Creato da marino.giannuzzo il 08/10/2009
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da ISTANTANEE

Post n°3 pubblicato il 11 Ottobre 2009 da marino.giannuzzo

Caleidoscopio

 

Caleidoscopio è l’uomo

mutevole nel tempo

uguale mai a se stesso.

 

Sfaccettature mille

per ogni movimento,

mille i suoi colori,

vario il sentimento.

 

L’uomo di ieri

ch’io vidi nello specchio

trovo altro oggi

pure nell’aspetto.

 

Chi amai ieri

oggi è fonte d’odio

e la natura tutta

intorno a me

mutevole è nel tempo.

 

Calunnia

 

Verso gentile

generoso e vile

agli orecchi tuoi

la voce di colui

che ti propina

false verità

sugli innocenti.

 

Di giustizia par

la voce afflitta

e pregna di pietà

senza egoismi

senza turbamenti.

 

Acqua pura appare

che scende da ghiacciai

chiari e illuminati

verso il mare

nel mezzo delle scorie

torbide e melmose

di fabbriche industriali.

 

Calunnia il nome suo

avvelenata e falsa

che il cuore spezza

e l’esistenza strazia.

 

 

  

 

 

 Canne

 

Ulula il vento

alle fruscianti canne

stagliate al cielo

del vespertino inverno

sul piccolo canale

che lo sciacquio dell’acque

scioglie lievemente

verso il mare.

 

Silenzioso ascolta

il cacciatore

di acqua vento e fronde

la musica perenne

che sempre varia

sempre uguale e viva

tra le frondose canne

si scioglie lievemente

verso il mare infinita.

 

Capizzi

 

Dal sommo della roccia

di Capizzi

l’aquila miro

librarsi sulla valle.

 

Simile a nastro

ondeggiante al vento

il fiume acciottolato

si snoda lento

verde ed immoto

tra le pietre bianche

di novembre.

 

Miro Capizzi:

piccolo paese di montagna

baciato dalle nubi

e schiaffeggiato

dalla tramontana.

 

Il vento canta

canta tra le nubi

frastagliate e bianche

di novembre.

 

Questo è il paese

ove i viventi

muoiono a cent’anni,

nell’aria variopinta

della primavera,

privi di malanni.

Castello

 

Vecchio castello

dai caduti muri

sotto la torre

mezza diroccata

pure le pietre

t’han portato via

per case e chiese

e travi sulla porta.

 

Solo i fantasmi

albergano nei vuoti

sotterranei androni,

nelle sale immense

prive di tetti

e senza vita tutte,

aperte al cielo

e sorridenti al sole,

dai venti invase

e dall’acqua erose.

 

Muri possenti

muri diroccati

dal tempo e dalla pioggia

muri ormai crollati.

 

Vecchio castello

dimora dei miei avi

dimora d’eremiti

e di carcerati,

solenne al vento taci

al vento che ti porta

la canzone antica

sempre uguale

sempre varia e viva

della montagna in cima.

 

 

 

 

                                

 

 

Chiocciolìo

 

 

Chiocciola l’acqua

giù nel cortile

chiocciola, chiocciola

nel fontanile.

 

Chiocciola l’acqua

limpida e fresca

giù nel cortile:

mai si riposa.

 

Chiocciola l’acqua,

chiocciola, chiocciola,

chiocciola a gocce

sempre a quest’ora.

 

Chiocciola l’acqua,

chiocciola, chiocciola,

limpida e fresca

sempre a quest’ora.

 

 

 

 

Cinzia

 

 

Capelli al vento,

Cinzia,

sigaretta in pugno,

al bacio ubriaco

finge di sottrarsi

mentre lo sguardo

turgido di brame

dalla finestra

luccica lontano

in pieno sole

dalla collina al piano.

 

Il  viso è rosso

gonfio ha il petto,

il labbro trema

nella brama ardente.

 

Socchiude i denti

e le carnose labbra,

tumide al vento

che spira da ponente,

e gli occhi terge

di lacrime non viste.

 

Sulle labbra alfine

sugli occhi e sulle gote

s’abbatte la tempesta

di baci ardenti

appassionati e ubriachi.

 

Tutta si offre

e tutto Cinzia tende

alle carezze e ai baci

del giovane Marino.

 

Or la canzone

dolci note spande

sugli appagati sensi

sotto la finestra

che mira il monte e il piano

in piena luce,

al vento

che spira da ponente.

 

 

 

 

 

 
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