciata e si avvia alla ricerca del trattore.
Io torno alla macchina per sistemare alcune cose e mentre lotto col fango per recuperare la scarpa che è rimasta imprigionata nel fango, mi viene in mente la battuta clamorosa di Frankenstein Junior:
in fondo potrebbe andare peggio: potrebbe sempre piovere!
e difatti inizia a piovere.
Torno sulla strada ad aspettare sotto l’acqua. Dopo una decina di minuti arriva la Panda e il vecchietto mi conferma che ha trovato il trattore e che tra poco arriverà a recuperarmi.
Bacio Erica, molto più sollevata, e aspetto pazientemente il mio salvatore.
Nell’attesa sono assalito da mille dubbi.
E se il tipo non ha capito dove sono cosa faccio qui fino alla fine dei miei giorni?
Finalmente arriva il trattore che mi recupera non senza difficoltà ma col sorriso di chi ha capito tutto.
Me la cavo con soli 20  € e prima di salutarlo, finalmente sollevato, azzardo una battuta:
sarà mica colpa del fatto che è venerdì 13?
Mo va là
Mi risponde lui.
Vedrai che se venivi domani ti impantanavi uguale.
Sono conciato come un marine dopo un’esercitazione nella giungla, ma oramai sono sulla via di casa e non ci faccio più caso.
Mando un SMS ad Erica:
mi hanno recuperato me la sono cavata con 20 € tutto sommato è ancora andata bene.
Risposta:
anche a me sono arrivata a casa in tempo. Messo tutto in lavatrice. E’ andata fin troppo bene.
La prossima volta albergo!
Continuo a non essere superstizioso ma il prossimo venerdì 13 me ne resto a casa!

 

 

 
 
 
 

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