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VICENZA, CORTEO NO DAL MOLIN SCOPERCHIATI TOMBINI FIBRE OTTICHE

Post n°45 pubblicato il 26 Marzo 2007 da gliamicidimax
 
Foto di gliamicidimax

COMUNICATO STAMPA

VICENZA, CORTEO NO DAL MOLIN
SCOPERCHIATI TOMBINI FIBRE OTTICHE

I cittadini contrari alla costruzione della nuova base
militare Usa a Vicenza hanno scoperchiato la verità sui
cavidotti per fibre ottiche posati alcune settimane fa nei
pressi dell'aeroporto Dal Molin: uno dei tombini è stato
infatti aperto per ripristinare la situazione preesistente
al cantiere.

I manifestanti - più di mille - sono partiti dal Presidio
Permanente contro la nuova base ed hanno percorso tutta via
Sant'Antonino, parallela alle recinzioni dell'aeroporto che
gli statunitensi vorrebbero trasformare in base di guerra.
Giunti nella zona in cui sono stati posati - senza alcuna
autorizzazione - i cavidotti, i manifestanti si sono fermati
ed alcuni operai dell'"altro comune" hanno eseguito i lavori
di ripristino di Via Sant'Antonino, aprendo il tombino,
tagliando le tubature e colando cemento a presa rapida nella
cavità. Intorno agli operai famiglie, bambini e anziani,
studenti e lavoratori cantavano e inscenavano i lavori in
corso.

Chi credeva che dopo il 17 febbraio la vicenda Dal Molin
fosse chiusa deve oggi ricredersi. L'iniziativa di oggi,
infatti, lancia un segnale chiaro: i cittadini di Vicenza
sono pronti a bloccare pacificamente ma con determinazione i
cantieri dell'opera militare. La chiusura dei cavidotti per
fibre ottiche, posati alcune settimane fa per garantire le
comunicazioni tra installazioni militari, ne è la miglior
dimostrazione: la nuova base al Dal Molin non si farà mai.

Il futuro è nelle nostre mani: difendiamo la terra per un
domani senza basi di guerra.

Alleghiamo alcune foto dell'iniziativa.


********************************************************************
Presidio Permanente No Dal Molin
Via Ponte Marchese - Vicenza
www.nodalmolin.it
www.altravicenza.it

IL FUTURO è NELLE NOSTRE MANI
Difendiamo la terra per un domani senza basi di guerra
********************************************************************

 
 
 

infanzia folle e maltrattata 

Post n°44 pubblicato il 21 Marzo 2007 da gliamicidimax
 

Rivista "Estado de Minas" domenica 11-02-2007

 La violazione dei diritti dell'infanzia è molto più comune di quanto la società può percepire.

 Brasilia:
Ogni mese vengono violati i diritti di 5.710 bambini brasiliani.
Sono 190 casi al giorno, e 7,9 episodi all'ora. Notizie come quella di Joao Helio Fernandez Vieites, di 6 anni, trascinato fino alla morte da banditi a Ri de Janeiro, lasciano il paese in stato di scock.
Di quel poco che sappiamo, tuttavia,è che lui è uno in più nella numerosa statistica di bambine e bambini maltrattati, assassinati, torturati e senza cure.
Rilevamento fatto per Estado de Minas, come sostegno al Sistema de Informacao per l'infanzia e adolescenza (SIPIA), della segreteria speciale dei diritti umani, organo vincolato alla presidenza della Repubblica, mostra che dal 1 gennaio 2006 al 1 gennaio di questo anno,ci sono state 68.610 notificazioni di  violazioni dei diritti dei bambini e degli adolescenti. Solo in relazione agli attentati contro la vita e la salute, sono stati rilevati 4.517 casi, principalmente fra i giovanissimi di sesso maschile(2.579), fra bianchi(2.634)e fra bambini fino ai 5 anni di età(1.385).
Ancora più grave: padri e madri figurano come i maggiori agenti delle violazioni. Non è facile cercare risposte per la violenza domestica. "E' un fenomeno che ha molteplici cause e origini. Non si riesce a trovare un motivo. Se fosse così sarebbe molto semplice trovare una soluzione ma non esiste una ricetta della torta", dice Rachel Niskier, direttrice della Società brasiliana di pedriatria.
Lo psichiatra, specializzato in genetica, Renato Flores, che indaga sul comportamento violento, afferma che l'ignoranza è una delle principali cause  che scatenano i maltrattamenti.
Il medico che si occupa dei bambini vittime di abusi fisici, morali e sessuali a Porto Alegre(RS), argomenta che la cultura occidentale non insegna all' essere umano ad essere padre e madre. Rileva che i familiari depressi e stressati sono molto più propensi a sfogare le proprie frustrazioni sui figli, senza pensare che stanno commettendo una barbaria.
Lo scienziato dice che il numero di violenze sono ancora più alte di quelle registrate dallo SIPIA.
Affinché entri nel sistema, il caso deve passare per i consigli tutelari, organi che ricevono le denuncie e stabiliscono l'avviamento dei bambini e delle famiglie al trattamento.
Sebbene esistono 70 mila consiglieri che lavorano in tutto il paese, la violenza domestica è un male silenzioso, che difficilmente esce dalla porta di casa.
Solamente nell'anno passato, l'equipe di Renato Flores si occupò di 3,5 mila bambini e adolescenti vittime di violenze nella Università Federale di Rio Grande do Sul (UFRGS).
E' quasi la stessa quantità di avvenimenti di violazioni alla vita e alla salute raccolti dallo SIPIA in tutto il paese. 
"La possibilità che la violenza contro i bambini e gli adolescenti diventi endemica è alta. Il problema è sempre esistito, ma prima le persone avevano paura di denunciarlo", afferma la psicologa Dalka Ferrari, coordinatrice del "Centro Referencia as Vitimas da Violencia dell'istituto Sedes Sapientiae" (centro di riferimento per le vittime della violenza dell'istituto della Sapienza), di San Paulo.
Lo psichiatra Renato Flores ricorda che il rigore sul concetto di giusto o sbagliato aumentò e finì per classificare come maltrattamenti e negligenza attitudini prima considerate normali. "Anni passati non era crimine smettere di vaccinare il figlio e smettere di prestare attenzione ai bambini degli altri", per esempio. Il genetista che lavora da 13 anni con i bambini e gli adolescenti, sostiene una tesi polemica, non confermata dagli altri specialisti interpellati per la ricerca: lui afferma che la maggior parte dei casi di violenza domestica accade nelle famiglie con un basso potere d'acquisto. " La povertà ha un effeto drammatico perchè è destrutturante per la mente umana", dice Renato Flores, colpa nostra "cultura malvagia" che obbliga padri e madri a dedicare, molte volte, più di 12 ore di lavoro pesante per il mantenimento dei figli.
Oltre allo stress provocato dall'eccesso di lavoro e per le difficoltà finanziarie, le persone con un reddito basso hanno meno accesso alle istituzioni educative e, di conseguenza saranno più soggette alla disinformazione e all'ignoranza. " Fate attenzione al caso di una donna, mamma di un disabile, malato mentale che aveva la febbre; lei non sapeva valutare che la febbre era alta e che lui necessitava di cure urgenti, per cui aspettò la fine della settimana e il bambino morì per negligenza.

Traduzione a cura di  Isabella Marinelli e Jessica Sanna.

 
 
 

Armi: Sipri, continua a crescere la spesa militare nel mondo

Post n°43 pubblicato il 11 Marzo 2007 da gliamicidimax
 

Alcune agenzie sulla notizia
Fonte: Varie agenzie - 13 giugno 2006
dal sito  www.disarmo.org

Roma, 13 GIU (Velino) - Continua a crescere la spesa militare nel mondo, attestatasi nel 2005 su una cifra complessiva di 950 miliardi di euro, pari al 2,5 per cento del Pil mondiale. Valore che, seppur inferiore ai picchi registrati verso la fine della Guerra Fredda (1987-1988), fa registrare un aumento delle spese nell'ordine del 3,4 per cento rispetto al 2004 e del 34 per cento dal 1996 ad oggi. I dati provengono dal rapporto annuale del Sipri, Stockholm International Peace Research Institute, presentato ieri mattina nella sala stampa del ministero degli Esteri svedese.
Al primo posto della classifica per le spese militari stilata dal prestigioso istituto figurano gli Stati Uniti d'America, responsabili - secondo quanto si legge nel rapporto - del "48 per cento della spesa mondiale". Seguono a grande distanza Gran Bretagna, Francia, Giappone, e Cina, con quote del 4,5
per cento l'una. Sul Pentagono ricade inoltre l'80 per cento circa dei 30 milioni di euro in piu' spesi nel settore rispetto all'anno precedente. "Il processo di concentrazione delle spese militari e' continuato nel 2005 con un numero decrescente dei Paesi responsabili dell'incremento: i 15 Paesi con i maggiori budget per la difesa coprono attualmente l'84 per cento del totale - prosegue il rapporto -. La rapida
crescita delle spese militari degli Usa e' largamente attribuibile ai costi per le campagne militari in Afghanistan e Iraq. Nel 2005 un ruolo importante e' stato giocato anche dagli effetti prodotti dagli uragani Katrina e Rita". Opposta tendenza si registra invece nel Vecchio Continente, dove la spesa militare e' scesa nel 2005 dell'1,7 per cento, con riduzioni piu' sensibili in Italia e in Gran Bretagna. Tra i quindici Paesi che piu' spendono nel settore, l'Italia occupa comunque la sesta posizione dopo Usa, Gran Bretagna, Francia, Giappone e Cina. Se l'egemonia statunitense nella classifica delle Military expenditure non desta sorprese, qualche novita' la si registra invece nei dati sulle esportazioni. Stando al rapporto del Sipri, infatti, nel 2005 Mosca avrebbe scalzato, seppur di stretta misura, un primato che era di Washington: nel periodo fra il 2000 e il 2004 avrebbe esportato armamenti per un valore pari a 26,9 miliardi di dollari, seguita dagli Stati Uniti con un miliardo di meno e poi, a distanza, da Francia, Germania e Gran Bretagna. In termini di export, Russia e Stati Uniti si confermano comunque sostanzialmente alla pari, coprendo rispettivamente un 30 per cento del mercato e lasciando alle tre nazioni europee un 20 per cento ciascuno del rimanente. (pap)

 
 
 

ARTICOLO 11 COSTITUZIONE ITALIANA

Post n°42 pubblicato il 11 Marzo 2007 da gliamicidimax
 

 

l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;

 consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

 
 
 

DAL MOLIN: LOTTA PER LA DEMOCRAZIA

Post n°41 pubblicato il 11 Marzo 2007 da gliamicidimax
 



Il caso dell'aeroporto Dal Molin nasce da un accordo segreto, di un paio d'anni fa, tra il precedente governo Berlusconi e il sindaco di Vicenza Hullweck, che, senza rendere partecipi i suoi concittadini, nè il consiglio comunale, si rese disponibile, per il suo amico Silvio, ad accogliere nel territorio vicentino una nuova base americana. Solo nel maggio del 2006 cominciarono a circolare le prime notizie sul progetto e così i cittadini residenti nelle zone limitrofe alla nuova base, costituitisi in sei comitati, cominciarono ad agire in modo coordinato.

In poche parole la nuova base americana andrebbe ad occupare una zona a nord del comune di Vicenza nell'attuale aeroporto civile Dal Molin e servirebbe agli USA per riunire la 173^ Brigata aviotrasportata Airborne, attualmente presente in parte ad Aviano (Pordenone) e in parte Germania. L'obiettivo statunitense è di intervenire rapidamente nelle areee geografiche del medioriente, ricche di fonti energetiche strategiche per il sistema economico vigente.

Vicenza, secondo questo piano, è dunque destinata a diventare un nodo importantissimo per i nuovi assetti militari mondiali.

La maggioranza dei cittadini di Vicenza e dei comuni limitrofi è fortemente contraria alla costruzione di una nuova base militare. Lo dicono i cittadini e lo dice anche un sondaggio della Demos di Ilvo Diamanti (63% NO). I motivi del NO sono vari e possono essere riassunti nel fatto che il progetto e' devastante, sia da un punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico, perchè una città Unesco, come Vicenza, non può fondare la sua esistenza su un’economia di guerra.

Dopo un continuo rimpallo di responsabilità tra Governo Prodi e Comune di Vicenza, nell'ormai storico consiglio comunale di Vicenza del 26 ottobre 2006 una scellerata maggoranza, sorda alle tantissime richieste di democrazia e partecipazione popolare (fra cui anche la richiesta di indire un referendum comunale consultivo) si espresse a favore della nuova base (maggioranza risicata 21 a 17). Quel giorno il sindaco Hullweck uccise l'anima della democrazia a Vicenza. A Caldogno, piccolo comune a confine con l'aeroporto Dal Molin, il 15 novembre 2006 votò invece ad unanimità NO all'insediamento della nuova base.

La patata bollente passò quindi al Governo Prodi e in particolare al Ministro della Difesa Parisi, che non si è mai espresso in maniera chiara contro l’allargamento della caserma Ederle, tentennando sempre tra la "Santa Alleanza" con gli USA e il programma elettorale dell'Unione in cui "ogni azione di grande impatto sul territorio sarà sempre presa nel rispetto dell'opinone delle popolazioni locali". Il 23 novembre 2006 Parisi comunque invitò a Roma una rappresentanza dei comitati cittadini per sentire direttamente dalla gente le motivazioni del NO. L'incontro fu molto proficuo tanto che prese di nuovo quota l'ipotesi di un referendum comunale consultivo.

I comitati, collaborando con l'osservatorio sulle servitù militari di Vicenza (coordinamento di associazioni e gruppi pacifisti e antimilitaristi), da maggio hanno dato vita ad una lunga serie di azioni per bloccare il progetto della nuova base americana: presìdi in piazza e davanti all'aeroporto, rumorose presenze in consiglio comunale, raccolta firme (più di diecimila in un mese!), convegni informativi, blocchi del traffico, fiaccolate, scioperi studenteschi, invasione della pista dell’aereoporto, costituzione di un comitato per il referendum, partecipazione di massa al consiglio comunale del 26 ottobre, dove 2.000 persone, "armate" di pentole, fischietti, trombette, hanno disturbato il consiglio comunale, e, il 2 dicembre 2006, la lunga marcia dei 30 mila "per difendere la terra per un futuro senza basi di guerra " .

L'aspetto nuovo e dirompente nella placida tranquillità cittadina è che a Vicenza "si è costituito un movimento di cittadini, autonomo ed indipendente da schieramenti politici, che riesce a coniugare la necessità della salvaguardia del proprio territorio e dei beni comuni, con il NO alla guerra e alle servitù militari". Questa comunione di obiettivi ha dato vita all'Assemblea Permanente dei cittadini per il NO al Dal Molin che unisce comitati, associazioni, singoli cittadini.

 

L’Assemblea permanente è conscia di essere un movimento moltitudinario, la cui ricchezza sta nella sua molteplicità di pensiero, linguaggio e pratica.

 DAL SITO INTERNET  www.altravicenza.it

 
 
 
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