Creato da: MICHELEALESSANDRO il 15/07/2012
PREISTORIA UMANA E TRADIZIONALISMO INTEGRALE

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Ultime visite al Blog

nictilopegattamelatinofilicefrancesco.fgiancasetteMICHELEALESSANDROlibriefilmTerpetrusmaria.sarzisartorijenainsubricaclipper1965ivan.lanzillosimone2204giovannivassobillduke82
 
 

Ultimi commenti

Sulla Beringia come antica culla umana andrebbero...
Inviato da: Fabio
il 27/10/2012 alle 11:43
 
Grazie mille, ho in programma di scrivere ancora un bel...
Inviato da: MICHELEALESSANDRO
il 27/08/2012 alle 18:14
 
Complimenti per la serietà delle tematiche trattate. Buona...
Inviato da: boscia.mara
il 27/08/2012 alle 10:49
 
Premessa interessante
Inviato da: Luisella
il 16/08/2012 alle 15:22
 
Prova
Inviato da: Francesco
il 28/07/2012 alle 15:29
 
 

 

 
« IL POLOIL DEMIURGO »

L’IMMAGINE DI DIO E L’ANDROGINE PRIMORDIALE

 

Quale tipo di coscienza può aver avuto l’Essere posto al centro di un Cosmo così strutturato ?

Per quanto possiamo sforzarci di immaginare, forse fu una coscienza che non implicava nemmeno la separazione soggetto-oggetto o quella Io-Dio; verso una divinità, cioè, che come Evola spesso sottolinea, viene oggi quasi sempre “teisticamente” concepita del tutto esterna a sé. Ma una coscienza di questo tipo, così lontana da quella odierna, non può non richiamare anche l’idea di un Uomo radicalmente diverso da quello attuale. Non è un caso, infatti, che il Mito parli spesso di “Immortali” che un tempo soggiornavano al centro del mondo, mentre Mircea Eliade rileva ovunque tradizioni secondo le quali l’uomo sarebbe divenuto mortale solo da un certo momento in poi.

Nel mondo greco, Platone segnalava infatti che “un tempo la nostra natura non era affatto identica a quella che possediamo ora, ma di tutt’altro genere” e per Esiodo la razza dell’Età dell’Oro, sorprendentemente longeva, “viveva come dèi”; al mito di una felice umanità primordiale si sovrappose quello degli Iperborei, che per Perecide appartenne alla razza dei Titani, mentre Erodoto li definiva “uomini trasparenti”. Nella cosmologia indotibetana, come ricorda Titus Burckhardt, l’uomo venne inizialmente creato con un corpo fluido, mutabile e trasparente, mentre in altri miti appare luminoso e sonoro, anticamente volava sopra la terra e solo in un secondo tempo discese in basso, divenendo opaco. In Cina Li-Tze accennò a “uomini trascendenti” e dalle “ossa deboli”, mentre nella gnosi islamica Henry Corbin evidenzia la presenza del tema del paradiso iperboreo, nella quale viene significativamente chiamato “Terra delle anime”. Molti sono quindi gli accenni al fatto che la corporeità dell’Uomo primordiale di inizio Manvantara fosse diversa da quella attuale – cosa peraltro sottolineata da tutti i principali autori tradizionalisti – in quanto non ancora “materializzatosi” definitivamente e quindi anche arduo a rinvenire oggi sotto forma di resti ossei. L’elemento fondamentale, cioè, è che il corpo venne assunto solo più tardi, come ricorda Julius Evola il quale, citando Plotino ed Agrippa, evidenzia l’audacia dimostrata dall’Uomo nell’assumere una veste materiale, momento a partire dal quale, tuttavia, egli iniziò a soggiacere alla paura, cadendo da una precedente fase di libertà e di potenza.

Ma è possibile cercare di ricostruire, almeno a grandi linee, i percorsi che portarono l’Uomo dalla sua prima nascita a questo risultato ?

E’ un interrogativo non privo di difficoltà, che cercheremo di approcciare facendo un rapido excursus tra gli accenni, a nostro avviso più significativi, presenti nelle varie tradizioni, verificando se vi sono ulteriori elementi a conferma di quanto sopra accennato.

Iniziando dalla tradizione cristiana, molte delle considerazioni che proporremo prenderanno ovviamente spunto, direttamente o indirettamente, dal libro della Genesi, nel quale, com’è noto, la creazione dell’uomo viene narrata in due modalità diverse, una volta nel primo, ed un’altra nel secondo capitolo. Nel primo, l’atto creativo viene effettuato direttamente e “ad immagine e somiglianza” di Dio, mentre, nel secondo, ciò si attua in modo apparentemente meno immediato, ovvero plasmandolo con polvere del suolo ed insufflandovi l’alito di vita. Al di là del significato di questa doppia narrazione, sul quale torneremo più avanti, è il concetto di “immagine divina” che a nostro avviso può rappresentare un utile punto di inizio per alcune considerazioni, soprattutto in rapporto al tema della corporeità del primo Uomo.  

Tra le varie riflessioni antropologiche dei principali pensatori di matrice cristiana, ci sembra infatti particolarmente significativa l’idea, elaborata già dagli “alessandrini” (Clemente Alessadrino, Origene, S.Atanasio, ecc…) che l’Uomo – Adamo – fosse stato generato ad “immagine di Dio” non nella sua parte corporea e mortale, ma in quella spirituale ed immortale, definita in greco come “nous”. Anche Gregorio di Nissa seguì una linea analoga, distinguendo due diversi momenti creativi: uno unitario “ad immagine di Dio” e relativo all’ “uomo intelligibile” – da cui l’analogia di questo stato con quello angelico – ed un altro sessualmente diversificato nei corpi ed attinente all’ “uomo sensibile”, creatura passionale ed irrazionale. Analogamente, anche per Jakob Bohme, Adamo nacque con due corpi, dei quali uno fu quello dell’angelo (il corpo celeste) e l’altro, almeno virtualmente, corrisponde a quello dell’uomo terrestre, che però si manifesterà solo in un secondo momento; ed è evidente che il corpo terrestre può concepirsi solo nella dualità dei sessi. Nello stesso solco si situarono fondamentalmente anche pensatori quali Meister Eckhart, Giovanni Scoto Eriugena, Onorio di Ratisbona, mentre, in ambito non prettamente cristiano, ci sembra interessante ricordare anche similari concezioni mandaiche che accennano all’immagine archetipica dell’uomo, corrispondente ad un Adamo celeste che precedette di millenni la plasmazione dell’Adamo terreno.

In effetti, va sottolineato che la facoltà di “intelligere”, ovvero di “cogliere dall’interno senza mediazioni”, corrisponde al citato “nous”, ed è la parte più alta del composto umano, dove cioè risiede eminentemente la dignità dell’uomo ed è precisamente qui che egli è essenzialmente uguale a Dio. Quindi, in definitiva, quando si parla di creazione dell’Uomo “ad immagine e somiglianza di Dio” non ci si riferisce ancora, almeno per una parte importante dei pensatori di matrice cristiana, ad un Essere corporeo e grossolanamente materiale, ma al suo superiore principio spirituale.

Questo Adamo del primo capitolo della Genesi, che cristallizza in sé un’immagine divina, svolge quindi un ruolo direttamente celeste, ed infatti è stato osservato che può essere identificato all’Uranos della tradizione greca e a Yahweh di quella ebraica; ma anche al Giano dei Latini, vista la sua funzione di  “Axis mundi” (dagli evidenti rimandi polari) e di fonte originaria del genere umano. Anche in Leopold Ziegler, l’Uomo primordiale in pratica corrisponde a Dio stesso, analogamente a Jakob Bohme che vede in lui la manifestazione diretta del Creatore e nella quale Adamo di fatto contemplava la sua stessa luce.

Un ulteriore tratto essenziale di questo primo Adamo, già accennato tra le righe, è quello della sua androginia, enunciato nel passaggio biblico “maschio e femmina li creò”.

Per Platone l’Essere originario era di forma sferica e nel Simposio ne parla come di un’entità che, avente in sé sia il maschio-sole che la femmina-terra, era posto sotto la tutela della Luna. Origene e Gregorio di Nissa individuarono nell’Adam Qadmon della Cabbala ebraica l’essere la cui androginìa viene successivamente persa a causa della separazione di Eva (concetto sul quale torneremo più avanti). Analogamente, nei testi tradizionali indù si cita una casta primordiale “Hamsa” corrispondente all’Uomo ancora integro e solo successivamente polarizzatosi nei due sessi. E’ però chiaro che tale bisessualità primordiale deve essere interpretata in chiave metafisica ed immateriale, non banalmente organico-corporea, come esplicitamente sottolineato da Frithjof Schuon. Anche Mircea Eliade osserva che quello dell’Androgine fu lo stato dell’indifferenziazione primordiale, antecedente all’individualizzazione umana ed alla separazione di Eva da Adamo, il che, in effetti, può ben conciliarsi con il tipo di coscienza, “non distintiva”, che più sopra ipotizzavamo per l’Essere degli inizi. Peraltro, Eliade segnala anche come, significativamente, nelle stesse mitologie australiane si ritrovi l’idea, simile a quella platonica, dell’uomo primordiale di forma sferica, come peraltro il totem ancestrale “Kuruna” dal quale questi provenne.       

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/hyperborea/trackback.php?msg=11586241

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
Nessun Commento
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963