Precariato
Rabbiosa e violenta e la vita,
morsa da mille vermi
che la scavano fino al succo.
Marcisce fino alla radice la verità.
Rimpiazzata dalla percezione
della realtà,
impressa di un,
io accondiscendente.
Ovattato nel buio,
con conati periodici,
scavo la mia buca vicino all’oceano.
È un mare calmo quasi piatto.
Mail futuro non esiste,
in questo posto
di transenne e cantieri aperti
e chiusi,
e società di comodo e comodi tutti!
Nessun proseguimento
di quello che siamo,
la vita si ferma con noi,
paese di vecchi, e stanchi giovani.
Ma il posto migliore dove vivere,
il migliore dei tempi non è….
E scandisci la vita anno per anno,
in spazi di tempo
che sanno straziarti,
nell’attesa di un insicuro,
oramai divenuto costante.
Incitare a coincidere gli altri con noi,
che non siamo peggiori
ma diversi nello stile di vita
e nei modi di fare,
in questi anni sbagliati.
In cui tutto è attonito,
fermo,
eppure si muove all’unisono.
C.Moraldi
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MANI
Post n°259 pubblicato il 27 Luglio 2010 da claudiomoraldi
MANI Mani, che toccano pezzi di cuore disfatto, candidamente si inebriano nel vento, proteggendosi dal sole. Tolgono cose, mettendone altre. Fruttifere, in quest’era pigra e indolente. Solerti nel loro fare, sinuose e veloci, sapienti, di infinita pazienza, sicure, forti, curiose e frementi, povere e profumate, pulite, rovinate e tanto vere! Il tempo raffina il senso, mentre tutto si lacera, con la bellezza degli anni. Mentre una strana sapienza, che nasce da un tocco sottile, e da un tatto raro, che si può soltanto percepire come: delicata freschezza calda. E rinascono nelle tue Prolifiche mani mutanti, di ragazza e poi donna, i remoti sapori di tempi passati ed i nuovi profumi, nell’aria viziata di smog. Di aglio e cipolla, di vino frizzante, e di carne alla brace. Ed ancora, di rametti di salvia ed alloro, di prezzemolo, basilico e pepe, mescolati nel vento con l’olio d’oliva Mani che toccano il viso, e dividono in due l’ansietà della vita, come pane fresco appena sfornato! Mani che stirano piano, mani che leggono sapientemente, mani che lavano panni di carta carbone, che sciacquano forte e che stendono delicatamente un bucato colorato. Mani piccole e grasse che si alzano nel vento in un auto che corre, mani ferme! Mani di donna, sbiadite dall’acido di tutti i giorni e dal tempo. Belle e tristi… queste mani stupende ruvide e lisce. Sostitute a volte di parole futili, mani che pregano, mani che sprecano, mani che non sanno che fare e per non annoiarsi giocano, ripetendo stessi percorsi sicuri e uguali tracciati immaginari. Mani disperate sugli occhi, mani ferite a sangue da lacrime sporche, mani che non sanno che fare se non strillare di isteria e rancore, e poi cadere desolate in un angolo ombroso. Mani tagliate di troppa vita! Mani che si riprendono, al di la della vita e prima di morire. Mani che ricominciano diffidenti, mani aride in superficie, ma calde nel loro interno piccole e vuote, eppure tanto amabili! Mani sul corpo, divincolate e poi strette, su la stessa pelle di sempre o su tanta gente diversa. Mani che poi, sono solo mani! Claudio MORALDI |