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Creato da marino.giannuzzo il 08/10/2009
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da ISTANTANEE
Caleidoscopio
Caleidoscopio è l’uomo
mutevole nel tempo
uguale mai a se stesso.
Sfaccettature mille
per ogni movimento,
mille i suoi colori,
vario il sentimento.
L’uomo di ieri
ch’io vidi nello specchio
trovo altro oggi
pure nell’aspetto.
Chi amai ieri
oggi è fonte d’odio
e la natura tutta
intorno a me
mutevole è nel tempo.
Calunnia Verso gentile generoso e vile agli orecchi tuoi la voce di colui che ti propina false verità sugli innocenti. Di giustizia par la voce afflitta e pregna di pietà senza egoismi senza turbamenti. Acqua pura appare che scende da ghiacciai chiari e illuminati verso il mare nel mezzo delle scorie torbide e melmose di fabbriche industriali. Calunnia il nome suo avvelenata e falsa che il cuore spezza e l’esistenza strazia.
Canne Ulula il vento alle fruscianti canne stagliate al cielo del vespertino inverno sul piccolo canale che lo sciacquio dell’acque scioglie lievemente verso il mare. Silenzioso ascolta il cacciatore di acqua vento e fronde la musica perenne che sempre varia sempre uguale e viva tra le frondose canne si scioglie lievemente verso il mare infinita. Capizzi Dal sommo della roccia di Capizzi l’aquila miro librarsi sulla valle. Simile a nastro ondeggiante al vento il fiume acciottolato si snoda lento verde ed immoto tra le pietre bianche di novembre. Miro Capizzi: piccolo paese di montagna baciato dalle nubi e schiaffeggiato dalla tramontana. Il vento canta canta tra le nubi frastagliate e bianche di novembre. Questo è il paese ove i viventi muoiono a cent’anni, nell’aria variopinta della primavera, privi di malanni. Castello Vecchio castello dai caduti muri sotto la torre mezza diroccata pure le pietre t’han portato via per case e chiese e travi sulla porta. Solo i fantasmi albergano nei vuoti sotterranei androni, nelle sale immense prive di tetti e senza vita tutte, aperte al cielo e sorridenti al sole, dai venti invase e dall’acqua erose. Muri possenti muri diroccati dal tempo e dalla pioggia muri ormai crollati. Vecchio castello dimora dei miei avi dimora d’eremiti e di carcerati, solenne al vento taci al vento che ti porta la canzone antica sempre uguale sempre varia e viva della montagna in cima. Chiocciola l’acqua giù nel cortile chiocciola, chiocciola nel fontanile. Chiocciola l’acqua limpida e fresca giù nel cortile: mai si riposa. Chiocciola l’acqua, chiocciola, chiocciola, chiocciola a gocce sempre a quest’ora. Chiocciola l’acqua, chiocciola, chiocciola, limpida e fresca sempre a quest’ora. Capelli al vento, Cinzia, sigaretta in pugno, al bacio ubriaco finge di sottrarsi mentre lo sguardo turgido di brame dalla finestra luccica lontano in pieno sole dalla collina al piano. Il viso è rosso gonfio ha il petto, il labbro trema nella brama ardente. Socchiude i denti e le carnose labbra, tumide al vento che spira da ponente, e gli occhi terge di lacrime non viste. Sulle labbra alfine sugli occhi e sulle gote s’abbatte la tempesta di baci ardenti appassionati e ubriachi. Tutta si offre e tutto Cinzia tende alle carezze e ai baci del giovane Marino. Or la canzone dolci note spande sugli appagati sensi sotto la finestra che mira il monte e il piano in piena luce, al vento che spira da ponente.
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Inviato da: giorgia19.90
il 06/12/2009 alle 01:22