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« Ne va della mia vita.Freddo a luglio. »

Strapperņ le parole scritte con rabbia.

Post n°144 pubblicato il 13 Novembre 2010 da gizzoragno
Foto di gizzoragno

Torno a quel giorno, anni già in archivio, e ripenso a quella foto quando anche solo preparare uno scatto era ancora organizzazione, precisione, respiro trattenuto. Mi arrampico con i nostri genitori più giovani, improvvisando una giornata senza neppure ricordare se fosse primavera o autunno. Poco fa pensavo ai singhiozzi versati per te, probabilmente da li è partito il mio ritorno al duemilaquattro.

E ripensavo a tutto il tempo insieme, alle molte e molte notti più semplici, sempre di corsa, a digerire a forza di bevute, a quei momenti di confusa euforia al testosterone che forse, oggi credo, provavo solo io. Tutte le immagini che ho di quegli anni, già cazzo lontanissimi, sono mosse e sfuggenti come se quello che sembrava destinato a durare per un tempo indefinito oggi fosse solo la mia gestazione durata pochi mesi. Ero nella pancia della mia vita, stavo vivendo ma protetto dall'incoscienza e dalla mancanza di responsabilità. Non poteva accadere nulla di male, molte cose del mio mondo erano più giovani e leggere.

Le molte mancanze rendevano possibile e necessario improvvisare.

Notti e giorni confusi, a perdifiato, rincorsi e abbattuti uno ad uno dentro cappotti troppo larghi, maglioni goffi, cavalcando biciclette, suoni e profumi da campeggiatore. Mai pensato davvero a quanto lontano sono oggi da quel ragazzo che pedalava veloce sul lungofiume, aspirando l'aria della notte assaporando le pagine bianche della propria vita.

Tutte da scrivere, grande brivido.

Piacere oggi, enorme paura allora.

Io mi sono fermato un po' li, stasera. Quando i quattro vestiti che avevo erano la mia pelle, la stessa che hai tu addosso, fatta su misura.

Chissà dove sei, stasera.

Io penso che così come sette anni ricompaiono all'improvviso qui, stasera, sul palmo della mia mano allora un giorno, che rivedrò i tuoi occhi davanti ai miei, soffieremo via tutto il tempo lontani, smetterò di contare i giorni, butterò via gli appunti, strapperò le parole scritte con rabbia.

Cercherò risposte fino ad allora, sperando che non ci sarà da parlare al passato per nessuno.

Mi accontenterò di quello che avrai da raccontare, non importa più molto, ormai.

Non è la vita perduta che mi interessa, ma quella che ci resta insieme.

Lascio andare i pensieri, li ascolto ancora, e penso che non mi importa nulla di chi hai vicino, se c'è rabbia ancora penso svanirà tra non molto, sfilacciata come l'immagine del tuo viso nei miei ricordi giorno dopo giorno.

Vivo questa mia cicatrice nascondendola sotto qualche vestito nuovo, oggi, dentro la mia macchina o mentre guido il mio due ruote.

Ho adattato la mia camminata al dolore che sentivo ad ogni passo, non so in quanti se ne siano accorti.

Ho costruito una vita più comoda e calda attorno al dolore del pensiero di te.

Porto avanti la mia biografia, sarebbe bello fartela leggere. Un giorno.

Riguardati.

 
 
 
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