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BONDI E L'OPPOSIZIONE

Post n°60 pubblicato il 15 Ottobre 2009 da france51v
 

dal corriere della sera:
< È un grave errore pensare che dopo o senza Berlusconi l'Italia tornerebbe alla normalità. Perché finché c'è lui possiamo stare tranquilli, senza di lui certamente no>. Ed è sbagliato dunque dividersi o dividere il centrodestra in falchi e colombe: «Io sono per temperamento, per natura, per indole, per educazione una colomba. Ma oggi questa sinistra ci spinge ad essere dei falchi. Bisogna essere un po' più 'cattivi' se vogliamo difendere la libertà e il futuro dell'Italia».

Essere più cattivi dunque.
Stando al ministro Bondi, che si definisce di indole "una colomba", per difendere la libertà e l'Italia, bisogna essere UN PO' PIU' CATTIVI.
Bondi vede in Berlusconi l'Angelo ,mandato dal cielo, in grado di risolvere i mali anzi, IL MALE, senza l'angelo Berlusconi, il male trionferà e il male è, naturalmente la sinistra, cioè quella parte della politica italiana che non si conforma, non tanto al liberalismo ( che all'interno di essa pure ci sta) ma all'interpretazione personale che l'angelo ha di esso.
Naturalmente ,la sinistra può, anzi deve, cambiare se vuole confrontarsi con la maggioranza anzi, la destra al potere, ma come? Semplice, secondo la ricetta del ministro: smettere di criticare il governo ogni qualvolta non si trova d'accordo con esso. La prima cosa che deve fare? Staccarsi dall'alleanza(?) con Di Pietro che, secondo lui, è diventato "di fatto" il loro leader. 
Secondo il ministro, la sinistra non ha, attualmente, un leader capace di guidarla, in modo autonomo e deciso, sulla strada del confronto democratico all'interno di istituzioni condivise, da chi? E chi è a non condividere le istituzioni? Comunque sia, la sinistra non ha certo bisogno dell'angelo per essere guidata, è evidente, qui, la diversità di interpretazione del "leader", di come deve essere scelto e del suo ruolo all'interno di un'organizzazione. 
Un'altra opinione del ministro è che, attualmente, la sinistra domina la cultura italiana in ogni suo aspetto e i rappresentanti di questa sinistra provano un odio profondo nei confronti della destra e di se stesso. Pertanto propone di dare spazio agli intellettuali di destra; vale a dire, che se non c'è una cultura di destra è colpa della sinistra e non dell'incapacità della destra di proporre opere capaci di entrare nell'immaginario collettivo popolare (il che comunque non è vero). Inoltre, la sua affermazione declassa (a spazzatura?) tutta la cultura, televisiva e no, venutasi a creare nel corso degli ultimi venti/trent'anni con l'introduzione di programmi come i Talk Show. (Il talk-show (termine di lingua inglese che significa spettacolo di conversazione o programma di parole) è un genere di programmi televisivi di stampo giornalistico basato su interviste e dialoghi tra un giornalista o presentatore e uno o più intervistati o ospiti del programma, invitati a discorrere di qualsiasi argomento: la vita privata; le esperienze personali e sentimentali; politica; eventi di qualsiasi genere; ecc.) e altri, introdotti proprio dall'editoria di destra.
Da qui, la convinzione dell'impossibilità di un confronto con la sinistra colpevole di non essere in grado di adeguarsi al nuovo corso italiano.
«Noi saremo pronti al dialogo, è ovvio, ma è sufficiente parlare non di presidenzialismo, si badi bene, ma di semplice rafforzamento dei poteri del premier come da nostro programma, perché la sinistra accusi subito di autoritarismo».
Questa frase, forse, racchiude bene il "significato" che il ministro attribuisce alla parola "DIALOGO".
Premesso che la repubblica italiana è parlamentare e non presidenzialista, che rafforzare i poteri del premier implica, necessariamente, una modifica alla costituzione, e che tale azione implica necessariamente una condivisione di tutte le componenti sociali, la modifica in se non rappresenta nessun pericolo per la democrazia se il suo (del premier), e quello del governo in carica, agire avviene nel rispetto delle regole costituzionali, ma, dato che già ora, questo rispetto viene a mancare in quasi tutte le leggi ( leggi che tendono a modificare/annullare i principi fondanti) fatte da questo governo. Il pericolo non è il presidenzialismo ma l'utilizzo che, nella cultura politica italiana, il premier di turno potrebbe farne; se il premier, chiunque sia, ha più poteri avrebbe la possibilità di andare oltre quelle che sono le funzioni; chiunque potrebbe, in nome di una qualsiasi necessità, rafforzarlo ulteriormente diventando di fatto l'unico depositario del potere. L'attuale governo, con i suoi continui attacchi alla libertà di informazione, ai giudici (che diventano comunisti nel momento in cui giudicano in modo contrario al suo operato) proponendo il controllo degli stessi da parte del governo, con leggi fatte ad hoc per difendere interessi particolari (condono fiscale), sta dimostrando la sua intenzione di utilizzare ogni mezzo democratico, incluso il presidenzialismo, non per migliorare la democrazia in Italia, ma, al contrario, per rafforzare quella componente socio/economica togliendo ogni controllo su di essa. 
E' ovvio che, un'opposizione seria e democratica, non può accettare e si opporrà decisamente. L'opposizione ha, per sua natura, il compito (oltre che di voto e proporre leggi) di "vigilare" sull'andamento della legislatura, di controllare l'operato del governo attraverso una costante analisi critica del suo operato.
L'affermazione del ministro non lascia ombra di dubbio sul come dovrebbe essere l'opposizione; un'opposizione di maniera che non intervenga su problemi che potrebbero influenzare l'opinione pubblica attraverso la critica, ma che si limiti a intervenire su tematiche che non influiscano sulla gestione della società, che deve essere a senso unico.
PIU CATTIVI O PIU DEMOCRATICI? 

 
 
 
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Tale aspirazione, in se giusta, nasce dalla necessità di regolare la vita sociale in modo tale da evitare qualsiasi prevaricazione umana, sia su esseri umani che animali, l'idea primaria, di natura religiosa e comune ad ogni religione, è rappresentata dal "paradiso terrestre".

La sua attuazione prevede, però, la condivisione totale di tutti gli individui ad un'organizzazione base basate su principi atti a salvaguardare l'incolumità di tutti.

E' a causa dell'individualità dell'essere umano, incapace di valorizzare l'operato degli altri , a precludere, sin dall'inizio, questa eventualità.

 

 

 

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