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Martin Amis
Post n°161 pubblicato il 25 Gennaio 2012 da poverotroviero
Keith si fermò al cancello di lei, giochicchiando con il suo enorme mazzo di chiavi... le chiavi di Keith, le chiavi del suo carceriere, chiavi per Debbee, Trish e Analiese, per l'appuntamento, per l'automobile, per il magazzino e la gattabuia. Ma le chiavi per Nicola? Suonò di nuovo il citofono; ritentò di nuovo con tutte le chiavi. Adesso Keith era sull'ordlo del panico, dell'imprecazione, del panico galoppante. La voleva vedere, sì la voleva vedere davvero, maledettamente, non per l'atto d'amore e di odio che, con sua grande sorpresa, per quello che voleva dire, non voleva compiere più con nessuno. No: la voleva perchè lei credeva in lui, perchè lei era l'altro mondo, e se lei diceva che Keith era vero, l'altro mondo l'avrebbe detto anch'esso. Ma, un momento. E se lei era finita sotto un autobus da qualche parte? I suoi stivaletti da freccette, i suoi passi, la sua camicia da freccette, il suo... ! Keith si colpì con un pugno il torace inorridito. Poi le ginocchia si sciolsero, sollevate. Non tutto è perduto. La custiodia delle freccette era sempre al posto giusto, nella tasca più vicina al cuore.
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AREA PERSONALE
L'Altoparlante
Si dice che dell'impianto hi-fi, tardi anni '70, ereditato da suo cugino, ormai più di vent'anni fa, Andrea abbia conservato un solo altoparlante: stromento idoneo alla diffusione d'intrattenenti alchimie sonore.
Sembra, però, che tale dispositivo, smarrita presto la propria attrattività, sia a lungo rimasto inoperoso, adagiato su una mensola, seducente polveri dalla stanza.
Si dice, inoltre, che due cavi elettrici pendenti dagli elettrodi dell'altoparlante, animati da una misteriosa tensione magnetica, abbiano trovato agio, di volta in volta, di collegarsi all'antenna della radio, alla presa del telefono - insolenti, capaci per sino di raggiungere il web.
Sembra che sì furbescamente intercettate voci maligne e ingiuriose, chiacchiere e commenti maliziosi, il diffusore acustico, frustrato dal lungo oblio, scuotendo l'annosa polvere dalla propria membrana, abbia cominciato a parlare; riferendogli chiacchiere e pettegolezzi, raccolti via telefono, radio e internet.
Si dice che Andrea, ascoltata la gracchiante voce del vecchio apparecchio, abbia deciso di restituire alla erratica lettura dei blogger la sintesi di tali mormorazioni.
Sembra che in Trastevere, in luogo abitato da voci poetiche, egli stesso le abbia bisbigliate, leggendole per non doverle ricordare.
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Morta parte da me
la mia voce,
per approdare alla deriva
dei sensi scolpiti
nelle candide rocce;
ove il tuo viso m'apparve,
ombra d'un sorriso sterile,
solido velario
d'una scena tragica.
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Quando l'orizzonte di riferimento non è più in ordine a ciò che è "permesso", ma in ordine a ciò che è "possibile", la domanda che si pone alle soglie del vissuto depressivo non è più: "Ho il diritto di compiere quest'azione?", ma "Sono in grado di compiere quest'azione?"
Umberto Galimberti.
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