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Post n°161 pubblicato il 01 Novembre 2015 da gizzoragno
Cammina in quel sole. Cammina soltanto. E' sempre più difficile filtrare gli stimoli e proteggersi, perché non ho ancora imparato a fare il duro, ad essere burbero. Mi manca la buccia spessa, la sto ancora fabbricando. La sto tessendo su misura ma ci vuole tempo, non è ancora pronta, tra un pezzo e l'altro ci sono buchi e cuciture a vista. Ce l'ho solo sopra le cicatrici, è cresciuta solo li, sono pezzi imbastiti a mano, la coperta intera non mi ripara che solamente qui e là. Perciò cerco di muovermi su strade sicure, mi scopro abitudinario che peggiora giorno per giorno, come ogni sistema chimico fisico tendo a rimanere nello stato di minore energia possibile: spostarmi da li comporta fatica e concentrazione. L'avventura per me è una persona, dentro la sua vita mi sono finalmente tuffato; dopo averci pensato per dieci anni sono riuscito a lasciarmi andare e non è stato facile. Il brivido che muove i miei passi adesso è lei, io da solo non sarei in grado. Perciò avventuriero lo sono pure io in fondo; ho lasciato che la metà più importante di me prendesse la mia mano e mi portasse dove non avrei mai immaginato di arrivare, ben più lontano da dove la mia aderenza alla fisica del divano della vita mi avrebbe lasciato ad invecchiare. Ecco quindi che busso alla porta di emozioni che sembravano abitare lontano e che invece erano ampiamente alla mia portata. Bastava salire in macchina e lasciar guidare lei. E' andato avanti così il mio viaggio, quando sembrava destinato a consumarsi nella routine, quando la mia dieta aveva i colori e i gusti che conoscevo da sempre. Dopo di lei è arrivato anche lui, e pure allora il terrore era l'unico scuotimento che avvertivo, incapace di respirare, saturato dalla perfetta consapevolezza dei miei limiti subito raggiunti come battiti affannosi dopo una corsa troppo breve. E anche li avevi ragione. L'esplorazione iniziava quella sera, una terra nuova fatta di rumori quadrupedi, occhi marroni espressivi ed intensi come la verità, emozioni antichissime che riaffioravano sepolte in chissà quale fondale lontano. Non sento di dire grazie, perché amore è un concetto che riguarda la poesia, la realtà è ben più profonda e individuale, insiste ogni giorno su di noi. L'amore non ha un copione. Questa vita nuova a me sembra la vita dei grandi, però meglio. E' la casa che avevo immaginato da piccolo, ma più bella. E' il sapore delle cose che ci abbiamo messo dentro che è nuovo, diverso, personale. E' lo spazio che ci protegge e ci prepara per il mondo fuori, e' di noi solamente, lo abbiamo come adesso abbiamo un nome, un cuore e un tocco solo. Per proteggermi ora ci vuole più buccia, perché sono arrivato molto lontano. Ho più strada in queste gambe di quanta ne avrei mai avuta senza te a soffiare sulle mie vele. Ho accettato il rischio e ora ho più sensibilità. Sono più esposto, sono più felice. Adesso devo rinnovare il guardaroba. La mia stagione è cambiata, mi servono abiti nuovi, mi volto e sei lì. Essere grande è prima di tutto sentirsi grande, avere occhi nuovi, lividi mai guariti e timori inediti. Io grande mi sento, oggi, perché passeggio con te. Mi sento grande perché abbiamo pianto insieme, abbiamo ragionato e immaginato presente e futuro. Mi sento grande perché ho visto più nitido, perché ho scoperto quanto fragile sia la vita. Mi sento un uomo, capisco adesso che la bellezza è armonia, che rinuncia è molto diverso da privazione: è una scelta come un'altra. L'abbraccio che mi tiene a te in questo hasapiko e' un'esperienza nuova che però mi appartiene già, mi guardo e sono io, ci guardano, si legano a noi nel ballo e nessuno torna a casa che è più quello di prima. La dolcezza emersa è antica quanto la rabbia vissuta fino a pochi chilometri fa ma gli occhi sono nuovi; l'acqua su cui veleggio si fa più cristallina, si vede il fondale. Vedo nuotare grandi mammiferi, ogni genere di prede e predatori, tutto il respiro della vita che prima non immaginavo di avere sotto i miei piedi. Vedo abissi che ho abitato, dune morbide e vegetazione, vedo anfratti e distese. Sono sull'acqua, ed è merito tuo. Grazie a te vedo. Ho paura ma sono commosso, tremo, rido e piango. Ogni cosa si muove solo perché viva, si sposta, respira. Esiste. Ogni istante vive, lo sento. Tutto è qui, per la prima volta, ed è prezioso. Nel sole del mattino un colombo entra, si posa sul pavimento e cammina soltanto, da solo. Si guarda attorno qualche istante ed esce dall'altra porta, lo stesso volatile che fino a ieri era la bestiaccia immonda che sporca prima ancora di vivere stasera è la goccia che stilla di vita, ed io devo farmi forza per non commuovermi e crollare. Voleva solo stare al mondo. Come tutti, soltanto essere. Questo è accaduto. Voglio essere uomo. Imparerò a proteggermi. Mi arriva tutto, finalmente entra tutto. Imparerò a proteggermi, ma adesso no. Adesso voglio essere uomo. Ed è paura splendente e meravigliosa. |
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