Creato da Frammenti_dellEssere il 05/06/2011

Caos ed Essere

Un viaggio, sette emozioni: l'essere e i suoi frammenti.

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Non si scappa da se stessi...



 

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L’abilità della labilità

 

La giostra, il manicomio, muri bianchi e poi imbrattati, tinte stinte di un funerale ilare in cui il cadavere in rigoroso livor mortis pronuncia la blasfemia del suo trapasso...full immersion nei pensieri viandanti arrendevoli ma battaglieri, apnea costante di un istante in cui il verbo cambia sembiante...riemergere dal flutto, rielaborare il lutto, essere messia e sinestesia col virtuosismo monco di chi arranca a respirare...

 

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« Sinossi dei frammentiAutopsia di un niente »

Sotto assedio di me

Post n°3 pubblicato il 08 Giugno 2011 da Frammenti_dellEssere

Sotto assedio, tre paia di scarpe, calzini sporchi, jeans senza corpo, e un corpo senza anima che respira l’inerzia di un tempo senza dimensione. Perduto nel disordine, epicentro del mio disordine, in cui naufrago rassegnato alla ridondanza astenica e priva di spigoli ai quali aggrapparmi per riemergere da un’apnea trans-onirica che mi ingoia nella sua bulina capovolta verso l’infimo più osceno  dell’ossessione. Spompino con cautela l’ultima sigaretta per lenire, oltre le possibilità intrinseche di quel limitato braccio di tabacco, l’ansia, conficcata tra costole e polmoni con la maestria chirurgica di un necromante monco. Vorrei fottere i pensieri, prima che siano loro a fottere me, carne sacrificale di un’orgia impalpabile che si consuma sulle scissure cerebrali, nutrendosi delle scosse incostanti nell’attimo in cui l’ictus propaga l’emozione, intensa e satura della sua stessa violenza. Oscillo tra i “vorrei” e gli “avrei potuto”, si illuminano ad oltranza come spettri che pisciano la propria inconsistenza sulla mia sconfitta. Inciampo, però, sui limiti dell’inevitabilità che si maschera del mio volto per lasciarmi specchiare tra le rughe degli inganni con i quali ho tentato di celare a me stesso l’ospite che mi spappola il petto con gli impulsi di una radice malata alla quale - come siamesi - siamo entrambi indistricabilmente aggrovigliati. L’orchidea, il profumo, la rabbia, il desiderio, il pistillo clitorideo sul quale lecco l’odore della paura, controversa e contraddittoria nella sua spinta verso direzioni contrapposte..e mi squarto nello scontro dicotomico delle ipotesi, oltraggiando ancora le lapidi poste a nascondere cicatrici mai sanate tra le quali avanzo per suturarne almeno i punti più slabbrati…ma mi ritrovo lurido, ancora una volta sporco di me stesso, tra ricordi che gemono ed occhi che non sanno più di niente…


 
 
 
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Ingoio la notte

Nella sua prospettiva dissonante

Placo la sete

Sotto le palpebre

Socchiuse

In quell’istmo inconsistente

Che tremula il desiderio

Di respirare luce..

Il fiato divarica le cosce

Sul bivio dell’insinuazione

Gocciola malinconia

Sull’altare profanato della luna



 

La purezza apre le cosce agli insulti della frustrazione, scabrosa la copula con i limiti dell’insoddisfazione in cui ritrovarsi immacolata e puttana, col ventre gravido di speranze consumate.

 

 

 

Barcollo

Estraneo ai miei stessi passi

Instabili

Come pensieri

In equilibrio

Sulla traccia del tuo abbandono

Annuso

La pelle dell’assenza

Tenera

Come la placenta

Di una patologia in travaglio

Che geme il respiro

Del suo incostante ritorno

Sbalordito

Il nonsenso

Naufraga ancora

Tra le vertigini delicate

Della memoria

 

 

Sull'incanto delle sue grazie scivola il piacere di un'euforia languida che taglia il silenzio col suono della sua pelle...dolce è la caduta nell'immagine di un profilo che diventa lare e venerazione...

 
 
 

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