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La settimana belairiana 25-29 maggio

Post n°97 pubblicato il 29 Maggio 2009 da i_Will
 

La festa delle bugie Se qualcuno avesse ancora dei dubbi che i Banks fossero una famiglia della upper class con aspirazioni da high society, almeno per quel che riguarda il pater familias, direi che la decisione di Phil di commissionare a un pittore il ritratto dei membri della sua casa può farglieli mettere da parte. Ah, ma se soltanto i ritratti potessero parlare… Rivelerebbero che ad Ashley il ruolo di “piccola di casa” , destinataria delle cure più premurose (e asfissianti) dei genitori, perché non devii dal modello di educazione che hanno in mente per lei, le sta maledettamente stretto; sussurrerebbero che a Phil non sta niente bene che Hilary si sia reinsediata sotto il tetto paterno, con la scusa che nella sua nuova casa non hanno attaccato né luce né telefono; suggerirebbero che c’è sempre qualcuno dei soggetti rappresentati che meritavano di apparire meno di un assente. Nello specifico, il fidato (!) maggiordomo Geoffrey rivendicava i suoi maggiori diritti di essere raffigurato nei confronti di Ashley, però, oggettivamente considerando, al di là dei legami di sangue, di fronte a Phil e Vivian che meriti ha Will the re-Renegade, più del maggiordomo, per rientrare nel quadro di famiglia? Fosse stato Carlton, infatti, il reato di aver coperto con delle pietose bugie la scappatella di Ashley ad una festa notturna di universitari (dove si è fatto anche l’avventuretta con un giocatore di football) lo avrebbe automaticamente condannato ad essere diseredato; trattandosi del nipote-Principe, invece, la punizione più giusta (è quella per cui, è naturale, Geoffrey fa il tifo) sarebbe stata proprio quella di escluderlo dal ritratto. Il bello è che Will stesso si era recato a quella festa disgraziata, per ritrovare il gusto dei suoi bei tempi di acchiappasquinzie, dopo aver “sistemato” Lisa con una bugia (ma che Clipper d’Egitto vs. la selezione dei giocatori gay, con quella Tina che ha una voglia sfrenata di tornare all’arrembaggio, e 20 chili di meno). Ma una promettente serata di lussuria si trasforma presto in un girone infernale, quello dei fedifraghi: c’è persino Jazz, altra anima in pena in libera uscitadi nascosto dall’amata, a fare un’apparizione di pochi minuti, il tempo che può sfruttare prima che il trilli dell’implacabile cercapersone, impostole da Joanne, lo costringa a lasciar solo l’amico a cuocersi nelle sue fiamme. E già, perché di lì a poco fa il suo ingresso nella sala da ballo, manco a dirlo, Lisa in persona, che, dopo aver incassato la bugia di Will, gliene aveva raccontata a sua volta un’altra, facendogli il profilo di una serata tutta dedicata alle amiche con cui si sarebbe ballato in camicia da notte a casa sua. E invece, eccole tutte lì. Siamo alle solite, comunque: com’è che Lisa può mentire ed ha anche ragione, mentre Will è sempre quello che deve correggersi? E da quando in qua si trovano piste di pattinaggio per Ashley alle feste dei ventenni? Possibile che la cuginetta sapesse di questo night party organizzato dal Peacock settimane prima dello stesso Will? E siamo sicuri che magari non ci fosse anche Carlton, che potrebbe aver deciso all’ultimo momento di festeggiare in quella cornice l’elezione a managerpiù sexy dell’anno?

-Perché l'hai fatto...? Uoh!... Uoh!

Pallottole su Bel Air Andare a un bancomat per prelevare i sessanta dollari a rimborso di un canotto  inavvertitamente danneggiato, per averlo aperto in salotto, ed essere aggrediti e sparati da un rapinatore? A Philadelphia succedono queste cose, non certo a Bel Air: o almeno, questo era quello che il Principe, e soprattutto suo cugino, credevano prima di quella sera fatale, degna conclusione di una giornata iniziata col piede sinistro, dal momento che lo sfortunato incidente al canotto avevamandato all’aria il progetto di campeggio a tre Phil-Carlton-Will. Succede che i due cugini hanno giusto finito di contrattare sulla somma che Will deve sborsare per rifondere l’oggetto distrutto (e i suoi accessori, Carlton vi aveva fatto montare anche un cicalino), quando un uomo nero (finanche i guanti e la pistola sono neri) si avvicina e intima loro di dargli tutti i soldi che hanno: come in trance Carlton gli sgancia i sessanta appena avuti da Will, poi fa per frugarsi la tasca e vedere se può dargli qualcos’altro, ma il suo istintivo protendersi in avanti dopo che il cugino, alle spalle, lo placca, anche questo riflesso incontrollato del terrore, innervosisce il malvivente, che fa risuonare due colpi secchi di revolver in quella placida e silente notte di Bel Air come tante. Che nessuno mai pensava potesse essere agitata da niente di più di qualche schioppo pirotecnico proveniente da qualche festino privato. Ma non stavolta, non stasera purtroppo.

Fisicamente è Will ad essere beccato, ma si riprende presto, anche grazie all’amore dei suoi familiari, e di Lisa. Ma il vero colpito dalle pallottole sembra Carlton, nella mente e nel cuore. Lontani anni luce i giorni di Rei confessi: ora Carlton non crede più nella giustizia, nell’ordine, nella legalità, non crede più nel padre, personificazione di quella sicurezza nella legge che ora gli appare svanita, senza più senso. Meglio farsi guiustizia da sé: e si procura una pistola, pur sapendo che non sarà mai capace di maneggiarla. Ed è così cosciente di questo, così come lo è dell’inutilità della giustizia in divisa e in toga, che non se ne sbarazza, no, ma solo evita di tenersela, perché se è giusto, come Will lo esorta a pensare dal suo letto di ospedale, non fare pazzie senza senso, è altrettanto giusto, anzi doveroso, lasciare a disposizione lo strumento che è il solo a garantire quella sicurezza che non si trova da nessun’altra parte. Perciò consegna la pistola a Will, venendo incontro alle implorazioni di questi, ma il suo è in realtà un implicito invito a servirsene: se io non ho il coraggio di utilizzarla, fallo tu, anche per me. Era carica. Wil aveva smaltito i suoi incubi dopo una notte d’inferno in ospedale, ma si rende conto che Carlton è precipitato in un incubo ben più grave.

Insieme a Qualche pillola di troppo e a Fratello nero non sei mio fratello l’episodio di oggi rappresenta il culmine del versante “serio” della vicenda belairiana. Dopo assisteremo a un sostanziale riflusso, verso tematiche più consone al tran tran quotidiano dell’805 di Saint Cloud Boulevard e dintorni: e Willy il Combinaguai torna ad avere l’esclusiva centralità come elemento di “inquietudine”. Sì, anche a Bel Air succedono certe cose, ma sempre un po’ meno che in altri posti.

 

 

-Sai cosa penso? La polizia non prenderà mai quel tipo,

e se lo farà, non accadrà niente: dopo sei mesi

lo metteranno fuori!

Dubbi di nozze Decisamente non è un periodo al top per Will dal punto di vista fisico: il carismatico Principe si trova di fronte a tutta la sua fragilità corporale. Il motivo di questa situazione è fin troppo semplice: il Nostro è appena reduce dall’ospedale, impegnato oltretutto in un’estenuante terapia di riabilitazione. E in genere è proprio nei momenti di debolezza che la sorte fantozziana si accanisce: non basta infatti vederlo passare dalla sedia a rotelle alle grucce, gli ci vuole anche una spaccatura nasale, per un vassoio conteso tra lui e Jazz alla sua festa di bentornato a casa, e anche una bella ferita alla nuca dovuta ad un’altra vassoiata infertagli stavolta da Geoffrey, contro cui era andato a sbattere facendo una manovra all’indietro con la sua sedia. C’è un incidente, però, tra tanti che gli capitano, che egli stesso crea ad arte: sta per uscire dalla sua stanza d’ospedale, in sella al suo sedile deambulatorio, e si lascia cadere a bella posta; tutto per farsi rialzare da Lisa e chederle… di sposarla! Romanticheria da nosocomio, ma pur sempre una gran furbata degna del miglior spirito willardiano. Non dice di no, la ragazza, ma neppure di sì: comprensibilmente l’estemporanea proposta la prende di sorpresa. Will invece è già partito in quarta, ed è pronto a fare coram populo l’annuncio di nozze al party di bentornato. Anche qui Lisa nicchia, non esprime un aperto rifiuto per quieto vivere, ma neppure lascia trasparire un incontenibile entusiasmo. Il “no” stroncante glielo dirà nel bel mezzo di una seduta fisioterapica, dopo che Will, molto poeticamente, interpretando l parte del profeta che sa camminare sulle acque, gli ha fatto vedere che ormai risce a stare su anche senza stampelle. Peccato però che il mancamento provocatogli dal rifiuto di Lisa lo costringa a tornare nuovamente sulla sedia. Ovviamente questa semi-immobilità di ritorno di Will è prima di tutto uno stato mentale: se ne accorgono chiaramente i familiari che lo vedono non aver più voglia di fare niente, ma è sempre la più dolce della famiglia, parliamo di Ashley, oltre naturalmente a quel vero compagnone di Carlton, a comprenderne meglio il particolare momento di depressione, e a cercare costantemente di tenerlo su tra una partita a scrabble e un po’ di tv. Anche Hilary, comunque, per una volta fa la sua parte in termini di sostegno psicologico e motivazionale (tra l’altro era stata lei a prendersi l’incarico di riaccompagnarlo a casa dall’ospedale, insieme a Lisa): in giardino gli rievoca la sua storia con Trevor-Taylor e di come lui in effetti abbia dovuto chiederglielo ben più di una volta prima di ottenere il sospirato “sì”. Poi aveva capito che qualunque cosa diceva, o in qualunque modo la guardava, loro due sarebbero stati sempre insieme. Se Lisa è veramente importante per te, non devi arrenderti. La fortuna vuole che il Principe non debba neppure scomodarsi per rimettersi in contatto con la sua amata: lei gli è già lì davanti, che non aspettava altro di dirgli che è stato uno stupido (il solito, incorreggibile farlocco) a piantarla in quel modo dopo che lei le aveva detto di no: lei era solo spaventata dal fatto che lui le avesse chiesto di sposarlo solo perché stava vivendo un momento di vulnerabilità, pronto, però, una volta guarito, a tornare il solito impenitente di sempre, a cui si deve “sparare ogni sei mesi” per ricondurlo alla fedeltà; questo, però, non significa che non lo ama. Stupido è chi lo stupido fa, ribatte Will-Gump: la vita è una scatola di cioccolatini, non puoi mai sapere che pericolo ti capiterà domani, e l’esperienza di un episodio fa mi ha fatto capire che non ho tutto il tempo che voglio, e che l’unica certezza a cui posso appigliarmi è il mio amore per te, Lisa. E’ per questo che ti ho chiesto di sposarmi. Sante parole, parole vincenti: obiettivo centrato. O almeno, sull’onda dell’emotività del momento, Lisa dà al suo “ni” l’espressione sorridente di un tenero “sì”, ma non è proprio un”sì sì”, i dubbi restano. Comunque sia, la cosa richiede un po’ di bollicine: e Hilary, appostata dietro la porta vetrata della cucina con Ashley e Carlton, ripesca la bottiglia di champagne che Trevor-Taylor aveva comprato in vista della loro luna di miele. Ma il tappo che colpisce il povero Nostro diritto al collo, è l’ennesima occasione per procurargli un sinistro. Vabbè, peggio che i guai ti arrivano per cause di forza maggiore c’è solo che te li crei da te stesso: è il caso disgraziato di Jazz, che in ospedale, giocando con le piastre dell’elettrocardiogramma, si è stampato indelebilmente sulla t-shirt due impronte simili a quelle di bistecche sulla griglia.

 

 

-Mmmhmm... Oh, non ho    -Oh miracolo, guarda, sto camminando!

bisogno di voi!

Sposi in analisi Il giudice Robertson redivivo? Ma no, è George Jefferson, che con Louise segue la stessa terapia di coppia di Will e Lisa. Non che i due piccioncini siano in crisi amorosa, per carità, anzi Will, ormai tornato in piena forma, annuncia tutto festante ad Ashley che sposerà la sua bella a settembre: semplicemente decidono di partecipare alle sedute del dr. Whitehorn su consiglio di zio Phil. Ma non ci mettono molto a scoprire che il metodo-Whitehorn per approfondire i legami sentimentali all’interno delle coppie ne acutizza in realtà le tensioni serpeggianti in seno, le incompatibilità: è tutto un effetto voluto, comunque, il dottore, anche se nella vita è un pluridivorziato, non è certo un venditore di fumo, e lo scopo del suo trattamento è precisamente quello di “purificare” le coppie di coniugi e fidanzati dalle scorie dello stress quotidiano della vita insieme. E tutto questo in tre mosse: reciproca confessione preliminare in faccia al partner degli aspetti non graditi della sua personalità; condivisione delle perplessità emerse nella fase 1 con gli altri soggetti-coppia della terapia; espulsione della propria rabbia repressa con battaglie a colpi di bataca in gommapiuma. In pratica si comincia col darsele di santa ragione tra partners per poi allargare la zuffa a quelli degli altri nuclei coniugali e pre-coniugali: un fenomeno, come certo lo stesso dr. Whitehorn prevede anche se non lo dà a vedere, che risponde a un meccanismo primordiale per cui una coppia tende a cercare la supremazia sulle altre. E questo fa bene all’identità amorosa di essa, non c’è che dire: tant’è che Will e Lisa, tornati vittoriosi dalla Jeffersonmachia, annunciano di non voler più sposarsi a settembre, bensì addirittura a maggio! Oltretutto i due ragazzi non vedono l’ora di gustarsi la luna di miele nella grande Madre Africa, e sarà zio Phil a pagare tutte le spese: è il minimo che può fare, del resto, dopo essersi pappato l’anello che il nipote aveva intenzione di regalare alla sua promessa con il biscotto che lo conteneva!

 

-Li conosce quei palloncini colorati sorridenti?

Ci metta sopra cioccolata e panna e otterrà

noi!

 

Sposi in fuga Qual è il matrimonio perfetto? Quello in cui non devo servire ostriche e champagne, dice Geoffrey; no, è un grande ricevimento al Country Club di Bel Air fatto per soddisfare le clientele, con più di 300 invitati, calcola zio Phil; neppure per idea, è una cerimonia intima per soli amici e parenti, a Cleveland, puntualizza con vigore Fred, il padre della sposa, precipitatosi a Bel Air nell’imminenza delle nozze della figlia. Ma è possibile che a nessuno interessi che cosa vogliono veramente Will e Lisa? No, sintetizza Geoffrey a nome di tutta la famiglia: alla malora i parenti, allora, i due promessi decidono di fuggire e di farselo da soli, il loro matrimonio. A Las Vegas, nel cui divertimentificio non manca neppure un’agenzia che si occupa dell'organizzazione di cerimonie nuziali in formato-spettacolo: basta scegliere l’”ambientazione” desiderata e il gioco è fatto. E può l’occhio del nostro Principe non cadere su un matrimonio alla Shaft, l’eroe della sua infanzia? Ti prego, Lisa, dài, scegliamo questo, sì, dài: da parte di lei, un altro “sì” che non è proprio un “sì sì” (ma anche la stessa fuga, in effetti, l’avranno decisa insieme o sarà stata una trascinante idea di Will?). Neppure Will, però, sembra essere convinto per davvero: probabilmente è solo curioso di vedere l’atmosfera, sennò non si spiegherebbe la sua crassa scostumatezza di fronte al cerimoniere Isaac Hayes (l’originale, non un imitatore) e alle sue mitiche chorus girls, che continuamente lo interrompevano, ma solo perché faceva parte del rito, mentre cercava di leggere a Lisa le parole sdolcinate di un poetico messaggio d’amore da liceo. Peccato, però, perché l’atto di ribellione nei confronti della famiglia ormai era stato firmato: occasione persa. Ora li aspetta una festa nuziale nel giardino di zio Phil, con alla meglio una torta e un po’ di vino per mandarla giù: e già, perché dopo la fuga dei due innamoratini, mr. Banks aveva rivisto i suoi programmi, con l’approvazione di mr. Wilkins. Con i soldi per le spese nuziali risparmiati (o, nel caso di Phil, rimborsati), lo zione si è già comprato una golf cart, mentre Fred è sul punto di realizzare il sogno di una vita, una Harley Davidson: ma come, proprio ora che nipote e figlia avevano deciso di convertirsi ad un matrimonio tradizionale? Ma possibile che a nessuno interessi quello chedavvero vogliono loro? Bè, non c’è da stupirsi, dal momento che, in casa, quasi quasi non gliene importava niente a nessuno nemmeno della loro partenza clandestina, al di fuori di Phil e di Ashley, che, si sa, è la mosca bianca della famiglia. Geoffrey, infatti, è troppo preso dai suoi soliti sogni erotico-perversi, e Hilary e Carlton al momento hanno altro a cui pensare: Hilary, infatti, si fa convincere dal fratello a farsi fare da lui la  dichiarazione dei redditi, e viene indagata per detrazione fiscale (i documenti provano che somme ingenti del suo guadagno sarebbero state investite nella fantomatica società “Carlton co.”). Carlton le raccomanda di mostrarsi sexy per ammorbidire gli agenti tributari: ma alla fine è luistesso a divenire oggetto di attenzioni seduttive, da parte dell’ispettore che in realtà è un’ispettrice.

 

- Chi è questo nero di Philadelphia che

sta per sposare questa bellissima donna?

-SMITH!

 

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