Creato da poverotroviero il 07/10/2006

Il gioco

delle schegge di vetro

 

 

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Carmelo Bene

Post n°146 pubblicato il 26 Marzo 2009 da poverotroviero
 
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Lorenzaccio

Lorenzaccio è quel gesto che nel suo compiersi si disapprova. Disapprova l'agire. E la storia medicea, dispensata, non sa di fatto stipare questo suo (?) enigma eroico; ha subìto e glorificato di peggio, questa storia. Ma le cose son due: o la storia, e il suo culto imbecille, è una immaginaria redazione esemplare delle infinite possibilità estromesse dalla arbitraria arroganza dei “fatti” accaduti (infinità degli eventi abortiti); o è, comunque, un inventario di fatti senza artefici, generati, cioè, dall’incoscienza dei rispettivi attori (perché si dia un’azione è necessario un vuoto della memoria) che nella esecuzione del progetto, sospesi al vuoto del loro sogno, così a lungo perseguito e sfinito, dementi, quel progetto stesso smarrirono, (de)realizzandolo in pieno.
Certosini nel lavorio paziente del  lucidar la trama dei preparativi, cauti, meticolosi, febbrili dell’angoscia inconfessabile dell’insonnia d’esserci – onnipresenza inumana intollerabile del sé a se stesso - , precipitarono nell’attimo tutta una vita pensosa: il gesto. E non furono più. Per un attimo. Estromessi dalla godibilità del vuoto dalla felicità sempre invisibile; per svegliarsi subito dopo, nuovamente sovreccitati e infelici, mascherati da zingare a cavallo – turisti o esuli poco importa – per le vie dell’acqua putrida a Venezia, città termale del nostro secolo per coloro che vogliono morire.

(…) Ogni azione, per quanto comprensibile, è impensabile, e la Storia è un’ipotesi dell’antefatto, o il dizionario del mai accaduto.

 

 

 
 
 
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L'Altoparlante

Si dice che dell'impianto hi-fi, tardi anni '70, ereditato da suo cugino, ormai più di vent'anni fa, Andrea abbia conservato un solo  altoparlante: stromento idoneo alla diffusione d'intrattenenti alchimie sonore.

Sembra, però, che tale dispositivo, smarrita presto la propria attrattività, sia a lungo rimasto inoperoso, adagiato su una mensola, seducente polveri dalla stanza.

Si dice, inoltre, che due cavi elettrici pendenti dagli elettrodi dell'altoparlante, animati da una misteriosa tensione magnetica, abbiano trovato agio, di volta in volta, di collegarsi all'antenna della radio, alla presa del telefono - insolenti, capaci per sino di raggiungere il web.

Sembra che sì furbescamente intercettate voci maligne e ingiuriose, chiacchiere e commenti maliziosi, il diffusore acustico, frustrato dal lungo oblio, scuotendo l'annosa polvere dalla propria membrana, abbia cominciato a parlare; riferendogli chiacchiere e pettegolezzi, raccolti via telefono, radio e internet.

Si dice che Andrea, ascoltata la gracchiante voce del vecchio apparecchio, abbia deciso di restituire alla erratica lettura dei blogger la sintesi di tali mormorazioni.

Sembra che in Trastevere, in luogo abitato da voci poetiche, egli stesso le abbia bisbigliate, leggendole per non doverle ricordare.

 

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Suggestione Campaniana

Morta parte da me

la mia voce,

per approdare alla deriva

dei sensi scolpiti

nelle candide rocce;

ove il tuo viso m'apparve,

ombra d'un sorriso sterile,

solido velario

d'una scena tragica.

 

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Quando l'orizzonte di riferimento non è più in ordine a ciò che è "permesso", ma in ordine a ciò che è "possibile", la domanda che si pone alle soglie del vissuto depressivo non è più: "Ho il diritto di compiere quest'azione?", ma "Sono in grado di compiere quest'azione?"

Umberto Galimberti.

 
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