Caos ed Essere
Un viaggio, sette emozioni: l'essere e i suoi frammenti.
AREA PERSONALE
Non si scappa da se stessi...
L’abilità della labilità
La giostra, il manicomio, muri bianchi e poi imbrattati, tinte stinte di un funerale ilare in cui il cadavere in rigoroso livor mortis pronuncia la blasfemia del suo trapasso...full immersion nei pensieri viandanti arrendevoli ma battaglieri, apnea costante di un istante in cui il verbo cambia sembiante...riemergere dal flutto, rielaborare il lutto, essere messia e sinestesia col virtuosismo monco di chi arranca a respirare...
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« Sinossi dei frammenti | Autopsia di un niente » |
Post n°3 pubblicato il 08 Giugno 2011 da Frammenti_dellEssere
Sotto assedio, tre paia di scarpe, calzini sporchi, jeans senza corpo, e un corpo senza anima che respira l’inerzia di un tempo senza dimensione. Perduto nel disordine, epicentro del mio disordine, in cui naufrago rassegnato alla ridondanza astenica e priva di spigoli ai quali aggrapparmi per riemergere da un’apnea trans-onirica che mi ingoia nella sua bulina capovolta verso l’infimo più osceno dell’ossessione. Spompino con cautela l’ultima sigaretta per lenire, oltre le possibilità intrinseche di quel limitato braccio di tabacco, l’ansia, conficcata tra costole e polmoni con la maestria chirurgica di un necromante monco. Vorrei fottere i pensieri, prima che siano loro a fottere me, carne sacrificale di un’orgia impalpabile che si consuma sulle scissure cerebrali, nutrendosi delle scosse incostanti nell’attimo in cui l’ictus propaga l’emozione, intensa e satura della sua stessa violenza. Oscillo tra i “vorrei” e gli “avrei potuto”, si illuminano ad oltranza come spettri che pisciano la propria inconsistenza sulla mia sconfitta. Inciampo, però, sui limiti dell’inevitabilità che si maschera del mio volto per lasciarmi specchiare tra le rughe degli inganni con i quali ho tentato di celare a me stesso l’ospite che mi spappola il petto con gli impulsi di una radice malata alla quale - come siamesi - siamo entrambi indistricabilmente aggrovigliati. L’orchidea, il profumo, la rabbia, il desiderio, il pistillo clitorideo sul quale lecco l’odore della paura, controversa e contraddittoria nella sua spinta verso direzioni contrapposte..e mi squarto nello scontro dicotomico delle ipotesi, oltraggiando ancora le lapidi poste a nascondere cicatrici mai sanate tra le quali avanzo per suturarne almeno i punti più slabbrati…ma mi ritrovo lurido, ancora una volta sporco di me stesso, tra ricordi che gemono ed occhi che non sanno più di niente… |
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Ingoio la notte
Nella sua prospettiva dissonante
Placo la sete
Sotto le palpebre
Socchiuse
In quell’istmo inconsistente
Che tremula il desiderio
Di respirare luce..
Il fiato divarica le cosce
Sul bivio dell’insinuazione
Gocciola malinconia
Sull’altare profanato della luna
La purezza apre le cosce agli insulti della frustrazione, scabrosa la copula con i limiti dell’insoddisfazione in cui ritrovarsi immacolata e puttana, col ventre gravido di speranze consumate.
Barcollo
Estraneo ai miei stessi passi
Instabili
Come pensieri
In equilibrio
Sulla traccia del tuo abbandono
Annuso
La pelle dell’assenza
Tenera
Come la placenta
Di una patologia in travaglio
Che geme il respiro
Del suo incostante ritorno
Sbalordito
Il nonsenso
Naufraga ancora
Tra le vertigini delicate
Della memoria
Sull'incanto delle sue grazie scivola il piacere di un'euforia languida che taglia il silenzio col suono della sua pelle...dolce è la caduta nell'immagine di un profilo che diventa lare e venerazione...
Inviato da: Santa.E.Peccatrice
il 20/07/2011 alle 16:07
Inviato da: only4words
il 14/06/2011 alle 21:51
Inviato da: trixty
il 14/06/2011 alle 21:08
Inviato da: ame_noir
il 14/06/2011 alle 13:05
Inviato da: Frammenti_dellEssere
il 10/06/2011 alle 22:18