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"Libero" di parlare di Fresh Prince e dintorni nella mia linguamadre

 

 

La settimana belairiana 5-8 maggio

Post n°94 pubblicato il 08 Maggio 2009 da i_Will
 

E’ nata una stella Will non scherzava alla fine della precedente stagione: la sua intenzione era davvero quella di restare a Filadelfia, e infatti non perde tempo a trovarsi un nuovo lavoro alla Casa della Bistecca. Poi, a un certo punto, irrompe nel locale un uomo misterioso in giacca e cravatta: è un agente della Nbc - Star Retrieval Unit incaricato di recuperarlo per riportarlo a forza… a casa Banks (nel contratto c’è scritto “Principe di Bel Air, mica di Filadelfia”!). In cuor suo, immaginiamo, continua a mandare a quel paese la casa e il parentado di Bel Air mentre sfoglia svogliatamente una rivista spaparanzato sul divano del salotto; in quella arriva Jazz, che al momentovaga sotto i ponti, perché Joanne lo ha cacciato di casa (e così comincia a capire la durezza della vita matrimoniale!) L’Amicone gli dà il bentornato informandosi subito se, come nella quarta stagione, ci siano dei “cambiamenti di persona” riguardo al ruolo della signora Banks. E non ce ne sono, lo rassicura… il nuovo Nicky, cresciuto veramente in fretta rispetto a qualche mese fa (a buon spettator poche parole, è il messaggio facciale di Will).

Anche zio Phil è sempre lui, ci mancherebbe, ma qualche novità in serbo ce l’ha: è diventato titolare i un negozio di dischi in centro. Già il nipote si vede come co-gestore al 50% e ha un sacco di idee vincenti per far decollare il business, tipo trattare anche film pornografici: ma quando sente Ashley cantare per gioco, in una di quelle postazioni per l’ascolto di prova munite di cuffie, Will fa la stessa faccia di quando ha intuito di poter combinare tra Burton e Hilary: è folgorazione affaristica immediata! Da quel momento, con o senza il permesso dello zio, è tutto un prodigarsi a costruire le fortune discografiche di Ashley e del suo hit, Make up your mind, che il Principe ha già provveduto a registrare su nastro. Come Cleopatra si presentò a Cesare avvolta in un tappeto, così il Nostro si presenta al produttore dei produttori, Gordy Barry, “confezionato” in un parallelepipedo di cartone: ma prima che il divo Gordy si accorga di lui e della cuginetta, sarà necessario escogitare la willardata, impossessarsi con l’inganno della consolle radiofonica di Johnny C. e trasmettere a ruota continua per circa mezza gornata, con tanto di richieste telefoniche simulate, il pezzo di Ashley. Il miniconcerto al Peacock, arricchito dalla cornice dance della Strana coppia, che viene solo leggermente turbata dall’incursione di zio Phil il Castigatore, è già una consacrazione: mr. Barry è tra il pubblico presente in sala, e, al termine dell’esibizione (ma in playback), è già pronto a farle firmare l’ingaggio: e il bello è che mr. Banks non può neppure opporsi, di fronte agli occhioni della sua piccola.

Will naturalmente è a fianco della nuova star come personal manager, e Carlton viene arruolato in corsa come amministratore dei guadagni: ma il sentirsi troppo importanti come talent scout può dare alla testa (senza dire che Will un po’ pazzerello di suo lo è già), e così una proposta di tour troppo arzigogolata in giro per i quattro angoli degli States, accompagnata da uno sdegnoso rifiuto del videoclip programmato dal Divo Gordy, gli fa perdere la poltrona (in un ufficio abbastanza simile a quello del dirigente de Il portafortuna, non trovate?), che passa a un uomo di fiducia del Divo, Jerry Di Carlo. E l’accordo per il passaggio di Ashley dalle cure manageriali di Will a quelle di Di Carlo è combinato a casa dello zio, all’insaputa del Principe: per lui l‘affronto è oltremodo bruciante, erciò lascia nuovamente la casa di Bel Air per trovare alloggio in una pensione che è giusto un filo meglio di quelle frequentate dall’Amicone. Ci tornerà di lì a un mesetto (l’affitto scaduto lo impone) per scoprire che nel frattempo anche Ashley è stata colta dalle vertigini da troppo successo, tanto da aver retrocesso Carlton a servitore-facchino, d deprezzare l’invito di Hilary al suo talk-show (ma era stato Will, in realtà, all’epoca della sua gestione manageriale, ad avere l’idea di questa trasmissione speciale, in cui Ashley avrebbe rappresentato la star del futuro in contrapposizione a quella del presente, Withney Houston, e a quella del pasato, Rhetta Hughes), e da non degnare neanche più di uno sguardo il cuginone, squallido “manager da quattro soldi”. Ti faccio vedere io, quanto valgono quei quattro soldi; dopotutto, il suo posto al Peacock Will ce l’ha ancora, e lo usa per rilanciarsi come impresario musicale: bandisce una selezione per aspiranti star, ma sfortunatamente l’unica anti-Ashley degna di essere scritturata è una scoperta di Jazz, che il fratello di elezione gli presenta giusto per fargli vedere quanto sia bravo nel fargli concorrenza come talent hunter. Bè, che ti lamenti? Ti resta pur sempre il 15% garantitoti dall’accordo verbale che a suo tempo avevi preso con Ashley, gli spiega un Carlton appena licenziato dalla sorella-despota, perché colpevole di fare la cresta, e riparato qui, dove un tempo era addirittura il direttore. In effetti questo aspetto contrattuale Wil non lo aveva considerato: e si precipita al negozio dello zio (nonostante la sua “statura”, Ashley aveva degnato la “bottega paterna” dell’onore di lanciare la distribuzione del suo album), deciso a riscuotere la sua legittima parte di guadagno sotto forma di cd gratuiti (nel suo paniere erano già finiti, tra gli altri, Bon Jovi e Prince in concerto), o sotto qualsiasi altra. Ma il 15% di nulla è nulla, gli tuona lo zio: davanti ai suoi occhi c’è un’Ashley malinconicamente seduta, la testa bassa, al tavolino dove sono ammucchiate le colonne dei suoi cd invenduti. Tutta colpa della strategia di Di Carlo: inflazionandola radiofonicamente aveva stancato il suo pubblico. E se fosse rimasto Will il suo manager, come sarebbe finita? Bè, quel che è certo è che come cugino, nonostante tutto, non gli farà mancare, in giardino, la richiesta di farsi autografare la sua copia dell’album (non gli è stato neppure difficile procurarselo, non è certo andato a ruba!). Vedrai che un giorno sfonderai anche tu come Madonna: profezia fin troppo facile per uno come il Nostro che sa bene che Ashley, in quanto Tatyana M. Ali, era già abbastanza nota a quei tempi come cantante. Maquel che conta davvero è che Ashley sia tornato la cara vecchia Ashley di sempre, e gli si stringe in un abbraccio; poi da dietro un cespuglio spunta quell’incorreggibile compagnone di Carlton, e l’abbraccio diventa triplo.

Will fiuta l'affare

Una balena per Nicky E’la festa del bambino e Nicky è di fronte a un bivio: andare con Carlton al centro commerciale o in spiaggia col cuginone, a “puntare le belle pupe”? La scelta cade su quest’ultima opzione, specie se Carlton si trova impossibilitato ad uscire dall’armadio della dependance perché qualcuno ce lo ha chiuso dentro…

Ma basta pronunciare il nome di Dougie, il suo idolo, perché Nicky cambi i suoi programmi all’istante: per non perdersi un minuto degli spettacoli del suo amato pupazzo-balena rinuncerebbe a qualsiasi altro divertimento, e adesso ha una gran voglia di fiondarsi al teatrino del centro commerciale. Anche in questo  scenario Will riesce a spuntarla su Carlton, e ottiene di accompagnarlo lui, Nicky, a vedere il suo beniamino (ma ci sarà anche il cugino più grande, dal momento che, nonostante la sua età, è uno dei fan della prima ora della balena rosa).Ora, far gustare troppo presto ad un maschietto la bellezza femminile in tutta la sua naturalità sarà anche diseducativo, ma lo è altrettanto fargli assistere ad una performance del suo eroe che non ha proprio più voglia di ripetere il solito stucchevole numero canoro di sempre: colpa, è ovvio, non di Dougie in quanto personaggio-icona, ma di chi si cela dentro il suo costume. E pensare che in platea non mancherebbero le persone capaci di sostituirlo più che degnamente, pensiamo, tanto per restare in famiglia, allo stesso Carlton, già mascotte titolare dei Pavoncelli (ma lo è ancora?), o anche a Will, vice-gallinaccio per una puntata. Invece a calcare il palco c’è un Dougie depresso, irritabile, infastidito persino dallo stridore delle casse dietro le quinte: se i bambini assiepati ai piedi della ribalta avessero anche semplicemente sospettato che il Principe aveva fatto il suo blitz dietro il sipario per dire due paroline, da mammifero a cetaceo, alla star canterina per convincerla a ritrovare la giocosità tipica del suo personaggio (o quantomeno a continuare lo show), avrebbero solo potuto inneggiare al paladino del loro diritto ad ammirare il Dougie che vogliono. Ma c’è una colluttazione, e il sipario si squarcia proprio nel momento in cui Will tira un pugno in faccia alla sua balena preferita. Hai picchiato Dougie, non ti voglio più bene, esclama Nicky trattenendo a stento le lacrime, e fugge via. Di lì a qualche istante il resto del verde pubblico si avventa sul Nostro, e per poco non lo lincia. Adesso Nicky schiva la presenza di Will “il cattivo”, ma la cosa più grave è che ha perso anche ogni entusiasmo per Dougie; peggio, rifiutando la compagnia del cugino-mostro, si è avvicinato pericolosamente a Carlton, finendo addirittura per copiarne l’abbigliamento (ma un po’ di nostalgia per i vecchi tempi c’è, però). L’ultima carta di Will per riconquistare l’affetto del cuginetto è a questo punto quella di giocare in anticipo sui tempi, e rivelargli, prima che lo capisca da solo, che Dougie… non esiste, e che al teatrino non ha picchiato lui, ma l’uomo che gli dà corpo e voce. E’ la cosa più giusta e onesta da fare, pensa, così gli risparmiamo i dolori dei successivi traumi da distacco dai fanta-idoli, Babbo Natale, topo del dente e compagnia. Ma Nicky, per quanto sia ormai un fan disamorato, non per questo è disposto a credere che non ci fosse niente di reale nel suo primo vero grande “amico”. E poi, siamo proprio sicuri che Babbo Natale non esista, se in una sera stellata potrebbe addirittura aspettarti nella dependance, con tanto di gnomi al seguito (più una procace miss Christmas), per convincerti del contrario? E’ proprio vero che la magia del Natale dura tutto l’anno: basta il semplice passaggio di quell’eterno vecchietto perché Nicky si riconcili con Will, ma il cuore di quest’ultimo è pieno di gioia anche e soprattutto per un altro motivo: se Babbo Natale esiste, come ha potuto appurare, allora da qualche parte esisterà sicuramente anche Shaft. Che sospirone di sollievo, rimuovere il dubbio insinuatogli da Ashley in forza della coerenza maggiorenne, e poter pensare che lui, Babbo Natale e il topo del dente magari si frequentino anche, abitualmente…

Intanto Hilary vuole farla pagare all’anchorwoman sua rivale, Lisa Gibbons, per l’ingiusta “defenestrazione” automobilistica che le ha riservato. E va a ripetizione dal Will ragazzo di vita filadelfiano (“Willy è molto maturato, ma in fondo all’animo resta un delinquente”): bè, di sicuro la stoffa non le mancherebbe, se solo non si perdesse nei particolari. Comunque Hilary, che è pur sempre una celebrità, è destinata a far notizia: tanto più se, per rovinare l’auto di Lisa, usa la patata in funzione della chiave e viceversa!

-Sai qual è il suo problema,

zio? Si sente troppo importante!

Se fosse stato un altro, con un trenino

avremmo già fatto pace!

La sfida Carlton che soffia la ragazza a Will! Era già successo in occasioni assolutamente eccezionali (ricordiamo Il principe e la cameriera), ma quel che è straordinario, stavolta, è che lo stile carltoniano, tutto il contrario del machismo brillante caro al nostro Will, ha fatto breccia nel cuore di una tipa che era “cosa del Principe” e per la quale, in realtà, il cuginastro non era neppure in competizione con lui! E pensare che era stato proprio il Nostro a volere Carlton al suo fianco, valutando che, per dare l’assalto probabilmente decisivo alla “difficile” Valerie Johnson, che aveva preferito uscire con la cugina Carol piuttosto che accettare la sua ennesima proposta di appuntamento, la mossa giusta sarebbe stata organizzare un appuntamento a quattro, e, dato il forfait “obbligato” di Jazz (soliti problemi con la giustizia, ma è anche che da quando ha sposato Joanne si sente cambiato), meglio chiudere il “chiasma” perfetto (due cugini per due cugine) col coinvolgimento del signorino-birillo. Serata alla dependance, allora: lei, Valerie, è splendente come una miss America (o, se si vuole, come una versione femminile di capitan America), la cugina invece è una Grace Jones in erba. Vabbè che Babbo Natale era passato dalla coabitazione di Will & Carlton solo una puntata fa, ma è mai possibile un miracolo così miracolo da rendere l’Antiseduttore per eccellenza un Casanova che sa rendersi irresistibile con i suoi  cartoon strappalacrime e le raccomandazioni materne sull’opportunità di non fumare? Non c’è dubbio, questa è davvero la notte di Carlton: non solo è quasi riuscito ad ammorbidire quella Venere mascolina di una Carol (e se si fosse fiondato in giardino a condividere la sua sigaretta “salutista” magari avrebbe anche potuto non limitarsi a guardare), ma il suo trasporto così tenero, così romantico, di fronte alla vicenda di un cerbiatto indifeso, lo fa riuscire laddove Will aveva sorprendentemente fallito in più di un’occasione. Bingo, e sotto gli occhi del cugino-rivale! Will love machine ferito nell’onore: è guerra aperta, ormai, a suon di tiri mancini che hanno il loro culmine nella colla a presa rapida sciolta nel gel di Carlton, condannato, così, con quelle mani attaccate alla testa, a sembrare un telamone che parla e cammina. Neanche così, però, il Principe delle donne detronizzato si ritiene soddisfatto: se soltanto ne avesse l’occasione, anzi, abbatterebbe quel coniglio a suon di montanti (e meno male che non ha accettato l’offerta di Geoffrey per un’eliminazione “professionale”: ma che amici frequenta il pinguino?), ma poi è lui a soccombere per un colpo basso. Provvidenziale, però, perché nello stato di incoscienza conseguente al colpo ricevuto, Will torna ad essere illuminato dal dono della preveggenza, con una visione onirica che lo ammonisce sui tristi, possibili sviluppi futuri di una situazione di guerra fratricida portata avanti fino al gerontocomio. Visione magari influenzata, in qualche misura, dalla parabola snocciolata qualche giorno prima dallo zio, seduto sul divano in mezzo ai due, mentre stava per addentare la sua coscia di pollo.

Intanto Ashley ha appena preso il foglio rosa: che abbia ora l’accortezza di sfuggire alle lezioni di guida dell’apprensivissimo paparino!

“Cosa diavolo stai facendo?”: Edoardo Nevola fa apostrofare Carlton da Will con un omaggio alla tipica intonazione arnoldiana.

 

 

Carlton rubafemmine

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Vacanze a Filadelfia

Post n°93 pubblicato il 08 Maggio 2009 da i_Will
 

 

-Carlton, vedrai, quando è primavera

Filadelfia è il posto più bello che ci sia:

ci sono quelli che giocano a baseball, le ragazze che saltano

la corda…

-Cosa c’è, qualcosa di speciale nella corda?

 

 

Viola ha appena restaurato casa sua e invita Vivian e la sua famiglia a Filadelfia per cinque o sei giorni: un tempo che sembra già un’eternità ai poveri Phil e Hilary, ma è veramente troppo poco a parere dell’altrettanto povero Geoffrey, che certo avrebbe bisogno di maggiori margini di libertà “clandestina” per svgarsi più spesso con amici e colleghi in livrea del vicinato (quando si ci mette, comunque, riesce a trasformare la casa dei padroni in qualcosa che perfino lo Studio 54 impallidisce, a paragone). A Will che, anche con un po’ di gioviale presunzione, si aspetta, laggiù in Pennsylvania, di essere festeggiato come un profeta tornato in patria, tocca invece risolvere una questione di reputazione, né più né meno che alla cugina più grande, che, una volta sbarcata a casa della zia, passa quasi tutto il tempo ad organizzare per telefono (con la collaborazione del maggiordomo) la fabbricazione di “prove” attestanti un suo viaggio in Inghilterra. Il Principe, invece, è costretto a scoprire nel suo fast-food preferito, quello di Duke, dove i panini vengono battezzati, in base ai loro ingredienti, con i nomi di personaggi illustri o, comunque, rappresentativi, che c’è anche il suo nome in listino, associato a un sandwich al coniglio: e già, quattro anni fa, andandosene via dalla città per trasferirsi a Bel Air, il Nostro aveva lasciato una fama di codardo dietro di sé, perché a molti aveva dato l’impressione che se la fosse data a gambe dopo che il bullo del suo quartiere, Omar Cornwell, al campo di basket lo aveva fatto girare come una trottola per una pallonata ricevuta da lui, che comunque lo aveva colpito senza intenzione (vedere sigla di testa). Ora, vallo a spiegare al tuo popolo che non era per viltà che se n’era andato, ma perché la madre glielo aveva imposto per non farlo finire nei guai! Ma quando persino gli amici della sua via, i mitici Sale, Pepe, Steve e Parola, gli fanno capire che loro restano gli ultimi paladini del suo buon nome in mezzo al ludibrio che nella città, che lui considerava il suo regno, è ormai generale (e le beffe si una vecchietta lo confermano), Will ha ben chiaro che non può più tirarsi indietro, deve lavare l’onta riaffrontando faccia a faccia Omar. La sua preparazione stile-Rocky, però, è tempo perso; dopo quattro anni, infatti, Omar non è più la persona che Will conosceva: adesso non mena più le mani, anzi è diventato un giovane responsabile, impegnato nel recupero sociale dei ragazzi del suo quartiere. Insomma, proprio colui che ha determinato la cattiva fama di Will, alla fine, è l’unico a non darle alcun peso. Avesse immaginato la metamorfosi dello spauracchio di Will, Carlton, il sostegno morale del cugino nella riconquista del suo onore (!), si sarebbe risparmiato di barricarsi in un bidone dei rifiuti, ai bordi del campetto: sarà quell’esperienza di timore e tremore l’unico ricordo che gli rimarrà di Filadelfia? Fortunatamente no, in effetti ci sarebbe anche il vecchio gioco da tavola del cugino, What’s happening? (dai 3 ai 7 anni), con cui avrebbe voluto divertirsi anche fino a mezzanotte, se Will non lo avesse abbandonato quasi subito dopo l’arrivo per correre con la madre ad un concerto. E anche Phil ha avuto modo di apprezzare il bello della città natale del nipote: soprattutto quanto sia romantico passeggiarvi e fare un break gustando frattaglie. Will, però, pensa che, per rivalutare completamente la propria immagine, è opportuno che torni a vivere stabilmente a Filadelfia, senza dire che le della nostalgia di casa solleticano fortemente il suo animo: staremo a vedere.

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La settimana belairiana 27 aprile-1 maggio

Post n°92 pubblicato il 01 Maggio 2009 da i_Will
 

Per amore di LisaC’è solo lei nella mia mente, canta un Will innamoratissimo della sua nuova fidanzata, Lisa. E per il fine settimana un programmino deluxe: lui e lei in un albergo a Palm Springs. Fai pure le tue porcheriole con Lisa, cuginicchio: io me ne vado a teatro a vedere i Jefferson, dice Carlton, con cena assieme agli attori e autografo compresi nel biglietto. Anche zio Phil ha qualche progetto per il weekend: un viaggio alle Bahamas, per diventare un campione di lingo,anche se dovrà impegnarsi molto per acquisire la flessibilità necessaria ad affrontare la stecca. Vallo a prevedere, però, che, senza volerlo, il Principe avrebbe guastato i piani a tutti, dopo che anche i suoi erano stati mandati a monte dall’invadenza del padre della sua amata. Voce profonda da James Earl Jones (è la prima cosa che Will nota), temperamento da sergente di ferro, e, la cosa più terribile, pilota provetto di aereo, mr. Adams è il primo papà possessivo che si pone sulla strada di Willy il Conquistatore (nella stagione seguente, con un’altra Lisa che sarà ben più importante nel suo cuore, un altro genitore impossibile gli si parerà davanti, e ne vedremo delle belle…). Non pensi, il Nostro, che il papà-sergente non abbia subito captato le sue reali intenzioni nei confronti di Lisa; e dunque che fretta c’è di farsi accordare il permesso per trascorrere il weekend da solo con lei? Prima, se è un vero uomo e soprattutto un pretendente degno della figlia, almeno per i suoi parametri, accetti la prova del viaggio in aereo con lui, probabilmente quella che in passato ha abbattuto, sicuramente nelle motivazioni se non proprio fisicamente, intere schiere di altri adoratori. Missione compiuta: se non fosse già morto a bordo dell’apparecchio, per infarto o per una congestione allo stomaco, certamente si sarebbe sfracellato al suolo cadendo con esso: anche la mossa di lasciare l’aereo in avaria mentre è in volo, e abbandonarlo col povero fidanzato di turno dentro, è classica del repertorio del mefistofele paterno. Ma non ha fatto i conti con Will il fortunato: di riffe o di raffe, quel paracadute riesce ad aprirlo, ed atterra proprio nella stessa radura dove aveva già toccato suolo il suo attentatore. Peccato che il “suocero nolente” non abbia più la forza di finirlo a suon di pugni, a quel punto: l’unica cosa da fare, ora, è stipulare una tregua armata, con le ombre della sera e i coyote che incombono. Per il Principe, inutile dirlo, l’unico pensiero è trovare una via di fuga: grazie al cielo anche un generale dei marines fatto papà come mr. a una certa ora della sera si irromantichisce con i suoi vecchi motivi blues: e allora perché non approfittarne per allontanarsi con un pretesto qualsiasi, tipo andare a raccogliere altralegna per la notte? Via libera: e con il suo filo di Arianna incorporato, non gli ci vuole molto ad arrivare alla stazione dei rangers dove nel frattempo zio e cugini, oltre a Lisa, si erano precipitati per chiedere informazioni. Un’esperienza fantastica, amore, che ha addirittura migliorato tuo papà: e ovviamente abbiamo legato tantissimo. Ma se è così, chiede Lisa, perché non è qui con te? Ho cercato di convincerlo a tornare con me, ma non ho avuto cuore di staccarlo da quell’armonia con la natura in cui l’ho lasciato immerso. E’ un duro, lo sai ma non ti preoccupare, comunque: riguardo al nostro viaggio a Palm Springs è ultraconsenziente.

Sarà, ma non si ha notizia di altri weekend passati insieme da Lisa e Will dopo quello…

 

Riuscirà il nostro intrepido eroe

a non precipitare?

Terremoto in casa Banks – Ricordate l’episodio Terremoto sentimentale che apre la stagione 2? Allora si era trattato di un evento tellurico in senso geologico e in senso spirituale, comunque un momento di crescita interiore per tutta la famiglia Banks; qui, invece, a distanza di due stagioni, il terremoto è più che altro una “coda di assestamento” del passato sentimentale di Phil, ma provoca più di un “tremito” anche al nipote. Ti è mai capitato di volere ardentemente una donna e di non riuscire ad averla? No, risponde in tutta sincerità Will allo zio. E ne ha ben donde: non piace solo alle ragazze, ma persino alle loro madri (o comunque riesce a far colpo anche sulle donne più maturotte, vedi)! Bè, la madre in questione è una vecchia fiamma di Phil, Janice Robinson, giornalista: non che lei abbia mai ricambiato la sua passione, ma certo per lui ha rappresentato una stagione importante del suo cuore, e lo testimonia il fatto che lui, che ha archiviato sempre tutto dei suoi anni studenteschi (più in là lo vedremo rispolverare persino una merendina “d’epoca”), qualche foto sua l’ha messa da parte. Un sogno proibito, dunque, ma mai del tutto riposto, e questoVivian, suo malgrado, lo fiuta fin dall’inizio: adesso la sorte gli presenta l’occasione di ritrovarla, e di poterla ospitare addirittura a casa sua. Lei donna indipendente, disinibita, refrattaria ai legami durevoli, piomba a Bel Air con la figlia al seguito, la bellissima Wendy, per un articolo dedicato proprio a quel famoso terremoto di inizio seconda stagione: ma che sia in realtà tutta una tattica di copertura, in cui rientrano, certo, anche le (false) lusinghe con cui tenta di circuire un Phil sempre pronto a farsi tentare dall’antica fiamma, per puntare segretamente a Will, che gli era piaciuto fin dal primo momento? Il giovanotto aveva già fatto bingo con la fascinosa figlia diciottenne, che aveva portato fuori a ballare dopo aver vinto una gara di corteggiamento a tavola con Carlton, riedizione più “sedentaria” di quella memorabile di Il principe e la cameriera. Ma dopo che la riaccompagna in albergo, di fronte al Principe si apre un pericolodo bivio: tornarsene a casa, contento della possibilità di continuare la sua storia con Wendy, o accettare l’invito della sirena-Janice nella sua stanza, proprio a fianco a quella della figlia? Will è ora un povero Ulisse stretto tra Scilla e Cariddi, ma non ha neppure una nave al cui albero maestro legarsi: non fa in tempo a svoltare l’angolo, che si trova già risucchiato nel talamo della vogliosa madre. Qualche domanda “in privato” sul famoso terremoto, poi le foto con la figlia a Saint Tropez sfoderate dal comodino, e avanti di questo passo con l’atmosfera che si fasempre più “invitante”: e Will, alla fine… si concede. Bè, non sappiamo se il Will appena sbarcato a Bel Air da Philadelphia sarebbe già stato capace di farsi madre e figlia in solo colpo, ma certo al barbecue del giorno successivo gli sarà senz’altro servito ricordarsi della “faccia di bronzo” di allora. Per Phil e Vivian iniziano le frizioni coniugali, che ritroveremo fra due stagioni in Il difficile è lasciarsi. Per il momento lui se la “cava” con qualche notte in giardino e poi sul divano del salotto.

-Se una donna va a rinfrescarsi e quando

torna si presenta in abiti un pò più comodi,

di solito vuol dire che... che... voleva sentirsi

un pò più comoda. E sinceramente mi sento

un pò scomodo di fronte a un tale livello

di comodità!

Cicogna in arrivo – Jazz aveva promesso a Will che avrebbe riempito la sua casa di tanti piccoli Smithy, ma certo non gli aveva spiegato che il primo avrebbe dovuto farglielo proprio lui! Jazz e Joanne, i due sposi novelli, vorrebbero tanto avere un bambino: ma l’Amicone-marito evidentemente non si è ancora ripreso dall’emozione del matrimonio, cosicché, lamenta la povera consorte, “i suoi soldatini non marciano”. E chi è l’amico più adatto a cui rivolgersi per la “proposta indecente”, donare un po’ di spermatozoi per salvare la loro felicità coniugale? Ma a Will, naturalmente. Oddio, lui aveva pensato a roba tipo un videoregistratore o qualcosa per la casa: e però, come dire di no al suo compagno di tante avventure, praticamente suo fratello elettivo, e soprattutto, alla commovente insistenza di Joanne. E così, con tutti gli imbarazzi del caso, Will-mr. disponibilità si reca nella clinica della fertilità che gli è stata indicata per questo tipo di operazioni. Ma alla mancanza di convinzione che, ad essere sinceri, aveva avuto sin dall’inizio, si assomma all’ultimo momento una delle sue valutazioni preveggenti: va bene aiutare, per un problema così delicato, un amico per la pelle, ma se con i suoi spermatozoi gli regalasse un futuro campione di basket, perché mai dovrebbe dargli la possibilità di inorgoglirsi per un figlio di cui, in realtà, non ha avuto nessun merito? Eppure quando, sul palco della premiazione, il futuro Michael “Will” Jordan vorrà accanto a sé suo papà, chiamerà, per un’assurda ironia della sorte, proprio quell’uomo che geneticamente non c’entra niente con lui. Uno scenario tragico, triste, squallido; patetico. Niente da fare: Will raggiunge Joanne e Jazz al tavolo che i due avevano già prenotato per festeggiare la sua preziosa “collaborazione”, pronto a rivelare, senza troppi giri di parole, che… proprio non se l’è sentita, ma in realtà sono loro due a dover dire qualcosa di importante a lui: ce l’hanno fatta, hanno trovato l’intesa giusta, per cui…fiocco azzurro, o rosa, si vedrà. Guarda un po’: è stato proprio il suo gesto così nobile a dar loro la giusta carica. Se le cose stanno così, non vale la pena rovinarsi la “reputazione” rivelando quello che realmente ha combinato nella sala delle provette. Ma attenzione comunque, Will, a liberare con troppo entusiasmo la tua doppia gioia, adesso che al tavolo sei pure rimasto da solo; in sala c’è qualcuno che era con te nella clinica, per il tuo stesso motivo, e con cui hai pure parlato: e già, l’uomo che ti sta servendo è proprio lui, il “paladino dell’amore”, il “cavaliere dell’inseminazione”!

Per una curiosa combinazione del calendario in quel periodo cade proprio la festa della mamma: Phil esorta i figli a non delegare, come al solito, la scelta del regalo a Geoffrey, ma a provvedere essi stessi a fare degli acquisti. Peccato, però, che nella raccomandazione non includa anche sé stesso: a che gli serve, infatti, passare da una mezza dozzina a una dozzina di rose, se poi eve farsi precedere dal maggiordomo nel rispondere ai ringraziamenti di Vivian? E così, grazie alla strategica intempestività del suo pinguino, il signor giudice è costetto a scontare altre notti sul divano, come se non gli siano bastate quelle a cui era già stato condannato per il troppo entusiasmo dimostrato nei confronti di Janice. Sul fronte filiale, invece, il regalo più originale è certamente quello di Hilary, magari un filino autocelebrativo: una videocassetta che racconta, con immagini e musica, il “più grande successo” di Vivian. C’è bisogno di specificare il soggetto?

 

 

-Ti ricordo forse le Nazioni Unite?

Indovina chi torna a casa? – Prima d’ora nessuno aveva mai visto il padre di Will, nessun Freshfriend sapeva che aspetto avesse o che lavoro facesse. Eccolo qui, finalmente, Lou, tornato da chissà dove dopo un’assenza imperdonabile di anni, troppi anni (praticamente Will non lo vede dall’infanzia): al momento fa il camionista, e, non si sa come, adesso gli è venuto il ghiribizzo di passare a fare un saluto al suo “bambino”. Papà è sempre papà, anche per uno che in tutte le esperienze fondamentali dell’adolescenza ha fatto da padre a sé stesso: e dunque perché vergognarsi

di tornare finalmente ad essere e a sentirsi semplicemente un figlio? Lo sa il suo cuore, sì, che Will aspettava solo questo momento: lui, suo papà, proprio non era mai riuscito ad odiarlo perché lo aveva abbandonato a tre anni per inseguire chissà quale lavoro, chissà quali obiettivi, chissà quale vita. Non lo ha mai conosciuto, lui suo padre, eppure lo ha sempre amato. Sarà che riconosce subito l’affinità che lo lega a lui, nello spirito e nei talenti, al luna park (“E’ mio padre!”, dice con orgoglio al bambino che lo guarda finalizzare tre tiri liberi consecutivi), sarà che sente di poter condividere, e dunque anche accettare, la voglia di indipendenza e di vita on the road del suo vecchio, ma realmente, nell’intimo, toccherebbe il cielo con un dito se soltanto Lou gli proponesse di partire con lui. Stai attento, Will, avverte lo zio, che come è tornato nella tua vita all’improvviso, così potrebbe uscirsene allo stesso modo, e per te sarebbe un dolore, un altro, assolutamente inimmaginabile. Se mio padre chiama non mi tiro indietro, non ho aspettato altro per tutta la vita. Povero Principe, un figlio così devoto, o che avrebbe voluto fortemente esserlo, non se lo meritava proprio questo genitore: al momento del commiato, che almeno uno dei due, e non è difficile indovinare chi, vigliaccamente avrebbe evitato in modo diretto, il paparino, nel saluto del Nostro, torna ad essere solo e soltanto Lou; eppure chi può dire che, piangendo sconsolatamente tra le braccia di zio Phil, il Principe non lo abbia ancora na volta capito il papà, che una volta di più è ripartito senza di lui, facendosi magari una ragione del fatto che uno come lui, così libero e “senza radici”, come magari ha smpre voluto che fosse anche Will, è proprio la toccata-e-fuga il modo migliore per amarlo e stargli vicino?

Però, mi si lasci dire, uno che sta cercando da mesi di regalare un portafogli a una fidanzata che non gli rivolge più la parola, capisce perfettamente chi vede sparirsi all’ultimo momento la persona a cui era destinato un regalo meditato, scelto con accuratezza, confezionato col cuore. Indubbiamente uno dei momenti più toccanti di tutta la serie.

 

 

-Ho aspettato che arrivasse questo momento per 

tutta la vita, e nessuno mi fermerà,

adesso!

  

Il misterioso acquirente – E voi, come vi regolereste con la casa in cui vivete da sempre se un agente immobiliare, per conto di un facoltoso sconosciuto, vi facesse pervenire un’allettante offerta d’acquisto (prima mezzo milione di dollari più il valore di mercato, poi un milione tondo)? In casa Banks, nella fattispecie, si formano due partiti: quello di Phil-Carlton-Will, favorevole alla cessione, e già proiettato verso scenari abitativi più ambiziosi, e quello di Ashley, l’angelo del focolare, che si richiama alla memoria domestica custodita tra quelle mura, buttandosi con passione nella difesa dell’identità familiare rappresentata da quella casa. Ma la crociata di Ashley, per quanto generosa, alla fine sarebbe persa; se nonfosse che alla fine il fantomatico pretendente, che è nientepopodimeno che Donald Trump (Carlton, alla sua vista, sviene sul divano), si rivela per chiedere gentilmente venia di un equivoco domiciliare: in realtà non era il numero 805 di Saint Claude Boulevard ad interessarlo per il nipote, che sotto quel tetto aveva già abitato negli anni ’50 (ma può essere la villa dei Banks così vecchia?), bensì il 508. Bene, i Banks non si muovono: giusto Carlton è andato via, per correre come una saetta, dopo essersi ripreso, all’inseguimento di una delle sue icone di schiatta paperoniana.

Ma sì, dopotutto a Bel Air si sta da Dio, scosse naturali o “indotte” a parte!

 

 

Donald Trump e Marla Maples

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La settimana belairiana 20-24 aprile

Post n°91 pubblicato il 24 Aprile 2009 da i_Will
 

Uccello in gabbia non canta Will e Jazz hanno la felice idea di fare l’Ulisse e il Diomede con il cavallo simbolo della squadra di football rivale dei Pavoncelli, i Mustag, e del loro college: una bravata di rappresaglia per punire i supporters avversari che avevano messo a soqquadro una delle due salette del Peacock. A questo punto, però, chi si aspetta che questi ultimi reagiscano col furto di Percival resta deluso; la loro risposta, ben più diabolica, è il sequestro della mascotte dei Pavoncelli: il povero Carlton! E presto il Principe si renderà conto che fare il portafortuna dei suoi beniamini è uno dei pochi lavori in cui il fisico del cuginastro è decisamente meglio del suo.

Intanto Phil, Hilary ed Ashley, col nuovo sistema di sicurezza per la casa, sembrano anticipare Sean Connery e Catherine Zeta Jones in Entrapment.

E chi l’ha detto che una mascotte non possa farsi sopraffare dalla sindrome di Stoccolma? Carlton si innamora della sua formosa carceriera, Amanda: l’ennesimo amore impossibile, ma non è impossibile che si materializzi di nuovo giusto in tempo per far recuperare a Will i 500 dollari che ha perso avendo scommesso sulla vittoria dei Pavoncelli,che invece erano stati sconfitti (e meno male che il quoterback dei Mustag non doveva essere della partita, vero Jazz?).

 

-Belli, noi popo… velli… siam!              

-Pavoncelli!

 

Una notte… una stella Al Peacock piomba, fresca di nuovo album, la cantante Michelle Michaels: per Will la stagione di Jackie è ormai finita da un po’, e si lascia volentieri trasportare in questa nuova, travolgente avventura. Ma commette un errore: quello di lasciarsi coinvolgere troppo carltonianamente. Avrebbe dovuto ricordarsi di quel vecchio proverbio che recita che delle ballerine e, si potrebbe dire più in generale, delle donne di spettacolo, non ci si deve fidare. A Will sembra amore vero: e questo dimostra che il Principe, per quanto possa essere un maestro navigato nella “compromissione” con l’altro sesso, resta fondamentalmente un bravo ragazzo che crede nei sentimenti autentici. E si può cedere che sia rimasto sinceramente mortificato per aver saltato la festa a sorpresa che i suoi cari gli avevano preparato nella dependance, con tanto di spogliarellista da parte di Jazz e torta al cioccolato a forma di foca ordionata da Carlton: preso com’era tra Aspen e serate mondane a palazzetti e auditorium, non aveva avuto proprio il tempo di tornare a casa. Ma lo zio è quello che in questo frangente sembra capirlo di più: hai creduto di amarla, ma in realtà ti eri solo innamorato di quello stile di vita che ti aveva fatto assaggiare per un po’.

Intanto Jazz riceve l’onore per la prima volta di farsi farsi buttare di peso fuori da casa Banks dalla signora Vivian.

-Aspetta un momento: tu mi vuoi

 dire che mi sono innamorato soltanto

perché è ricca e mi ha fatto fare un po’ 

di bella vita?

Ah ah!

Ti voglio tanto bene, zio!                                                                      

Sotto il segno di Cupido E’ San Valentino ed Ashley, per sottrarsi al destino di andare al cinema con il suo fidanzatino, Brian, a vedere il film consigliato da papà, decide di aggregarsi a Will e alla sua nuova ragazza, Samantha, per una serata al minigolf. Guai a far capire al cugino, però, che i “poppanti” dell’età di Ashley con le ragazze fanno gli stessi pensieri che faceva lui quando aveva i loro anni! Diventa peggio dello zio (e non è la prima volta che Will dimostra un’ossessione paternalistico-protettiva nei confronti della cuginetta, atteggiamento, già visto ad esempio in Regalo di compleanno e Uno schianto d icugina, per lei insostenibile e fondamentalmente antiwillardiano, destinato, però, ad acutizzarsi di pari passo col crescere ormonale della terzogenita dei Banks), e la serata naufraga: Samantha, giustamente seccata del fatto che Will la trascuri per stare incollato a Brian e marcarlo stretto, abbandona la barca; la stessa cosa fa Brian, disgustato dal constatatare che il papà non è l’unico strano della famiglia di Ashley, e, a ruota, anche quest’ultima. Lei e il cugino si ritroveranno alla fine con mamma e papà al Peacock, dove Carlon ha organizzato una serata speciale pergli innamorati a base di karaoke, anche se poi, sul palco, canta solo lui. E bisogna dire che come entertainer, con quella sua giacca rossa (il colore della passione), non se la cava neanche male: ma Ashley, quando si impadronisce del microfono, è addirittura strepitosa.

E Hilary? E’ a casa a preparare una romantica cenetta per il suo ortopedico: oddio, in realtà lei ai fornelli si ci mette solo in quei cinque minuti che Geoffrey è trattenuto nell’altra stanza dagli strilli di Nicky: ma sono sufficienti perché combini una frittata degna del cugino nel futuro La casa brucia, con la differenza che allora Will manderà in fiamme la cucina per la troppa voglia di fare, mentre adesso Hilary sta per farlo proprio perché non ha voglia di stare a cucinare. Poi l’ospite atteso dà buca, e lei si mette a rincorrere il tecnico della cucina!

 

-Certo che sono davvero carini              

insieme, non ti pare?                                     

-Cosa credi che le stia dicendo?

-Probabilmente le stesse cose che dicevi tu

alle ragazze quando avevi la sua età!

 

Scelta di vita Phil, Will e Carlton vanno dal concessionario per comprare la macchina nuova: la scelta di Carlton “il cauto” ricade subito su una berlina grigio metallizzato, appena qualcosa in più di un’utilitaria, ma zio e nipote hanno adocchiato una Invader rosso fiammante. Phil, seduto davanti al cruscotto, si lascia lusingare dalla sensazione di sentirsi di nuovo giovane, e già si vede “maschiottone” con venticinque anni in meno e qualche capello in più, pronto a far strage di gonnelle a bordo di quell’auto, che è veramente ciò che gli ci sarebbe voluto, al posto di quel catorcio che aveva contraddistinto i suoi anni liceali. Ma è Will a farlo viaggiare nel tempo, con un’insospettata abilità nel toccare le corde della persuasione. Complimenti, ragazzo, hai la stoffa del piazzista, dice il direttore, mr. Fletcher, che sopraggiunge in quel momento: e se ti metti a lavorare per me ti pago come commessa, con un assegno da mille dollari, il contratto di acquisto della fuoriserie di tuo zio. E come dire di no? Ecco Will venditore part-time di automobili, e non si può certo dire che il direttore abbia sbagliato nello scommettere su di lui: in un giorno solo il nostro piazza cinque auto. Da piazzista part-time a piazzista a tempo pieno il passo ormai è breve: al diavolo l’università, la vita è mia e me la costruisco come mi pare, con la benedizione di Ashley (che è ormai prossima a prendere la patente e spera che Will gli  riservi un occhio di riguardo per l’acquisto della sua vettura rosso ciliegia). Ormai Will è in odore di poltrona, e, dopo essere diventato una macchina da vendite, diventa anche un carroarmato con i colleghi da licenziare, con una rapidità di acquisizione dei meccanismi del far carriera che neppure lui credeva di poter avere. Alla fine, dove non arrivano gli appelli che Phil e Vivian rivolgono alla sua coscienza, può riuscire solo la “spedizione punitiva” della madre, che un bel giorno, proprio nel mezzo di una vendita, riporta per l’orecchio all’università il suo “bambino” con la giacca blu.

Occhio ad un episodio della stagione che seguirà questa, La mazzetta, di cui non si può non notare il parallelismo co la vicenda di cui abbiamo appena parlato: con il rifiuto virtuoso che opporrà al suo futuro principale, Will riabiliterà eticamente il suo personaggio facendo dimenticare la condotta tutt’altro che esemplare seguita per imporsi alle dipendenze di Fletcher.

Quando non c’è Will in casa, i Banks non rinunciano a rituffarsi nel “piacere proibito” di un bel gioco di società, il leit-motiv di tanti bei pomeriggi prima dell’avvento del Principe: quell’aurea tranquillità sonnacchiosa e borghesemente snob che è l’idillico mondo domestico di mr. Banks, e anche un po’ di Carlton.

 

 

-Non si va all'università solo per trovare

un lavoro; i si va soprattutto per trovare sé stessi!

Romantico jazz Jazz è innamorato: bè, dov’è la novità, direte voi? E’ dalla prima stagione che “sbava” dietro ad Hilary! In realtà, però, come Will ha dimenticato Jackie, così Hilary (e la cosa è certamente più epocale) è uscita dal cuore dell’Amicone, che ora vive solo per una gentile ospite… del braccio 41 del carcere femminile, incriminata per furto d’auto, la soave (!) Joanne Robertson. Amore a prima vista. Mossa sconsiderata, quella di mr. Banks di allargarsi a promettere che, pur di non vedere più Jazz gironzolare attorno alla figlia, gli avrebbe perfino pagato le spese di matrimonio. E la sua parola è quella di un giudice: per cui gli tocca adesso sobbarcarsi l’impegno di organizzare la cerimonia nuziale dei due piccioncini nel salotto di casa (la magione di Banks, certo, non è nuova ad essere teatro di celebrazioni matrimoniali: si veda Matrimonio a colori). Il padrone di casa stavolta si presta addirittura a fare da sacerdote, ma è Carlton il vero maestro di cerimonia: è lui che si occupa della ricezione degli ospiti,  e soprattutto del “trattamento speciale” da riservare alle ancelle della sposa, tutte compagne di carcere: impronte digitali e foto di gruppo scattate come al commissariato. Ed eccoli i due sposi, che entrano in sala a ritmo di rap (e poteva essere altrimenti?): Jazz è veramente felice, al settimo cielo, a Will ha già confidato di volere dieci figli, che chiamerà tutti Willy, anz Smithy, per quell’immenso debito di riconoscenza che ha nei confronti del Nostro, che gli ha consentito di vivere un matrimonio così bello inchiodando lo zio alla parola a suo tempo data. Ma Joanne, che cosa pensa veramente Joanne? “Selvatica” e passionalmente irruente com’è, non ci mette molto a togliersi il “capriccio” con Will, che le è piaciuto dal primo momento (ed anche se è già in abito da sposa ed è lì lì per andare all’altare), ma non è solo per cacciarsi la voglia: in realtà con questa mossa lei voleva creare l’antefatto perché Will, al momento delle eventuali dichiarazioni ostative all’unione coniugale, la denunciasse come fedifraga e mandasse così all’aria le nozze; forse ha paura di amarlo, o non crede di essere all’altezza del suo amore. Ad ogni buon conto, però, il testimone (cioè Will) non apre bocca, e costringe la leggiadra donzella ad uscire precipitosamente la sala: niente paura, però, il Principe riessce a far trovare alla promessa le giuste motivazioni e a salvare, perciò, serata e matrimonio. I due neosposi escono dal salotto così come sono entrati, a tempo di rap, ma, è legittimo chiedersi, quanto potrà durare realmente la loro storia d’amore?

Intanto, per una rivelazione mancata, un’altra che, soltanto qualche mese prima, avrebbe cambiato la vita di Jazz: Hilary lo ama e si oppone al matrimonio che si sta celebrando perché non vuole perderlo. E poi, vabbè, è proprio del carattere di Hilary guadagnarsi l’attenzione di tutti con una dichiarazione-choc plateale, salvo poi rimangiarsi quello che ha detto e ritrarsi in tutta fretta nella sua stanza: ma a quelle parole come avrebbe reagito il solito, vecchio Jazz?

 

-Ehi, mi è venuta un’ottima idea, Jazz:

perché non porti Joanne di là e le

offri qualcosa da bere o un panino?

-Già, se il trippone non si è  già mangiato

tutto!

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Un capo di troppo

Post n°90 pubblicato il 04 Aprile 2009 da i_Will
 

E’ la seconda volta che Jackie si assenta dal lavoro e Willy la sostituisce nella gestione del Peacock Stop: e lui, bè, con i clienti ci sa fare, grazie all’innata simpatia e alla capacità ineguagliabile di entrare in contatto con la gente (più in là tornerà addirittura a sfoderare il suo “libretto nero”, questa volta in soccorso di un ragazzo, frequentatore abituale del bar, che è piuttosto sfortunato con le donne; se questo non significa essere in sintonia con la clientela affezionata, o quantomeno sintonizzati sulle sue esigenze!), ma benché, con la sua presenza, il locale sia sempre pieno come o forse più che ai tempi della prima conturbante padrona di casa, la colonna dei guadagni dei rendiconti di cassa non fa registrare incrementi notevoli (e pensare che Will ci aveva pure provato a rendersi impopolare introducendo l’incentivazione alla mancia). Così per il professor Milligan, il supervisore cattedratico delle attività del locale, non c’è che una soluzione: licenziare il Principe, che non si è certo rivelato l’uomo più adatto a dirigere il Peacock, e trasferire le mansioni di quello nelle mani del suo studente più preparato, più meticoloso, uno che si è guadagnato i galloni di modello a suon di brioche calde ogni mattina all’indirizzo della sua aula. Il Defenestrato ha già fiutato a chi riconduce questo identikit, restiamo sempre in famiglia: il “salvator dei profitti” altri non è che Carlton! Il cuginastro subordinato sul lavoro al cuginicchio, dunque: per mr. Banks non ci sono dubbi, sarà un’esperienza formativa per entrambi; naturale, specie per il signorino William, che così capirà cosa significa lavorare alle dipendenze di un Banks, chiosa il solito inoppugnabile Geoffrey. Ma non è detto che duri a lungo, un campione dell’affabilità come Will potrebbe trovare posto in qualunque altro bar o tavola calda (non dimentichiamoci i suoi trascorsi al Pirata), e non è certo vincolato a sottostare alle odiose politiche di di risanamento del padroncino-despota, che sembrano fatte apposta per allontanare gli avventori, e i dipendenti, dalle salette del Peacock: permanenza al tavolo misurata col parchimetro a consumazione terminata, obbligo per i camerieri di portare un ridicolo copricapo che è un omaggio, guardacaso, al costume di mascotte del principale, tariffe rialzate d’autorità. E’ qui che si travalica il livello di guardia della tensione già in atto tra Principale e Principale Dipendente: dopo una infuocata quanto breve sfida all’Ok Corral a colpi di prezzatrici, Will non può fare altro che cambiare aria. E passa a servire al Touchdown, il ritrovo dei goliardi juventini della California (bè, le strisce bianconere sono quelle), dove non gli ci vuole neppure tanto ad essere gratificato come miglior dipendente della settimana, a soli quattro giorni dall’assunzione. Quando si separa da lui, Carlton ancora non sa di essersi privato della vera anima del Peacock: se ne accorgeràa ahilui, quando neppure la trovata del sottofondo di musica hawaiiana (ovviamente a pagamento) si rivelerà valida allo scopo di trattenere gli ultimi quattro clienti rimasti, e sarà perciòcostretto a ripopolare il locale con la “clientela” provvedutagli da Jazz (l’Amicone coglie così più di due piccioni con un “barattolo”; ma c’è anche una famigliola perbene, a dir la verità). Finale: torneresti a lavorare per me, cuginetto? Voglio vederti implorare, neanche per mille dollari torno sui miei passi. Ma per duemila però, dai, ci posso anche ripensare.

 

Intanto Hilary ha imparato a non preoccuparsi delle critiche che i giornali le rivolgono per le sue performance televisive e la preparazione che dimostra davanti al tabellone delle previsioni: in realtà non possono che far bene, e cioè a dire audience.

 

-Dietro ogni uomo di successo c’è una donna;

ma se vuoi cambiare posizione per me è lo stesso…

 

 

 
 
 

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