Creato da: MICHELEALESSANDRO il 15/07/2012
PREISTORIA UMANA E TRADIZIONALISMO INTEGRALE

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« I PRIMI PASSI DELLA POPO...VERSO L'INIZIO DEL CICLO »

UN’ARTIDE ANTICAMENTE TEMPERATA ?

Dalla Beringia, con la quale avevamo concluso il post precedente, spostandoci verso occidente troviamo ancora alcune evidenze di presenza umana di età paleolitica a latitudini piuttosto elevate, anche se meno antiche di quelle di Old Crow nello Yukon.

In Siberia orientale il sito di Berelekh, posto a 70° gradi di latitudine, risalirebbe a 30.000 anni fa e dimostrerebbe che il delta del fiume Yana un tempo doveva essere più caldo di oggi, con vegetazione tale da sostenere erbivori di grossa taglia e quindi anche l’insediamento umano. Più ad ovest, Klein segnala ritrovamenti situabili tra 20.000 e 35.000 anni fa nel bacino del Lena ed altri siti, riconducibili al Paleolitico Superiore (però di antichità non meglio specificata), all’intersezione tra i monti Urali ed il Circolo Polare Artico. Altre fonti citano inoltre una presenza umana risalente a 40.000 anni fa nella Finlandia nord-orientale ed ancora in Siberia oltre il circolo polare, ma andrebbero sottoposte ad ulteriori verifiche per definire meglio le aree in questione. Infine, nella penisola di Kola in territorio russo, ricordiamo che nel 1997 il ricercatore Valerij Diomin rinvenne reperti risalenti forse a 20.000 anni fa.

Ma anche a prescindere dagli insediamenti umani, dal punto di vista ambientale e di quanto può essere osservato dall’analisi dei terreni, della paleovegetazione e delle faune presenti, sembrerebbe confermato che durante l’ultimo massimo glaciale (circa 20.000 anni fa) non fossero glacializzate né la penisola di Jamal né gran parte della penisola del Tajmyr, e quindi è probabile che non lo siano state nemmeno durante le fasi meno acute del wurmiano; inoltre, ancora più a nord di queste penisole siberiane, sono state ritrovate zanne di mammuth risalenti ad un periodo tra i 25.000 ed i 19.000 anni fa, segnalando quindi indirettamente la presenza di un ambiente temperato, adatto alla presenza umana. Evidenze simili, ed anche più antiche, sono state riscontrate all’estremo nord della Norvegia, oltre al Circolo Polare Artico, dove sono emerse ossa di lupo ed orso databili forse a 42.000 anni fa, in una zona che invece si pensava stabilmente occupata dalla calotta glaciale. Tra le varie isole del Mar Glaciale Artico che durante il Wurm sembrano non aver subito alcun raffreddamento rilevante, presentando anzi una vegetazione ed una fauna compatibile con un clima temperato, è probabile si possa inserire anche la Groenlandia settentrionale (peraltro, dal significativo nome di “terra verde”) che pare aver beneficiato delle stesse favorevoli condizoni climatiche a partire da circa 50.000 anni fa.

Le temperature sorprendentemente calde, rispetto ad oggi, rilevate durante l’ultima glaciazione su vari settori costieri ed insulari dell’Artide, sono ovviamente connesse a quelle che furono le condizioni idrografiche del Mar Glaciale: in conseguenza del generale abbassamento del livello marino, il bacino dovette essere molto più chiuso di quanto non sia già oggi perché, oltre a mancare del tutto lo sbocco verso l’Oceano Pacifico per la presenza della Beringia, anche nella zona di contatto con l’Oceano Atlantico vi fu probabilmente una vasta area di terre allora emerse nel quadrante posto tra Groenlandia, Islanda, Faroer e forse Scandinavia (area che successivamente, in concomitanza con un periodo relativamente più freddo, forse verificatosi tra circa 40.000 e 30.000 anni fa, iniziò progressivamente ad inabissarsi, concludendo tale movimento forse attorno ai 6-7.000 anni fa; è un argomento sul quale avremo modo di tornare in futuro). Varie analisi del fondale del Mar Glaciale Artico evidenzierebbero, infatti, che al tempo il bacino risultava essere chiaramente temperato, almeno in prossimità delle coste siberiane, norvegesi e groenlandesi; inoltre, è stato osservato che la superficie marina artica non può essere stata ininterrottamente coperta, come oggi, da una compatta banchisa polare, perché in tal caso non si sarebbe potuta verificare l’evaporazione acquea necessaria ad alimentare le precipitazioni nevose alle alte latitudini che hanno creato e mantenuto le grandi coltri di ghiaccio delle calotte.

Delle calotte glaciali, poi, è stata notata la distribuzione fortemente asimmetrica ed eccentrica rispetto al polo nord attuale, tanto da far ritenere alcuni studiosi che ciò potesse essere indicativo di una variazione, nel corso del tempo, della posizione geografica del polo (ipotesi sostenuta da Hapgood e da Wirth ma non da Tilak, e che qui ci limitiamo solo ad accennare senza ulteriori sviluppi); in effetti vi furono aree completamente glacializzate a latitudini relativamente basse, mentre altre, come abbiamo visto, apparentemente non ne vennero mai interessate, pur a latitudini molto elevate, probabilmente per una serie di fattori di carattere altimetrico, topografico o di prossimità al mare. A titolo di esempio ricordiamo in nordamerica, tra Illinois e Minnesota, una zona di 26.000 kmq che, pur completamente circondata dalla coltre del Wisconsin, rimase sempre libera dai ghiacci. Calotte, quindi, dallo sviluppo estremamente irregolare ed i cui margini possono anche aver favorito, come forse avvenne nell’Asia nordorientale, la creazione di aree circoscritte favorevoli all’insediamento e, per qualche periodo, all’isolamento umano, ma in condizioni diverse da quelle della tundra attuale, che costringe gli odierni cacciatori di renne in un paesaggio estremamente spoglio e quasi senza vegetazione, al contrario di quello che sembra essersi presentato nel paleolitico superiore.

Dal punto di vista paleoclimatologico, la glaciazione wurmiana è stata suddivisa in varie fasi sulla base delle analisi isotopiche dell’ossìgeno. Lo stadio n. 3 (da 59.000 anni fa a 24.000 anni fa) secondo Klein deve aver offerto temperature relativamente miti ed, in quest’arco di tempo, Clark segnala tra 40.000 e 50.000 anni fa l’interstadiale (intervallo particolarmente temperato) denominato Laufen / Gottweig; ancora più specificatamente, Brezillon indica il periodo di Peyrards, tra 44.000 e 42.000 anni fa, che sembra corrispondere all’oscillazione climatica calda di Laufen.  

A nostro avviso è singolare che tale lasso di tempo, per le datazioni già riscontrate nei post precedenti, sembrerebbe potersi sovrapporre alla transizione tra Paleolitico medio e Paleolitico superiore, o, quantomeno, evidenziare un momento particolarmente favorevole per la circolazione di gruppi umani ad elevata latitudine, in aree ancora emerse ma magari non più, o non ancora, glacializzate e quindi inaccessibili.

 

 
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