Area personale- Login
Cerca in questo BlogMenuUltimi commentiChi può scrivere sul blog
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
"Un eremo non è un guscio di lumaca" di Adriana Zarri Con i suoi giorni brevi e le notti lunghissime, l'inverno è un abisso di luce e di buio; col suo silenzio è una stagione di ascolto, di attesa, di incontro: un incontro piu' intimo e segreto di quanto non sia dato in altre stagioni dell'anno: un incontro che ha sapore di casa, di madia, di stufe accese e di polenta. Bisogna per forza guardare dentro perchè di fuori non c'è nulla: solo stupende sfumature di grigio: dal piombo al perla, al luminescente al quasi bianco; e, se la nebbia si dirada, emergono le braccia nude degli alberi, protese al cielo, inutilmente, come preghiere inascoltate. L'esaudimento, il calore, l'amore, si rifugia all'interno delle case; con le lampade accese, le tinte vive per contrastare gli smorti colori della terra. Ridimensiono la casa:Per risparmiare carburante mi rifugio in una sola stanza, a mezzogiorno. Tutto è piu' piccolo e raccolto. E dalla finestra guardo cadere le foglie, guardo scrosciare la pioggia, guardo salire la nebbia.
|
Post n°7 pubblicato il 15 Novembre 2011 da fulvia1953
venerdi, 25 marzo 2011
Post n°6 pubblicato il 15 Novembre 2011 da fulvia1953
Una domenica pomeriggio, le strade silenziose, è ancora presto ed io mi ritrovo ancora una volta per il Corso. Tutti i miei giri finiscono sempre qui, perchè sono i ricordi a guidare i miei passi ed in questo silenzio prendono vita...si anima la pescheria davanti a me. Era un po' malridotta ai miei tempi, non mi sembra nemmeno che ci fossero le due vasche che ora sono all'entrata, ma tutti quei vecchi pescatori seduti lì davanti me li ricordo bene, perchè il mio cuore di bambina batteva sempre un po' piu' forte quando riconoscevo fra loro mio nonno. Si assomigliavano un po' tutti, con quel basco sulla testa e mezzo sigaro in bocca e parlavano e si animavano chiusi nel loro mondo fatto di parole a me sconosciute, termini che solo loro sapevano e dove ognuno era conosciuto con un nomignolo che, gli piacesse o no, lo marchiava. Ma tutta la pescheria era un vociare, urlare,chiamare, quello che a me colpiva era l'odore forte del pesce, forse per questo quegli anziani non se ne andavano da lì, per loro era come tornare a casa, sul mare. Per non parlare poi dell'acqua che scorreva abbondante sul pavimento-erano le fontanelle aperte di chi puliva il pesce- fatto sta che uscendo dalla pescheria ci si ritrovava sempre le scarpe bagnate. Dalla tabaccheria di fronte dove mio nonno mi mandava a prendere i suoi mezzi toscani, guardo con gli occhi di bambina quel gruppetto di anziani pescatori, cerco mio nonno, il ricordo mi va ad una scatola che lui nascondeva come fosse un tesoro e che io ogni volta ritrovavo; c'erano dentro tanti fili di naylon avvolti intorno a pezzi di sughero, ogni filo terminava con diversi ami, alcuni avevano addirittura quattro punte che entravano così facilmente nei polpastrelli delle dita che lì per lì nemmeno mi accorgevo. A volte il nonno si sedeva nel piccolo terrazzo della cucina, tirava fuori dalla tasca il suo inseparabile coltello a serramanico e si metteva a sfrondare dei piccoli rami di "tamarigi". Erano movimenti lenti, pazienti, piano piano il ramo era spogliato di tutto anche della fine corteccia che lo rivestiva, poi cominciava a fargli la punta...ecco, erano pronti gli spiedini, bastava solo infilare quelle tenere seppioline ed accendere la carbonella. Povero nonno, una mina in mare ti era scoppiata così vicino da farti rinunciare al mare per sempre, in famiglia sei stato poco compreso, ma io solo nell'osservarti ho capito ed imparato tanto, io insieme a te vedevo le vele che si gonfiavano e le barche che lasciavano il porto verso il mare aperto: era avventura, curiosità della scoperta, voleva dire lasciarsi portare lontano da un sogno, avere sempre il cuore aperto a nuove scoperte. venerdi, 10 dicembre 2010
Post n°4 pubblicato il 14 Novembre 2011 da fulvia1953
Poche volte l'ho visto quest'estate e quasi sempre di notte, andavo lì solo per respirare quella brezza che sa di tante cose...ma oggi avevo bisogno di incontrarlo, di sentire il suo respiro, di riempirmi di tutti quegli odori inconfondibili. Senza essere ancora arrivata l'aria che si respirava era piena di quel forte odore di alghe sfatte e c'era quel continuo rumore delle onde che sbattevano contro gli scogli. Bello così agitato e gonfio, anche se trae in inganno quella linea blu all'orizzonte, ma piu' si avvicina alla spiaggia e piu' il suo colore diventa verde con la schiuma che appare un attimo per scomparire subito incalzata dall'onda dietro di lei. Qui verso riva il verde si mescola al marrone perchè il mare non risparmia nessuno ed anche il fondo sabbioso viene rivoltato. Che mareggiata, tutta quella schiuma alza una miriade di goccioline ed il paesaggio è offuscato. Sta conquistando pezzi di spiaggia e sale su dagli scogli. Favolose quelle onde così alte e piene di schiuma. Era il mare piu' desiderato per fare il bagno...c'era bandiera rossa, tutte le madri in allerta e i nostri nomi ripetuti e gridati che sembravano arrivare da lontano perchè il vento si divertiva a disperderli. Tutti insieme, a pochi passi l'uno dall'altro, aspettavamo l'onda piu' alta e come arrivava sopra la nostra testa ci buttavamo sotto attraversandola finchè non ci lasciavamo portare via lei, per ritrovarci verso riva avvolti in un mare bianco di schiuma. A quel punto l'onda aveva perso la sua forza, ma solo per poco perchè l'acqua ti risucchiava indietro, ti reclamava e voleva portarti via a tutti i costi. Amo il mare, ma l'ho sempre temuto, è una forza immensa ed io non sono niente rispetto a lui. La sua agitazione sta aumentando, si è alzato di molto...ma vedo laggiu' altri ragazzi che si divertono con le onde, proprio come facevamo noi e come continueranno quelli che verranno. Un gabbiano solitario mi passa davanti, sta con le ali aperte, ci pensa il vento a portarlo e sale e poi scende in strani giri mentre un motoscafo è uscito veloce dal porto ma è preso in consegna dalle onde che lo stanno sballottando...quasi scompare, punta verso lalinea blu all'orizzonte dove forse c'è piu' calma. Sopra il cielo azzurrino guarda con indifferenza, niente sembra toccarlo, ma il mare ribolle, le onde si sono fatte piu' alte, tutti siamo immobili ed intimoriti davanti a questo spettacolo. mercoledi, 7 settembre 2011
Post n°3 pubblicato il 14 Novembre 2011 da fulvia1953
Parlando Parlando con l'Universo o forse solo con l'altra parte di me, avevo espresso il desiderio di rivedere le montagne a me tanto care magari solo per qualche giorno, la nostalgia si era fatta forte e...qualche settimana fa è arrivata improvvisa una telefonata, una mia vecchia amica mi raccontava con un filo di voce di essere ricoverata all'ospedale di Bolzano in seguito ad una caduta e che soffriva molto, era completamente sola e, tranne un amico non c'era nessuno che la potesse aiutare. Le occasioni della vita arrivano per vie strane, questa l'ho riconosciuta subito, eera l'occasione cucita apposta per me, su misura direi. Così mettere l'essenziale nello zaino, rifornire il frigorifero di provviste varie per quelli che restavano, fare il biglietto e partire è stata questione solo di poche ore. Partire finalmente, mettersi in viaggio, tutto questo per me è gioia. Spio dal finestrino del treno, mi piace il passaggio dalle colline sempre piu' basse e rade alla pianura padana, liscia, piatta ed immensamente sconfinata. Io che ho il mare di fronte ed una catena di colline alle spalle mi stupisco ogni volta davanti a questa pianura e non so se riuscirei a viverci, avrei l'impressione di essere schiacciata dal cielo. Il viaggio continua e mi porta la solita stranezza, ad un certo punto non si sentono piu' schiamazzi nè un parlare avoce alta nè piu' puzza di umano sudore, le stazioni che passiamo sono ordinate e pulite, le persone salgono composteo scendono in silenzio. Dal finestrino vedo scorrere veloci file e file di alberi da frutto, sono mele rossee gialle e pergolati di uva nera con grappoli enormi che pendono fitti, bellissimi e tutto è ordinato e rigorosamente diviso. Mi sale un desiderio bizzarro, quella bambina che c'è in me è già scesa dal treno e sta mescolando le mele rosse con quelle gialle mentre si infila alle orecchie grossi grappoli carichi d'uva nera. -che idee strane a volte vengono! Ho lasciato un caldo soffocante e mi ritrovo sotto la pioggiae al freddo, ma basta guardare quelle rocce che puntano verso il cielo e tutto il resto scompare. Eccole le montagne e quella lingua tedesca o ladina che sento ovunque mi giri e che mi dà l'impressione di aver passato qualche confine. Indugio con lo sguardo su quelle vette...ma la mia amica mi aspetta e trovato il tram giusto, pulito e silenzioso, cominciamo a salire e poi a scendere mentre ripeto per non scordarlo quel nome strano che mi ha dato:"astanteria". In ospedale sembra esistere solo la lingua tedesca e questo mi sconcerta. L'italiano viene usato per gli extracomunitari e per gli immigrati, gli stessi medici e le infermiere tra di loro parlano tedesco o ladino. Mi indispettisco un po', mi sale del rancore ma a rifletterci è piu' grande il dolore di questa gente a cui è stata imposta qualcosa che non sentono e che rifiutano. Il tempo passa veloce, ormai si è fatta sera, sono sul tram di ritorno con in mano le chiavi di casa, un appartamento nello stile di montagna, con tanto legno caldo, finestre che si affacciano sui monti e su un tramonto meraviglioso, ma devo entrare con cautela perchè è una casa abitata, infati fuori nel terrazzo c'è Kabul, un san bernardo che mi saluta gettando fiotti di bava contro i vetri e ai piedi in un miagolio continuo di esseri affamati mi si strofinano un antipatico gatto nero dalla coda spelacchiata, ospite della casa per le vacanze estive ed una siamese dagli occhi languidi e poi c'è piu' in là la vasca di vetro dove tra le verdura si nasconde una tartaruga che per fortuna, almeno quella, mi ignora. Forse è un po' troppo affollata questa casa! La prima cosa è assicurarsi che l'enorme cane non entri, è addestrato ma solo per la mole farebbe tutto a pezzi, me compresa e non potrei farmi ubbidire in nessun modo dato che parla tedesco e capisce i comandi solo in quella lingua; poi comincio a distribuire il mangiare ma devo tenere la signorina siamese separata perchè l'altro, il maschiaccio, gli mangia tutto regolarmente. Fra un po' arriva Giancarlo a portarsi a spasso il cane, mi lascia l'incarico di preparargli da mangiare e mi porta la ciotola: è enorme, devo mescolare diversi tipi di mangime che scarico a fatica da sacchi grandi la metà di me e poi aggiungere le verdure. In un turbinio dove vanno all'aria tutti i tappeti di casa e le sedie cambiano posto ed i gatti sono finalmente immobili e muti ripassa l'enorme cane e si butta per fortuna sulla ciotola, ma faccio in tempo a chiudere la porta finestra che già la ciotola è vuota, che appetito! Sono sola, si fa per dire, mi godo l'intimità di questa casa, l'aria fresca della sera con lo spettacolo dei monti proprio di fronte a me, non piove piu' ed il cielo è sereno e color cobalto. Mi preparo per la notte, ho un lettone tutto per me ed un morbido piumino, mi chiudo la porta alle spalle e lascio tutti gli animali fuori, questa notte la dedico a me. domenica, 25 settembre 2011
Post n°2 pubblicato il 14 Novembre 2011 da fulvia1953
Tutto ciò che intimamente conosco, lo devo in gran parte a mia nonna e tutto ciò che vedo lo vedo spesso attraverso i suoi occhi. Una donna piccola, dai capelli lunghi e neri nonostante l'età. Tutte le mattine li pettinava con cura davanti allo specchio e dopo averli raccolti con un elastico li girava diverse volte sulla nuca fermandoli con delle forcine d'osso e non andava mai via senza darsi un ultimo sguardo. Era una donna che non si commuoveva facilmente ma sapeva ridere, era difficile ingannarla perchè sapeva di tutto, la vita e la morte non avevano segreti per lei, aveva quella saggezza antica che non ho piu' ritrovato. L'osservavo mentre faceva la pasta: "s'impara con gli occhi" mi diceva e lei mescolava veloce uova e farina con quelle mani piccoline dalle dita tutte ritorte, aveva lavorato in filanda, tutto il giorno in piedi su uno sgabello con le mani nell'acqua a raccogliere i bozzoli dei bachi da seta, aveva dodici anni, ma è stato il periodo piu' bello, diceva, perchè si cantava sempre. Sono scesi dalla campagna verso la città ed hanno costruito mattone su mattone una casa sul porto e sul porto è trascorsa tutta la sua vita finchè la guerra non ha distrutto tutto. E' sopravissuta alla famosa "spagnola", un'epidemia che ha ucciso migliaia di persone, al terremoto e maremoto uno dei piu' forti che hanno colpito la mia città, alle due guerre mondiali, ma lei, indistruttibile e dura è stata sempre lì e vedeva i velieri che uscivano dal porto mentre i marinai scioglievano le vele ed era lì a giocare sulla banchina piena di gente e di familiari che aspettavano con ansia il ritorno delle barche. E' lì che ha avuto la prima proposta d'amore, il capitano di una nave, un uomo bellissimo, le aveva chiesto di aspettarlo, lei avrebbe dovuto stare in casa però mentre lui era in viaggio, senza uscire, mia nonna ha risposto con una risata. Quando lo ricorda c'era un po' di rimpianto nella sua voce e concludeva sempre:"ero troppo giovane, non capivo niente...". Ma non c'era niente da capire, aveva solo seguito la sua natura, era troppo libera per essere imbrigliata da qualcuno, anche se questo qualcuno era bellissimo. Di mio nonno racconta poco, era marinaio, si parlavano, un giorno si è presentato con un anello prezioso e le ha chiesto di sposarlo, lei non aveva mai visto una cosa così bella, ha accettato, tutto qui diceva; è stata l'unica volta che ha creduto in un sogno. Ha percorso il fiume della vita seguendo la corrente non remando contro, adattando di volta in volta la sua barca ed affrontando ogni avversità e superando ogni pericolo e sopportando ogni dolore perchè non c'era tempo per lamentarsi nè di prendersela con la sorte: lei ha vissuto. Aveva un carattere spigoloso ed era di poche parole, ma sapeva ascoltare e sapeva quando tacere, rispettava tutti e non dava mai giudizi, credeva solo a quello che vedeva. Ovunque andasse mi portava con sè ed ancora oggi ricordo con tenerezza le passeggiate che facevamo. Le mete erano sempre le stesse, ma ogni volta era un'avventura nuova con lei o forse era la sua sola vicinanza. Sembra strano, il cimitero era il posto dove andavo piu' volentieri insieme a lei; camminando piano piano arrivavamo fin lì, la guardavo scegliere i fiori, i piu' belli, ed i lumini rossi dal fioraio e poi entravamo per mano in un mondo dove c'erano volti ormai conosciuti di cui immaginavo la storia o avevo ricostruito la vita mentre nell'aria stagnava quell'odore così strano...Passavamo a salutare i suoi fratelli ed i genitori e poi il promesso sposo di una sorella, morto in guerra che aveva lasciato una ragazza per sempre sola; i suoi nonni, due fotografie antiche e sbiadite dal tempo dove non c'era posto per mettere nemmeno un fiore. Persone che oggi non ritrovo piu' ma che rimarranno vive finchè dura il mio ricordo. Ma io avevo i miei amici da salutare, c'era il garibaldino con addosso la camicia rossa, il fazzolettone al collo ed il fucile in spalla, quella bambina piena di nastri e fiocchi bianchi, c'erano quelle due figure di marmo così belle che si abbracciavano e guardavano su verso il cielo. Mentre lei sistemava i fiori io passeggiavo per quei viali silenziosi pieni di cipressi ed ogni tanto mi fermavo a guardare attirata da una foto o da un epitaffio, solo davanti ai bambini abbassavo lo sguardo, nessun bambino avrebbe dovuto essere lì. A volte mi allontanavo così tanto che mi sembrava di aver perso la strada, ma ogni volta ci ritrovavamo. Se avanzava un fiore lo portavamo al milite ignoto, un cippo in ricordo di tanti soldati dispersi; a quel tempo in terra c'era un mare di lumini accesi e molti si fermavano in preghiera...oggi sono sempre meno. Ecco questa è in parte mia nonna. Sono figure i nonni, che oggi sono sempre meno presenti nella nostra vita e nella vita dei nostri figli, figure discrete, presenze silenziose che vedevano tutto a volte piu' dei genitori, sempre indaffarati; punti di riferimento, figure rassicuranti a cui spesso ricorrevo quando mi succedeva qualcosa perchè le parole di mia nonna erano come un balsamo che mi calmava. domenica 9 ottobre 2011
Post n°1 pubblicato il 14 Novembre 2011 da fulvia1953
E' sempre un incanto quando mi trovo davanti al mare, di mattina presto, non sono nemmeno le sette, una leggera brezza che a quell'ora c'è sempre e l'acqua, calma e luccicante per il primo sole distesa davanti a me. Io il mare lo amo così, che con uno sguardo lo posso abbracciare tutto senza che nessuno si intrometta fra noi, è un amore assoluto ed esclusivo. Va bene qualche persona, che a quell'ora può essere solo di una certa età, che sa stare in silenzio e sa rispettarlo. Vado nella spiaggia libera proprio vicino al porto, è il mio posto preferito, mi metto a ridosso di un locale estivo "Il pirata" che di mattina è deserto ed esausto per le notti brave, qualcuno ha lasciato sulla sabbia un bicchiere, là c'è una cannuccia, ragazzate! A me serve solo un angolino per appoggiare la borsa, l'asciugamano, poche cose, perchè poi vado subito giu' verso la riva a sentire l'acqua, a salutare il mare. Di solito di mattina presto la spiaggia è lunghissima perchè il mare di notte, con la marea è come se si ritirasse per stare piu' raccolto e dormire, anzi, a volte c'è una striscia d'acqua e poi ancora sabbia come se da lì ricominciasse una nuova spiaggia prima di entrare in mare aperto. Quel lembo di spiaggia che qui da noi chiamiamo "scanno" nasconde una moltitudine di poracce o vongole, lì per lì non si vedono perchè sono quasi del tutto nascoste sotto la sabbia ad eccezione della bocca che sporge civettuola e che purtroppo tradisce la loro presenza. Tranquille signore e poi uomini di una certa età passeggiano sullo scanno e poi all'improvviso li vedi chinarsi, allungare la mano e raddrizzarsi con la poraccia fra le dita. Esce di tasca un sacchetto, piccolo piccolo ma che, con l'andare del tempo si riempie. Quest'anno mi voglio specializzare anch'io nella raccolta delle volgole, sto prendendo suggerimenti o da questa signora o da quella vecchietta che incontro e che sembrano esperte e alla fine vedrete, non raccoglierò piu' solo gusci vuoti! Stamattina no, forse è stata mareggiata stanotte, a riva ci sono tante conchiglie vuote e pezzi di legno e poi molte alghe che la corrente ha strappato e poi posato sul bagniasciuga. L'acqua è già alta e lo scanno si sta chiudendo, però si sta bene e l'acqua non è fredda, ma di una freschezza unica che rigenera! Il mare stamattina è di una calma assoluta, a guardarlo è tutt'un luccichio e laggiu' dove si va a toccare col cielo si stagliano diverse barchette, per lo piu' a vela. Non c'è una voce, non c'è un suono, anche i gabbiani che a tratti ci passano sopra sono silenziosi, si sta d'incanto! Ciò che colpisce di piu' a quest'ora è la trasparenza dell'acqua che non si ritrova piu' nel resto della giornata, si vede il fondo ondulato ed i granchi che, come mi avvicino spariscono in un baleno sotto la sabbia alzando un gran polverone. A dir la verità cerco di passare alla larga da loro, è rimasto il mio incubo di bambina i pizzichi del granchio ed il morso del pesce ragno, era doloroso e poi bisognava correre verso la cabina bianca che aveva dipinta sul tetto una grossa croce rossa e lì farsi medicare, dimostrare di essere coraggiosa, mentre un capannello di persone circondava la cabina e tutti ti guardavano incuriositi. Qualche pezzo di alga mi passa vicino, mi piace sentirla fra le dita, sembra gelatina ed è viscida, appena dietro di me ho sentito uno "splasch", è sicuramente qualche pesce che gioca a far le capriole, peccato, non ho fatto in tempo a vederlo! Però guardando bene ci sono quattro o cinque grossi pesci ed io sto immobile nella speranza che mi passino vicino, ma loro non si fanno ingannare e se ne vanno per i fatti loro a mangiare piu' in là. Ho percorso già un chilometro camminando nell'acqua fresca e mi accorgo che il sole scotta parecchio, non ho portato niente per ripararmi la testa, ancora devo prendere il via, stamattina è stata la mia prima giornata di mare, forse è il caso che ritorni indietro; adesso le gambe fanno piu' fatica, vuol dire che sotto c'è corrente che spinge contro. Ho proprio bisogno di queste camminate, si sta bene, in pace con tutti! martedì 12 luglio 2011
|
Inviato da: Riyueren
il 31/05/2017 alle 15:30
Inviato da: fulvia1953
il 27/05/2017 alle 11:10
Inviato da: fulvia1953
il 27/05/2017 alle 11:06
Inviato da: Riyueren
il 26/05/2017 alle 19:35
Inviato da: Riyueren
il 26/05/2017 alle 19:34