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Com'è strana la democrazia

Post n°55 pubblicato il 26 Novembre 2005 da roberto.VI
Foto di roberto.VI

Una falsità ripetuta mille volte può diventare verità. Questo è uno di quei tanti pensieri che ho sentito in non so più quale occasione, e che mi ritornano alla memoria quando mi capita di pensare a certe situazioni che la vita mi propone.

Perchè questo strano prologo? Per dire che in questi giorni mi è capitato di riflettere sulle vicende legate alla guerra in Iraq. Se fosse stato un argomento senza nessun punto oscuro, probabilmente ci sarei passato sopra, e avrei continuato a fare ciò che più mi piace, vale a dire dormire, mangiare porcherie e cazzeggiare al computer. Invece c'erano delle cose che non mi tornavano, di cui una su tutte: ma perchè in Iraq ci sono i militari, se la maggior parte delle persone si sono sempre dette contrarie a questa guerra?

Non sono mai stato una persona schierata politicamente, e non lo sono tutt'ora. Mi guardo poi bene a parlare di argomenti politici, perchè non appena gli estremisti politici sentono odore di politica, si fiondano subito sul dibattito, per accendere subito le polemiche. Nel web poi, visto che è molto più facile l'attacco e l'insulto, visto che la comunicazione non è faccia a faccia, ma è mediata da Internet, la rissa scoppia subito. Cerco solo di guardare nel modo più oggettivo possibile come sono andate le cose, perchè sono molto più incuriosito dal capire come funziona la realtà, che partire da ideologie per poi spiegare le cose.

La storia inizia nell'Ottobre del 2002, quando il Congresso approva la risoluzione per autorizzare gli Stati Uniti all'uso della forza in Iraq. Da qui nasce tutto un lavoro diplomatico per cercare per alcuni (come Francia e Germania) di evitare il conflitto, da altri (Stati Uniti in prima linea, seguiti dalla Gran Bretagna) di creare il maggior consenso possibile per l'intervento armato.

Sui motivi degli Stati Uniti di invadere l'Iraq, si sono sentite mille spiegazioni diverse. La spiegazione ufficiale data dall'amministrazione Bush riguarda il potenziale pericolo che il regime di Saddam rappresenta per l'Occidente. Per dare più forza alla sua tesi parlò di informazioni da lui avute da parte dell'intelligence americana su armi di distruzione di massa possedute dal rais.

In quel periodo la ferita degli attacchi terroristici alle Torri Gemelle era ancora aperta, e quindi anche solo il sospetto che ci fosse presente qualche persona, o addirittura uno Stato che potesse attaccare ancora, diciamo così in generale l'Occidente, costituiva un argomento forte per trovare consenso.

Lo schieramento opposto, quelli degli oppositori alla guerra, diceva invece che la ragione vera era economica, visto che l'Iraq è ricchissimo di petrolio, e gli Stati Uniti ne hanno sempre più bisogno, per dare impulso alla propria economia.

Probabilmente la vera ragione, come sempre, stava nel mezzo. Il motivo delle armi di distruzioni di massa si è poi rivelato un pretesto, visto non si è riuscito a trovare, una volta vinta la guerra, queste armi di distruzione di massa. Il motivo del petrolio è senz'altro valido, anche se non penso sia stato l'unico. Altre cause hanno concorso, come ad esempio quella geopolitica, di maggior controllo di quella parte di territorio da parte degli Stati Uniti, e quella umanitaria, per la situazione in cui versava il popolo iracheno. In seconda battuta, vi è da dire che sarebbe forse troppo pretenzioso assumere che tutte le decisioni degli uomini sia dettate da motivi razionali, e probabilmente le forti convinzioni religiose di Bush hanno influenzato in qualche maniera.

In quel periodo di dibattito se fosse stato giusto o meno fare la guerra, veniva naturale a tutti farsi una propria opinione e schierarsi. L'opinione pubblica, in Italia, era in gran parte schierata contro l'uso della forza, con man forte del Papa che, con coraggio e sempre più consumato dalla malattia, gridò "Mai più la guerra". Quasi ogni casa aveva appesa una bandiera della pace, e le manifestazioni in piazza erano molto partecipate.

Nonostante tutto, il 20 marzo 2003 gli Stati Uniti iniziano l'attacco all'Iraq, con l'operazione  "Iraqi Freedom", e dopo una ventina di giorni, il 9 aprile, Baghdad era già sotto il controllo statunitense.

Da quel giorno iniziò una lunga opera di ricostruzione, sia degli edifici, che delle istituzioni e della società, che usciva da vent'anni di dittatura. Da allora però una serie di attacchi terroristici scoppiarono in tutto il Paese, contro l'esercito americano che ancora occupava il territorio per gestire la fase di ricostruzione. In seguito gli attacchi iniziarono a colpire gli stessi iracheni, configurandosi come una vera e propria guerra civile, generata dagli odi presenti fra le varie etnie del Paese, fino ad allora controllati dal regime di Saddam.

Io non so se sia stato meglio o peggio fare la guerra. E' certo che se dovessi decidere su una cosa che sono sicuro porterà a dei morti, o a sofferenza, com'è la guerra, la mia scelta è scontata quanto chiara, vale a dire: no. Vi può essere però anche una scelta basata sul concetto del "male minore", vale a dire piuttosto che far morire di fame e malattie a causa del regime migliaia di persone ogni anno, è meglio ucciderne subito, in modo rapido, qualche migliaia per la guerra. Questo modo di ragionare, basato sul pragmatismo, presenta sicuramente delle pecche, la prima fra tutte quella per cui ci si prende il diritto di uccidere una persona oggi, perchè non ne muoiano due domani e penso, in realtà, nessun ragionamento etico o filosofico, riuscirà a convincere tutti quanti, su quale sia stata la scelta più giusta, in quest'epoca di relativismo culturale. Una cosa certa è che questa scelta del "male minore", si è oggi dimostrata sbagliata, contando tutti i morti civili che ci sono stati e continuano ad esserci tutt'ora.

La storia alla fine è fatta dalle decisioni prese, e non dai discorsi più o meno validi, che si sono fatti. E di discorsi, sopprattutto contro la guerra, se ne sono fatti molti, ma sono i fatti a rimanere, e solo ciò che è successo e rimane diventa la realtà, quella che ci coinvolge e ci influenza. E' per questo che anche le persone che si batterono duramente contro la guerra, adesso hanno ritirato la loro bandiera della pace dal davanzale di casa, perchè è un fatto chee è entrato a far parte della realtà, della storia, ed in qualche modo lo hanno digerito, e forse la loro opinione si è fatta più possibilista.

A questo pensavo negli ultimi giorni, sentendo l'ennesimo morto in Iraq, e pensavo come le cose, a volte le decida la storia e a volte solo un uomo; ed io, impotente, ma incapace di capire quale sia la scelta giusta, assisto a tutto questo.

 
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