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Il capodanno

Post n°80 pubblicato il 06 Gennaio 2016 da single_sound
 
Foto di single_sound

Il sito dell'Internazionale ha pubblicato il 31 dicembre una riflessione di Antonio Gramsci sul capodanno che merita di essere letta e ricordata, in fondo anche per andare controcorrente.

Al termine della lettura di Gramsci, viene però da porsi un quesito: è tutto condivisibile ciò che Gramsci ha scritto?

Ciò che pare condivisibile, in primis, è il riferimento alla commercializzazione sottesa a ogni ambito dell'esperienza umana, commercializzazione che si avvertiva anche al tempo in cui Gramsci scriveva.

Oggi peraltro il sistema è persino peggiorato poiché siamo in una sorta di circuito usa e getta per cui prima si lavora e poi si entra nel "riposo", ma quest'ultimo è funzionale al sistema economico essendo quasi obbligatorio lo shopping del sabato, il weekend fuori città o il viaggio all'estero (nei periodi più lunghi di ferie), tutte attività che comportano spesa di denaro e che servono, in realtà, al sostegno del sistema economico. Niente che sia lasciato, nel profondo, alla riflessione e allo spirito.

In secundis, è senz'altro condivisibile l'anelito al rinnovamento di ogni giorno e non a date fisse, giacché quest'ultimo suona inevitabilmente falso e d'altronde altro non è che un modo per illudersi di superare la propria pigrizia.

Bisogna tuttavia condannare necessariamente la distrazione? La risposta è no, non si può condannare la distrazione. Questa può, anzi forse deve, essere necessaria. Il problema sorge, piuttosto, quando si passa dalla attività di produzione (chiamiamola così) alla distrazione senza una reale soluzione di continuità e, soprattutto, senza accorgersi che il meccanismo economico che ci sta guidando, in verità, non ci sta facendo distrarre, ma ci sta portando semplicemente dall'altro lato della produzione, quella del consumo, senza tuttavia allontarci veramente da questa perversa catena di montaggio.

Ciò che poi non pare condivisibile è questa sorta di rifiuto del passato che traspare dalle parole di Gramsci, allorché si riferisce, ad esempio, ai nostri sciocchi antenati. Certo, bisogna fare attenzione al fatto che il Gramsci di Sotto la Mole non è il Gramsci dei Quaderni. Del resto, lui stesso diceva che i suoi articoli (anche se ciò che ha ripreso l'Internazionale è più che altro una nota di riflessione) da giornalista erano destinati a morire nel giorno della loro pubblicazione. Diversamente, i Quaderni hanno l'ambizione di durare, così come in effetti sono durati giungendo fino a noi. 

Si può desiderare di fare la Rivoluzione, sognare l'avvento di un mondo nuovo, l'arrivo del socialismo. Tutte cose, queste, bellissime e che, peraltro, richiedono uno sforzo organizzativo e di elaborazione culturale elevatissimo. Ma il socialismo non si costruisce se prima non è arrivato il capitalismo, poiché è quest'ultimo a porre il problema del socialismo, soltanto per fare un esempio.

Il mondo nuovo non può arrivare senza che vi sia stato prima il mondo antico.

 

 
 
 
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