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Fabio Volo

Post n°495 pubblicato il 10 Luglio 2009 da pinkiefaeto
 

Sono molte di più le cose che vengono a mancare quando una persona se ne va, molte di più di quelle fatte, di quelle successe.

C'erano troppe esperienze che doveva ancora fare, che dovevamo fare.

Perché? Perché? Perché?

A questa domanda non c'è risposta, e se non lo si capisce in tempo si rischia di impazzire.

Quello che era accaduto era irreparabile, non poteva cambiare.

Si poteva cambiare solamente la domanda.

Bisognava smettere di chiedersi perché e iniziare a chiedersi come poter trasformare tutto quel dolore in qualcosa di costruttivo.

Come dargli sfogo e trasformarlo.

Hai quasi paura che, se torni a sorridere, le persone non capiscano quanto profondo sia il tuo dolore.

Forse è vero che quando una persona se ne va continua a vivere dentro di noi: bisogna ospitarla nella propria intimità costringendosi quasi a donarle la vita più

felice che si può. Quando penso a Federico, quel dolore adesso è sempre accompagnato da un sorriso, il sorriso che lui aveva sempre.

Sono passati quasi tre anni da quando se n'è andato e tutto quel dolore si è trasformato in una forza potente.

Sarà per sempre il mio migliore amico: la nostra amicizia non è cambiata, si è solamente trasformata.

"Federico non abbandonarmi. Non mi abbandonare mai" mi ripetevo nei primi giorni dopo che se n'era andato.

 

E lui non l'ha mai fatto.

 
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