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E' stato interessante leggere ieri alcuni articoli riguardanti i sondaggi effettuati in Gran Bretagna a proposito del prossimo referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.
Da giorni circolavano sondaggi effettuati secondo il "metodo classico", vale a dire secondo il metodo delle risposte multiple "sì", "no" e "non lo so (ancora)". Che poi tradotto nel linguaggio del referendum britannico, a parte il non lo so ancora, dovrebbe equivalere, questo metodo, a "exit" e "remain".
I sondaggi effettuati con questo metodo davano un risultato che, a prescindere dal vincitore ipotetico (remain), erano inverosimili, per il semplicissimo motivo, di tutta evidenza, che il metodo usato non corrispondeva al quesito.
Il referendum pone di fronte a un quesito in cui vi è un'alternativa secca "sì" (remain) e "no" (exit) e non consente di rispondere non lo so. Tant'è vero che, in maniera apparentemente bizzarra, i risultati dei sondaggi davano il remain e l'exit entrambi sotto il 50% dei suffragi. Il che è del tutto inverosimile, perché i risultati imporranno giocoforza a una delle due voci di essere sopra il 50% alla fine della consultazione.
Stante questa situazione, alcuni istituti demoscopici finalmente si sono decisi a cambiar metodo, ponendo un primo quesito del tipo sopra delineato, per poi "forzare" gli indecisi a dare una risposta definitiva. E in questo caso il fronte dell'uscita dall'UE è risultato primo.
Indipendentemente dai risultati dei sondaggi così effettuati che potrebbero essere comunque inveritieri per molte ragioni (distanza dal giorno delle elezioni; errori nella selezione del campione; insincerità nelle risposte), ciò che vale la pena sottolineare è che, quantomeno, si è cambiato il metodo per procedere al sondaggio, passando da un quesito a forma, per così dire, libera per il soggetto interpellato a un quesito poi maggiormente cogente per l'interpellato stesso "costretto" finalmente a dare una risposta definitiva (definitiva all'atto del sondaggio, perché nulla gli impedisce di cambiare idea in prossimità del voto; di qui la necessità di ripetere i sondaggi dopo alcuni giorni, proprio per misurare gli spostamenti di equilibrio all'interno dell'elettorato).
Sarebbe auspicabile che un simile approccio trovasse spazio anche da noi, per non ritrovarci sondaggi che un mese prima delle elezioni ci dicono che il PD è al 30% e poi ci dicono, immediatamente dopo le elezioni, che il PD è al 40%, come è accaduto effettivamente nel 2014 dopo le elezioni europee.
Inviato da: Marion20
il 08/09/2023 alle 01:18
Inviato da: marabertow
il 12/05/2023 alle 22:20
Inviato da: cassetta2
il 21/05/2019 alle 14:01
Inviato da: Igor
il 13/11/2016 alle 17:24
Inviato da: minarossi82
il 11/11/2016 alle 20:08