Giulia InterrottaDiario d'emozioni vissute. |
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...Vorrei imparare a sognare serenamente...
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La foto che ho inserito nel riquadro accanto al titolo appartiene a Confusedvision, sotto licenza creative commons.
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Una poltrona vuota
per ricordarmi delle assenze.
By Iguana Jo
Licenza Creative Commons
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Camminare da sola non è mai facile.
Foto by faerie-corpse69
http://faerie-corpse69.deviantart.com/
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Io sono così. Un po' angelo. Un po' demone.
Foto by MykalBinds
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« Odori | Il Ponte alle Grazie » |
Otto anni fa mio padre mi regalò un girasole dicendo che quello era il fiore dei desideri, "guardalo Giulia, stringilo nella mano ed esprimi il tuo desiderio, te lo realizzerà". Io l'ho fatto. L'ho preso tra le dita e ho chiesto di ESSERE FELICE. Ho chiesto di non piangere più. Ho chiesto di avere amici e amori. Ma non ho ottenuto niente di tutto questo. Ho ottenuto solamente sofferenze e dolori. Allora mi domando, era anche bugiardo quell'uomo dagli occhi blu? Perchè mentire a sua figlia? E' vero, ero piccola, indifesa, in cerca di sicurezze là dove il mondo non me ne dava e le sue storie creavano intorno a me una sorta di culla ovattata in cui rifugiarmi quando respirare faceva troppo male. I medici non sapevano quale fosse la mia malattia. Erano solo sicuri che in me c'era qualcosa che non funzionava bene perchè anche se avevo dieci anni non riuscivo a formulare frasi complete, o meglio, io le formulavo nella mia testa ma fuori ne usciva sempre solamente un pezzo, così preferivo non parlare per evitare di essere analizzata e messa alla prova, sotto giudizio come una bambola uscita imperfetta dalla fabbrica d'ovuli umani. Mamma m'obbligava a leggere ad alta voce i libri di fiabe e ogni volta era un terribile supplizio, sillabavo come pretendeva che sillabassi ma quelle lettere le vomitavo con sforzi indescrivibili senza capire dove risiedesse il problema. Io sapevo cosa c'era scritto eppure la voce andava da un'altra parte. Testa e bocca separate. Un fenomeno strano. Un fenomeno interpretato come una sorta di autismo, un mio isolamento dalla società. Un timore visceralmente intrinseco di vivere. Una paura devastante di provare emozioni. Solo col mio papà riuscivo a sentirmi normale. Solo con lui le cose sembravano leggere. Uno psicologo importante concluse che io avevo subito un trauma ma nessuno sapeva di che trauma si trattasse. Ci vollero due anni per comprenderlo. E quando decifrarono la mia incapacità di fare frasi intere o complesse qualcosa si spezzò anche tra i miei genitori. Mio zio Fabrizio mi aveva violentata. Non proprio violentata totalmente, aveva provato a farlo ma io ero riuscita a scappare prima che accadesse il brutto. Non so come fosse accaduto, avevo rimosso l'evento, avevo rimosso tutto quanto tranne le gambe in fuga. Continuavo a vedere i piedi correre senza sapere dove andassero o da cosa cercavano d'allontanarsi. Zio se ne andò dalla città anche se non lo denunciarono perchè non c'erano prove e una bimba che parlava strano non offriva molti appigli per costruire un'accusa discreta. Io però riuscii a guarire dalla mia incomprensibile malattia. Oggi se ripenso a quei giorni lontani sento di più la mancanza di quell'uomo dagli occhi blu. Più di quanto non l'avverta nella normalità di mattine e di sere. E per ammazzare questo sentimento, per non ascoltare quel PERCHE' TE NE SEI ANDATO, TI ODIO PER QUESTO, metto la testa sotto il cuscino. Ma il cuscino non soffoca a sufficienza il mare dell'anima.
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