il mio primo blog
UN MONDO APERTO A TUTTILa bocciatura della criticaDopo l'esordio a Cannes arriva nelle sale e potrebbe essere un successo Natalia Aspesi, La Repubblica Lietta Tornabuoni, La Stampa Tullio Kezich, Il Corriere della Sera Mariarosa Mancuso, Il Foglio Roberto Nepoti, La Repubblica Maurizio Porro, Il Corriere della Sera Peter Brunette, Boston Globe
A film visto e ancora sullo stomaco come un piatto troppo unto e abbondante, si può dire, che, tanto rumore per nulla [...], si dà delle arie attribuendosi peccati ed eresie [...] è brutto, pasticciato e noioso.
Film di parola, film mediocre di un buon regista medio come Ron Howard, «Il Codice Da vinci», imparagonabile ai libri di Umberto Eco ai quali tenta di somigliare, recitato male da Tom Hanks-Audrey Tatou e bene dagli altri, è un thriller kolossal (148 minuti) mal riuscito.
Di Il Codice da Vinci mi sono piaciuti i primi 15 minuti. Purtroppo il film ne dura altri 136 durante i quali si disperde in situazioni che Hitchcock avrebbe segnato con la matita rossa e blu.
Il Codice da Vinci dura due ore e mezza, e intrattiene per un paio. Verso la fine crolla sotto il peso delle spiegazioni.
Un thriller come decine d'altri, che segue la traccia fornita una volta per sempre da Hitchcock: un uomo accusato d'omicidio è inseguito contemporaneamente dalla polizia e da un killer, e aiutato da una ragazza. [...] Per realizzare un film che coivolge l'esoterismo, la numerologia e metà della mitologia dell'Occidente, ci sarebbe voluto un erudito come Peter Greenaway [...]. Se si sceglie di mettere alla regia Ron Howard, che è cresciuto ma è rimasto diligente come il Ritchie di "Happy Days", non ci si può aspettare un film d'autore. [...] Ne risulta una pellicolona complessa e un po' macchinosa, dove la parte didascalica rallenta l'azione e dove tutti i divi appaiono un po' spaesati.
Stefano Solinas, Il Giornale
Nel momento in cui un sempre più attonito Tom spiega a una sempre più perplessa Audrey che lei è la discendente diretta di Gesù Cristo, il film piega inesorabilmente verso una farsa involontaria e a quel punto solo l'arrivo della parola fine lo salva dal totale disatro. L'impressione, insomma, è che alla fine questa gigantesca macchina si sia imballata e abbia continuato a girare a vuoto. Molto fumo, molto rumore per nulla.
Il thriller dagli effetti speciali digitali leonardeschi è appassionante e molto divertente, ti fa sentire prima confuso e poi esperto di cose teologiche, ma urge non prenderlo troppo sul serio su queste faccende che appaiono tuttavia assai studiate.
È pessimo quasi quanto il libro
Todd McCarthy, Variety
Il regista Ron Howard e lo sceneggiatore Akiva Goldsman si sono messi d'accordo per eliminare ogni elemento divertente e dare al pubblico un film verboso e scialbo [...]. Ron Howard, di solito bravo direttore d'attori, costringe Hanks e la Tautou a una recitazione ingessata e inespressiva, decisamente poco credibile.
Thomas Sotinel, Le Monde
Per quasi tutta la durata del film lo sguardo di Tom Hanks è vitreo e spaesato [...]. La sensazione finale è quella di aver sbagliato porta e di essere entrati nella sala conferenze di una setta sconosciuta (non poi tanto inquietante) invece che al cinema.
James Christopher, Times
È ufficiale. La diretta discendente di Gesù Cristo è viva e vive Beverly Hills. Sospetto che abbia preso lo sguardo ardente dalla parte di Maria Maddalena. La Tautou guida come Schumacher. Tom Hanks, quando non partorisce idee geniali, ha l'aria di uno con il mal di mare.
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presentazione con Ettore Mo
LIBRI- Ieri presentazione con Ettore Mo. Il bianco e nero della disperazione Il bianco e nero delle foto, il bianco e nero delle parole sulle pagine. Il bianco del cielo sordo, pieno d'afa. E il nero dello sguardo di Tokai, sei sette anni, nato per andare incontro alla notte. Lui nemmeno lo vede, il cielo: a furia di pescare con un uncino dalle fogne il bottino della sopravvivenza gli si sono riempiti gli occhi d'ombra. Altri suoi coetanei, il pane quotidiano, lo estraggono dalle discariche: arriva il camion della raccolta rifiuti, e loro ci si accalcano attorno come se distribuisse riso. Altri ancora, invece, spaccano pietre: alzano la mazza sopra la testa e l'abbassano tra i piedi. Cosí per tutto il giorno, con quella mazza a far da pendolo a un tempo senza speranza. « Un gioco lungo una vita » lo hanno chiamato Massimo Dall'Argine e Carlo Bocchialini, in un libro che a Palazzo Sanvitale è anche mostra fotografica fino al 26 maggio. Dall'Argine fotografo, Bocchialini giornalista: inviati della coscienza in Bangla Desh, hanno realizzato un reportage di immagini e scrittura sull'infanzia negata di uno dei Paesi pi ù poveri del mondo, dove si deve crescere in fretta, in maniera spietata.
http://www.gazzettadiparma.it/gazzettadiparma/GF_viewArticle.jsp?idarticolo=72091027&showimage=on
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Un libro fotografico e una mostra sui bambini del Bangladesh
In Bangladesh, come in molti altri paesi del Sud del mondo, le condizioni di estrema povertà e di arretratezza non garantiscono alla maggior parte della popolazione trattamenti sanitari adeguati.
I bambini, in particolar modo, risultano essere la parte più fragile e debole di questi popoli. Nascere con una malformazione congenita senza possibilità di cura, segna un destino di sofferenza e di esclusione sociale.
Curati dal fotoreporter Massimo Dall’Argine e corredati da testi di Ettore Mo, inviato speciale del Corriere della Sera, e di Carlo Bocchialini, giornalista free-lance, (che hanno prestato la loro attività gratuitamente) le due iniziative presentano un ritratto approfondito della realtà dei bambini mettendo in evidenza il degrado e la precarietà delle loro esistenze. Un capitolo è dedicato all’attività dei chirurghi di “OPERARE PER” al “Santa Maria Sick Assistance Center”.
Fino ad ora tutti gli operatori coinvolti nelle missioni hanno offerto la loro prestazione gratuitamente e si sono fatti promotori nella raccolta di fondi e di materiale per l’ospedale. Per garantire la continuità e la qualità del lavoro in futuro, ed in vista di un incremento degli interventi, sia in Bangladesh che in altre regioni del mondo, si rende ora necessario trovare sovvenzioni più sicure e costanti. La vendita del libro fotografico può essere, oltre che un’immediata forma di finanziamento, un efficace veicolo di divulgazione e sensibilizzazione sull’attività svolta.
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Qualche giorno fa ho avuto una grandissima occasione....conoscere Ettore Mo, un piccolo GRANDE uomo... di lui finora avevo sentito parlare in tutti i libri di giornalismo, nei manuali... avevo letto di lui cose strabilianti......insomma una sorta di "mito" da ammirare da lontano!! Un GIORNALISTA VERO!!! un vero INVIATO DI GUERRA!!! un MAESTRO da cui poter imparare!!
Poi la notizia della sua presenza a Parma per l'inaugurazione della mostra di Massimo Dall'Argine....aperta a tutti!!! un'occasione da non peredere!!!
Quando me lo sono trovato davanti avevo davero timore e pensavo "e adesso cosa faccio? lo avvicino? si..ma poi cosa gli dico? lui è pue sempre Ettore Mo.." Mi sono fatta coraggio, la sala dove si sarebbe tenuta la conferenza e la presentazione della mostra era ancora semi deserta...o adesso o mai più!!! Sono riuscita ad avvicinarlo con meno difficoltà di quanto immaginassi....e lui è stato DISPONIBILLISSIMO E GENTILISSIMO!!! ci siamo messi a chiacchierare...mi ha raccontato un sacco di storie fantastiche e soprattutto mi ha detto di non smettere mai di credere in me stessa e nei miei sogni....
Mi ha dato dei consigli importantissimi, ma soprattutto mi ha comunicato una gran voglia di vivere, di continuare a conoscere...la sua umiltà era talvolta disarmante!!
NoN Lo DiMenTiChErò MAI!!!!
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