Creato da ginolinotino il 03/07/2008

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Guard rail assassini

Post n°4 pubblicato il 03 Luglio 2008 da ginolinotino

In un anno 3 motociclisti morti
e 170 feriti dalle lamine
 

Li chiamano «ghigliottine», e non è difficile capire perché. La sorte di Marco Guabello, il motociclista decapitato da un guard rail domenica a Pont Canavese, è una testimonianza brutale di quel che capita ogni anno a mille persone in Italia.

I centauri li considerano uno strumento di morte. Una sentenza, per l’implacabilità con cui sradicano vite umane. C’è da crederci, a leggere i dati dell’associazione Motociclisti incolumi: 172 centauri finiti contro un guard rail in un anno, solo nel Torinese, morti o gravemente feriti. Un ottavo di quelli che, secondo l’Osservatorio sull’incidentalità della Provincia, hanno perso la vita o subito una grave lesione viaggiando in moto. Nel 2006 sono stati 1.337. In un anno 1.636 moto si sono schiantate per strada, 28 motociclisti o passeggeri sono morti, 1801 sono rimasti feriti. Quasi duecento sono piombati su quella mannaia d’acciaio. I dati del 2007 non sono ancora stati pubblicati ma non mostrano alcuna inversione di tendenza.

Il guard rail non perdona. Uccide, trancia carne e muscoli, fracassa le ossa. Quasi impossibile uscirne indenni, anche se non è conteggiato dalle statistiche come causa d’incidente. «Non lo è - conferma Marco Guidarini, chirurgo e presidente dell’associazione Motociclisti incolumi -. È una causa di lesione. Molto rilevante». Da anni il dottor Guidarini si batte con il suo gruppo perché si intervenga sulle strade, eliminando le «ghigliottine». «Quei cinquanta centimetri che separano la lamiera dall’asfalto sono esattamente quanto basta per far passare il mezzobusto di un motociclista». Una condanna. «Bisogna modificarli: a Bolzano, ad esempio, hanno appena aggiunto a tutti i guard rail una banda inferiore, a pochi centimetri dal manto stradale, che consente soltanto il deflusso dell’acqua. In Francia, invece, hanno installato cuscinetti in gomma per attenuare gli urti».

I centauri sanno di avere responsabilità enormi. Sanno che le principali cause d’incidente sono due - distrazione e velocità eccessiva - e riguardano abitudini molto diffuse. Poi, come il dottor Guidarini va dicendo da tempo, esistono le cause di lesione. E ci sono quelle lamiere affilate, spietate nel tranciare i corpi che le investono. «Gli ostacoli sono il nostro calvario quotidiano - spiega Massimiliano Zapparata, responsabile piemontese dell’associazione -: alberi, lampioni, guard rail. Basta sbatterci ai cinquanta o sessanta all’ora per subire lesioni gravissime. È lì che si dovrebbe intervenire, costruendo infrastrutture che perdonino gli errori umani. Queste, invece, li esasperano».

Decine di vite si sono arenate, o sono state cancellate. Roberto Labarbera tra qualche mese parteciperà alle Paralimpiadi di Pechino con la selezione azzurra dell’atletica leggera. Era ragazzino quando un incidente in moto gli tranciò la gamba destra. «Il guard rail non concede scampo. Rispettare i limiti di velocità è fondamentale, ma quei fasci di lamiera non perdonano: anche una banale caduta può uccidere, se si ha la sventura di finire lì contro».

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