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LA NEBBIA

Post n°2 pubblicato il 08 Ottobre 2005 da paura_del_buio

E’ un giorno sconosciuto di questo autunno infinito, e io mi sono deciso a raccontare la mia storia a questo silenzio che pare essere eterno, nella speranza che qualcuno possa raccogliere i miei sussurri.

Sembra che siano passati secoli da quel 13 Novembre, quando alle 7.30, come tutte le mattine, mi svegliai per andare al lavoro in ufficio. Quel posto non mi era mai piaciuto, fin dal principio, fin da quando per la prima volta avevo visitato la città dove dovevo trasferirmi, ma il nuovo lavoro era meno faticoso e meglio pagato, così avevo deciso di non ascoltare cosa mi diceva il cuore e accettai di buon grado il nuovo impiego. Evidentemente fu uno sbaglio.

La casa che mi avevano affittato era a pochi chilometri dal paese, decisamente isolata dalle altre, circondata ai quattro lati da un lugubre boschetto. Per raggiungere da lì il centro abitato si doveva imboccare una stradina sterrata, superando a poche centinaia di metri dalla intersezione con la via principale un vecchio, lungo ponte… forse era proprio quello che mi aveva sempre spaventato.

In paese nessuno aveva saputo dirmi quando era stato costruito. Esisteva, e basta. Era lì fin dai tempi dei nonni dei loro nonni, e nessun libro ne parlava. Lo stile sembrava gotico, ma il tutto emanava una strana aura che mi dava la sensazione che fosse molto, molto più antico. Due statue di strani esseri alati stavano a guardia del ponte dalla parte della mia casa con un ghigno demoniaco sempre impresso sul loro volto, mentre quelle dell’altra estremità non avevano evidentemente resistito al passare dei secoli. Sotto, nello strapiombo, si intravedeva un fiumiciattolo all’apparenza immobile. E soprattutto c’era la nebbia.

E’ normale che in luoghi umidi come quello la nebbia sia spesso presente, ma lì, su quel ponte, la visibilità era scarsa di giorno e di notte, d’estate e d’inverno, qualunque fossero le condizioni del tempo nella regione; spesso bastava fare pochi metri in qualsiasi direzione per ritrovare una visibilità perfetta.

Anche quella mattina, insomma, mi feci una doccia, preparai una bella colazione e uscii fuori verso la mia vecchia auto italiana, senza quasi notare la leggera foschia che già allora era presente. Dopo neanche un chilometro però fui costretto ad accendere i fari antinebbia, e arrivato nei pressi del ponte la visibilità era ridotta a meno di una trentina di metri, tanto che pur conoscendo la strada a memoria procedevo a passo d’uomo.

Uscito da una curva più brutta delle altre quasi mi spaventai nel trovarmi due fronte due volti di demoni che mi ghignavano contro, e se possibile rallentai ulteriormente la marcia. Poi mi ricordai delle due statue; avevo già notato che nella nebbia sembravano stranamente spiccare sulle altre cose, ma quella mattina il ghigno sembrava ancora più accentuato, e la visibilità che si era ulteriormente ridotta non contribuiva certo a farmi tornare tranquillo. Mi feci coraggio pensando che da lì all’incrocio la strada era completamente dritta, e ingranai la seconda.

Passai di fianco alle due statue ed ebbi la strana sensazione che mi seguissero con lo sguardo, Il mondo sembrò sparire, come inghiottito dalla nebbia; ora a malapena riuscivo a vedere il cofano della mia auto.

Spensi il motore e mi voltai indietro. Ora anche le statue sembravano scomparse, annegate in quell’oceano bianco. Era come se il mondo si stesse dissolvendo sotto i miei occhi. Forse fu solo un’impressione, ma sentii arrivarmi il cuore in gola quando mi accorsi che la nebbia pareva entrare dentro la macchina, per assorbire dentro di sé anche quella. Mi feci cogliere dal panico e scesi, seguendo l’auto a tastoni. Non riuscivo neppure a vederla, ma avere il conforto di almeno un senso mi dava sicurezza. Poi feci un gesto che mi portò a perdere ogni contatto con la realtà: sapevo che ai lati del ponte c’erano due alti parapetti, ricoperti da fregi inquietanti, e che in larghezza il ponte non permetteva neppure il passaggio di due auto, così pensai  che se avessi seguito il ponte fino alla sua fine forse la nebbia sarebbe diminuita. Mi feci coraggio e azzardai due lunghi passi verso l’estremità sinistra del ponte, perdendo il contatto con l’auto senza però trovare quello con il ponte. Ne feci altri due e altri due e altri due ancora, ma il parapetto non si trovava. Cercai di mantenere la calma e tornai indietro, ma dopo aver percorso una ventina di passi realizzai che non avrei più ritrovato al suo posto neppure la macchina.

Fu a quel punto che impazzii veramente. Iniziai a gridare cose senza senso e a correre all’impazzata, prima in una direzione e poi nell’altra. Poi, molto lentamente, i miei sensi cominciarono a intorpidirsi; il mio cervello mi diceva che stavo continuando a correre e a urlare, ma non avvertivo più nelle gambe il contatto con il suolo, e nelle orecchie avevo solo l’orribile frastuono del silenzio. Allora ho iniziato a capire e mi sono rassegnato.

Forse sono passati secoli da quel momento; so che il mondo è sempre bianco, e c’è sempre e solo silenzio. Solo la mia mente sembra funzionare ancora, e aspetto con ansia il momento in cui anche questa si spegnerà. Forse sono impazzito, oppure sto sognando, ma la mia sensazione è un’altra. Sono diventato nebbia, non c’è altra spiegazione. La nebbia del ponte mi ha assorbito, ora sono parte di lei; e forse resterò per sempre qui, a urlare in silenzio la mia storia, sperando che la fuori, dove esistono i colori, ci sia qualcuno capace di interpretare la voce della nebbia.

scritto da cane_nero

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Un blog di: paura_del_buio
Data di creazione: 01/10/2005
 

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