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Rispetto al Vangelo

Post n°5 pubblicato il 08 Febbraio 2015 da FlamineFurrinale

 

Un po' di anni or sono, quando decisi di iniziare ad approfondire la conoscenza di quel decisamente grande personaggio, conosciuto da tutti, dal nome di Gesù Cristo, capii molto presto che si sarebbe trattato di un'impresa non proprio facile.
Leggere di qualsiasi autore una sua opera equivale, praticamente, ad ascoltarlo dal vivo: riguardo a Cristo, l'opera più autorevole, almeno secondo la Chiesa Cattolica, è il Vangelo che però si presenta come una serie di racconti realizzati da uomini, suoi fedeli, animati dall'intento di farci conoscere il Maestro non secondo descrizioni storiche, cronologiche, di fatti accaduti, ma sulla base di rappresentazioni più o meno dettate dalla fantasia dei singoli, con riferimenti probabilmente sostanziali al significato di fatti realmente accaduti.

Tutto ciò, non casualmente, si riconduce al significato del termine “parabola”, il che, però, costringe ad un inevitabile lavoro d'interpretazione di pensieri provenienti, inoltre, da uomini che non conobbero (probabilmente neppure Giovanni) di persona Gesù.

Personalmente, mi ritengo fortunato per stare a vivere un periodo della storia del Cattolicesimo che mi ha permesso di cogliere una graduale, importante trasformazione, ancora in divenire, nel modo, per esempio, di raccontare la figura di Dio da parte degli attuali suoi ministri: un Dio che da adolescente avevo rifiutato perché lo immaginavo, lo sentivo diverso da come mi era stato presentato; più tardi l'ho ritrovato nella Chiesa proprio secondo la mia primordiale immagine.



Mc 1,29-39
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.


Nel brano del Vangelo ascoltato in questa domenica, ma come sempre, Gesù Cristo appare come un uomo deciso, risoluto, portato a difendere “a spada tratta”, i diritti dei più deboli, di coloro di cui non era conveniente interessarsi, la cui difesa non avrebbe portato alcun profitto, anzi.
Guarda caso, Marco, l'evangelista, parla di una donna, la suocera di Simone: le donne a quel tempo contavano meno di niente, inoltre la malattia era considerata un castigo divino, una lezione derivante da qualche mancanza, insomma, la prova schiacciante che quella persona era, a prescindere, in colpa, quindi anche da evitare. C'è da aggiungere che questo fatto consegue all'uscita di Gesù dalla sinagoga (vedi il precedente brano evangelico, nel quale si precisa che si svolge nella giornata di sabato), il giorno in cui si vietavano una miriade di attività, compreso visitare gli ammalati.
Il Maestro, nell'apprendere la notizia sulle condizioni della donna, si reca da lei senza un attimo di esitazione. Con quest'Uomo, la scala dei valori morali del tempo cambia radicalmente e, come fondamento imprescindibile, il valore di ogni singolo essere umano passa al primo posto, al di là di ogni distinzione di sesso, come di ceto sociale, di razza... e al di sopra di ogni regola.



Il messaggio è:
ciò che conta sono le regole degli uomini (pure sotto forma di regole divine), oppure il bene di ogni singolo essere umano?
Oggigiorno si avverte un grande bisogno di persone attaccate con fermezza alla vita ed al suo valore: dove sono coloro che esigono di anteporre ad ogni cosa il bene del proprio simile?
Quando una parola, una sola, non corrisponde a conseguenti fatti concreti dobbiamo subito iniziare a dubitare di colui che l'ha pronunciata.
Guardiamoci intorno, ascoltiamo, “separiamo i capri dalle pecore”, per il nostro bene e, ancor prima, per quello delle generazioni che ci succederanno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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