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«Una decisione storica» di Simona Giannangeli

Post n°2884 pubblicato il 20 Ottobre 2012 da manu78_it

La Biblioteca delle Donne Melusine-Centro Antiviolenza per le Donne-L’Aquila è stata ammessa quale parte civile, nel corso della prima udienza, svoltasi il18 ottobre a L’Aquila, nell’ambito del procedimento a carico di Francesco Tuccia, accusato di stupro e di tentato omicidio ai danni di una giovane donna.

Si tratta di una decisione significativa, perché riconosce al Centro Antiviolenza la legittimazione a stare in giudizio, quale parte danneggiata dai reati contestati al Tuccia significa veder riconosciuto, in capo al Centro Antiviolenza, un diritto soggettivo autonomo leso dalla condotta del Tuccia.

Significa che la sua condotta, oltre ad aver leso in primis i diritti inviolabili della giovane donna, ha leso il bene giuridico rappresentato da quei diritti e dalla battaglia per la loro tutela, posti fra gli scopi statutari dell’associazione stessa.

Essere parte civile in questo processo significa essere a fianco della giovane donna, significa intervenire per ribadire che quando una donna viene stuprata, maltrattata e lesa, oltre la sfera individuale in cui agisce detta lesione, esiste anche la dimensione collettiva in cui detta lesione tocca tutte le donne.

I processi per stupro in questo Paese si svolgono ponendo sotto esame la donna offesa dal reato, la sua vita e le sue attitudini, nel tentativo di screditarla e di attenuare i profili di responsabilità degli imputati.

Agire quale parte civile in questo processo significa che il Centro Antiviolenza per le Donne potrà prendere la parola e contribuire ad impedire che questo avvenga e potrà fino alla fine affermare che lo stupro di una donna ci riguarda tutte.

Non solo lo stupro, ma ogni forma di violenza operata contro le donne.

È un fatto importante in un Paese che ricaccia sempre la violenza contro le donne in cronache scorrette ed irrispettose nei confronti delle stesse, in un paese talmente arretrato che continua a trasformare la donna offesa dal reato quasi in un’imputata.

Questa decisione del Collegio segna un punto di civiltà giuridica in un Paese che l’ha perduta, riconoscendo la titolarità di diritti soggettivi autonomi alle associazioni, soprattutto centri antiviolenza, che continuano a lottare contro la violenza di genere, pur con sempre più ridotte risorse economiche.

Una decisione che non era per niente scontata. Anzi… è stata una decisione storica

 
 
 
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