Creato da: MICHELEALESSANDRO il 15/07/2012
PREISTORIA UMANA E TRADIZIONALISMO INTEGRALE

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« LA DOPPIA CORPOREITA’ DELL’UOMOFIGURE AMBIVALENTI »

LA SECONDA RAZZA ESIODEA

 

Dagli elementi indicati nel post precedente, emerge come una simile interpretazione in parte modifichi l’attribuzione delle razze esiodee ai vari periodi del nostro Manvantara: la prima razza, quella aurea, non dovrebbe coprire tutto il Krita Yuga, ma solo la sua metà e cioè il primo grande anno, mentre quelle successive, analogamente, potrebbero a nostro avviso essere fatte corrispondere ciascuna ad ognuno dei successivi quattro grandi anni.  

In effetti una certa incongruenza tra età mitiche e razze esiodee è già ravvisabile nel loro numero, dal momento che le età sono quattro (Krita-Treta-Dvapara-Kali), mentre invece le razze sono cinque; Esiodo infatti, tra la razza bronzea e quella di ferro, ne pone una quarta, quella degli eroi (razza che peraltro Graves colloca nel periodo bronzeo e quindi evidenziando una certa incongruenza tra i due concetti).

Possiamo quindi provare a svolgere una serie di considerazioni generali basate su una suddivisione quinaria, ricordando che ad esempio anche Julius Evola ebbe modo di segnalare come le tradizioni azteche, invece che di una suddivisione in quattro età, posero piuttosto l’accento sulla successione di cinque cicli solari.

Innanzitutto, per meglio definire la posizione della razza argentea e prima di andare ad approfondire le sue specifiche caratteristiche, riteniamo che alcuni contributi interessanti possano esserci forniti dall'analisi e da una più precisa collocazione temporale della successiva razza di bronzo. Ci sembra infatti significativo che, come ricorda Ugo Bianchi, nel mito esiodeo, se le prime due razze – oro ed argento – furono entrambe fatte dagli dei, solo per la terza si dice esplicitamente che fu creata da Zeus, e che questa si pone chiaramente nel periodo del suo pieno dominio; siccome la reggenza di Zeus si instaura solo dopo quella di Kronos (quindi non più nel Krita, ma nel Treta Yuga), potrebbe quindi conseguirne che la razza argentea si collochi ancora nella prima età e non nella seconda.

Inoltre, su quella che dovrebbe corrispondere alla razza di bronzo, anche Julius Evola ebbe modo di fornire qualche spunto interessante. Il pensatore romano segnalò infatti come, dal punto di vista della degenerazione spirituale, nell'alta preistoria vi fu un momento nel quale, al fenomeno della materializzazione del virile corrispose come controparte la femminilizzazione dello spirituale: a nostro avviso, la materializzazione del virile dovrebbe implicare una casta guerriera ormai in aperta discordia con l'elemento sacerdotale, e quindi, per le caratteristiche evidenziate, identificarsi con la razza bronzea di Esiodo. Non ci sembrerebbe appropriato porre tale evento nel Krita Yuga, perché qui le due caste si polarizzano ma non appaiono ancora in aperto conflitto tra loro (come vedremo, lo saranno solo alla fine), mentre il momento “spiritualmente femminile” ricordato da Evola dovrebbe essere chiaramente riconducibile alla seconda età, il Treta Yuga. Questo dato, quindi, potrebbe stabilire un collegamento tra l’avvento della razza bronzea e l’inizio dell’età della Madre.     

Altre indicazioni utili ci arrivano dalla stirpe controversa – e per la quale avevamo già segnalato la possibilità di molteplici chiavi di lettura – dei mitici Giganti. Nati dall'unione tra esseri celesti con donne terrestri, per Evola sorgono nel momento in cui dalla spiritualità delle origini si passò proprio all’età della Madre (quindi, di nuovo, palesemente la seconda): se in questo contesto, come avremo modo di vedere più avanti, sembra possibile stabilire un collegamento tra i Giganti e la razza di bronzo, ne consegue, anche qui, che la precedente razza argentea di Esiodo dovrebbe ricadere ancora nel Krita Yuga.

Dall'altro lato, Ugo Bianchi segnala che Proclo attribuisce al “teologo Orfeo” una rielaborazione del mito esiodeo delle cinque razze umane, nella quale l’umanità aurea, dedita all’intelligibile e precedente a quella argentea, sarebbe vissuta sotto Phanes, dio che nella cosmogonia orfica presenta caratteristiche ermafroditiche: è evidente come tali aspetti colleghino questa entità, e di conseguenza la razza aurea vissuta sotto il suo dominio, al momento androginico primordiale, da noi già precedentemente analizzato nell'ambito del primo grande anno del Manvantara. Proclo prosegue e conferma anch'egli la creazione della terza razza, da parte di Zeus, con i resti inceneriti dei Titani (cioè dopo la conclusione della Titanomachia), ma ciò che ai nostri fini ci sembra particolarmente significativo è che la seconda razza, quella argentea e “dedita al divino”, venga posta in connessione a Kronos.  

E' stato anche notato come sia proprio il tipo di vita “argenteo”, rivolto verso se stesso e quindi egocentrico, che venga ispirato da Kronos; lo stesso metallo, l’argento, nella “Repubblica” di Platone viene associato ai guerrieri, come anche di argento è la chiave simbolicamente posseduta dall'Imperatore (che nel corso del tempo diverrà scettro, quale segno di regalità) e significativamente detta del “Paradiso Terrestre”, testimoniando quindi un suo diretto rapporto con la prima età – almeno con una sua parte – piuttosto che con la seconda, il Treta Yuga. Vi sono poi anche altri autori che hanno avvicinato la razza argentea alla generazione dei Titani, dei quali sappiamo che Kronos è uno dei più eminenti rappresentanti, e ciò anche per la comune dimora sotterranea alla quale vengono destinati alla fine del loro ciclo cosmico.

La destinazione ipoctonia della seconda razza esiodea è, effettivamente, un ulteriore elemento che può fornire utili spunti di riflessione, destinazione in rapporto alla quale Evola ci riporta, dalla mitologia celtica e da quella iranica, due significativi esempi di figure che potrebbero esservi accostate. Nel mito celtico vi sono i Tuatha de Danann (anche queste, figure che, come vedremo, riteniamo possano essere interpretate in contesti diversi), il misterioso popolo che, alla fine del suo tempo, si ritirò in parte nell’isola di Avallon ed in parte in dimore sotterranee; il mito iranico ricorda invece il re Yima, anch’egli costretto ad occultarsi in un rifugio sotterraneo per l’avvento di nuove condizioni cosmiche (ed, oltretutto, è significativo che nel mito Yima rappresenti il re della prima età).

Inoltre, un mito di area ellenica narra come nel periodo dell’aspro conflitto scatenatosi tra Titani ed Olimpi – il già ricordato episodio della Titanomachia – gli uomini del tempo morirono per il terrore causato da quegli scontri epocali: vennero quindi accolti nella terra e divennero demoni benigni, che in effetti è precisamente la sorte attribuita alla razza argentea. Sembra quindi evidente che l’esistenza di questa umanità dovette necessariamente aver luogo durante il Krita Yuga, se la Titanomachia, terminata con la vittoria di Zeus e la famosa punizione riservata ad Atlante, dovette porre fine alla prima età, in quanto la presa di potere di Zeus inaugurò il Treta Yuga e l’avvento delle stagioni.  

La discesa nelle zone ipoctonie delle entità sottili, inoltre, potrebbe anche essere posta in relazione alla perdita del corpo celeste che, secondo Bohme ed in un’ottica cristiana, Adamo avrebbe avuto fin dalla sua creazione, rimanendogli, dopo la Caduta e la fine della prima età, il solo corpo terrestre. Ed, in effetti, è stato notato come, sempre in termini cristiani, il peccato originale, la Caduta dell'Uomo, la perdita del Paradiso Terrestre e la fine della prima età, rappresentino un evento avvicinabile al castigo subito per ”hybris” proprio dalla razza argentea ad opera di Zeus; diversi autori (Bianchi, Vernant, Graves) hanno infatti sottolineato come è in particolare sulla seconda umanità esiodea che, diversamente dalle altre, sembri gravare pesantemente una “colpa” tale da suscitare l'ira divina.

 

 

 

 
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