Creato da Frammenti_dellEssere il 05/06/2011

Caos ed Essere

Un viaggio, sette emozioni: l'essere e i suoi frammenti.

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Non si scappa da se stessi...



 

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L’abilità della labilità

 

La giostra, il manicomio, muri bianchi e poi imbrattati, tinte stinte di un funerale ilare in cui il cadavere in rigoroso livor mortis pronuncia la blasfemia del suo trapasso...full immersion nei pensieri viandanti arrendevoli ma battaglieri, apnea costante di un istante in cui il verbo cambia sembiante...riemergere dal flutto, rielaborare il lutto, essere messia e sinestesia col virtuosismo monco di chi arranca a respirare...

 

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« Sotto assedio di meIl possesso, la lentezza... »

Autopsia di un niente

Post n°4 pubblicato il 10 Giugno 2011 da Frammenti_dellEssere

Ho sempre provato una sorta repulsione e attrazione per la vita, una fame indistinta al confine tra il bulimico e l’anoressico che mi portava a divorare me stesso chiuso nel rumore ovattato di una gabbia a misura di pensiero della quale essere scomodo e compiacente concubino..ho sempre spiato quei fotogrammi  a sbarre al di la del mio sguardo, oltre l’incapacità delle mie autopsie, per regalarmi il sordido piacere di non essere nel contrasto con le immagini di un altrove indistinto di cui annusare l’urina madida di emozioni, mentre io, immobile col mio catetere, non mi accorgevo neanche di pisciare..l’agonia, il capogiro, l’autolesionismo di una frustrazione atavica nella quale disperdere lacrime come fossero domande senza perchè urlate al dio del vuoto solo per accorgermi dal ritorno sbiadito della loro eco che anche io esisto..probabilmente il  respiro è solamente il più dolce e subdolo degli inganni, e nella vibrazione del suo impeto  sputato nell’occhio del silenzio mi cullo come se questo nulla accondiscendente potesse donarmi l’esatta dimensione del mio essere niente. Niente, sono io, niente, sono me, niente, è un termine di cui si fa un tale abuso senza riuscire mai penetrare realmente la violenza della sua destrutturazione.. niente, un coltello che rivolta la sua lama nell’adulterio infimo che l’animo consuma col suo riflesso, amplesso sul confine delle ipotesi in frantumi, decesso per asfissia tra le ragnatele del proprio es.. niente, fagocita l’azione rendendo inerzia il tutto, e inerziale è il mio abbandono al marasma convulso che si avviluppa al midollo, leccando la leucemia astenica della mia stasi…gratto un pensiero che scivola via veloce, l’oscurità ingioiella questo istante rendendolo figlio illegittimo di una visione surreale, spengo gli occhi, perché mentre tutto intorno tace posso giocare ancora ad essere anch’io qualcosa…


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Commenti al Post:
libellula_md
libellula_md il 10/06/11 alle 19:38 via WEB
MOLTO INTERESSANTE! marì
 
 
Frammenti_dellEssere
Frammenti_dellEssere il 10/06/11 alle 22:13 via WEB
grazie mille Maribellula!
 
Santa.E.Peccatrice
Santa.E.Peccatrice il 10/06/11 alle 20:03 via WEB
E' preferibile restare soggetti e soggettivi di se stessi piuttosto di divenire oggetti anche di se stessi. Prima o poi, gli occhi si accenderanno.
 
 
Frammenti_dellEssere
Frammenti_dellEssere il 10/06/11 alle 22:18 via WEB
sarebbe preferibile, questo è ovvio, ma esistono particelle di pensiero incontrollate, provengono dalle voragini più recondite del nostro essere e ci tramortiscono con la veemenza del loro impulso...l'equilibrio è vertigine sulla linea della coscienza...buona serata SeP
 
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Ingoio la notte

Nella sua prospettiva dissonante

Placo la sete

Sotto le palpebre

Socchiuse

In quell’istmo inconsistente

Che tremula il desiderio

Di respirare luce..

Il fiato divarica le cosce

Sul bivio dell’insinuazione

Gocciola malinconia

Sull’altare profanato della luna



 

La purezza apre le cosce agli insulti della frustrazione, scabrosa la copula con i limiti dell’insoddisfazione in cui ritrovarsi immacolata e puttana, col ventre gravido di speranze consumate.

 

 

 

Barcollo

Estraneo ai miei stessi passi

Instabili

Come pensieri

In equilibrio

Sulla traccia del tuo abbandono

Annuso

La pelle dell’assenza

Tenera

Come la placenta

Di una patologia in travaglio

Che geme il respiro

Del suo incostante ritorno

Sbalordito

Il nonsenso

Naufraga ancora

Tra le vertigini delicate

Della memoria

 

 

Sull'incanto delle sue grazie scivola il piacere di un'euforia languida che taglia il silenzio col suono della sua pelle...dolce è la caduta nell'immagine di un profilo che diventa lare e venerazione...

 
 
 

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