Heartbreak

Gattone Mecir

Ripubblico questo post di circa 2 anni fa di cui mi ero completamente dimenticato. Scritto in prima persona as Miloslav Mecir, grande e sfortunato tennista anni '80.

Gli occhi. Gli occhi degli altri. Gli occhi degli altri addosso. Che merda!
Le corde della racchetta tese e le mie gambe di più che mi fanno quasi male.
Gambe di merda.
Se avessi scelto le bocce... o le carte magari!? Altra vita, giornate di sole pallido passate a bere vino bianco e a colpire un boccino. Sto cazzo di tennis...
E le fiche che girano nei villaggi di gazebi attorno allo stadio. Guardano Edberg e quello stronzo di Becker . Lendl non lo guarda nessuno, mica che s'incazza. Va beh che anche lui mi fa schifo... non si scappa così dal tuo paese, neanche se si chiama Cecoslovacchia, neanche se ci sono i comunisti, neanche se ti hanno offerto una casa nel Connecticut. Soprattutto se ti hanno offerto una casa nel Connecticut.
Che sole che c'è. E sto stadio che sembra un catino vuoto. Proprio a Seoul dovevo arrivare in finale, alle olimpiadi. Il tennis che non conta una sega. Mai uno Slam, chennesò un Roland Garros al limite. Il bello è che da sta medaglia non ci tiro fuori un belino. "Lo fai per la tua patria!" dicono quei generali azzimati che sono già morti ma che non glielo ha detto nessuno. La mia patria.
Per fortuna ho fatto sport, perché altrimenti chissà cosa m'avrebbe fatto fare, la mia patria. Che poi sono slovacco, io.
Ho voglia di andare a pescare. Non sul Danubio, no. Sul mare, che noi mica ce l'abbiamo in Cecoslovacchia. Vorrei tirare su marlin come Hemingway, invece di aspettare qui sul campo quel merdone di Mayotte, che sembra camminare con un racchettone in culo.
Madonna che mal di gambe. Mi sa che tra la mia voglia e ste gambe non tiro avanti tanto. Eppoi con la faccia che c'ho come si fa a diventare un campione.
Guardo gli altri che si allenano e mi fanno un po' pena: degli automi. Lendl passa sei ore a servire, io le passerei volentieri a scopare.
Ma qui si gira sempre. Non fai in tempo ad affezionarti ad una piazza o ad un paio di occhi, che devi andare a Hong Kong. Due settimane e sei a Montecarlo. Poi in Australia. Finisce che ti innamori dei ragazzi che portano le palline.
Non mi sono fatto nemmeno la barba stamattina. Sono d'un pigro da fare schifo. Mi chiamano gattone e mi sa che non c'hanno torto. Io come un gatto li lascio fare.
Tanto quando mi va c'ho il mio rovescio che sistema tutto. Il rovescio che rovescia.
Chiedetelo a Wilander. Che coglione! Pensava di fare grandeslam, mi pigliava per il culo il grande Mats!
Poi s'è accorto. Non si capiva se era più verde lui o l'erba su cui giocavamo.
E le damine inglesi che non sapevano se applaudire o no.
Ha vinto il brutto, viva il brutto! Ha vinto il cecoslovacco che più che correre sembra claudicare. Ha vinto! In culo a tutti.
Poi è arrivato Edberg, ma questa è un'altra storia.
Adesso vediamo di portare a casa sta partita, che sono già stufo di aspettare...